QUAL'E' LA RAGIONE E L'UTILITA' DEI SACRIFICI
Porfirio pensa che si offrano sacrifici agli dei per venerarli con doni di questo genere, come spesso siamo soliti fare con i più grandi di noi ed anche per entrare in grazia della divinità, per ricevere da essa dei beni, perchè ricambia con il bene.
Giamblico dice che una causa di questo genere è presa dalle consuetudini comuni fra gli uomini, ma che non conviene alla natura degli dei che supera in gran lunga gli umani costumi.
Tali ragionamenti dimostrano l'efficacia dei sacrifici, non fino in fondo la loro più profonda ragione. L'efficacia, dico, senza la quale non possiamo liberarci dalla peste, dalla fame, dalla povertà, non possiamo invocare le piogge opportune e neanche, anzi, quella purificazione per la quale raggiungiamo la perfezione degli animi e da questa la liberazione dalle limitazioni della nascita. Così qualcuna delle tue spiegazioni non approverà queste cause, come se tu assegnassi una degna causa al posto dei suoi effetti. E se per caso approvassi, accoglieresti certamente in secondo luogo quelle cause conseguenti ed adattate ad una funzione secondaria; quelle che sono le prime e più antiche cause di opere di questo genere; desideriamo infatti dimostrare la ragione per la quale i sacrifici hanno efficacia a compiere qualcosa e come siamo collegati agli dei che sono di essi le principali cause ed i principali principi.
Potrebbe dire qualcuno che, poiché il mondo animale è unico ed ha una vita simile ovunque ed una certa comunione di forze simili ed una distanza dalle dissimili, c'è certamente un'attitudine della forza agente a commuoversi verso chi soffre cose simili od adattate nel medesimo modo, poiché si muove secondo un unico moto di compassione anche fra cose assai distanti, come se queste fossero vicinissime. Infatti, poiché a queste cose è assegnata un'uguale comunione di vita, questi dice il vero e di qui segue necessariamente la ragione dei sacrifici, Tuttavia è dimostrato così il vero modo dei sacrifici. Poiché la stessa essenza degli dei non è posta né nella natura né nelle necessità naturali, l'unica condizione per essere eccitati da passioni naturali, ed invece si muove per tutta la natura per potenze estese; ma essa è determinata al di fuori di tutto questo e solamente secondo se stessa, non avendo niente in comune, né nell'essenza, né nella potenza, né nell'azione o nella passione; alcuni infatti danno un significato troppo elevato all'armonia delle cose inferiori con le superiori. Perciò per dare più efficacia ai sacrifici, si vuole che il numero 60 coincida col Coccodrillo o col Sole; o che alcune condizioni fisiche od alcune forze siano comuni nel Cane e nel Cinocefalo con la Luna; o che alcune specie di cose materiali come negli animali sacri i colori, la forma della figura o qualche membro, come il cuore del gallo, convengano a taluni dei superiori. Ed anche altre simili cose naturali, usate nei sacrifici, sono causa di mirabili effetti.
Da questo attribuire le cause a qualcosa di superiore, non si risale ad una causa divina che è del tutto soprannaturale e non è mossa da moti naturali, ma ad una certa naturale potenza della materia, estesa anche ai corpi, che è provocata da cose materiali ed è spenta in modo naturale, nel tempo stesso che rimane nell'ambito della natura. Se poi qualcosa di simile serve nel sacrificio, questo qualcosa è provocato da cause precedenti od è un coefficiente senza il quale l'operazione non riuscirebbe.
Può anche rendersi garante chi parla dei meravigliosi effetti dei sacrifici; come dire che da una causa di amicizia e di accomodamento e di abitudine comune, gli artefici procedono l'opera, i genitori i figli.
Quando infatti lasciandoci precedere e guidare da questo comune principio consideriamo qualche animale o comunque qualsiasi essere animato nato dalla terra, che conservi esattamente e sinceramente la volontà ed il proposito del suo fattore, allora siamo portai a credere che la causa che l'ha prodotto è mescolata ad esso in modo perfetto, anche quando le cause siano molte e presenti manifestamente, senza l'interposizione dei medî; come i demoni, vi sono altre cause superiori a queste; e come le cause divine procedono secondo un ordine e ad esse sta a capo una causa più antica di tutte; certamente, nel compiere un sacrificio, esse si muovono tutte secondo il loro ordine.
