TERZO DIALOGO

 

 

I Mani - L’orfismo e l'evocazione degli antenati - Larve, lemuri e lamie - Il culto dei morti - Dii Inferi - La credenza nella vita di oltretomba - Il post-mortem secondo Maometto - Il paradiso cristiano - Gli Egiziani e il libro dei Morti - Dormire, dormire, dormire - L’ Inferno secondo i Greci - L’Erebo e il Tartaro - L’inferno degli Ebrei, dei Musulmani, dei Parsi e dei Cristiani - Il Paradiso secondo le varie religioni - L’Eliso secondo Pindaro, Omero e Virgilio - Macrobio e la topografia del Paradiso - Il Paradiso è in noi - Omnia mecum porto - La psicopatia e la medicina sacra - La scienza dello spirito è ancora bambina - La psicoanalisi - Il purgatorio - Edipo e l'enigma della sfinge - L’uomo è microcosmo - Mago e Magia - Concezione magica ed educazione scientifica - Applicazioni della Magia ed educazione scientifica – Applicazione della Magia nella vita - La Fratellanza - L’integrazione umana e i poteri occulti - La lettura del pensiero - La supernormalità e le possibilità umane - La psiche misteriosa- L’aura -  Il fluido umano e la sua estrinsecazione - La coscienza delle proprie azioni - L’ incosciente umano - Freud e la psicoanalisi - L’astrale umano - La reincarnazione - Il mistero della nascita - La metempsicosi - L’insegnamento della Scuola - Ritornare alle origini - L'autoinspezione.

 

Discepolo. — Eccomi all'ora che mi avete fissata, non senza conservare un po' di rancore per questo vostro superdio pel quale mostrate tanti riguardi, e vi ricordo che dovete farmi sapere qualche cosa di quel che pensate sulla morte e sul seguito di essa, se vi è un seguito.

 

Giuliano. — Cioè non quello che ne penso io, ma quel che ne pensavano e ne pensano gli altri. I nostri progenitori chiamavano Mani, i defunti. Come spiriti? Come essenza volatile dei vivi che superesistevano ai corpi dei morti? Era un nome generico che comprendeva tutti gli spiriti degli antenati? Nessuno potrebbe dircelo con precisione. Franz Cumont sostiene che noi non sappiamo neanche come i Romani pregavano. Su Roma l'ondata dell'ignoranza cristiana passò in molti punti come una spugna umida sui disegni tracciati col gesso sulla lavagna. Studi ed investigazioni sul carattere di questi Mani se ne son fatti da eruditi di tutte le nazioni. Ho detto che il valore non è precisato, ed infatti potevano essere considerati come gli spiriti degli antenati morti, immortalizzati, assistenti i discendenti della propria famiglia. E neanche negli antichi, contemporanei a questa credenza, era ben determinato il loro senso. Anime separate dal corpo? Dii inferiori o infernali, o geni tutelari dei trapassati? Sono entità benefiche che s'interessano alla felicità degli uomini ai quali furono legati per amore o per sangue? L'Orfismo pare che avesse l'uso di evocare gli spiriti tutelari dei viventi, anime di antenati o custodi dei vivi. Orfeo introdusse questa pratica nei misteri religiosi che prendono il nome da lui. La Grecia vide propagarsi questo culto, ad imitazione di Orfeo che richiamò alla vita l'ombra di Euridice. Così siamo sempre nel circolo vizioso da cui l'uomo non si è mai potuto liberare: l'anima o lo spirito (vento, aria, soffio) dei morti s'immaginava e s'immagina tutt'ora che continui a vivere, a operare come se fosse uomo vivo. Nella Grecia, dalle tombe dei guerrieri ateniesi morti combattendo contro i Persiani, i viandanti vedevano sorgere le loro ombre, le sentivano o combattere tra loro o gridare ad alta voce, e ne rimanevano spaventati. Tanto in Italia come in Grecia l'invocazione dei Mani, coi sacrifici agli altari ad essi dedicati, conferiva loro il carattere di vere divinità protettrici di tombe, di campi, contro coloro che rapivano i frutti delle terre coltivate; divinità piccole che facevano all'occorrenza da guardie campestri. Le tombe portavano in fronte alle lapidi la dedica di questa protezione: Diis Manibus. Fu un culto che rapidamente da Roma si sparse in tutta l'Italia e dopo ne varcò i confini. Questo carissimo e perfezionato prodotto della zoologia che si chiama uomo ha avuto sempre un gran debole per la sua vita post-mortem. Le ombre che uscivano dai sepolcri (larve, lemuri) erano malefiche, erravano sulla terra di notte, penetravano nelle case dove dormivano gli uomini, li spaventavano, mettevano a soqquadro l'anima dei paurosi. Lo spiritismo di oggi accenna ad una razza di spiriti che fanno identico baccanale. Il pazzo ossessionato si chiamava larvatus; in altri termini una larva gli era entrata in corpo e lo faceva disgraziato e irragionevole. Le lamie erano spiriti o ombre di donne dedicate all'amore, che inseguivano i giovani e li divoravano... in senso figurato: ne diventavano vampiri, ne succhiavano il sangue, e nella notte i timidi si rappresentavano tali ombre come enormi pipistrelli, trasformazione delle larve notturne che assumevano immagini terrificanti e bestiali. Pei filosofi, pei poeti, la parola Manes pare che possa comprendere tutte le pene del mondo inferiore, i regni sotterranei della morte, i defunti. Significazione, dice il dottissimo Carlo Pascal, che continuò per fino nel cristianesimo, perché sui sepolcri cristiani si trovano incise le due lettere: D.M. Così nel primo cristianesimo questa grande superstizione dei defunti, sparsa dovunque, conservò il suo posto.

"Col culto dei morti si risale alle origini remotissime della stirpe. Ed adorare il morto significa adorare i Mani di lui, cioè i due geni che avevano presieduto alla sua vita e nei quali era stata poi assorbita la sua anima e la sua forza vitale".

Genii? Dii? Gli spiriti dei defunti prendevano tutti, buoni o cattivi, l'aria di diventare degli dii. O piccola, o grande vanità dell'uomo pauroso! Dii inferi, ma sempre Dii. I negromanti del tempo evocavano con pratiche misteriose i Mani sulle tombe dei morti, e questi, se uscivano dal sepolcro irritati, prima che fossero calmati con offerte e cerimonie sacre, giravano per il mondo tormentando i vivi.

 

Discepolo. — Cominciamo bene. I nostri padri romani così bene solidi ed equilibrati credevano nei morti!

 

Giuliano. — Cioè credevano? Il credere di oggi non sappiamo se corrisponda al credere, atto di fede, dei latini dell'Urbe. Ricordatevi sempre che per duemila anni l'iniezione cristiana ha denaturate tante significazioni latine che non siamo più sicuri di interpretarle bene. Vita di oltre tomba! L’uomo è stato sempre persuaso che, terminando la vita terrestre, ne cominciasse una seconda. Dai primitivi ad oggi, tutti gli stessi. Nel cristianesimo anche i cristiani cattolici parlano di una vita di oltre tomba. Pene? Delizie? Ma ci entra la morale: non potendo ridurre a ragione i ribelli e i viziosi sulla terra viventi, si pensò di spaventarli col dopo morte. Se fate male, avrete male. Così sorse l'idea che i peccati, le colpe, i delitti trovassero, appena noi morti alla commedia terrestre, un Mikael armato di bilancia, che pesasse le anime e secondo la quantità delle cattive azioni, le indirizzasse al Tartaro o Inferno, oppure al cammino degli Elisi o Paradiso. Che cosa si fa nell'Inferno, e quale è la vita del Paradiso? Secondo i gusti, secondo le razze, secondo i popoli, ciò che agli uni è sembrato un male, agli altri è parso un bene e una felicità. Il Paradiso di Maometto è tutto di belle donne; quello cristiano è zeppo di sante che si divertono ad adorare Domeneddio il quale deve averne le scatole piene. Il cammino dell'anima attraverso le diverse regioni dell'invisibile, secondo gli Egizi, era grandiosamente movimentato. Il libro dei Morti, che ci è restato dei loro tempi, descrive con arte pittorica il cammino, le piccole imposture e le menzogne delle anime quando sono interrogate dagli Dei che fanno da giudici. Se volete, consultate tutte le religioni estinte e vive, e troverete che la fantasia degli uomini è molto povera nell'inventare le modalità della vita dei defunti. Nessuno si è mai persuaso che tra le tante possibilità poteva esserci questa: dormire, dormire, dormire, dormire, fino al completo disfacimento di tutti i lembi di carne umana attaccati alle ossa. Poi dormire, dormire, dormire, fino a che le ossa diventassero cenere. È un pensiero che non alletta i vivi. Sembra una cosa vilissima all'uomo orgoglioso, andare a finire in una scatola di polvere, mentre l'anima, che è un soffio, si disperde e si confonde con l'aria respirabile dell'atmosfera terrestre. Ho visto e conosciuto dei dottori prettamente materialisti i quali hanno dalla cattedra predicato che la vita dell'uomo finisce nel niente, ma in occasione della morte di qualcuno di famiglia han pensato, per un chi sa? di chiamare al suo capezzale un prete che avesse conciliato il moribondo con gli dei e i santi invisibili.

