Gli esseri invisibili - La credenza degli antichi nell'intervento degli Dei negli affari umani - Gli Angeli Custodi del Cristianesimo - La fiducia in un protettore invisibile - Ineluttabilità della guerra - La guerra degli angeli - Michele contro Lucifero - La lotta tra le nazioni e le razze - Il Cristianesimo responsabile della caduta dell' Impero Romano e della notte medioevale - I poteri nascosti dell'uomo - La nostra Scuola e la concezione della pila umana - La uguaglianza: come deve intendersi - Diritti e doveri - La emotività comune fattore tra gli uomini - La trasmissione dei dolori umani - Il Mago e la semplicità delle concezioni analogiche tra il visibile e l'intuito - Passione e sofferenza - Le conquiste dell' uomo sono stati di patimento del suo spirito - La filosofia magica contro il desiderio di prevalenza - Magia bianca e nera - Il nostro punto di vista - La perfetta imparzialità è l' immagine dell' integrato - La concezione mistica della vita - La malattia della rinunzia - Il campo delle possibilità umane è sconfinato - Che cosa avverrebbe se tutti gli uomini imitassero S. Francesco - Lucifero è in noi e sprona a tutte le conquiste - Il problema del dopo-morte.

 

Discepolo. — Eccomi al giorno e all'ora indicatami, e vi confesso che l'attesa è stata lunga. Voi voleste sospendere la nostra chiacchierata non so per quale riguardo al Dio Saturno, che è poi la pendola che segna il progredire del tempo, mentre eravamo in piena fiaba dell'uccellino verde. Nientemeno che si parlava della possibilità che con la vita umana coincidesse la vita di un popolo invisibile a noi, che i nostri cinque sensi non ci svelano in nessun modo; che quindi le modalità della vita nostra dipendessero da questo intervento di ignoti ed ignorati amici o nemici che si divertono a favorirci o ad ostacolarci come per un passatempo direi sportivo, di fare il gioco per il gioco, come i bambini. Riflettendo, mi pare di rivivere gli scritti del medico Borri e del Villars, coi relativi popoli di gnomi, di silfidi, di ondine e salamandre.

 

