L'OPINIONE DEGLI EGIZI A RIGUARDO DEL DIO E DEGLI DEI
Inoltre Porfirio chiede quale per gli Egizi, sia la causa prima. Se l'intelletto o qualcosa al di sopra di esso. E se è qualcosa di unico o se è mescolato con qualcosa d'altro o con altri. E se sia incorporeo o piuttosto corporeo. Inoltre se sia la medesima cosa con il fattore del mondo, o superiore ad esso, o se tutte le cose sono confluite da una sola fonte o da molte, e se il primo fondamento di tutto sia la materia informe o certi corpi; e se questa materia fu generata o se è qualcosa di ingenito.
A queste cose Giamblico risponde così:
Io ti dirò in primo luogo che i sacri ed antichi scrittori degli Egizi ebbero varie opinioni a questo riguardo, ed i sapienti dei secoli passati non hanno parlato tutti nel medesimo modo di questo. Infatti, essendo molte le essenze dell'universo ed assai differenti tra fra di loro, giustamente di esse furono tramandati diversi principi, con ordini diversi, a seconda dei vari sacerdoti, principi, tuttavia sono tutti universali, come narra seleuco.
Mercurio stesso ce li diede in ventimila volumi, o come corregge Meneteo, in trentamila volumi. E in seimila cinquecento-venticinque di essi dimostrò perfettamente ogni cosa. Alcuni degli antichi, poi, introdussero qua e là alcuni principi propri di particolari essenze. Occorre quindi esporre brevemente la verità riguardo tutte queste cose, e per primo, quanto chiedesti per primo.
Il primo dio, prima di essere, e solo, è padre del primo dio che generò rimanendo nella sua solitaria unità e questo è al di sopra della comprensione dell'intelletto; è un esempio di questo il dire: padre di se stesso, figlio di se stesso, padre di un dio buono.
Egli quindi è il più grande ed il primo, è fonte di tutti, e radice di tutte quelle cose che per prime sono conosciute e conoscono, naturalmente delle idee.
Da questo uno il dio, che bastava a se stesso, esplicò se stesso. Per questo si dice che, bastando a se stesso, è padre e signore di sé. Questo è il principio, il dio degli dei; l'unità dall'uno al di sopra dell'essenza, e principio dell'essenza. Da lui infatti proviene la essenza, perché è chiamato padre dell'essenza. Egli infatti, è l'ente generatore dei principi intellegibili e questi sono gli inizi antichissimi di tutte le cose che MERCURIO PREPONE AGLI DEI dell'aria, dell'empireo e del cielo, componendo cento libri su quelli dell'empireo, altrettanti su quelli dell'aria, mille sui celesti. Secondo un'altro ordine prepone agli dei celesti come duce il dio EMEF, che dice di essere un'intelletto per se stesso intelligente; che converte a sé le varie intelligenze; a questo antepone un unico indivisibile che chiama primo esemplare o espressione o effigie, il cui nome è Icton. In lui è il primo intelligente ed il primo intellegibile, che si adora solamente col silenzio; oltre a questo, poi, nella creazione delle cose sensibili, appaiono altri duci.
Infatti l'artefice dell'intelletto che è il signore della verità e della sapienza, trasforma in luce l'occulta potenza delle nascoste ragioni, col progredire delle generazioni, è chiamato in lingua egizia AMUN. Giacché, poi, compie ogni cosa senza menzogna, con arte insieme con verità, è chiamato Fta; i Greci chiamano questo dio Vulcano, considerandolo solamente artefice. Il dio che distribuisce il bene è chiamato Osiride ed inoltre ha altre denominazioni per potenze differenti.