Secondo questo ordine, nel quale ciascuna ha il suo posto, unite da un certo legame, si accomodano e, per così dire, si adattano familiarmente al sacrificio. Se poi il sacrificio non è perfettamente compiuto, risale solamente a qualche grado, ma non va più in là; per cui molti pensano che i sacrifici siano compiuti dai demoni buoni, molti altri dalle ultime potenze degli dei; altri ancora dalle potenze mondane e terrene dei demoni e degli dei; e spiegano in verità una parte dei sacrifici, ignorano tuttavia, tutta la loro potenza, ed il bene che emanano fino a tutto quanto è divino; noi tuttavia, ammettiamo ogni cosa e comprendiamo anche i moti naturali che, come in un solo animale si agitano a vicenda, a seconda dell'attitudine, della simpatia, della repulsione e li accettiamo, ma semplicemente come soggetti e conseguenti che servono all'efficacia della causa che appare nei sacrifici.
Noi ammettiamo i demoni e le potenze divine intorno alla terra ed al mondo, come i più vicini ed i ministri del nostro ordine; e pensiamo che essi siano causa potentissima per l'efficacia di un sacrificio; essendo assai profonda la loro forza di azione. Poiché quelle somme potenze di azione abbracciano in sé tutte le cause secondo un ordine, per questo pensiamo che insieme ad esse si muovano, insieme con le somme cause, anche quelle seguenti in ordine d'azione; allora una comune utilità proviene da tutte a tutta la generazione. E talvolta ad esse è maggiore o minore la circoscrizione, a seconda delle città, dei popoli, delle genti di ogni genere. Tuttavia i beni toccano alle singole cose ed ai singoli uomini, abbondantemente per benefica volontà degli dei che elargiscono non spinti di alcuna passione nel distribuire, ma giudicano con mente impassibile quanto è da darsi a seconda delle proprietà, familiarità, relazioni.
Talvolta a causa di una vera amicizia che contiene ogni cosa e produce dei legami per una certa ineffabile comunione, queste cose sono più vere e partecipano dell'essenza e della potenza degli dei, maggiormente di quanto tu pensi lo possano fare in un sacrificio le emanazioni degli animali.
Se i demoni si involvono in qualche corpo che alcuni pensano debba essere nutrito da sacrifici, quello è certamente immutabile, impassibile, chiaro e certamente conveniente alla cosa, così che nessuna influenza esce da esso e non è necessario influire su di esso. E se per caso fosse necessario, perché mai lo sarebbe nei sacrifici, quando il mondo e l'aria sono piene di esalazioni della terra, ed ovunque ne sono circonfusi? In verità se i corpi dei demoni effondessero qualche cosa, i sacrifici non la restituirebbero in equa proporzione, ne conserverebbero la giusta misura fra l'eccesso ed il difetto naturale ai demoni, ed una simile proporzione; infine, quando il fattore del mondo, ha dato a tutti gli animali terrestri e marini nutrimento abbondante e preparato, perché mai i superiori dovrebbero essere legati all'uomo per il loro nutrimento? E poiché per tutti gli altri viventi sono stati stabiliti alimenti quotidiani, anche le loro opere sono copiosamente alimentate. Perché avrebbe stabilito che i soli demoni usassero un alimento proveniente da noi? Infatti se noi per caso ci dimenticassimo di nutrirli, dovrebbero consumarsi e perire tutti i corpi degli esseri superiori. Inoltre se noi nutrissimo i demoni, li genereremmo, anche, e saremmo loro superiori.
Invece la cosa avviene in modo del tutto contrario.
Infatti sono loro che ci nutrono; i superiori nutrono gli inferiori, così i celesti fanno con i terrestri. L'anima è resa perfetta ed alimentata dall'intelletto e così sempre la sua natura; l'offerta dei sacrifici consuma la sua materia nel fuoco che la assimila a sé e la rende non simile alla materia, ma la trasforma in fuoco divino, celeste, immateriale ed in nessun modo piega gli dei alla materia ed alla generazione.