Giuliano. — Comprendo benissimo che chi, come voi, vive la vita comune di tutti gli uomini naviga in pieno romanzo all'annunzio di una possibile convivenza con esseri sconosciuti ed inavvertiti da noi. Ma se questo navigare nella favola fosse una realtà o parzialmente una possibilità almeno temporanea ? ...cioè che questo intervento misterioso avvenisse in determinate contingenze drammatiche della nostra vita umana? Se si lascia libero cammino a tutte le deduzioni e le intuizioni di un ragionamento filosofico molto immaginativo, si può arrivare a delle affermazioni strane e meravigliose per la comune capacità degli uomini. Le antiche concezioni poetiche ammettevano l'intervento delle divinità in tutti i conflitti e le paci tra i popoli; gli stessi uomini, gli stessi guerrieri in un campo o nel campo avversario, potevano vantare la protezione di questo o quel Dio che li rendeva invulnerabili o decisamente vittoriosi. Questa fede, o meglio questa maniera di vedere l' intervento delle divinità nelle faccende umane, si è prolungata dai primi secoli del cristianesimo fino a noi. Le leggende cristiane di combattimenti in cui intervenivano gli enti maggiori del paradiso, pugnanti nelle schiere dei fedeli contro i pagani, sono innumerevoli; e più tardi, nel periodo delle guerre di religione, si sono ripetuti gli stessi fenomeni, come ai tempi mitologici della guerra di Troia, come al tempo delle Crociate e più tardi, in tempi recentissimi, in mezzo a noi. Insomma l'uomo ha voluto costantemente tirare in ballo, come sussidiaria alla sua vita sociale, una interessenza di esseri creduti meglio dotati degli uomini per favorirne il successo. La domanda: e se veramente fosse questo? lascia nell'animo di chi riflette un dubbio che lo rende incerto a non credere. Chi è l'uomo il quale non si è sentito in un momento della sua vita salvato, o incoraggiato, o amato da qualche dio, o angelo, o madonna? Non si tratta di fenomeni spiritici meravigliosi, si tratta semplicemente che l'uomo si è sentito in un determinato difficile momento della sua esistenza protetto da qualche cosa di tanto superiore a lui per quanto egli non ha esitato a classificare questo aiuto come proveniente da un pezzo grosso dell'ignoto. L'uomo, nel suo fondo, ha una sorgente di orgoglio inesauribile. Provocando l'intervento nelle sue cose di una entità protettrice o simpatica a lui, non si rivolge mai ai santi minori, ma ha confidenza che gli arcangeli, se non semplicemente il Padre Eterno, se egli ha bisogno di un colpo di mano, si interessino a lui. Così quando in difficile o miserevole situazione l'uomo sente il miracolo di un intervento estraneo, di un aiuto che non sa di chi, il suo primo e più fondato pensiero è che il soccorso provenga da un grande capoccia dell'invisibile, mentre invece può essere un elemento vivo, un eone, un qualunque essere del mondo che si incrocia col nostro in cui viviamo e di cui non percepiamo il contatto, che è intervenuto per simpatia o per amore, e ci ha difesi o aiutati o favoriti in un modo qualunque. Vorrei che m'intendeste bene su questo argomento che nel nostro ermetismo scolastico e nella magia ha maggiore importanza di quanto si creda, e si collega alla fede negli spiriti dei morti e nella loro sopravvivenza di oltretomba, idea a cui naturalmente la gente più umile e di limitata cultura ricorre come più semplice e meno abbagliante o prepotente. La monotona osservazione che tutti i medii dello spiritismo, che scrivono sotto il dettato di pretese entità invisibili, non firmano mai che con nomi di persone celebri, decedute in fama di grandi, dimostra che l'orgoglio umano, anche quando abbia da fare con disincarnati, non sa mai sospettare che l'interlocutore possa essere il lavapiatti di monsignore. Voi stesso potete accertarvi che è comune, più di quanto si supponga, la fede in un protettore invisibile, sia esso un santo, un angelo, una madonna. D'altronde il cristianesimo ha bene inchiodato nell'anima dei credenti l'antica fede che al nascere l'uomo sia accompagnato da un angelo custode, naturale difesa dataci dal Grande Padre contro qualche cosa che rappresenti il male sistematizzato contro di noi. Dobbiamo supporre che siano demoni, eoni malvagi, cattivi soggetti del mondo invisibile, oppure bisogna ammettere  che si trovi al nostro fianco un genio o cattivo angelo che, se non vi fosse l’angelo buono, ci porterebbe al precipizio? Così continua e rivive l'antica credenza che l'uomo è conteso da due genii, uno buono ed uno nemico; e che gli avvenimenti che ci riguardano, secondo che siano buoni o cattivi, devono essere addebitati all'uno o all'altro dei due. Se il capo della polizia ci dà una guardia perché ci accompagni per farci camminare con sicurezza nella Gran Via della vita, vuol dire che esistono delle figure losche che, senza la difesa del vigile armato, potrebbero gridarci alla svolta del cammino: consegnate il portafoglio o vi ammazzo.

 

Discepolo. — Questa dell'angelo custode incoraggerebbe a pensare che qualche cosa intorno alla possibilità di un popolo invisibile, potrebbe essere vera.

 

