LE STREGHE DEL TIROLO

 

La tortura della corda fu inflitta alla Mercuria, per conseguire che alle deposizioni della settimana precedente, avess'ella a soggiungerne altre. Questa sciagurata dovette essersi pensata di potersi sfogare contro quelle sue nemiche, intentando loro la tremenda accusa di stregheria, senza che n'avesse a provenire a lei medesima danno veruno; non meno stolta e malvagia ell'andò forte errata in suoi calcoli.

Dopo le righe qui sopra trascritte, l'omissis che ci suona tortura, ecco la infatti, dichiarare:

"Signor sicchè tolsi fora de bocca l'ostia per darla alla Lucia a ciò

"l'adoperasse alla destruttione della signora Marchesa madre, e della

"filiola e del feto della medesima".

In data del 15 novembre altro interrogatorio: la manina e l'omissi dinotan tratti di corda; infatti la interrogata sclama:

"Quattro ostie mi ho levate fori del bocca, una delle quali ho data

"alla Menegota, una a quella di Nogarè, e colle altre due m'insegna-

"rono che dissipassi delle creature, come in effetto ho massato un pu-

"tin dei Raffei di Volan ch'era gia malato; et io lo guastai, e dopo otto

"giorni morse.

Torna l'omissis.

Richiesta se avesse vagato notturnamente per intervenire al congresso diabolico, e con chi, rispose:

"Molte volte, ogni sei settimane almeno, avendo insieme anche le

"done del Lizana, la Morandina de Maran, e quella da Rovarè; ed an-

"davimo l'una in una casa, e l'altra in un altra a far delle striarie".

Richiesta se la Menegota e sua figlia avessero rinuaziato ai Sagramenti,  e a quali rispose:

"Sì che le ha rintià al battesimo in mano del diavolo, alla mia

"presenza, che abbracciò, e diè danari, cioè due talleri, ne aveva la

"borsa piena; e da poi ballassimo, et andassimo tutte assieme a spasso".

Richiesta del sito, e dall'epoca, rispose:

"La madre renuntià il battesimo subito che restò vedova, ed era a

"Villa, sarà circa otto anni".

Richiesta che cosa Lucia aveva fatto dell'ostia datale a danno della

"Marchesa, rispose:

"Non credo che l'abbi adoperata, perhè se ne averia visto il segno".

Richiesta se Lucia le confidasse d'essersi procurate ostie da sé, rispose:

"Me ne mostrò quattro, le quai disse che le aveva levate fori de

"bocca, quando si comunicava",

Richiesta come avvenisse che avendosi quelle ostie Lucia ne domandasse una a lei, rispose:

"Ghe la diedi perchè me aveva mostrate".

Richiesto qual uso Lucia n'abbia fatto, rispose:

"La esaminè, perchè mi no lo sò.

ecco l'omissis, e immediatamente la Mercuria aggiungere:

"si che Lucia ha striato Cristoforo Sparamani figlio di Cecilia".

Richiesta come sia al fatto di ciò, rispose:

"Una volta, andando fori di notte a spasso col diavolo, mi fisse Lucia che voleva faturare Cristoforo; poi mi disse che l'avea striato con

"unto datogli dal diavolo, spolverizzato de polveri d'ossi di morto, un-

"gendoli le mani piedi, e tutto; e il detto Crisptoforo dormiva; anzi

"che ancor io era presente; et eravamo in forma di gatto".

Torna l'omissis, E Mercuria sclama:

"Sì che Dealito Cavaliere è uno strione, e lui più volte è stato in

"compagnia del diavolo, e di noi altre a spasso fori di notte".

Ricompare l'omissis con significato, sta volta, esplicito:

Illico ad torturam possita et in altum levata, et interrogata:

respondit:

Tosto sottoposto alla tortura, e levata in alto e interrogata:

rispose:

"Sì che quanto Vostra Signoria mi ha interrogata in questo interro-

"gatorio,  e quanto contro me Menegota e Lucia ho deposto, è tutto vero,

" come anche la depositione che ho fata contro Delaito Cavalieri; cioè

"che sia venuto a spasso di notte insieme con le suddette, ed il diavolo,

"anche questo è vero e intendo ratificarlo in questa corda, e tormenti".

Questo triplice costituto occupa le prime sette faccie del volume, ed ha per chiusa:

Cum luries interrogata semper praedicta constanter confirmat, mandavit Sua Dominatio eam dimitti.