Se infatti occorresse che l'esaltazione dei vapori provenisse dai sacrifici, occorrerebbe anche che il nutrimento materiale restasse integra materia. Così, infatti un più abbondante influsso andrebbe a coloro che l'accolgono e la materia non si brucerebbe e consumerebbe tutta ed il fuoco non la renderebbe completamente pura ed immateriale; il che significa proprio il contrario di quanto dicevi tu.
Gli dei infatti sono liberi da qualsiasi passione e quando piace loro purificare la materia e consumarla nel fuoco, ci rendono liberi dalle passioni e qualunque cosa è in noi, la rendono simile agli dei, come il fuoco rende tutti i corpi duri ed opachi in sottili e lucenti. Così noi siamo elevati nei sacrifici e portati dalla purificazione del fuoco al fuoco degli dei, come il fuoco eleva al fuoco e riduce le cose pesanti e dure alle divine e celesti. Non esiste alcun che di corporale, né fra la materia, né fra gli elementi, né in alcun corpo a noi noto, che giunga fino ai demoni.
Il nutrimento dei demoni non può quindi provenire da un'essenza fatta di elementi, che è quanto mai aliena da essi; ma gli dei col loro fuoco fulmineo dividono la materia e separano dalla materia quanto è immateriale per essenza, ma legato alla materia, e rendono impassibile quanto è soggetto alla passione, ed il nostro fuoco, imitando il fuoco divino, distrugge nei sacrifici quanto trova di materiale e purifica quanto è stato separato e lo scioglie dai vincoli della materia e lo rende adatto alla comunione con gli dei per la purezza della sua natura. Ed in questo modo ci scioglie dai vincoli della nascita e ci rende simili agli dei e ci rende adatti all'amicizia degli dei, ed innalza la nostra natura materiale ad una immateriale; questa condizione dei sacrifici, comune anche ai vaticini, fa indagare, come penso, coloro che hanno una certa potenza d'ingegno, su quanto è proprio di ciascun sacrificio, dalla norma comune. Tuttavia, indulgenti verso i più tardi di ingegno, giungeremo in mezzo, per questi, alcune considerazioni più chiare ed il principio di tutto quanto è ottimo per queste cose, perchè rende manifesto il nesso dei sacrifici, annesso conseguentemente all'ordine degli dei.
Abbiamo detto che alcuni dei sono materiali ed altri immateriali.
Materiali sono quelli che comprendono la materia e l'adornano. Immateriali, poi, completamente, quelli che sono del tutto segregati dalla materia; secondo l'arte sacerdotale bisogna incominciare i sacrifici con gli dei materiali; infatti non altrimenti è possibile l'ascesa agli dei immateriali; questi hanno certi legami con la materia, fino a quando la governano e presiedono ad essa; essi, anche, dominano quanto avviene nella materia, così, quindi, le divisioni, le percussioni che si ripercuotono, i mutamenti, le nascite, le morti, e tutti i corpi materiali.
Se dunque qualcuno vuole loro attribuire le rituali pratiche di culto, non fa meraviglia che a seconda della loro natura e dell'ambito del loro dominio, usino cose materiali per un culto che dico materiale; così, infatti, nei riguardi di loro, tutti noi siamo completamente indotti ad una familiarità loro propria ed usiamo nel culto per loro di una congrua unione; i corpi privati di vita delle stragi degli animali, per la distruzione dei corpi ed il cambiamento della forma e la corruzione e la continuazione della materia precedente, si adatta agli dei materiali, non per la loro stessa natura, ma causa della materia cui stanno a capo. Infatti anche se sono assai lontanamente separati da essa, le sono presenti; e se governano la materia con una potenza immateriale, pure le sono sempre presenti. Poiché le cose governate sono indipendenti da chi le governa. Similmente le cose ornate da chi le orna. Che anzi, quanto è dato si adatta facilmente alle proporzioni di chi lo usa, come se fosse un suo strumento. Per cui è inutile usare della materia nei sacrifici agli dei immateriali; ma è consono farlo con tutti quelli materiali.