Vi è anche presso gli Egizi, un'altra gerarchia di dei al di sopra degli elementi legati alla generazione, e le virtù di questi dei sono quattro maschili e quattro femminili; ed attribuiscono questa gerarchia al sole. Così c'è un'altra gerarchia al di sopra di tutta la natura generatrice, che è attribuita alla Luna. Puoi disporre queste in un ordine cui anche Proclo è consenziente. Il primo è questo uno al di sopra dell'esistenza e dell'intellegibilità. Il secondo è l'ente unico, nella sua unità, ed in esso l'unità è preposta all'essere; può essere chiamato l'intelletto intellegibile, padre, di se stesso. Il terzo è l'intelletto intellegibile ed intellettuale insieme ed è l'intelletto unico, l'espressione prima, Icton. Il quarto è l'intelletto intellettuale già esplicato, duce degli dei celesti, Enef. Il quinto è l'intelletto creatore, duce delle attività mondane ed è formato dagli dei celesti, empirei ed aerei; questo, forse, è l'intelletto anima del mondo che chiamano Amun, Fta, Vulcano, Osiride.
Secondo Giamblico vi sono alcuni che dividono il cielo in due parti, in quattro, in dodici, o in trentasei, o nel doppio di trentasei, o in altri modi, mettendo a capo di queste divisioni più o meno potenze. Ma di nuovo antepongono a tutti questi un solo duce e così il trattato degli Egizi che riguarda i principi, progredendo dall'alto verso il basso, discende dall'uno ad una moltitudine, che è governata cioè da un dio della natura indefinita per quanto sia compresa strettamente in un confine definito. La causa quindi di tutto, è un'eccelsa unità.
Dio produsse la materia con la materia derivata dall'essenzialità ed assumendone questo aspetto vitale, l'artefice compose le sfere semplici ed insensibili ed in ultimo l'adoperò per produrre i corpi generabili e corruttibili. Distinte queste cose, si risolvono facilmente i dubbi che dici di aver concepito nella lettura dei libri egizi, Le opere quindi che girano sotto il nome di Mercurio, contengono le opinioni mercuriali, anche se spesso parlano con lo stile dei filosofi greci.
Ve ne sono, infatti, alcuni tradotti dalla lingua egiziana in quella greca da persone non inesperte di filosofia. Desidererei, però, che, come si occupano delle cause prime delle cose del mondo, studiassero di esse anche i più alti principi. E come trattano da duci potenti i pianeti e lo zodiaco, i decani, gli oroscopi e le stelle, riferissero anche le particolari distribuzioni dei principi. Inoltre i dogmi dei libri salamini, contengono una brevissima parte delle distribuzioni rivelate da Mercurio; così le parti che trattano l'apparire delle stelle o delle tenebre, dell'aumentare e del decrescere della luna, hanno solamente, infondo, la spiegazione data in proposito dagli Egizi.
Inoltre gli Egizi pensano che non tutte le cose sono naturali, ma distinguono la vita intellettuale da quella animale della natura. E questo, non solamente nel mondo, ma anche negli uomini, avendo posto prima di tutto l'intelletto e la ragione come esistenti per se stessi. Così pensano che siano fatte tutte le cose ed asseriscono che vi è un primo e principale padre e artefice di tutto quanto si continua poi attraverso la generazione.
Conoscono poi una potenza vitale che è in cielo ed al di sopra del cielo.
Così collocano l'intelletto puro al di sopra del mondo come unico ed indivisibile in tutto il mondo ed un altro distribuito in tutti i circoli. E queste cose sogliono meditare non solo nella preghiera e nel nudo ragionamento, ma insegnano che esse portano la nostra natura a cose più alte, comuni e superiori al fato, fino al dio artefice del mondo.
Né insegnano fino dove la materia trascini con sé, né altre cose oltre l'osservare il tempo opportuno; insegnano il conseguimento delle opere rituali e insieme lo realizzano; e questa via ce l'ha indicata anche Mercurio. E l'interpretò il profeta Ditide al re Ammone, Poiché l'aveva trovata all'entrata del tempio nella città di Sain, scolpita in sacre lettere egiziane ed offrì anche a noi il nome del dio che si muove per l'universo; riguardo a queste cose vi sono anche molti ordini. Per la qual cosa non mi sembra giusto ricondurre tutto quanto ci è dato dagli Egizi a cause naturali. Vi sono infatti presso di loro molte cose in molteplici essenze; vi sono anche le potenze supermondane che essi venerano con molta santità, secondo i principi religiosi.
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