 

Discepolo. — Anche nel dubbio del dopo morte vi è della gente ben pensante che vuol mettersi al sicuro e imbrogliare le divinità, se ve ne sono. Vedete che il sistema egiziano insegna in qual modo gli dei si possano raggirare come dei miseri bipedi, ed alla moderna gli egizi prendevano, con gli amuleti e i talismani di cui rimpinzavano le fasciature delle mummie, le precauzioni per sorpassare i pericoli della severità dei giudici. Come dovevano quei sacerdoti barbuti giocare di arguzia! Noto che l'uomo ha saputo poco immaginare anche per spaventare gli uomini brutali, i ladri e gli assassini.

 

Giuliano. — L'inferno vi è o non vi è? Vi fa caldo o freddo? Vi è luce o si sta all'oscuro? Ma la cosa principale pei Greci era il Tribunale di Minosse, Eaco e Radamanto. Plutone presiedeva. Spazio immenso, buio, laghi di acqua fangosa, esalazioni pestifere, fiumi ardenti, fornaci, mostri e furie. La favola greca conosceva e indicava le diverse porte per entrarvi. Vi discese Ercole, vi discese Orfeo per vie intrecciate, per un vero e proprio labirinto. La palude Stigia ne era una porta: forse perché le infezioni pestifere della palude minacciavano di morte coloro che vi si arrestassero. L'Erebo ne era l'anticamera. La casa della notte, la casa del sonno, Cerbero, le Arpie, il regno della morte; le ombre vi erravano, dicevano gli autori dell'epoca, per un periodo di cento anni, peggio per quelle dei morti che non avevano avuto sepoltura. Quando Ulisse evocò le ombre degli estinti, quelle che comparvero uscirono solo dall'Erebo. Più in là, l'Inferno dei malvagi, punizioni, grida di dolore, il rimorso che pungeva o flagellava l'anima dei colpevoli. Poi le ombre di coloro, che, guerrieri o reggitori di popoli, avevano molto tormentato i vivi. Costoro passavano dalle fiamme al ghiaccio, erano tormentati dall'uno e dalle altre. Più in là il profondo Tartaro dove gli antichi dii, cacciati dai cieli, erano rinserrati tra mura di bronzo. Questa cacciata dei vecchi dii dai cieli per essere confinati al centro inaccessibile dell'inferno, ricorda ciò che ho detto degli arcangeli con la conseguente malinconica riflessione che la guerra, anche nei cieli e tra gli dei, è una cosa antichissima. Il cattivo esempio pare che sia venuto agli uomini da regioni molto alte. Ora si cerca di modificare l'uomo affinché non faccia più esistere coi suoi simili uno stato di lotta. E non sappiamo se ci si riesce! Terribile questo Tartaro! Si dice che la parola tartaro venga dal fenicio Tarak, che voleva dire luogo disgustoso, inospitale, paese di tormento. Altri fanno etimologicamente derivare la parola da una radice caldea che in latino suonava praemonitum. Questo significato avvisa che lo spauracchio del Tartaro era sacerdotalmente dato a probabili assassini e delinquenti. Altri fanno provenire la parola dalle radici sanscrite Ar e Er che hanno significato di profondità; quindi il ripetuto tar tar voleva dire profondissimo. Gli Ebrei, più mercanti, avevano e concepivano un inferno transitorio, un giudizio dopo la morte. I giusti, i cattivi, coloro che non sono né affatto giusti, né affatto cattivi, anime a mezza tinta. I primi destinati alla vita eterna. I cattivi al profondo baratro della Geenna. Quelli né carne né pesce dovevano piangere per dodici mesi andando e ritornando all'inferno coi loro corpi in continuazione. L'inferno musulmano aveva sette porte, sette regioni, e, cosa curiosa, in queste divisioni avveniva l'incasellamento delle religioni nemiche. Per esempio, i cristiani piombavano in una, gli ebrei in un'altra, i caldei in una terza, gli idolatri in una quarta. Insomma, prima collocazione: i seguaci delle religioni contendenti. Ed è inutile parlare dell'inferno degli altri popoli; ogni religione ne ha il suo, la povera immaginazione dell'uomo non fa che equiparare i tormenti di laggiù ai nostri, come se fossero le anime nel corpo vivo sulla terra. Si dimentica sempre che il corpo, dopo la morte, resta insensibile al cimitero. I Parsi, per esempio, vi immaginano un fuoco che arde i colpevoli senza mai consumarli. I Cristiani, beati loro, escogitano qualche cosa di simile.

 

Discepolo. — Proprio così: si suppone che il morto continui a vivere, con tutti i cinque sensi, come se possedesse ancora un corpo di carne, vivo e sensibile. E il diavolo? Ricordo un'antica litografia dove il moribondo era figurato assistito dagli angeli con le spade sguainate e da un gruppo di santi tutti in ginocchio, che tenevano sotto le loro minacce un enorme groviglio di demòni, diavoli e diavolesse che si rifugiavano sotto il letto. Oltre che con disegni e figure di tal sorte, con ogni mezzo si avvelenarono  esistenze di tante generazioni, paurose di essere assalite da diavoli, e morendo sicure che gli angeli e i santi sarebbero venuti a ingaggiar battaglia per salvare le loro anime meschinelle dagli artigli del nemico. O santa Barbara, patrona dell'artiglieria, che bombe asfissianti, senza gas della stessa qualità, hanno tormentato i moribondi che ci hanno preceduti!

 