Il valore della cosa sta nel considerare queste cose al di sopra del doppio aspetto della nostra vita. In certi stati d'animo noi siamo del tutto trasposti al di fuori del corpo e ci eleviamo con la mente e ci innalziamo ad altezze sublimi con tutti gli dei immateriali; talvolta, invece, siamo legati al corpo terreno ed alle emanazioni corporee, quasi compresi nella materia. Similmente duplice è il modo del culto divino: uno è semplice, incorporeo, e mondo di qualsiasi atto generativo, ed è di competenza degli esseri animati incorrotti; l'altro, invece, è pieno di materie corporee e per la sua azione materiale, conviene piuttosto agli animali non ancora puri e non ancora purificati da tutte le azioni generatrici; quindi due sono le specie dei sacrifici; ed i sacrifici più puri sono propri degli uomini purificati fino in fondo; la qualcosa raramente, capita in uno solo, oppure, in pochissimi, come dice Eraclito; i sacrifici materiali, invece, e tutto quanto è passibile di mutamento, è di competenza di esseri animati ancora oppressi dal corpo. A popoli non ancora purgati della sorte natale e dall'unione corporea, non si possono fare sacrifici se non di questo genere, ed in questo caso si è lontani ugualmente dai beni materiali che da quelli immateriali. quelli, infatti, non li possono accogliere, e questi non possono offrire niente di adatto. Si aggiunge il fatto ciascuno deve seguire la propria essenza, non secondo quanto non è, ma secondo quanto è veramente. Per cui non bisogna prevaricare la misura e la natura propria di colui che compie atti di culto.
Penso che si deve scegliere un complesso combinato fra gli uomini che compiono atti di culto e le potenze cui questi vengono tributati; e ciascuno se la sceglie a seconda del metodo di culto. Infatti un complesso di questo genere, temperato in modo immateriale, si trae fino all'immaterialità, fino a quando essa è congiunta alle potenze puramente incorporee, e queste ad essa. Da un complesso di questo genere, adattato in modo incorporeo a dei corpi, proviene un culto simile alle potenze che presiedono i corpi. Spesso per un necessario uso del corpo compiamo qualche pratica di culto verso gli dei che ci governano, cioè i demoni buoni; e precisamente, quando tentiamo di pulire il corpo da certe piccole macchie o da antiche impurità, o di liberarci da malattie per acquistare salute, o di allontanare la gravezza ed il torpore, avere agilità ed energia, o quando cerchiamo di procurare qualche altro benessere al corpo. Allora tratteremo secondo il rito il nostro corpo in modo non intellettuale e incorporeo. Infatti non è nato in modo da essere usato con questi metodi, ma quando raggiunge qualcosa che ha profondi legami con se stesso, allora è giusto che il corpo sia curato e purificato con altri corpi. Vi sarà, dunque, necessariamente, un rito corporeo del sacrificio, che espelle dal corpo quanto è superfluo e semplice necessariamente a quanto manca e, ovunque tutto questo è disseminato, lo riduce ad un ordine ed a una giusta proporzione. Sacrifichiamo spesso pregando gli dei, alcune cose che servono alla vita umana, cioè che sono necessarie al nutrimento o riguardano quanto è nell'ambito dei piaceri del corpo.
Che cosa, allora, toccherà a noi dagli stessi dei che sono assolutamente lontani da qualsiasi atto di generazione umana che ci dia modo di fuggire la penuria o la sterilità o ci conduca altre cose necessarie alla vita? Niente affatto. Coloro, infatti che si sono liberati da qualsiasi cosa, non hanno a che fare con tali cose. Se poi qualcuno dicesse che quei famosi dei immateriali comprendono in se tutti gli dei materiali ed abbracciano, essendo causa prima, anche i loro doni, direbbe che una certa quantità di doni divini, discende da qui più in basso. In verità non si può concedere a nessuno di dire che gli dei, compiendo simili cose, conducono una vita umana e compiono azioni umane.
Infatti la distribuzione delle cose che sono qui è divina e particolare e si compie con una certa tendenza a determinate cose e non è del tutto separata dai corpi, quindi non può ammettere che chi la presiede sia del tutto puro ed incorruttibile. Infatti per sacrifici di questo genere è adatto un metodo che abbia dai legami con quanto è corporeo e generativo e non uno che sia completamente separato dal corpo e dalla materia.
Chi è puro supera di gran lunga tali cose e non ha proporzioni con ciò.
Chi invece usa dei corpi e delle forze di questi è assai adatto a tutte le cose di questo genere, poichè può fornirsi largamente di ciò che serve alla vita ed evitare quanto incombe su di noi, sventandolo, ed operare così un giusto adattamento al genere umano. La maggior parte degli uomini si sottomette alla natura universale che è governata dalle forze naturali e tende più in basso alle opere della natura e completa l'opera del destino ed accoglie l'ordine delle opere del fato ed agisce nelle cose naturali con metodo del tutto pratico.