Giuliano. — L'orgoglio, da quando il mondo è mondo, è stato il più bel dono che Domenedio ha fatto a noi miseri mortali che non abbiamo mai trovato pace: uomini e donne rappresentano il conflitto tremendo tra l'onestà dell'intesa e della rassegnazione, e la sete rabbiosa di voler prevalere sui nostri simili. La guerra è nel sangue umano: abolire la guerra significa che l'uomo non vuol prepotere contro coloro che lo circondano. La guerra ha una ragione di essere inesorabile, e non è morta, non è abolita, e tanto meno è scomparsa dalla superficie terrestre. Bisogna mutare il carattere umano. Cominciarono gli angeli e gli arcangeli a dare l'esempio dei combattimenti, quando una parte di essi fu espulsa dal cielo. Michele contro Lucifero, e pare che se ne siano date delle botte, benché non esiste nella sacra iconologia nessuno degli angeli battuti e precipitati dall'alto che sia risultato mutilato di guerra con pensione a vita natural durante. L'orgoglio dell'uomo partorisce la boria delle nazioni che il Vico comprese così bene. Lotta tra uomini, lotta tra nazioni, lotta tra le razze... La missione di trasformare l'uomo da lupo vorace in dolce agnello, fu data al cristianesimo, il responsabile assoluto della vittoria dei popoli barbari sul mondo romano e di una lunga e oscura notte medievale, in cui la follia e la ignoranza involsero la grande Europa in tale stato di sterilità intellettuale che un sillabario pareva un capolavoro. Vittoria ebrea sul mondo romano? Geova che comanda al suo figliolo di fare il morto crocifisso per vendicarsi del romanesimo che gli aveva dispersi i sudditi.

 

Discepolo. — S. Pietro, quello delle chiavi, aveva creato l'antimilitarismo, e tutti aspettavano dal cielo ciò che l'uomo deve creare in terra per sé e i suoi simili.

 

Giuliano. — Bravo!

 

Discepolo. — Ma ora non so se l'uomo è libero di compiere questo sforzo di redenzione. Voi mi avete fatto, per un momento, riposare nella favolosa supposizione che siamo alla mercé di esseri invisibili...

 

Giuliano. — Ma supposizioni, sospetto, e dubbio... Invece se fosse vero che l'uomo e com'è, e che non esistono dii e semidii invisibili e intangibili? e che dall'organismo dell'uomo vivente, si sprigionano forze, irradiazioni e vapori che agiscono incoscientemente sull'ambito della sua attività e spesso sono in contraddizione attiva con la finalità definita dello scopo a cui mira? La filosofia ermetica, cioè la scienza che investiga i poteri non controllati dell'essere umano vivente, ha una maniera propria di guardare e sperimentare le forze esistenti e i poteri nascosti ed ignorati dell'uomo. La Scuola nostra vede l'uomo come terrestre: se siamo tutti lo stesso miscuglio di aria, di acqua, di fuoco, di terra: se siamo tutti per composizione identici, è chiaro che tra uomini ed uomini devono esistere dei rapporti comunicativi di pensiero, di visione, di tatto, di audizione, d'odorato prima che il pensiero fosse tradotto in atto e quindi prima che ogni prova sensibile esteriormente fosse compiuta. In altri termini, in luogo di vedere gli uomini come tante unità separate, li considera come tante pile comunicanti. La scuola arriva a dire, a comprendere l'umanità come un uomo solo, la massa come una unità sintesi singola, omologa alla piccola unità che è l'unico elemento costituente la massa. In più vuole stabilire la comunicazione per ragion di fatto tra tutti gli uomini, per una via che ora potrebbe rassomigliarsi alla telefonia senza fili: emanazioni di onde nervose, di proiezioni elettriche, di pensiero come energia.

 

Discepolo. — Ecco l'idea della fratellanza tra uomini! Ma siamo in piena teoria demagogica, considerare gli uomini eguali tra loro per diritti e per doveri.

 