Giuliano. — Anche nella concezione di un luogo di delizia per le anime, l'uomo si è sentito molto povero poeta. Come nelle pene dell'inferno. Che cosa può fare la meschina anima di un uomo per sentirsi felice abitante di un luogo delizioso? Guardarne il panorama? Dopo tre giorni tutti i panorami più belli del mondo terreno diventano abituali. Allora danzare e fare all'amore con le belle donne? Maometto che conosceva i suoi arabi, pensò bene che questo fosse un gran diletto agognato   da tutti i vivi. Ma i morti? Vorrei vedere questo spirito che è vento, che a stento potrebbe essere trattenuto in un'ampolla di vetro, abbracciare un'odalisca, egualmente spirito, soffio, vento! L'immaginazione calda non pensa o dimentica che certe cose non sono possibili ai morti. Allora è uno stato di calma, di riposo, di oblio di ogni pena? Ma se l'anima del morto rimanesse, come l'uomo, con le sensazioni di uomo, messa in un luogo di riposo, in un riposo eterno, dovrebbe sentire il desiderio della interruzione di tanta quiete. Un pochino di dolore, di sofferenza, non sarebbe desiderabile? Magari una pulce che vi morda, una zanzara che vi punga, un poeta che vi canti delle bestialità? Gli orientali, col Nirvana, hanno il senso della felicità nella fusione col principio creatore. Diventare beati? La cretinaggine è molto vicina alla felicità nirvanica. Il non pensare e l'immedesimare il proprio pensiero nella immensità inafferrabile dell'universo si equivalgono. Quanto è vero che sulla terra i cretini sono i più prossimi alla felicità ideale! Plutarco cita Pindaro che descrive l'Eliso come l'isola fortunata: giorni senza velo della notte, venticelli marini, profumi di erbe e di fiori di cui è piena la regione. La immaginazione pindarica è molto poveretta. Omero dice che le ombre vi menavano una vita tranquilla e dolce; le campagne senza nevi, senza piogge, vi si respira aria purissima. Omero, come si vede, non diceva delle cose nuove. Virgilio afferma che l'Eliso aveva degli astri particolari. Boschetti, giardini, fontane, aria pura, luce dolcissima. Quelli che vi risiedono, danzano, recitano versi, fanno degli esercizi corporei: la corsa, il disco, la lotta. Il sacerdote di Apollo canta sulla cetra. Pei Greci, l'Eliso era una regione infernale. Al solito, il regno della primavera, l'odore dei fiori, boschetti di rose, il rossignolo che canta, il fiume Lete che scorre offrendo le sue acque a coloro che vogliono dimenticare i dolori passati cancellarne la memoria per sempre. Non parlo poi della regione dove il paradiso si trova. I cristiani dicono in cielo, ma a poco a poco anche i cieli sono investigati da dirigibili ed aeroplani. Credo che a misura che l'uomo monta col suo corpo fisico in alto, il paradiso si allontani sempre più su. Beato chi ti cerca e non li trova, e chi ti corre appresso e non t'arriva. Macrobio lo poneva agli antipodi: allora non si sapeva che l'altro emisfero della terra potesse essere come il nostro, quindi l'opinione di Macrobio non conta. Il poeta Lucano assicurava che stesse l'Eliso nella Luna; ma oggi vi sono le carte topografiche della Luna e non ci si vede niente di questo paradiso. Dove sta? Mi pare che la più sicura geografia lo collochi bene in quel globo osseo che racchiude il cervello umano: chiudendo gli occhi ed avendo fede, con un tantino di poesia, il paradiso è in noi. Se l'uomo è contento, se desidera poco, se ama ed è amato, se non è in lotta col suo simile, se compie interamente tutte le funzioni della specie e sente di eternarsi, godendo la vita di quel godimento che si limita alla povera realtà dell'essere imperfetto, il paradiso lo tiene in sé e lo gode.

 

Discepolo. — Ecco perché chiamate l'uomo microcosimo: la nostra mente, unita ai sensi corporei, racchiude in essenza, in godimento e tormento, tutto il grande universo. Voi negli Elementi della scienza dei Magi avete detto molte cose che non hanno fermata l'attenzione dei lettori, perché generalmente si legge senza approfondire. Io vi ho letto attentamente in tutti i vostri scritti di volgarizzazione appena avuto con voi il primo dialogo. Credete, dopo tali letture, le vostre idee mi arrivano più chiare e più comprensibili, piene di semplice buon senso. Il potere immaginativo, rappresentativo, pittorico che è in noi, è sublime nel senso che racchiude tutte le potestà policrome di un Dio che può far tutto. Chiudere gli occhi e vivere della felicità creata dalle idee nostre, ridotte ad immagine e vissute in silenzio, è costruzione autonoma della nostra felicità. L'Omnia mecum porto potrebbe essere interpretato in questo senso assoluto di creazione, e spiega come le visioni degli asceti, per quanto balorde e psicopatiche, non perdano la loro forza e resistano a tutti i ragionamenti e alla suggestioni degli altri. Le psicopatie entrano nel dominio della medicina.

 

Giuliano. — Si, della medicina sacra. Gli studii psicologici sono ora assai progrediti; quelli della psichiatria, teoricamente, fanno delle conquiste che sbalordiscono. Ma praticamente, in maniera sicura, non siamo neanche al principio di una scienza dello spirito umano e della relativa terapeutica.

 

Discepolo. — Un principio vi è nella Psicoanalisi del Freud e seguaci.

 

Giuliano. — Nessun principio vero e realizzante una terapeutica degli spiriti infermi. La psicoanalisi è l'inizio della presa in considerazione scientifica di elementi dell'anima vivente che la scienza, ostinata avversaria di tutto ciò che non è fisico e fisicamente controllabile, non ha mai voluto accettare. Anzi direi un secondo passo, perché il primo passo fu fatto da Charcot e da Baraduc alla Sorbona e a Nancy. La vetusta scienza della biochimica della vita, come esponente di verità della creatura umana, è un castello fortificato in cui una scienza dell'uomo-spirito vivente non può entrarvi senza  lunga ed ostinata perseveranza. Questo perché prima della scuola sperimentale, dal divino Paracelso a noi, medici e medicastri abusarono di chiacchiere filosofiche campate in aria, e resta il ricordo incosciente di Aristotile e compagni come uno spaventapasseri dei saggi dottissimi delle università. Diremo quasi che questi propositi nuovi avanzati dai psicoanalisti stanno facendo le loro tappe per assurgere alla categoria delle possibilità accolte dalla scienza ufficiale, come ai giorni del magnetismo animale si passò all'ipnotismo che è sembrato più probante del primo, screditato fino dai tempi del Mesmer e del Du Potet.

 

Discepolo. — Comprendo. Tutte cose che procedono a gradi. Bisogna avere pazienza e attendere. Questo voi lo chiamate il purgatorio delle idee nuove.

 

Giuliano. — E si capisce, perché il purgatorio sta tra l'inferno e il paradiso; lo vedo accennato nei descrittori e geografi del Tartaro. Vi erano le anime dei suicidi, dei guerrieri, delle folli vittime delle passioni, come tra i vivi. Così trasportata l'idea della non colpabilità completa, l'uomo immaginò un termine medio da rispondere a una graduazione di pene, come in un qualunque codice penale del mondo dei vivi. Nel cristianesimo, inferno e purgatorio hanno le fiamme. Come scottano quelle del diavolo e con quale attenuazione le altre, veramente non saprei dirlo. Non faccio professione di teologo. Bisognerebbe evocare le impressioni di Martino del Rio e di tutti gli inquisitori che giudicavano in base all'avvenire delle anime. Io determino senza raccontare e comparare le opinioni delle chiese di diverse religioni, poiché, nella idea della purificazione, tutti i riti e i credi portano a modellare il mondo di là su quello di qui; ma siate pur sicuro che l'intero mistero di questo enigma immenso sta nella soluzione che vi dette Edipo, re di Tebe. Questo re da tragedia, che commosse tante generazioni e che fu un re scioglitore di sciarade e di indovinelli, Freud lo ha ficcato financo nella psicoanalisi, interpretandolo come esponente di un principio incestuoso che, tra le tante virtù, onora l'uomo sapiente ed evoluto. Dunque Edipo trovò la vera soluzione dell'enigma: l'uomo; e la sfinge tebana cadde morta. Tutti i misteri dell'ermetismo e della magia si concentrano e si intensificano in questo microcosmo spaventosamente semplice onnipotente. Oggi se io parlo di Ermetismo, la gente di media coltura non mi capisce, e se al piano più appariscente parlo di Magia, l'argomento sembra un anacronismo e il sorriso degli uditori diventa dispregiativo. Dico oggi che il mago è l'integrazione di tutti i possibili poteri umani, e la mia affermazione pare comica. La parola Magia non è moderna ma arcaica, con significato denaturato di una scienza completa di tempi favolosi. Il Mago era colui che possedeva il segreto per compiere maraviglie, e poi divenne sinonimo di imbroglione e di gabbamondo. Così l'occhio del sapiente, dell'inventore, dello scopritore di applicazioni nuovissime delle forze della natura, non può diventare ironico sentendo che io voglio riabilitare una vecchia parola che, nel volgo come nelle classi intellettuali, rappresenta la soluzione enciclopedica di tutto ciò che è credulità. Non ridete, io non credo vi sia bisogno di una parola nuova, quando ve ne è una vecchia che tutto completa, ed esprime l'estrema possibilità della scienza meravigliosa di cui Lucifero compendia la luce. Dice Christian nella sua Storia della Magia, che esiste uno stato speciale di sonno o stato di sonnambulismo lucido della mente umana, per mezzo del quale l'uomo giunge alla conoscenza di un mondo secreto dell'astrale e della zona più sublime del Mercurio umano. Dunque la saggezza senza limiti, la conoscenza delle verità non conosciute né praticate ed essenziali nel fondo della visione vera delle cose nella natura, è la Magia. Forse il Mago di Christian corrisponde ad una gradazione di autoipnotismo o messa in istato di extralucidità di uomini che potevano ripetere il giuoco a volontà. Il mago è il sapiente per Magia. Siamo in pieno paradosso. Tutta questa scienza non accettata, è una serie di assiomi e corollari, gli uni più paradossali degli altri. Il lettore ben nutrito della sapienza ufficiale, rinnegherebbe sé stesso, se, come ride della Magia, non ridesse all'enunciazione delle sue leggi fondamentali.