Pochissimi sono quelli, che fidando nella potenza di una mente soprannaturale, si allontanano dalla natura e rendono il loro intelletto separato e puro, per poter evadere superiori alle potenze naturali.
Alcuni invece si tengono a metà fra il puro intelletto e la natura e di questi, alcuni seguono ad intervalli una o l'altra cosa, altri conducono una vita mescolata dell'uno e dell'altro modo. Alcuni si liberano da quanto vi è di peggiore e si librano verso cose migliori.
Quelli che si lasciano governare dalla natura universale ed essi stessi conducono una vita emancipata dalla loro natura e godono delle potenze della natura eserciteranno un culto conveniente alla natura ed adatto ai corpi ed ai moti della natura, scegliendo, per questo, i luoghi, le qualità, la materia dell'aria, le forze della materia, i corpi, le qualità dei corpi e gli atteggiamenti ed i movimenti adatti e i loro mutamenti che avvengono nelle nascite e simili cose, sia nelle altre parti del culto divino, sia nel rito del sacrificio.
Coloro che vivono nella sola mente, sciolti dai vincoli della natura costruiranno una forma di culto intellettuale e libera dal corpo in qualsiasi parte della religione
Quelli che scelgono una vita media fra l'intelletto e la natura seguiranno una religione media ed a seconda delle differenze della vita media, prenderanno modi differenti di culti, attuabili con l'aiuto dei medi. Infatti o adopreranno alternativamente i due metodi, o passeranno dall'uno all'altro o arriveranno a cose assai cattive per conseguire altre, poiché pensano di non poter giungere altrimenti alle cose migliori e più alte.
Nella classe delle essenze e delle potestà divine, alcune hanno a sé soggetta un'anima ed una natura che li alimenta nelle loro opere finchè vogliono, altre sono separate profondamente dall'anima e dalla natura, e non intendo solamente dall'anima umana e generatrice, ma anche da quella divina, e dalla sua natura.
Altre infine stanno a metà e conciliano un'unione fra gli estremi, sia secondo un solo ed indissolubile vincolo, sia secondo il parere dilagante dei più, sia secondo l'opinione non impraticabile dei più pochi, sia secondo il consenso accumunato di entrambi.
Quando veneriamo gli dei che dominano l'anima e la sua natura, non è strano offrire loro forze naturali e consacrate a dei di questo genere i corpi che sono retti dalla natura; tutte le opere della natura, infatti, obbediscono ad essi e contribuiscono in qualche modo all'opera dispensatrice degli dei. Ma quando desideriamo venerare gli dei più puri riuniti nella loro unità, dobbiamo venerarli con onori del tutto sciolti dalla materia. Infatti dobbiamo loro tributare doni del tutto intellettuali, una vita separata dal corpo, una virtù perfetta, una sapienza provata, che è quanto li riguarda. Agli dei medi, governati dai beni medi, si adattano, come abbiamo detto, medie pratiche di culto.
Partendo da un altro principio, cioè dalla distribuzione nel mondo degli dei mondani, fatta una comune scelta dei quattro elementi a seconda delle misure loro, partendo ordinatamente dalla circonferenza verso il centro, avremo ugualmente facile accesso alla verità dei sacrifici. Se infatti noi siamo nel mondo e come parti siamo contenuti in esso e siamo da esso generati, e ci alimentiamo delle sue forze, e siano composti dei suoi quattro elementi, ed abbiamo una certa parte di vita e di natura, perché l'abbiamo da esso ottenuta, non dobbiamo dimenticare nel culto divino il mondo e gli ordini del mondo.