Giuliano. — Eguali, anzi identici, in principio; non che tutti gli uomini siano veramente identici in fatto. Tutti gli uomini hanno lo stesso fisico, come tutti gli individui della stessa specie animale; ma tutti gli organismi umani, nel fatto, differiscono per misura, per peso, per solidità, per sviluppo, per tare ereditarie o acquisite. La nostra scuola indica, col beneficio della comprensione, cum grano salis, una teoria di eguaglianza tra gli uomini in un senso che non è il letterale. Neanche in una classe infantile, dove gli scolaretti sono tutti di età tenerissima, si può parlare di eguaglianza; né sarebbe uno sproposito affermare che anche la parola classe è molto impropria ad una raccolta di mocciosi che corporalmente e intellettualmente differiscono tra loro, non solo per carattere somatico, ma sopratutto per sviluppo più o meno precoce della loro piccola cipolla cerebrale. Siatemi indulgente se le idee non posso, appena enunciate, chiarirle. Bisogna andare adagio, diversamente vi è pericolo di non riuscire chiaro come in questi dialoghi desidero di essere. Ma il fatto è constatabile anche dagli osservatori più distratti. Non esiste classe per raccolta di fanciulli nelle scuole pel solo fatto che ogni fanciullo è un numero-valore con un esponente diverso; gli insegnanti conoscono bene queste differenze. E come nelle classi delle scuole così nel mondo esteriore, dove la differenza tra gli uomini adulti è più accentuata, impropriamente questa parola classe è adoperata per categoria. Se ogni uomo si potesse rappresentare con un numero concreto, sarebbe difficilissimo, su centomila, trovarne due con lo stesso esponente, vale a dire con la stessa potenzialità di sviluppo, con l'identico grado di attività fisica ed intellettuale. Per noi il fatto, per esempio, che le impronte digitali variano da uomo a uomo e non si identificano due su un numero grandissimo, è una prova fisica della non possibilità di veder gli uomini riuniti, come unità, eguali tra loro, anche nel limitato numero di dieci.

 

Discepolo. — Dunque la Scuola Ermetica rinnega l'enunciato dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri per tutti gli uomini?

 

Giuliano. — Non correte troppo; la Scuola Ermetica considera tutti gli uomini eguali nei doveri e nei diritti nella società umana in cui vivono o di cui fanno parte. Questo in principio, ma nel fatto, innanzi alla società civile, Michelangelo Buonarroti, Marconi, Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi, danno alla patria, ai loro simili, un contributo che il ciabattino Tale, il beccaio Mevio, il lustrascarpe Sempronio non danno e non possono dare. I primi hanno diritti di eccezione che i secondi non pensano neanche. Dunque l'eguaglianza, nella pratica, nel fatto, esiste solo proporzionalmente al valore assoluto e relativo dell'individuo che rassomiglia esteriormente pei caratteri somatici agli altri, ma non è identico agli altri.

 

Discepolo. — Sottigliezze quasi teologiche!

 

Giuliano. — Constatazione di fatti concreti, invece. Nella scuola, nella palestra, nella vita sociale, gran numero degli individui che emergono, che hanno successo, che riuniscono ricchezze, sono uomini che hanno sempre un esponente di maggior valore, hanno doti che gli altri non hanno. Non guardate se onesti o disonesti, se giustamente hanno ottenuto o non hanno merito alcuno. Queste sono questioni di moralità e di criterio di giustizia. Constatiamo semplicemente il fatto com'è.

 

Discepolo. — Comincio a comprendere ciò che volete dire: tutti gli uomini sono eguali tra loro per una parte degli elementi che hanno comuni, fisici e mentali; ma differiscono tra loro per lo sviluppo e l'adattamento alla vita di questi stessi elementi, quindi i più evoluti e i meno attivi e produttivi sono disuguali nel dare e nel ricevere, negli obblighi e nei diritti. Mi pare un po' più chiaro.

 