Sarei molto ingenuo se non sentissi la verità di questi giudizi critici, perciò io vi avviso, meglio e più chiaro che nella Porta Ermetica, che la distanza tra la concezione magica e l'educazione scientifica volgare è una separazione enorme tra due fasi dell'umano pensiero; la magia integrale rappresenta l'excelsior della sapienza eterna, presente, passata, avvenire; e la investigazione moderna, sapienza universitaria, non è che il solo lento avanzarsi delle folle verso un ignoto che nessuno sa predire, e che forse domani sarà rinnegato insieme alle teorie di oggi. Vedete, o paziente amico, che anche la Magia, come la definisco, è paradossalmente presentata. Non orgoglio, non superbia, non audacia: la vecchia magia con questa pomposa manifestazione letteraria è cosa modestissima, se la coscienza di una sapienza divina è veramente grande. Da uomini pratici, che considerano la vita come una realtà positiva delle applicazioni di teorie pazzesche o serenamente dotte e intelligibili, mi è stato domandato: ma la vostra Magia a che cosa serve, a che cosa approda?

Risposi: a tutto. Ogni realizzazione è possibile a mezzo delle leggi magiche; ed ogni cosa creata dall'uomo è spiegata in base a queste pazzesche teorie della Magia. La psicologia moderna, fonte di studi e di investigazioni nuove della mente umana, è una avanguardia di arcinuove teorie sulla natura e sulla essenza dell'uomo, preso separatamente come unità e nelle sue relazioni sociali, cioè rispetto alle masse, alle folle che camminano, manodotte da condottieri audaci e spesso illuminati, luciferiani sempre, verso un fine o la soluzione di un assetto della umana coscienza nella umana società. Nel 1898 da persona eminente mi fu chiesto: se l'esposizione delle dottrine occulte da me tentata fosse, ad onta delle poetiche e attraenti immagini della rifiorita metafisica, un vaniloquio senza alcuna speranza di realizzazione visibile. A che giova una teoria inapplicabile alla vita quotidiana? Che vale una dottrina sterile di risultati nella realtà perenne dei bisogni umani?

L'ermetismo o la magia, come scienza idealmente perfetta, è realizzante:

1.° nella religione (governo delle coscienze collettive);

2.° nella politica (governo degli interessi delle nazioni);

3.° nella famiglia (fondamento etico-morale dello Stato);

4.° nell'uomo, la sfinge enigmatica del sapiente volgare.

Nella religione e nella politica agiscono gli ordini costituiti con fini ampi di realizzazione, attraverso la storia di popoli e di razze combattenti l'idra nemea della selva volgare, nemica tenebrosa di ogni verità divina nella umana pace e nel nobile lavoro del braccio e del cervello umani. Nella famiglia invece opera attivo, ignorato, modesto e semplice il Pater, cioè il capo che provvede, insegna e guida i suoi verso una meta luminosa; Pater, piccolo fattore ed esponente della massa sociale. Religione, politica, famiglia fanno parte della costituzione statale e non possono esser campo pratico di questo primo ed elementare tentativo di ricostituzione filosofica. La nostra, questa Scuola Ermetica, è una missione audace di propaganda di principi fondamentali di una scienza futura, una sapienza da venire, perché antica e dimenticata, dello spirito umano, della essenza umana nell'uomo vivo. È una opera italica e latina, con una visione magnifica della riconquista della sfinge, nella universale sapienza dell'origine e del fine della vita del mondo. Poveri fanti di una idea, noi prepariamo il seme a ricchi principi di una saggezza complessa che potrà contenere gli elementi essenziali per indirizzare la vita alla serenità della coscienza nostra, nel turbinio delle folle agitate da concupiscenza, odi e dolori. E perché la nostra scuola avesse una palestra per esercitare, nei primi rudimenti delle forze risvegliate in noi, la propria azione in un campo effettivo e pratico di realizzazioni, iniziai trentacinque anni fa una Fratellanza di Myriam, la riunione, sotto un simbolo unico, di studiosi delle attività psichiche, influenzando gli ammalati che vengono in nostro contatto e tentandone la guarigione o il miglioramento, o raddolcendone i dolori e gli spasimi.

 

Discepolo. — È su questo argomento, come l'unica applicazione immediata e pratica, e, in principio, interessantissima, che vorrei dei chiarimenti. Perché chiamate Fratellanza di Myriam questo numero di studiosi indipendenti che si propongono di far convergere le forze nascoste e sviluppabili del loro organismo vivente sugli ammalati che domandano aiuto?

 

Giuliano. — Siamo fratelli, fratres, tutti noi che seguiamo gli stessi studi, le stesse investigazioni, lo stesso ideale. Fuori qualunque ordine monastico, nel passato si chiamarono fratelli i Cabalisti sparsi per il mondo, gli Alchimisti e gli Ermetisti, tutti investigatori del grande arcano della natura umana. Fratelli che personalmente ci conosciamo o no, che discorriamo insieme o che non ci vediamo mai, o che non ci siamo conosciuti né ci conosceremo mai. La prosecuzione di studi difficili nella loro semplicità, come i nostri, ha bisogno di un senso mistico, di una intenzione religiosa nella sua perseveranza, per proseguirla attraverso la continua distrazione della vita di tutti i giorni. Vi e bisogno di una fede in ciò che si fa e si vuol raggiungere, la stessa piena fede che ha lo scienziato nell'investigazione scientifica, nella dottrina, nel laboratorio in cui passa le sue ore più felici. La fede in noi stessi è quella stessa fede mistica che accompagna qualunque opera grande fatta per sé e per gli altri, poiché, ricordatelo, noi lavoriamo per noi stessi e per gli altri; il farmaco cattolico o universale è per tutti gli uomini che soffrono, e che noi, personalmente, vorremmo produrre su vasta scala, e donarne alle anime in pena e ai corpi vulnerati. Nessuna opera grande può essere proseguita senza l'ideale e la fede in esso, se lo scopo che l'uomo si propone è luminoso e nobile. Ricordate sempre che l'Italia è stata riconquistata e costituita dalla fede di generazioni e di secoli, e che l'imperio del pensiero latino, italico e romano sarà rinnovato, e l'aquila dell'Urbe volerà sul mondo per la fede di tutti noi nel destino e nella missione della nuova civiltà antibarbara, nel Sole fulgido della nostra razza sempre viva e giovane.

 

Discepolo. — Eccoci ora nella tenera e lattiginosa mistica dopo una promessa di stretto materialismo. Vi pare?