Ego GULIELMUS PEDRONI

Cancellarius

Praenissa a suo originali

essendo stata ripetutamente interrogata, sempre ripetè le stesse cose,

onde Sua Signoria comandò che la si dimettesse.

Io GULIELMO PEDRONI

Cancelliere

Per copia conforme

Questo è il fondamento dell'enorme processo; e c'iniziam mercè sua, a'modi di diportarsi dei giudici e degl'inquisiti: vi scorgiamo una trista femmina, che ignara di risici, a cui si espone, denunzia altre femmine sue pari, e sottoposta a ripetuti esami, afforzati da torture, termina con dichiarar sè stessa rea di tutte l'enormità, fu violata con ciò la giurisprudenza di quel tempo, prescrivente - la conferma delle denunzie conseguita mercè la tortura, dovea essere ripetuta da'pazienti in giorno da cui sia stata ogni tortura.

Or proseguiremo mostrando come avvenisse, che, a partire da si meschini principii, una vasta e spaventosa rete di denunzie, di arresti, di torture, di suplizii si dispendesse ad allacciare e spaventare tutto quanto il Tirolo Italiano.

II

PRIMORDI DEL PROCESSO

Il secondo interrogatorio non è più per copia trasmessa, ma in originale, ed ha luogo nel pretorio di Nogaredo. Quì comincia la rapida jeroglifica scrittura del canceliere Frisinghello, la qual, ad eccezione degli allegati, che son tutti autografi, ci accompagnera fino alla chiusa degli Atti. Leggiamo ad intestazione della pagina:

Die martis XXVII novembris  1646 Nogaredi in Habitatione officialis, coram nob, et spectab d.no Juvice et Delegato sidente, constituta quaedam mulier vestita infrascriptis vestimenti scimicet.

Questo giorno 27 novembre 1646 a Nogaredo nel pretorio, alla presenza del nobile e illustre signor Giudice, e del Delegato; comparsa una femmina vestita dei seguenti panni:

"Un giuppon strazzato verossa nera, et maneghe de pano, testa de me-

"zolano, berrettina frusta, grembial bianco, e scufia in testa":

Giurò di dire la verità  intorno a se e agli altri.

Richiesta del proprio nome e stato, rispose sì esser la Menegota o Tomaseta vedova Caninno: se sa il motivo del suo imprigionamento, rispose negativamente; interrogata che rapporti

Richiesta se frequentava il palazzo del conte di Lodron, rispose:

"Sì in occasione che sono andata a ricevere la carità in detto palazzo.

et anca mia figlia Lucia, et a portargli dei gamberi.

Richiesta se recava un  qualche segno sul corpo, rispose:

"No, e quando sarà bisogno, mi spoglierò alla sua presenza.

Soggiunse di proprio moto:

"Carì signori non mi travagliate perchè no son la Morandina, nè altra.

Richiesta della ragione di queste parole, rispose:

"Dico che no son la Morandina, perchè, sebbene non la conosco, si dice però ch'essa sia una malfatora.

L'ora trovandosi tarda, l'accusata fu restituita al suo carcere per essere riassunta ad esame un altro dì.

Il 29 novembre 1646 è chiamata dinnanzi al giudice Lucia, moglie di Antonio Caveden, che dichiara di far il dupplice mestiere di lavoratrice nei campi e di filatrice di lino in casa.

Richiesta ove si trovava quando fu arrestata rispose:

"Per mezzo la porta delli Galvagnini di Villa, che andava a chiamar mio marito: gli officiai mi legarono per il brazo drito, e mi tagliarono le treze; dove io gli dissi - per grazia del Signor Iddio no son una stria.

Richiesta perchè dicesse questo, rispose:

"Perchè ho inteso dire che quando la Mercuria fu menata prigione, gli furono tagliate le trezze dalla testa; per tale effetto mi smarii e dissi - no son una stria.

Richiesta se conosca la Mercuria, rispose:

"La conosco, anzi è una mia nemica.

Quì troviam ripetuta l'insulsa storia del canape: la conseguenza immediata di quella baruffa fu una salva di bastonate che il Caveden amministrò a sua Moglie.

I due precedenti interrogatorii provan l'izze esistenti tra la Mercuria e Lucia.

Quest'ultima, interrogata se avesse dato un pomo alla Mercuria, rispose di no.

Il 30 novembre vien letta a Lucia la deposizione della Mercuria relativi al pomo, essa rispose:

"Questo non è vero, nè sarà mai la verità.