Giuliano. — Se vi pare più chiaro, che il buon Diavolo vi premi, ma dovete anche chiarirvi che la possibile comunanza elementare tra gli uomini, che fa credere alla eguaglianza, è la emotività - la facilità alla commozione per ragione di sentimento umano - che si manifesta, in grado diverso, in tutti gli individui della stessa grande famiglia. La compassione, per esempio, determina una emozione per comunanza di sentire. Compatire una persona significa soffrire insieme a questa persona un dolore che l'ha colpita. È uno stato emotivo, emozionale, per compenetrazione delle sofferenze che sentiamo in noi quando un altro ce le racconta. Se un uomo soffre ed emette delle grida dolorose, tutti gli altri a cui la voce arriva si sentono presi da questo tormento e ne soffrono, e si contorcono come se essi stessi identicamente soffrissero. In un paese, in un rione, se battete un cane e questo cane abbaia dolorosamente, tutti i cani del vicinato gridano e si lamentano come il cane grida. Ma se lo spirito addolorato si sprigiona nella sua essenza di aria, con l'impronta di un tormento grave, il mago vi dice che tutti gli altri spiriti viventi e che sono egualmente aria, devono sentirsi presi e contagiati da questo dolore. Gli uomini che subiscono il contagio del dolore altrui possono non averne coscienza, ma incoscientemente sentono un'invasione di malinconia, di tristezza, di turbamento che invano ricerca altre cause. Dice un mago: Puoi misurare con determinata precisione gli effetti della lunga e dolorosa guerra più recente sulla integrità degli uomini e delle persone e delle bestie animate in Europa e fuori Europa? Chi può dire se quell'enorme cumulo di spasimi non abbia avuto influenza sulle condizioni metereologiche dal 1918 ad oggi? Chi potrebbe con sicurezza dire se quella ondata di veleni, di aria intossicata, di grida, di morte, non sia passata oltre la massa atmosferica della terra per andare più lontano a colpire gli esseri viventi in altri pianeti del nostro sistema solare? E chi infine potrebbe affermare che non ne avesse sorpassato il limite e penetrato come aria pestilenziale in un sistema di altri soli, e portato lassù l'eco dei dolori di questa terra? L'insegnamento culturale, come è fatto pubblicamente oggi, non prepara a comprendere le cose molto semplici: la dottrina ermetica (che poi si confonde con la scienza dei magi) è troppo elementarmente primitiva per convertire voi altri. Voi siete ben disposti e ben preparati per respingere i propositi di una filosofia nuova per la sua antichità, fanciullesca per la sua vecchiaia; gli uomini troppo dotti della dottrina umana, che serve a tutti, difficilmente si piegano, nel breve periodo di pochi giorni, a concepire l'esistenza in una disamina che rasenta per lui la follia. Il Mago vien fuori nella vita primitiva, nella semplicità delle concezioni analogiche tra i fatti visibili e le cose intuite. Frazer, con tutte le sue opere meravigliose per la raccolta delle superstizioni e delle piccole religioni di popoli non evoluti, ve ne dà un'ampia messe.

 

Discepolo. Infatti è troppa semplicità la vostra. Quasi mi parrebbe di ridiventare bambino pensando alle cose semplici annunciate come dogmi della vostra Scuola Ermetica!

 