 

Giuliano. — Tutti gli ideali appartengono allo stato mistico. L’Amore è mistico, e procede dalla materia. La concezione ermetica è materialistica, l'organismo uomo e tutto il suo contenuto è materia o stato della materia, come la luce, come l'elettricità in atto, come il magnetismo terrestre nelle sue funzioni. Historia naturae. Ma quando lo studio, la disamina, l'analisi della materia è compiuta, entra in azione l'idealità umana, quel tanto di poesia che ci permette di dimenticare le nostre miserie ed assorgere ad una regione, ad un'atmosfera più pura, più leggera, più alta e sublime. Il sentimento della solidarietà umana si presenta a noi quando pensiamo ai nostri simili, partecipanti al beneficio trovato, investigato e raccolto da noi. Se domani un uomo scoprisse la maniera certa di sanare la tubercolosi in tre giorni, pensando che tanti potrebbero salvarsi dalla indesiderata morte, si sentirebbe poeta superiore ad Omero, a Virgilio e a Dante; la sua mistica lo renderebbe felice negli Elisi di una gloria terrena. Questa è la Maria ideale, la Myriam scritta all'ebraica e cabalisticamente; che è la maternità di una tanta enorme accolta di fratelli che hanno succhiato lo stesso latte e son dispersi nell'universo alla continua ricerca del grande Arcano della Natura. Ritornerò su questo argomento in altro giorno. Non è il momento di darvi tanti chiarimenti che non potrebbero esservi di nessuna utilità, se prima non comprendete gli elementi possibili che occorrono alla integrazione dei poteri occulti del nostro organismo, e se non vi rendete conto della natura di questi poteri.

 

Discepolo. — Non desidero cose inutili o spiegazioni premature. Io voglio, per apprendere, delle idee chiare, esposte chiaramente. Capirete che sento parlare di poteri occulti, nascosti, non sviluppati, senza sapere che cosa siano. È da questo lato che occorrono molti commenti e spiegazioni.

 

Giuliano. — Per essere chiaro voglio andare molto adagio, affinché tutte le mie delucidazioni non ammettano dubbio e le nostre idee non siano fraintese. Proporsi un problema in maniera precisa, significa averne la soluzione più vicina. Dunque io vi dico che l'uomo, organismo fisico e mente, ha i poteri fisici e intellettivi a diversi gradi, e voi lo riconoscete in voi e in tutti i vostri simili. Forza fisica, attitudini fisiche, resistenza fisica, facoltà di lavoro mentale e intelletto per comprendere e rispondere agli altri che esprimono le loro idee. Questi sono poteri ordinari, noti, che, sotto sfumature varie, vanno dall'atto fisico di prendere un oggetto con la mano, alla possibilità di battere un martello sull'incudine o a scolpire un marmo; dall'atto mentale e intellettuale di pronunziare una parola, al comprendere e parlare molte lingue. Ma io ho detto che questi poteri noti hanno gradazioni diverse. Cioè che mentre voi potete sollevare un peso di quaranta chilogrammi, un atleta invece ne regge uno di duecento; mentre voi sapete zufolare l'aria della più bella musica moderna dieci altri non sono affatto capaci di ripeterla dopo cento volte che hanno assistito allo stesso spettacolo. Ora capite ciò che io chiamo poteri organici e mentali dell'uomo, in grado diverso comuni a tutti, visibili a tutti, possibili a tutti. Dividiamo questi esseri umani in due categorie: i meno dotati e sviluppati e i più progrediti ed esercitati; quelli che sollevano venti chili e quelli che ne reggono duecento; quelli che appena balbettano poche parole del dialetto paesano e quelli che arrivano a parlare molte lingue, fanno dei poemi, dipingono delle immagini bellissime, suonano il piano, risolvono dei problemi di trigonometria sferica, misurano le orbite dei pianeti e altro ancora. Siamo sempre sul piano delle conoscenze umane palesi e comuni a tutti. Tutti possono dire, ammirando un uomo molto progredito: io posso raggiungere quel grado. Ma di tanto in tanto dalla categoria degli esseri più evoluti, o da una categoria media, di cui non si può valutare la potenza del suo interiore come grado di progresso, si manifesta un uomo eccezionale che supera tutte le possibilità mentali, intellettuali, volitive degli uomini considerati come estremi esponenti della intelligenza e della dottrina. Per esempio: un individuo che legge una lettera chiusa in uno scatolo e senza aprire lettera e scatolo. Se questo individuo di eccezione compie tale atto che gli altri non possono realizzare, significa:

1.° che il suo organismo è sviluppato in maniera da potere leggere uno scritto attraverso il legno

2.° che il suo è un potere nascosto del suo organismo manifestato in maniera concreta

3.° che in conclusione, avendo egli un insieme animale come gli altri uomini e possedendo una virtù che gli altri non hanno, si può presumere che gli organismi simili al suo hanno la possibilità di vedere, come egli vede, attraverso il legno, se si adattano a coltivare una simile possibilità, ricercandone i mezzi e la via.

A noi, nella nostra pratica, riesce provato sperimentalmente che il contatto, la comunione di idee, la contemporaneità di certi riti, l' affetto di vera amicizia tra due praticanti che si avviano alla ricerca di possibili doti non ordinarie dell'organismo umano, determinano un ricambio, un contagio, direi, che rende comuni ai due le proprietà non sviluppate nell'uno e bene attive nell'altro. Nella comunione di vita tra un medium, un sensibile, e una persona che non ha nessuna proprietà fisica o mentale supernormale, avviene naturalmente questo contagio psichico, come il ferro che in continuo contatto con una calamita finisce col prendere le qualità attrattive di essa. Esiste una legge di comunione tra gli esseri viventi che segna le tappe di un progressivo avanzamento verso il vizio o la virtù per vero contagio. Nelle scuole o classi di allievi conviventi in continuazione col maestro, l'influenza di costui è determinante sulla riuscita mentale e morale degli alunni. Un maestro di scuola che desta simpatia, attrae, entusiasma un gruppo di giovani, prende il posto centrale di una irradiazione benevola e comunica loro la sua maniera di porgere, le sue abitudini mentali e la stessa intonazione del suo essere. In un campo più vasto, nella società umana, nei raggruppamenti di uomini, nei circoli sportivi, nei partiti politici, il carattere specifico o particolare è dato dagli uomini che prendono la direzione effettiva degli associati. Negli stati (società politiche) gli uomini che ne dirigono i destini, rarissime volte sono gli esponenti dei governati, il più delle volte, direi quasi sempre, sono pel loro esempio vivo e costante i modelli su cui tutti si rispecchiano. In ogni piccola massa di uomini riuniti per abitudini o per consenso, la fisionomia collettiva è determinata da colui che ne è il centro calamita, il sole radiante. Così pel bene e pel male, per il vizio e per la virtù, per l'ozio e per la volontà al lavoro. Nelle arti belle, musica, pittura, scultura, cesello, come nella vita dei laboratori scientifici, come nella esecuzione e nell'insegnamento delle arti minori e più volgari, questa legge esiste, quantunque non sia ancora determinata la matematica della sua azione infettiva o contagiosa. Ed è inutile moltiplicare gli esempi. Certamente sulla maniera di sentire del nostro essere e sulla potestà di influire ed essere passivamente influenzati dalla attività comunicativa degli altri più forti, esistono ostacoli o favoreggiamenti che noi non conosciamo perché variano da caso a caso. Avvengono molte volte in un giorno dei fenomeni personali di intelligenza a tutti gli uomini ben dotati in mentalità che in altri giorni e in altri momenti non sono possibili: intuire con chiarezza il pensiero di una persona vicina o lontana senza che questa abbia parlato, è cosa che capita a quasi tutti quelli che si trovano in condizione di ricettività per amore o per interesse, ma tale fenomeno non si riproduce a volontà né con tutte le persone, né avviene spontaneo tutti i momenti. Gli scrittori che si sono occupati di questa facoltà di leggere il pensiero altrui, l'hanno chiamata telepatia. Ora se esiste una nostra qualità occulta che eccezionalmente ed a sbalzi si manifesta in noi, in modo da farci leggere il pensiero del nostro interlocutore in contraddizione di ciò che egli espone con la parola, questo potere si può coltivare in maniera che da occulto ed incosciente diventi cosciente, mentre attualmente è una nostra virtù nascosta ed inesplorata e da alcuni insospettata. Mi lusingo di parlare chiaro e di dimostrare che voglio farmi capire da voi. Normalmente le cose entrano nella nostra conoscenza per mezzo della visione, cioè del senso della vista; gli occhi ne sono gli organi. Vedere, senza che gli occhi entrino in funzione, una lettera nascosta è un fatto super normale in contrasto col modo con cui la visione ordinariamente avviene. L’Institut Metapsychique International de Paris di cui fanno parte il nostro dott. Rocco Santoliquido, il Prof. Richet, il dott. Geley, il dott. Osty e altri pazienti esaminatori di casi di supernormalità dei fenomeni fisici e intellettuali degli organismi di eccezione, è là con questo scopo di documentare la scienza sui fenomeni umani che escono dall'ordinarietà dei casi comuni.