Monita intewrum caveat a mendaciis, et a pertinacia desistat, quia Curia est satis informata quod ipsa vederit pomum praenominatae Mercurie ad descrutionem illustrissimae marchionissae filie ill.mi d.mi marchionis Bevilaquae, Hbitantes Villae.

Avvertita ripetutamente che si guardi damentire, e dismetta la caparbietà trovandosi il Magistrato quanto basta informato aver essa dato alla Mercuria quel tal pomo a ciò ill.ma marchesina figlia dell'ill.ma signor Marchese bevilacqua dimorante allora a Villa, n'avesse a conciarsi,

proseguì a negare. La iniquità di questo sostituto è patente: vi si asserisce come certo ciò ch'è semplicemente asserito da persona nemica già caduta in contraddizione.

Lucia vien indi richiesta se si associò alla Mercuria per istriare Cristoforo Sparamani.

Qui la pagina ci presenta una linea in bianco segnata nel suo mezzo da un tratto di penna orizzontale: a vedere la strana risposta che tien immediatamente dietro, così diversa dalle or ostinata negative dei dì precedenti, m'induco a credere che quel tratto di penna suoni lo stesso che l'omissis di testè, cioè retta tortura.

"Questo non è vero ch'io sia stata; ma è stata la Mercuria, può essere

"circa un anno e mezzo: io vi era presente e mi ricordo benissimo

"che vi era anche la Menega moglie del Quondam Valentino delli

"Sandri Gratiadei di Villa, et eravamo tutti in forma de gatto.

Richiesta intorno questo fatto, rispose:

"Dirò a Vostra Signoria come successe. una sera ch'era d'estate, et

"era venuti detto signor Cristoforo a casa da Salesburgo circa da un

"anno e mezzo, io stava nella casa delle Brentegane, cioè d'Isabetta,

"che fu moglie del Quandam Gratiadè de Villa, e fui chiamata da que-

"sta Domenica in casa sua, e trovai che vi era anca la Maria Mercu-

"ria, e vidi che teneva un bossolo grande, come quello della polverina

"di voi Cancelliere, c'era sopra la cassa presso il letto; e Menega mi

"disse: - Messeda un poco ancor tu in questo bossolino - e messedando

"io, gli domandai che cosa volevano fare; mi risposero tutte e due, che

"volevano andare dal signor Cristoforo, e conzarlo per le feste. io gli

"dissi - o done, se qualcun lo sapesse, poverete noi! et esse replicaro-

"no - o bestia! chi vuoi tu che lo sappia? e poi si spogliarono; e,

"perchè non mi volevo spogliare, mi toccarono nel naso, e mi conven-

"ne subito spogliarmi; e divenni piccola piccola in forma di gatto, et

"andassimo in compagnia in casa Sparamani,  entrando per la parte

"della stalla di sotto; e andava sempre avanti la Menica che portava

"il bossolo; et arrivati dove detto Cristoforo era il letto solo che dor-

"miva, cominciò ad untarlo, aiutandola sempre la Mercuria, et incomin-

"ciarono dal capo sino alli piedi, né mai esso si mosse dal suo sonno, né

"io mai le ajutai; ma mi fecero stare ivi presente colla man davanti

"in alto reversa indietro, e fornito che avessimo, che battè circa il

"spccio d'una mezz'hora, ci partissimo e ritornassimo a casa della Do-

"minica et incominciaron a ridere e trar fuori del pane, formai et un

"bocal di vino; e cominciassimo a mangiar e a bere.

Sembra che l'assurdità di questo racconto colpisce lo stesso Giudice: Lucia avea dimenticata la sua metamorfosi in gatto per mentovare le mani: richista che fornisce degli schiarimenti, rispose:

"Mangiassimo, tosto che fossimo rivestiti; perchè, subito tornata, mi

"trovai vestita delle mie vesti, parendomi che uno me le gettasse ad-

"dosso. V'ier anche uno in forma di Huomo, in casa della Dominica, e

"a me pareva che fosse Antonio Gratiadei; ma la Mercuria mi disse

"c'hera il diavolo e fu anche presente quando andassimo dallo Spara-

"mani, et avanti, detto diavolo abbracciò la Mercuria, e Dominica, ma

"mi no.

Questa poca galanteria del diavolo parve singolare al Gidice, che richiese a Lucia se persisteva a dire di non esserne stata abbracciata mai,

Rispose:

"Potrebbe esser venuto in forma di mio marito.