Poniamo dunque che in una qualsiasi parte del mondo esista un certo corpo, e, come abbiamo visto, esistono in esso delle forze corporee che sono secondo l'ordine distribuite nei corpi, ugualmente una legge sacra distribuita secondo il rito, degli alimenti corporei per quanto è corporeo, incorporei per quando è incorporeo, rendendo a ciascuno quanto è suo proprio. Nondimeno se qualche religioso segue un nome supermondano ed in verità questo accade assai raramente, non fa meraviglia che questo, posto in una solitudine al di fuori dei corpi, e della materia, segua tale culto con una potenza sopramondana, unito agli dei sopramondani. Ma quanto riguarda uno solo per il fine del sacerdozio, per la legge comune non si libera da tutte le cose e dal dover usare dei primi e medi gradi del culto religioso; infatti i sacerdoti compiono sempre un culto corporeo. Qualsiasi esperto nelle pratiche sacerdotali, dirà che occorre che il culto degli dei non sia parziale ed imperfetto, ma conveniente ed integro. Poiché, infatti, prima che gli dei siano presenti, e discendano in terra, si muovono tutte le potenze che stanno in ordine gerarchico prima di loro e li precedono come loro nunzi ed accompagnatori, per cui non fa meraviglia che chi non da a tutti quanto spetta a ciascuno, e non venera ciascuno con l'onore che gli è dovuto, non giunge neanche ad ottenere la presenza degli dei. Colui invece che si rende propizi tutti i numi, offrendo a ciascuno doni graditi ed assai simili all'essenza di ognuno, non rimane deluso nella sua aspettativa e giunge con piena, integra presenza al coro divino.
Stando così le cose non bisogna che il rito religioso sia semplice e composto di poche cose, ma multiforme, che risulti dalle armonie particolari e costituito, come abbiamo detto, da tutti i culti mondani. Se infatti fosse semplice e legato ad un solo ordine di cose, qualcosa nelle funzioni sacerdotali, verrebbe a noi semplicemente, così che basterebbe osservare il modo del sacrificio. Ma non è noto a nessuno quanta moltitudine di forze soglia essere suscitata, se non ai sacerdoti, nella stessa opera già esperti. Solo essi conoscono la perfetta pienezza del culto e quanto sia facile non ottenere lo scopo dei sacrifici, per avere omesse solo poche pratiche di culto. Come se una corda si rompe in uno strumento, questo ha subito una sua dissonanza, così, per avere omesso un solo nume, e se il rito non è stato osservato, la stessa religione comune non raggiunge lo scopo desiderato e per questa sola deficienza, l'opera sacra non raggiunge la sua struttura e la sua integrità.
Quando le potenze divine stanno per scendere manifestamente ai sensi, giunge a noi un danno manifesto, se abbiamo tralasciato di onorare qualcuno degli dei. Similmente quando giungono apertamente in un'operazione sacra, se tralasci di onorare qualcuno a seconda del suo grado e della sua dignità. Chi infatti toglie a qualcuno di essi il dovuto onore, confonde tutta l'opera della religione, poiché scompiglia l'unica e completa procedura; né, come qualcuno potrebbe pensare, è la parte che riguarda l'accoglimento del dio che è imperfetta, ma è tutta la struttura che cade. A che infatti? Forse che l'altezza della santità non ritorna sempre ad un principio sommo, uguale, unico, alla moltitudine di tutti i numi ed in esso non onora insieme tutte le essenze e le dominazioni?
Senza dubbio; in verità una perfezione di questo genere viene assai tardi ed a pochissimi e bisogna pensare che abbia in noi un'ottima influenza, se tocca a tali persone alla fine della vita. E la presente disquisizione non dà leggi ad un uomo che è giunto a questo: costui, infatti è superiore a qualsiasi legge, ma per coloro che mancano di qualche legge, avvalora con la sua presenza queste leggi sacre; infatti la moltitudine dei numi è quasi un mondo che ha molti ordini confluenti in un ordine solo. Similmente i sacrifici devono avere un numero ed un ordine unico. Così che i singoli atti rispondono secondo il rito ai singoli numi.
Così tutte le cose che sono intorno a noi ed in noi molteplici, devono rispondere non da una qualche parte, ma da tutte, armonicamente, alle divine cause della nostra vita, e così risalire ai supremi governatori di essa. Perciò l'osservanza della religione agisce in modo vario in noi e intorno a noi. Infatti o completa quasi allargando o taglia o purifica, o ordina quanto è privo di ordine, o allontana moltissimo dall'errore mortale. Ed infine concilia ogni cosa all'amicizia con tutti gli esseri superiori. E poichè da una parte le cause divine, dall'altra l'umana predisposizione confluiscono in un unico scopo, allora la religione completa compie tutto, e dai sacrifici provengono immensi beni.