 

Discepolo. — Vi comprendo chiaramente. La supernormalità è rappresentata dai poteri del nostro organismo in individui di eccezione che li manifestano con una certa continuità, mentre in persone ordinarie e normali questi stessi fenomeni non si manifestano che a momenti, all'improvviso e incoscientemente. Sono fenomeni che dovendo servirsi di uno o di tutti i cinque sensi noti per manifestarsi, si presentano per il tramite di meccanismi ignorati, come la lettura del pensiero altrui...

 

Giuliano. — ... e tanti altri fenomeni che ancora non entrano nel campo di esame dell'Istituto Internazionale di Metapsichica. Dall'atto di volontà a distanza, dall'intuizione premonitoria di un fatto da venire, dalla visione onirica come successo telepatico o come profezia, dall'atto volitivo di possesso su oggetti animati e inanimati, dalla manifestazione verbale o dalla traduzione orale di pensieri ed idee che ci vengono lanciati da una sorgente ignorata o da una zona profonda del nostro essere fino al punto da svelarci le cose meglio celate, alla esplorazione di stati mentali senza coscienza palese, all'intuizione di diagnosi per malati non visitati, alle correnti guaritive o pestifere delle aure di determinati individui... e ad altri innumerevoli casi che son materia di studi nostri prediletti.

 

Discepolo. — Comprendo, a misura che si cammina, più il campo si allarga, e le conquiste si presumono dall'annunzio dei problemi per la constatazione dei fenomeni.

 

Giuliano. — Caro amico e fratello, questo piccolo animale uomo è un miracolo di indovinelli. Edipo, il tragico Re, non risolse il problema che indicandolo. Noi procediamo nella disamina anatomizzando le forze che ne mettono in moto gli elementi ignorati, che lo fanno muovere, agire, esplodere, incendere, restare impantanato nella stasi. Ci rivolgiamo alla psiche, volendo con la parola greca esprimere una intricatissima cosa che crediamo di sapere e che tutti non sanno. Spesso inventando una parola presumiamo di fare la conoscenza della cosa che ignoriamo. In medicina avviene che, creato il nome di una infermità, si crede di riuscire a curarla, distruggerla, annientarla. Un medico cinese che aveva studiato a Parigi e a Berlino mi diceva che, secondo la maniera cinese, più nomi s'inventano e più demoni si creano, e che coi nomi multipli si aumentano i mali, perché i nomi prendono vita e forma diabolica, e aggrediscono con impertinenza il padre loro, il sapiente che li ha creati. L’uomo, caro fratello e amico, è un centro di tempeste scaturite o determinantisi attraverso le percezioni del mondo che lo circondano e lo colpiscono. E a tali percezioni si attacca con l'angoscia della passione che lo domina per istinto atavico o per elezione di possesso. Pare un angelo se pacifico si addormenta sulla icone di una Madonna, ed appare una belva se sogna guerre e immagina eccidi, e procede nel suo cammino lasciando intorno a sé e dietro di sé una scia di profumo o di peste, come le fiere che attraversano un bosco fitto di vegetazione potente. Fisicamente tutti gli uomini emettono un'aura che spesso può essere sentita da coloro che vi sono a contatto. L’odore speciale che esalano certi organismi umani, è parte dell'aura che li circonda. Sono i sentimenti che il corpo animale atomizzato espelle come materia e pensiero. Il cane, di fiuto delicato, sente l'odore delle persone di cui si trova in presenza: questo odore è formato da molecole dell'organismo da cui emana. Il cane fiuta il suo padrone. L’uomo, che non ha il fiuto del cane, non diventa sensibile all'odore emesso dall'organismo vivente che solamente quando l'aura di questo è molto densa o lo riguarda. Certe donne sentono di una emanazione acida, altre di fiori, altre passano lasciando d'intorno un sentore di pesce. Uomini molto puliti, che fanno il bagno tutte le mattine, danno esalazioni ingrate, che non sono l'acidità della traspirazione, non l'alito del mal di stomaco, che non son niente se si va ad esaminare il loro stato di salute, ma che restano un loro speciale cattivo odore che allontana automaticamente le persone che si avvicinano. L'aura della donna che si ama è un dolcissimo veleno che prende il vostro cuore e i vostri sensi. L'aura della donna che ama veramente e non è riamata, sente la irritazione che tutto il suo organismo cova desolato. Dunque le molecole, parti invisibili del nostro corpo vivente, si staccano da questo per entrare in contatto con qualunque persona che si mantiene vicina. Un corpo più ricco di questa forza che volatilizza la materia dell'organismo umano, può esteriorizzare tante di queste particelle da condensarle in una leggiera nebbia e vaporizzata da un uomo. Queste nature sono eccezionali? Poche richiamano l'attenzione degli studiosi e diventano dei veri soggetti di esperienza. Questa aura fu anche detta dai magnetisti fluido umano e i magnetizzatori posteriori a Du Potet e a Mesmer fin'oggi credono e propagano le virtù di questo fluido magnetico che essi emettono e che soggetti più deboli assorbono. Ma nella vita quotidiana ogni specie di vicinanza tra due persone si determina con una compenetrazione di aure, la quale prestabilisce il risultato delle cose che le due persone trattano, sia un affare, sia una discussione accademica, sia una decisione importante. Le persone dotate di un'aura simpatica, riescono in tutte le cose per la facile accettazione della loro presenza; alcuni oratori emettono un'aura penetrante che, attraverso la voce, l'intonazione più o meno musicale, e la ornata loquela, trascina il pubblico al fine che vogliono raggiungere, come se manoducessero le persone che stanno ad ascoltarli. Nel grado intellettuale ogni potere umano trova la sua residenza nel cervello, considerato fisiologicamente come centro di ogni movimento del pensiero. Ora è da questo punto che emana la forza esteriorizzante, come negli oratori, come in tutti quelli che fanno professione di convincere con ragioni e con atti l'uomo e gli uomini che ad essi devono servire in qualche cosa. I commessi viaggiatori, i mezzani di affari, i venditori nelle botteghe, i ciarlatani, i cavadenti nelle fiere, sono maestri in queste applicazioni. Hanno istintivamente l'intuito di adoperare utilmente le chiacchiere. Meno gli atti automatici che il nostro corpo compie per abitudini vecchie, tutti i movimenti e le azioni fisiche sono diretti dal pensiero e dalla volontà cosciente; vale a dire che compiendo questi atti, l'uomo sa quello che vuole e quello che fa, ha cioè la coscienza delle sue azioni e ne è responsabile. Ma esiste in noi una seconda cosa indefinibile con una definizione alla maniera classica: esiste una riserva di sensazioni, di impressioni, di fatti, di cui altre volte ed in altri momenti noi abbiamo avuto completa coscienza, cioè ne abbiamo voluto o per lo meno subite le sensazioni, controllandole e assaporandole, buone o ingrate, piacevoli o dolorose, e che poi sono lentamente sparite dalla nostra memoria. Sono idee e impressioni una volta fluide e poi lentamente pietrificate, che pel proprio peso si sono immerse nelle profonde acque del Lete dove si annegano le idee e le sensazioni dell'universo vivente. Non perdete nessuna parola di queste che  vi dico: io non credo che altra persona mi abbia preceduto nel sommistrarvi queste difficili idee speculative della psicologia scientifica di oggi, ridotte a pappa per voi filosofi in erba della Scuola Ermetica Italiana, e quando dico Italiana, dico la geniale e più alta significazione dell'equilibrio intellettuale dell'Universo.

