GIC "CANTICO DEL TEMPO E DEL SEME
GIC
DAL “CANTICO DEL TEMPO E DEL SEME”
I°
Il tempo non passa: - traspare
in inni d’eterna semenza
nei corpi e nell’iride densa
d’ogni stagione solare;
Fa le tue membra raggianti
d’un istinto di luce incisivo
che scolpisce e riassume i suoi canti
nelle albe del verbo nativo.
Agli orli di tutti i paesi
la sua torrenzialità scioglie
lo spazio del suolo, le zolle
in sonori orizzonti turchesi.
Ed irrompe in fulgori dirotti
nella tenebra dell’elemento,
per sfrangiarne il segreto argento
in corolle di giorni e di notti.
II°
Fulgori chiusi in te, non mai svelati
se non come barlume ed apparenza
d’imponderabili aliti d’essenza
gelosi del mistero in cui son nati,
Cantano nello sciame dei silenzi
l’evento dello spirito, disperso
in vegetali vampe d’universo
e nel nativo gemito dei sensi.
Ma una indistruttibile aura di salute
nella tenacia del respiro scande
gli intervalli celesti e le volute
del mistero nudrito del tuo stesso sangue.
III°
Il vivo evento d’essere tessuti
di palpiti impalpabili di tempo
o sregolati – carne ed ossa – dentro
le miniere di cantici compiuti,
In noi consuma e rielabora il peso
d’uno spirito ardentemente steso
nella coralità senza confine
di generazioni di mattine . . .
Il tempo – alimentato in tutti i pori
da mattudinità interiori
di spazi intrisi di promesse lente
d’ansia di sangue e promesse di fiori –
Ci ricollega inesauribilmente
all’organicità voluttuosa
d’ogni respiro che pensa o riposa
nella parola e dentro la semente.
IV°
Il consumo fatale di me stesso
è compagine sacra di figure
di notte e d’alba incise nel riflesso
delle mie indistruttibili nature.
Quest’essere saldato – scatto a scatto –
alle gemme e propaggini di tutto
un tronco immemorabile – ma intatto –
dentro cui ridiventa seme, il frutto.
Se si sgretola in Sali aridi d’ossa,
risale in linfe velate di cielo
nella terrestre magia dello stelo
che testimonia la nativa forza
del sesso proiettato nel pensiero.
V°
La luce dilatata in veemenze calme
di porose maree d’elementi e di carne,
si cristallizza in grovigli di frutti
ed in riposi estatici di succhi.
La tua memoria che ne aspira i calici
ed i radiosi palpiti aromatici.
Risale verso i solchi e le fratture
degli astri insonni e delle aurore eterne
dove fermenta e riecheggia il germe
dei tuoi risvegli e delle tue nature.
GIC
DAL “CANTICO DEL TEMPO E DEL SEME”
I°
Il tempo non passa: - traspare
in inni d’eterna semenza
nei corpi e nell’iride densa
d’ogni stagione solare;
Fa le tue membra raggianti
d’un istinto di luce incisivo
che scolpisce e riassume i suoi canti
nelle albe del verbo nativo.
Agli orli di tutti i paesi
la sua torrenzialità scioglie
lo spazio del suolo, le zolle
in sonori orizzonti turchesi.
Ed irrompe in fulgori dirotti
nella tenebra dell’elemento,
per sfrangiarne il segreto argento
in corolle di giorni e di notti.
II°
Fulgori chiusi in te, non mai svelati
se non come barlume ed apparenza
d’imponderabili aliti d’essenza
gelosi del mistero in cui son nati,
Cantano nello sciame dei silenzi
l’evento dello spirito, disperso
in vegetali vampe d’universo
e nel nativo gemito dei sensi.
Ma una indistruttibile aura di salute
nella tenacia del respiro scande
gli intervalli celesti e le volute
del mistero nudrito del tuo stesso sangue.
III°
Il vivo evento d’essere tessuti
di palpiti impalpabili di tempo
o sregolati – carne ed ossa – dentro
le miniere di cantici compiuti,
In noi consuma e rielabora il peso
d’uno spirito ardentemente steso
nella coralità senza confine
di generazioni di mattine . . .
Il tempo – alimentato in tutti i pori
da mattudinità interiori
di spazi intrisi di promesse lente
d’ansia di sangue e promesse di fiori –
Ci ricollega inesauribilmente
all’organicità voluttuosa
d’ogni respiro che pensa o riposa
nella parola e dentro la semente.
IV°
Il consumo fatale di me stesso
è compagine sacra di figure
di notte e d’alba incise nel riflesso
delle mie indistruttibili nature.
Quest’essere saldato – scatto a scatto –
alle gemme e propaggini di tutto
un tronco immemorabile – ma intatto –
dentro cui ridiventa seme, il frutto.
Se si sgretola in Sali aridi d’ossa,
risale in linfe velate di cielo
nella terrestre magia dello stelo
che testimonia la nativa forza
del sesso proiettato nel pensiero.
V°
La luce dilatata in veemenze calme
di porose maree d’elementi e di carne,
si cristallizza in grovigli di frutti
ed in riposi estatici di succhi.
La tua memoria che ne aspira i calici
ed i radiosi palpiti aromatici.
Risale verso i solchi e le fratture
degli astri insonni e delle aurore eterne
dove fermenta e riecheggia il germe
dei tuoi risvegli e delle tue nature.
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