E certamente l'esuberanza di potere nelle somme cause dell'universo a questo, che, come supera gli inferiori in tutte le cose, così anche in questo è superiore, cioè nella stessa ampiezza della sua presenza affinché le cause di tutto e specialmente di tutti, siano sempre presenti a tutti, così che la medesima potenza della causa di ciascuno, sia ovunque interamente e sempre presente, al di fuori di qualsiasi impedimento. solo in questo modo le potenze prima di tutto si uniscono alle ultime. Ed i principi immateriali sono presenti in quelli materiali. Nessuno si meravigli, quindi, se chiamiamo una materia pura e divina; infatti anche la materia che è stata fatta dall'artefice e padre di ogni cosa, può acquistare per suo merito una certa perfezione adatta ad accogliere gli dei. Che anzi, niente impedisce che i superiori diffondono la loro luce fino agli inferiori. Infatti non permettono che la natura resti priva dell'azione dei superiori.
Per questo, tutto quanto della materia è perfetto e puro e forgiato ad immagine del dio, non è inadatto ad accogliere il dio. Infatti poiché è necessario che le cose terrene non siano del tutto prive dell'influenza divina, anche la terra ha ricevuto in sorte una predisposizione sufficiente a ricevere gli dei. Considerate queste cose con la sapienza delle cose sacre e trovando così con profonda diligenza a seconda dell'armonia, quanto è adatto ad accogliere ciascuno degli dei, si possono comporre in un unico ordine le pietre, le erbe, gli animali, gli aromi, ed altre cose simili, con quanto è sacro, perfetto e deiforme. E di tutte queste cose fa un luogo di reazione puro ed integro. E non è illecito rinnegare tutta la materia, ma solo quella che è priva di influsso divino. E per gli dei, è necessario cogliere la materia loro propria, che cioè sia adatta e possa bene sopportare gli edifici degli dei, i fondamenti dei monumenti, le opere dei sacrifici.
Infatti nessun possesso e nessuna parte di quanto è divino, può toccare in sorte ai loghi terreni e agli uomini che vi abitano se prima non è stato gettato tale fondamento. Bisogna credere alle arcane rivelazioni le quali dicono che la materia è stata creata dagli dei per essere uno splendido spettacolo; essa, poi, è legata ai suoi fattori. Per questo il sacrificio materiale attrae gli dei, perché si manifestano e li chiama perché si lascino accogliere, e quando sono presenti, li prende e li mostra in modo perfetto.
Il medesimo fatto si può capire tenendo conto della distribuzione degli dei nei sacri luoghi, e dal governo che essi esercitano in ogni singola cosa, ciascuna a seconda dei diversi ordini, sia maggiori che minori, e dei destini che ha ottenuto in sorte. E' noto che ad alcuni dei che amministrano certi luoghi è assai adatto il sacrificio di quanto nasce in essi e che piacciono agli dei che governano le cose da loro governate e quanto le riguarda; infatti le proprie opere sono sempre gradite a chi le ha compiute e a quelli innanzi tutto, che hanno creato qualcosa, particolarmente accetta avere questa cosa indietro, sia quindi certi animali che certe piante, che altre cose che sono state elargite dagli dei, ed hanno ottenuto in parte la loro cura, ci conciliano ad un'unione individuale con gli esseri superiori.
Perciò alcune di queste cose che mantengono una continua familiarità con gli dei per il fatto che rimangono integre fino a quando sono conservate e coltivate, aumentano e conservano la forza di comunione fra gli uomini e gli dei.
Tali sono alcuni animali presso gli Egizi ed ovunque è sacro l'uomo; alcuni di essi, uccisi e bruciati, rendono più chiara questa familiarità, perchè rendono in modo più assoluto la fusione nel principio dei primi elementi e nelle cause divine, e quindi più sacre al rito. Infatti, quanto più la proprietà e la familiarità del rito si compie, tanto migliori beni discendono su di noi. Né queste cose sono state inventate dagli uomini, né si sono imposte per autorità agli umani costumi, ma il dio stesso, chiamato secondo il rito alle cose sacre, è l'autore di leggi di questo genere, ed attorno a lui si raccolgono gli dei e molti angeli e per sua iniziativa ciascun nume ha ottenuto in sorte fra qualsiasi gente della terra, o la prefettura o il governo di una provincia.