 

Discepolo. — Che sia nel nome della Stirpe Italica, e nella irradiante latinità posteriore, la gloria della chiarezza mentale senza fumo metafisico!

 

Giuliano. — Dunque ascoltatemi. Questi pensieri, idee, azioni, fatti, impressioni, sensazioni che altre volte sono stati nostri, sparendo dalla memoria non sono distrutti, non sono veramente spariti, si sono semplicemente immersi in un baratro ignoto che, pieno delle acque del fiume dell'oblio, li accoglie nel suo fondo, li riserva e li conserva. Di tanto in tanto, quando una occasione si dà, non sappiamo per quale meccanismo, attiriamo una delle cose sommerse (pensiero, idea, sensazione, atto) che da questo fondo ignoto ritorna a galla e, senza fare ancor parte della nostra coscienza e della nostra responsabilità, come idea viva agisce, come azione, si compie. La riserva di queste idee sparite, di queste azioni obliate, è una coscienza seconda nostra, coscienza ignorata, che costituisce l'incoscienza o l'incosciente umano. L’antica Magia lo indicava col nome di astrale umano, la zona senza luce, non illuminata, da cui lampeggia l'inaspettato della nostra storia interiore e spesso la parola del Genio. Forse la prima idea gnostica dell'angelo cattivo o del demone che si nasconde in noi. I grossi salami della gerarchia teologica avevano paura che dalla profondità dell'incosciente umano, inatteso, levasse il capo lo spirito del male - male s'intende per la chiesa cristiana -  e tutti i riti e gli scongiuri contro la Brutta Bestia sono improntati alla dispersione della riserva delle idee incoscienti sotto uno strato cosciente di fede e di bigotteria. Dunque esistono degli atti che il corpo fisico compie senza il controllo della nostra intelligenza sveglia. Questi atti non sono automatici né facilmente definibili perché noi non sappiamo a qual meccanismo evocatorio obbedisca l'incoscienza. Freud, il fondatore della psicoanalisi, attribuisce alle idee immagazzinate nell'incosciente durante la vita uterina dell'uomo e alle sensazioni della uscita dal corpo materno e ricacciate nell'incosciente, la causa prima di molti disordini nervosi e malattie della psiche, dalla semplice impressionabilità sensista o immaginativa, alla nevrosi, alla paranoia e alla follia. Il nuovo indirizzo psicoanalista si basa sulla determinazione delle cause obliate dei disordini psicopatici. Evocazioni di idee seppellite nell'incosciente, e interpretazione dei sogni come manifestazione dello stesso incosciente.

 

Discepolo. — Ho letto qualche critica di questa psicoanalisi...

 

Giuliano. — Che ci riguarda solo come un punto di avanguardia della nuova scienza dell'essere umano nelle sue spasimanti manifestazioni di desideri e di dolori disordinati. La Scuola Ermetica Italica, ispirandosi a una sorgente più antica, del periodo in cui la Magna Grecia e le terre meridionali erano laboratori di una filosofia che non si scriveva o formulava in dommi pomposi, ricerca nell'astrale umano o incosciente, idee, impressioni, ricordi di una vita preconcezionale e non prenatale o vita uterina, come fanno Freud e i suoi discepoli.

 

Discepolo. — Volete dire che la scuola fa nell'incosciente, ricerca della storia delle nostre vite precedenti? Ammettete dunque a priori il concetto della reincarnazione che la scienza non ammette che come un conato di fede dei popoli primitivi e dei quasi selvaggi, che al proprio individuo non sanno rinunziare neanche dopo la morte?

 

Giuliano. — Arrestarsi e lasciarsi convincere da certi decreti scientifici pronunziati da alti cocomeri che, vecchi, vivono ancora con la mentalità di sessanta anni fa, è un errore. Non si accettano come leggi di sicura dottrina opinioni poco elaborate le quali non sono corollari di meditazioni senza preconcetti. Noi non siamo delle tabacchiere nuove fabbricate volta per volta per presentarci vacue e pronte a essere riempite del sapere mutevole della scienza che avanza. Il concetto delle anime create una ad una dalla fabbrica centrale della divinità che ne ha la privativa, è un po' balordo. Non varrebbe la pena di essere costruiti, soffiati, torniti, per soffrire un numero di anni della nostra esistenza piena di manchevolezze, per poi finire senza una continuazione in cui si mettano a profitto le esperienze fatte. Dico che è semplicemente stupida una idea su cui si sono adagiati, senza troppa considerazione, tutti i non reincarnazionisti. E questa scema rassegnazione è dovuta alla propaganda delle idee religiose che non ammettono nessuna felicità sulla terra. Il cielo dovrebbe essere il grande pollaio delle anime dei morti. Proprio il cielo volgarmente inteso, come le plebi intellettuali lo vedono e lo intendono. Ma coelum viene da coelare, nascondere, occultare come un velo. Gli dei sono tutti nei cieli, in quel punto dell'orizzonte dove tacciono i nostri ricordi e comincia la sorprendente miniera dell'ignoto di oggi che prima fu nostra vita e nostro respiro. Già poco fa, in altra forma, vi ho dato questa idea.

 

Discepolo. — Ma da quanto abbiamo esaminato, da quanto abbiamo detto che la psiche umana non è che soffio, vento, respiro, come l'uomo potrebbe continuare sé stesso se l'anima (soffio, vento) uscendo dal suo corpo si va a confondere con l'aria respirabile e a disperdersi nel seno dell'atmosfera terrestre?

 

Giuliano. — Cioè io ho spiegato, e noi abbiamo esaminato, il valore delle parole anima e spirito al lume del senso comune e del significato improprio che ad esse si dà, ma non è detto che non esistendo le parole la cosa non sia quale realmente è. Il concetto che l'anima o lo spirito di una persona, fuggendo da un corpo al momento di morire, possa vagare a suo agio come un essere vivente con un nuovo corpo diafano, invisibile ai vivi, e poi reincarnarsi, è idea dello spiritismo moderno. L'idea antica, quella attribuita a Pitagora, che entrando in un tempio riconobbe le sue armi che in una vita precedente aveva portato e poi offerte, ex-voto, a Minerva, è più sintetica ma non spiega come e per quale via egli si fosse immesso in un corpo nuovo. Uscire liberi dal peso corporeo, da una carne che non presenta il tessuto solido di difesa e di recipienza, per essere prima liberi e  poi rituffarci in una oscura gestazione in cui ci si avvolge in una nuova veste di materia organica, è una maniera, forse simbolica, per presentare il fenomeno della trasmutazione innanzi all'occhio mentale di tutti i volghi. E se, caro amico, il passaggio da un corpo all'utero di una madre fosse immediato? E se invece di un'anima, come volgarmente si intende l'atto della vitalità efficiente nella respirazione umana, venisse fuori un seme, un embrione, un atomo misterioso che compendiasse tutta l'esperienza della vita finita, e dovesse questo germe, per conservare la sua virtù, attaccarsi, prima della fecondazione, ad una materia viva onde esserne alimentato? E se questo germe avesse la possanza di cadere in uno stato letargico, in un eccezionale e specifico disseccamento da attendere, in condizione di riposo senza pensiero, che un richiamo o una feconda voce, in un atto copulativo, lo attirasse nella voragine venerea per risvegliarlo e determinarlo al compimento della sua autocreazione, in un oscuro antro senza luce e in un bagno di sangue? E se la natura stessa di questo seme impedisse la sua sopravvivenza nello stato di attesa, e fosse, per non sfidare una definitiva distruzione, obbligato per urgenza di aiuto, ad attaccarsi ad un uovo fecondato o fecondabile di animali di una specie inferiore, un cane, un cavallo, un agnello?