Giuliano. — Infatti la nostra potrebbe chiamarsi la filosofia delle cose semplici. Non è misticismo nel senso moderno, non è filosofia religiosa che rugiadosamente vuol mutare l'uomo, frutto di un peccato originale, antidio o diavolo per eccellenza, in un pupattolo pieno di santità untuosa. Questa filosofia ci vorrebbe dunque senza stimoli passionali. Passione per la donna, passione per la ricchezza, passione più terribile di preponderare sui simili? Ma che cosa è il mondo senza la passione umana? Patior vuol dire io soffro: la passione senza la sofferenza è un non senso, perché la parola stessa passione vuol dire soffrire. Tutte le conquiste dell'uomo, dalla più piccola alla più grande, sono tutte una sofferenza del suo spirito. Il bisogno, la necessità, l'assoluto desiderio, senza tregua, di compiere qualche atto che presume di rendere felice colui che lo compie, è un sottilissimo patimento; in questo sono impegnati l'intelletto e l'animo dell'uomo. I martiri della scienza, le vittime della ricerca e delle prove delle nuove invenzioni, non hanno avuto ed hanno origine nella passione di riuscire?.. e di prevalere? E ambizione, che in basso dà la lotta spietata a mano armata, in un campo più alto dà le vittime e i sacrifici umani delle grandi conquiste scientifiche; la cura del cancro, le applicazioni del radio, i morti per la navigazione aerea, le esperienze mortali per la dimostrazione di cose non credute, sono, in un campo più sublime, pari per intenzione alla forza passionale che l'uomo in basso determina con la conquista, per mezzo della forza bruta, sul suo simile. La filosofia magica, che determina uno stato dell'essere umano integrato nei suoi poteri completi, esclude in colui che aspira a questo stato di essere, ogni pensiero, ogni lontano desiderio di prevalenza. Hanno gli ultimi scrittori fantasiosi di questo genere di filosofia, parlato di una Magia bianca e di una nera. Magia bianca? Religiosa? Pietanze fatte al burro? Rugiadose considerazioni di misticismo biondo, leccate, lucide, fatte con i guanti di tenera pelle, per essere più vicini a Dio? Ma il presupposto è che questo Dio unico e solo sia buono? Buono s'intende come gli uomini vivi concepiscono la bontà. Indulgente? Ma, se fosse tale, avrebbe cominciato con non far predicare l'esistenza dell'inferno; avrebbe visto che una bilancia di Mikael in inferno non era necessaria. Indulgere significa perdonare: allora inutile domandare ai morti che vogliono entrare in Paradiso se hanno da vivi commessi dei delitti sulla terra. Indulgere varrebbe lavare tutte le colpe commesse con un sorriso di carità. Allora la Magia Bianca è una Magia di questa tempra? Lo schiaffo dato e ricevuto con carità cristiana piomba dopo breve tempo decuplicato sulla guancia dell'offensore: se è vero, la rassegnazione di colui che primo è stato colpito, per magia bianca che sia, il risultato o la realizzazione... bianca, è una vendetta crudele che certo non dice che il mistico Dio ha decretato una bella carezza. Qui gladio ferit gladio perit: chi uccide di spada perisce di spada. Questo è dei libri religiosi. Questa è mentalità giudaica. Il precetto è di magia bianca? Il Dio sovrano di questa magia religiosa è un giudice dunque che decide, come nelle società primitive, dente per dente, e sangue per sangue: bontà primitiva e selvaggia che attesta la graziosa idea che il barbaro si era creata del suo Dio terribile. Ricamate su questa tesi con belle e soavi parole delle pagine scritte da mistici scrittori, pieni di bontà, di arte fine, di poesia, e leggerete della prosa che spesso vale dei poemi per immaginazione, per fede, e per dolcezza di idee di carità. Analizzate, e vedrete che questa idea bianca della magia religiosa si riduce a presentare un Dio che, per uno, vuole restituire una dozzina di ceffoni. La filosofia magica concepisce l'uomo integrato, cioè il mago, come il possessore dei poteri umani sviluppati al punto di prevalere sul suo simile con la bontà infinita di un campione mondiale di lotta grecoromana per un giovane scheletrico che lo sfida con arroganza a misurarsi con lui e gli tira uno scappellotto o un calcio per provarlo.

 

Discepolo. — È questione semplicemente di capire da qual punto di vista si guardano le cose e le si immaginano. Voi stesso avete scritto che venti secoli di cristianesimo hanno inciso nella psiche degli Europei considerazioni e maniera di concepire la divinità come un padrone che pensa a tutto e che ci aspetta, come un papà che attende i figli a desinare, dopo morti, per farci stare in pace o continuare a tormentarci. Certo la vostra idea del divino è più conforme al pensiero moderno e più comoda.

 