Richiesta se sia intervenuta al congresso delle streghe, rispose:

"Vi son andata più volte in compagnia della Mercuria, di Dominica,

"Qualche volta vi veniva mia madre, e Merandino di Maran, col dia-

"volo in forma di huomo che ci abbracciava tutte, e poi andavamo a

"spasso facendo festa e ballavamo; perchè il diavolo conduceva sempre

"seco sonadori, e ve n'era uno che cantava. La Domenica striò una

"creatura a Roveredo, non mi ricordo di chi; anzi la detta ha rovi-

"nato anche la moglie qui di voi Sig. Cancelliere.....

Il manoscritto tradisce in questo punto la commozione che si impossessò del povero Scrivano; la sua penna solitamente così sicura, ha segnato uno scarabocchio; ed è ben naturale che una grucciosa sorpresa avesse a coglierlo a quella inattesa rivelazione: ha egli ripetuto tre volte in margine la sigla del nota bene (N.E.) che serve di richiamo all'attenzione: e a piè di pagina, trattandosi di caso che riguardava direttamente il Cancelliere, il giudice Romano appose la propria sottoscrizione.

Lucia prosegue così la sua deposizione:

"Et ero io presente, un giorno ch'eravate via a cena, e fu in cuci-

"na della cancelleria al fuoco, che sarà un anno e mezzo e fu con una

"certa particolar cosa che aveva in mano, che gli diè da adorare. Di

"più detta Dominica ha striato il fratello del dottore Scudellari di Ro-

"veredo il quale studiava a Trento, et è morto per questo effetto: me

"lo ha detto Dominica in occasione che siam state a spasso in com-

"pagnia.

L'interrorio prosegue senza che vi riscontriamo i vizi di torture, e però dovettero trovarsi prodigate. Ma è questa una deduzione che facciamo per le stramberie, e contraddizioni che vi abbondano: le accuse che Lucia va moltiplicando sono inique, ed anco ridicole a forza d'esser assurde; né i diportamenti e né le parole di questa vilissima femmina spiegano le violenze esercitate da lei, mercè le quali si trovò caduta in parossismi di spavento. Orribil è l'interrogazione a cui la sciagurata risponde: "si che anca la madre mia è una stria formale perchè è venuta ancor essa con noi in compagnia".

Richiesta se a suo marito fosser noti i suoi vagamenti notturni, rispose negativamente.

Quibus habitis fuit dimmissum examen, et spectabilis dominus Judex relatavix capturam contra Dominicam viduam q.m Valentini Gradiadei ob tempis contra eam indiciis clarioribus.

Dopo di che fu dato fine al costituto, e il signo Giudice rilasciò mandato di cattura contro dominca vedova del fu Valentin Gratiadei essendo insorta contro di lei i più validi indizii.

La pagina seguente è curiosissima; in cambio di interrogatorii vi troviam quanto segue:

Die dominica secunda menis Decemris.

Comparuit Jseph Graritianes, officialis huius Toriae, et Tetulit in exucationem decreti suae spectabilitatis conduxiste dictam Dominicam, illamque sub claribus repermisse

nobilis et spectabilis Judexes, disarelatione officilais, mandavit ad omnum bonum finem et effectum, inuemtarium fieri de bonis dictae Dominicae presentae et interea eam diligenter custodiri.

Exposuit officilais, antescriptus quatenus paenes dictam Dominicam, eo tempore quo illam detinuit, iovenit res infrascriptat; nempe.

Questo giorno secondo del mese di dicembre.

Comparve Giuseppe Garizianu Bargello di questa curia e riferì, in adempimento del mandato di S.S. d'aver menata prigione la Domenica, e tenerla serrata sotto chiave.

Il signor Giudice, visto questo rapporto del Bargello, ordinò, che, ad ogni buon fine, si erigesse l'inventario degli effetti pertinenti alla detta Domenica, e che intanto la custodisse diligentemente.

Espose l'atescritto Bargello che in casa della detta domenica, quando vi stette ad arrestarla trovò gli oggetti qui sotto segnati:

"un cortel grande da strion senza guaina;

"un panel del fermento picarlo, o sia chizzolo;

"un bassolin di legno e drento m.22;

"di più ha presentato una cesta piena di diversi bossoli, pignattine,

"e polveri, con diversità di grani mescolati, e farina d'amito, legumi,

"varie sorti di erbe, tutte legate in gran quantità di groppi di pezze, ritrovato il tutto in casa di detta Meneghina, in armarii e sotto il

"suo letto; stimando sieno robe per far malefizii e diversità di male

Tulio Dandolo

 

continua .....

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