 

Discepolo. — Forse l'idea pitagorica della trasmigrazione delle anime umane nel corpo degli animali più o meno domestici, la metempsicosi cioè, ha avuto origine da questo?

 

Giuliano. — Investigazioni storiche e filosofiche credo che non ci siano consentite. Il vero discepolo della nostra scuola deve proporsi i problemi e risolverli da sé, perché l'Ermetismo non si insegna, come una qualunque disciplina, con un trattato. Ho molte volte spiegato l'inutilità di questa forma di insegnamento, perché io potrei predicare a una turba di mille persone un arcano della Magia e poi ripetere col salmista: hanno orecchie e non sentono, occhi e non vedono, lingua e non parlano. Nel silenzio interiore dello studioso germoglia la ricca speculazione della filosofia sottilissima che, cum grano salis, crea ed inizia il novizio della magia e determina in questo il quadro prospettico di una nuova visione dell'universo. Che io ve lo dicessi affermativamente: è così e non altrimenti che così, voi non ci dareste maggior peso di una opinione personale, e la mia equivarrebbe a un'ipotesi di un qualunque droghiere che non si è mai interessato di tali cose infeconde per un portamonete che preoccupa ogni persona ordinaria più che il post mortem. Io non posso dirvi dunque se l'amico Pitagora avesse ragione e esprimesse verità certa. Posso invece enumerarvi le possibilità e proporvi dei quesiti da risolvere. Innanzi tutto, è il germe che subisce passivamente l'influenza di una accensione, un risveglio, un richiamo alla vita per uno stato venereo (amore) di due esseri viventi, o è proprio questo embrione che, arrivato ad uno stato di matutità, entra in una fermentazione vene reaed è causa di un amore provocato per reincarnarsi?

 

Discepolo. — Voi credete di esporre delle cose nelle condizioni incerte delle possibilità, ma non riflettete che questa vostra esposizione mi turba. Noi siamo talmente accomodati, talmente adagiati su un lettuccio di rose, pensando che dopo morti provvedono gli dei, che al solo supporre una condizione fatale per cui siamo messi là finché, per la natura stessa del nostro seme, non maturiamo, come le nespole, per essere ammessi alla resurrezione o al ritessimento del nuovo corpo, mi sento lanciato nel vuoto.

 

Giuliano. — Ottimo amico, i poeti non vi fanno spavento con le loro idee immaginate e colorite con soavi parole, bene sonanti di un'armonia deliziosa. Ma il quesito mio vi conturba: non potrei supporre che il vostro dormiente ricordo nell'incosciente della notte reincarnativa della precedente vostra vita non si senta commuovere, dalle mie parole e vi comunichi il momento malinconico attuale che poi è... una forma di trance che precede uno sforzo di memoria profonda? Conservatevi sereno e non dite, prima e senza nessuna considerazione, come fanno i paurosi, che il fantasma immaginativo di questa mia suggestione non esiste. Sarebbe un errore madornale, perché vi impedirebbe di esaminare il quesito. Vi sono uomini che pur di nascondere a sé stessi una novità che li metterebbe a disagio contro tutte le opinioni fatte, come i cani che abbaiano per qualunque nuovo venuto, negano per semplicità di rinunzia, e la Scuola Ermetica è contro tutte le rinunzie. Tutte. Nessuna esclusa. Quando i Romani di robusto equilibrio vedevano a Roma sacerdoti di religioni orientali che danzavano in una forma di eccelsa follia mistica per raggiungere una delizia più grande, nella quale non esitavano a castrarsi in onore di divinità oscure, i nostri padri ridevano compassionevoli verso matti di tal peso. Il mistero dell'umanità è nell'essere, l'esistente nella natura e nei poteri delle specie; il resto è cicoria verbaiola di cervelli un po’ andati all'aceto, per modellarsi sulla filosofia religiosa. L'uomo si astrarrebbe dalla materia vivente per rifugiarsi in quel tale spirito essenziale che lo separa dal corpo fisico che è condizione indispensabile alla vita del pensiero, perché senza la carne viva, senza sangue, senza stomaco, voi non pensate e non filosofate, tanto meno sentite l'angelo battere le ali e portare il vostro individuo spiritualizzato, aerificato, alla presenza di una divinità qualsiasi, né potete provarne godimento.

 

Discepolo. — Grazie del monito; ma il vostro avviso non è tanto potente da cancellare in noi il turbamento delle creature di abitudini innanzi alle cose nuove supposte ed enunciate e che determinano il dubbio che, per le coscienze più deboli, diventa un patimento angoscioso.

 

Giuliano. — I psicoanalisti alla maniera di Freud intendono guarire la nevrosi riportando per analisi l'uomo ragionevole alla memoria delle cause vere che l'hanno determinata, e confessarle. È una intuizione della terapeutica per ritorno, perché alla base di tutti i disordini nervosi e mentali vi è sempre un disquilibrio misterioso che, partendo dal cervello, s' irradia su tutto il sistema nervoso e arriva più sensibile alla zona genitale, per fermarsi ad alterare le forze alle quali siamo debitori della nostra esistenza terrena semplice e complessa. La Scuola Nostra, nella sua iniziazione, vi consiglia di ritornare alla origine senza scandalo di confessione, senza maravigliare nessuno, in voi stesso e per voi stesso. L'educazione sociale, quella di famiglia, la religione, l'insegnamento per la vita di relazione a cui siete preparato, vi hanno abituato a modellarvi sulla menzogna convenzionale di parere, cioè comparire, mostrarvi, esplicarvi in una forma accetta a tutti coloro che entrano in contatto con voi e che non è vera né sincera. La maniera di vivere, di esprimersi, di nascondere i propri pensieri, di celare i propri sentimenti di fronte a persone a cui non si può, per urbanità, dire cose ingrate, è un intonaco, una forte vernice che ha coverto il vostro stato di coscienza libera e originale; e tanta e così lunga è stata l'abitudine che voi non riuscite più, in un sol colpo, a riconoscere voi stesso quale eravate in origine. Noi preghiamo il nostro discepolo ed amico di fare in sé e per sé dei tentativi di autoispezione. Spogliarsi degli indumenti che l'educazione gli ha soprapposti, togliersi le fasce in cui la bontà dei più recenti educatori lo ha involto, e, come Candido di Voltaire, presentarsi al battesimo nudo: sicut erat in principio. Allora, riflettete, sentite voi la paura per il dubbio? o una luce nuova, semplificatrice, purificante, lo cancella? Purché tutto, dicevano i teologi ai seminaristi, incipit ab ovo, e l'uovo di Cristoforo Colombo è la.

 

Discepolo. — Vedersi nudo, come Candido, contro tutto il substrato della finzione sociale in cui la propria opinione deve essere gentilmente nascosta. E si può arrivare a denudarsi così?

 

Giuliano. — La cosa non è facile, ne convengo, perché alle abitudini dei movimenti esterni, risponde la tenacia dell'abitudine mentale che si oppone al denudamento. Il sonnambulismo procurato nelle donne e nelle fanciulle (pupille) all'epoca di Cagliostro, mirava e produceva la messa in denudazione della persona addormentata, e la evocazione in valore dei poteri naturali dell'anima nella sua semplicità.

 

Discepolo. — Ora il mio interesse cresce e non so.....

 

Giuliano. — La luce del vespero impallidisce, e già sull'orizzonte appare in duplice aspetto Idriel a quattro ali, messaggero di quel Saturno austero che non fu mai molto tenero col divino Nebo, che è il Mercurio delle ore spasimanti del piacere.

 

Discepolo. — Questo Saturno rompiscatole che interviene sempre importuno.

 

Giuliano. — E il mio discorso lo continuerò il giorno dedicato a Venere nell'ora di Sole. Poiché la più bella giornata, nella sua magnificenza di bellezza, diventa luce abbagliante, Re e Regina alchimicamente generanti Horus, un Mercurio creatore della Regalità nell'alto e nel basso dell'universo, della terra e dell'uomo.

 

Discepolo. — E che sia presto!

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