Giuliano. — Fare con le sue forze umane, in pieno possesso di virtù realizzanti, un'opera piccola o grande di bene per gli altri, è Magia alta, bianca, bianchissima, qualunque siano i mezzi che si adoperano. Viceversa è nera, nerissima, del più perfetto nero fumo, quando le forze di cui il mago dispone sono rivolte a fini di egoismo e di sopraffazione. È l'idea della più perfetta imparzialità che assume l'immagine del completo integrato; come un signore giusto, spettro del Dio immaginato dai credenti, giudice, donatore opulento e magnifico nel dono, col senso eccelso del gigante che non schiaccia con la mano un uomo malaticcio. Come Dio? Ma come il Dio crudele del dente per dente, o come il Dio untuoso che lascia fare, che si lascia sopraffare, contro cui gli angeli si assembrano e si dichiarano ribelli? Lucifero apportatore di luce allo spirito, piccolo sole che infiamma, illumina, riscalda, desta l'entusiasmo per la conquista di nuove idee? Semplicemente come un giudice pieno del valore cosciente del suo stato, per fare in qualunque maniera il bene e il profitto di colui che chiede e gli s'inginocchia innanzi? Ecco l'idea delle due magie nella loro essenza unica dello stato di prevalenza su tutto l'ambiente che ci circonda, in mezzo al prato umano, in cui ogni creatura vivente è un germoglio vivo che spunta dalla terra pesante, densa delle passioni ragionevoli, e dei tormenti di prevalere per raggiungere il gaudio di un'esistenza invidiata. Dice il mistico: O vanità umana! A te, uomo, a che serve la macchina per correre, per volare, per inviare lontano e con la rapidità del fulmine, telegraficamente, il tuo pensiero? La vita è così breve che non vale la pena affrettarla. Volare? Ma se tu avessi dovuto volare il creatore ti avrebbe sulle spalle appiccicate le ali come le hanno i grossi uccelli. Correre? Faestina lente. Affrettati lentamente, non vedi quanta gente ogni giorno muore vittima della corsa? Vuoi guarire il cancro? Ma se il creatore te l'ha mandato, perché vuoi tentare di guarirlo? Se volesse, il tuo Dio, senza medicamenti, senza tagli, con un atto di volontà te lo farebbe disparire. La medicina è una espressione dell'umana superbia, quasi un atto di ribellione ai poteri divini. Il mondo è pieno di demòni. Lucifero va di qui e di là suggerendo agli ambiziosi idee di ribellione ai poteri divini. È lui che coltiva il loro orgoglio. Non vedi Francesco di Assisi nella sua semplicità che compie il miracolo della donazione di sé stesso per il bene e per l'esempio dell'umanità? È l'orgoglio umano il più potente nemico dell'uomo.

 

Discepolo. — Questo modo di vedere dei mistici di tutte le latitudini prende origine da una forma di psicopatia ereditaria che io chiamerei la malattia della rinuncia. Stare sulla terra, vivere della terra, e disprezzare la vita terrena, nella certezza che la nostra vita finisce qui per ricominciare in regioni più pure o in stati di essere di continuo godimento divino.

 