Per questo ogni tempio è dedicato al proprio nume. Perciò dei sacrifici, che tributiamo agli dei, qualche dio è spettatore e governatore.
Quello che offriamo agli angeli, un angelo, quello che offriamo ai demoni, un demone, e negli altri avviene nel medesimo modo a seconda del genere proprio a ciascuno e della parte di governo che ha ottenuto in sorte. Poiché, dunque, compiamo i sacrifici sacri, sotto la sorveglianza e l'iniziativa degli dei, dobbiamo temere le leggi della divina santità, ed i sacrifici legittimi ed inoltre sperare in essi, perché sacrifichiamo sotto il dominio degli dei e dei numi. E nello stesso tempo porre la massima attenzione, di non offrire niente di indegno o di estraneo agli dei. Infine raccomandiamo specialmente questo, di osservare attentamente tutto quanto è in noi e fuori di noi e nel mondo in corrispondenza con la distribuzione degli dei, dei demoni e degli angeli. In questo caso offriamo a ciascuno un sacrificio adatto.
Il voto, e l'adorazione e la preghiera compiono ogni operazione dei sacrifici, ed in primo luogo, portano ad una religione completa ed ispirano un'indissolubile comunione delle anime con gli dei. Di essa vi sono tre specie: la prima riunisce ed offre a noi il contatto e la coscienza della divinità; la seconda ottiene un'unione consenziente al divino e ci procura i doni elargiti dagli dei ed anche prima di parlare, capiamo quanto compie tutta la nostra opera; la terza effettua un'ineffabile unione e pone tutta l'autorità degli dei ed in essi pone e colloca perfettamente tutta la nostra anima ed in verità in questi tre termini, coi quali si misura ogni cosa divina, e ci ispira la tendenza all'armonia con gli dei e ci apporta una triplice utilità degli dei stessi. Una riguarda la chiarificazione della coscienza, l'altra la comune esecuzione delle opere, l'altra la perfetta completezza che viene dal fuoco divino.
Così anche l'adorazione, ed il suo valore, talvolta precede gli stessi sacrifici, tal'altra si inserisce a metà del sacrificio, tal'altra ancora, compie la fine del sacrificio. Ma nessuna opera sacra ha mai il suo effetto senza le suppliche dell'adorazione.
L'adorazione, poi, usata di frequente, nutre e compie l'intelletto, rende l'anima più ampia ad accogliere quanto è divino e rende manifesto agli uomini quanto è divino, l'abitua a sostenere lo splendore della luce divina, a poco a poco rende efficiente le nostre possibilità di comunione divina, fino a che si conduce al sommo grado di queste qualità, e diminuisce lentamente il modo umano del nostro pensiero e lo sostituisce con uno divino, e crea una persuasione, una comunione ed una amicizia perpetua, lontano da qualsiasi intromissione; aumenta inoltre l'amore divino e quanto vi è di divino nell'anima, lo accende e lo eleva e monda l'animo di quello che è contrario ed avverso a ciò; ed allo spirito eterno e splendido che è insito nell'animo, esclude quanto porta all'atto della generazione; che anzi, dà speranza e fede di luce; infine (esponendo la cosa per sommi capi) la virtù dell'adorazione rende gli uomini che pregano spesso, familiari interlocutori degli dei e loro discepoli.
Essendo tale l'adorazione, ed avendo tale connessione coi sacrifici, è chiaro che il fine dei sacrifici è partecipe all'influsso dell'opera, ogni volta che questa si adatta alle influenze degli dei. Così anche il valore di questo è tanto, quanto giunge di bene al genere umano dalle cause e dalle opere; e di qui appare di nuovo la virtù dell'adorazione che redime, perfeziona, completa, e per quale ragione essa sia efficace e provocatrice dell'unione, e come abbia un comune vincolo con gli dei, ed in qual modo l'adorazione ed il sacrificio si confermino a vicenda, si diano a vicenda potenza e provochino i mirabili effetti della religione; di qui appare che la disciplina sacerdotale ed il suo operare hanno nelle loro parti un'armonia non minore che nelle singole membra; infatti nessun animale può svincolare qualche parte di sé, e la sua opera dal tutto.
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