Giuliano. — Proprio così. Ma l'uomo che si avvia alla conquista di tutte le possibili sue facoltà non pensa così, non parla così. Egli dice che l'uomo può assumere la faccia della giustizia e i poteri attribuiti ad una divinità; che può scoprire ogni più nascosto secreto della natura, inventare, creare cose nuove servendosi degli elementi inerti che la natura ha messo a sua disposizione. Si dice che l'uomo non può dominare le leggi cosmiche, quindi schiavo di tutte le mutazioni fisiche dell'universo. Cicloni, terremoti, tempeste, trombe marine, fulmini; insomma il potere umano è sempre inferiore alla potestà attiva della natura viva e universale. Questo si dice per il tanto che oggi si conosce. Chi garantisce che domani questo piccolo animale non possa determinare a piacere il buon tempo e il cattivo? Nel campo mistico, per le leggi della Magia delle masse, le processioni ai santi non fanno venire la pioggia? Nel campo fisico, non si allontana la grandine a cannonate? Sono piccoli inizi, ma non possono essi precedere conquiste più grandi? Tu uomo corri col tuo carro a benzina, raggiungi i duecento chilometri all'ora, e perché non devi raggiungere i seicento, i mille, i millecinquecento? Favola? Follia? La vita potrai cangiarla in pensiero come un immediato creatore. San Francesco di Assisi, anima bella, esempio vivo del Cristo, sfiora poeticamente l'intelletto, la coscienza e l'anima dell'uomo bestiale, e lo avvia alla tenera vita della compassione, della donazione di sé stesso per il bene di tutti. Ma se questo grande santo tra i santi avesse creata l'umanità a sua immagine, o avesse potuto trasformare gli uomini attuali in tante creature simili, identiche a lui, che spettacolo delizioso sarebbe l'umanità di oggi! Staremmo a parlare dolcemente con sora Cicala, con sora Colomba, con sora Gallina, con frate Lupo e con sora Volpe. E i velivoli? E le automobili? E le trebbiatrici a vapore? E il telegrafo senza fili? E il telefono? L'orgoglio umano, o San Francesco, è lo sprone che avvia l'uomo alla conquista. È vero che se fossimo tutti come te non avremmo bisogno di cannoni, di spade, di gas asfissianti, che la guerra non sarebbe più possibile, che tutti morremmo nel nostro letto, che nessuno di noi penserebbe a sopprimere il suo simile dopo bevuto due fiaschi di vino. Ma fu un monaco, se ben mi ricordo, che inventò la polvere, e forse con la santa idea di offrirci al clemente Dio dei paradisi per farci star meglio di quaggiù. E chi peccherebbe più facendo all'amore? E la continuazione e l'eternità delle specie? Che cosa farebbero oramai nel mondo tutti coloro che hanno studiato la statistica? I demografi non avrebbero che dire, che scrivere e che perorare. L'umanità sul vasto giardino del mondo si trastullerebbe con gli animali selvaggi e li guiderebbe con amore a opere savie. Spettacolo meraviglioso, ma molto bestiale. Lucifero è in noi l'angelo portatore di Luce. La sua fiaccola non si spegne, essa rischiara la via, il grande cammino che porta in alto. Ribelle a Dio? Ma le conquiste umane, innanzi al concetto immenso di un'anima e di un intelletto del mondo, sono cose che rendono immensa l'immagine grandiosa di un Dio. Certo, tra le divinità di una Tribù selvaggia e il Geova degli Ebrei vi e tanto cammino quanto tra il piccolo globo della terra e il lontanissimo Saturno; cosi tra il Geova e un Dio concepito con l'immensa libertà di una mente illuminata vi è tale un abisso che nessuno potrebbe colmare.

 

Discepolo. — Ma pur comprendendo che le cose sono come voi dite ed esponete, resta sempre la possibilità discordante del dopo morte, dell'oltretomba, dell'al di là. Se il post mortem non esiste, come religioni e spiritismo si affannano a dipingerlo, trovando di continuo aderenti in tutte le gradazioni della società umana, il discorso logico è proprio questo che criticamente andiamo esaminando noi. Ma se invece esiste proprio un Iddio, Persona, che soffia un'anima e crea un uomo; che questo animale intelligente soffre una lunga vita e poi se ne va accanto a Dio a godere, per non ridiscendere più in terra, allora il nostro disputare è sciocco perché i fatti non si distruggono con le parole.

 

Giuliano. — Non nego. Se domani spunterà la fortunata prova di questo bell'assurdo e verrà dimostrato che noi arriviamo qui ex novo, piante novelline soffiate dal Signore dell'Universo (che dovrebbe soffiare quarantotto ore per giorno senza mai giungere al termine) per soffrire dolori e seccature, e poi morire per rinascere eterni in paradiso, io rinnego l'esistenza della ragione nell'uomo, e imito San Francesco di Assisi e divento adoratore di Santa Chiara ... Ma guardate l'orologio. L'indice più corto segna le sette della sera; è il momento in cui Urathapel, l'arcangelo dei genii mercuriali, si presenta col suo corpo fasciato di serpenti in amore, e non è opportuno parlare della morte, perché se ne offenderebbe Saturno, il padre che mangia, trasforma e digerisce i figli, col quale interrompemmo il nostro primo dialogo. Converrebbe invece, che, per rispetto a tale potentissimo Dio di onnipotente appetito, noi ci vedessimo per continuare questo interessante argomento, sabato all'ora che sussegue al tramonto, la tredicesima di Saturno dotto.

 

Discepolo. — Non nascondo la mia antipatia per questo signore che si presenta come un rompiscatole proprio quando mi piacerebbe continuare.

 

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