ABRAXA - TRE VIE
Ti è palese il compito primo di nostra Arte: devi strapparti alla natura umida di cui sei sostanziato e rigenerarti nella forza solare, si che da essa sii fatto un « essere che è », un centro che, svincolato dalle condizioni delle nature sublunari, respira. La sete, la febbre, la brama incessante ed oscura verso l’esistenza – devi spossarla: in ciò conosci la condizione per passar al di là della legge degli uomini.
Ma codesta operazione (come « mortificazione » e « putrefazione » la troverai nomata negli Ermetisti) si può eseguire per vie differenti. Conoscile, ma sappi anche che esse non sono egualmente eccellenti rispetto al compito ultimo. Penetra ciò che ciascuno di esse sa dare, si che per composizione tu possa venire al senso del magistero perfetto.
1)Vi è un primo indirizzo che chiamerò sperimentale. Qui lo sviluppo ha un carattere discontinuo: si tratta di trasformazioni della coscienza da uno stato ad un altro senza una connessione intrinseca fra i due. L’io, semplicemente, è portato dall’uno all’altro: è un istantaneo identificarsi o destarsi in questo o in quello, senza il concorso di una iniziativa diretta, propriamente individuale, e di una vera, attiva preparazione. Come in una esperienza chimica si conoscono sì gli elementi e le condizioni affinché si produca una certa combinazione, ma il risultato si presenta come una cosa nuova, una sostanza nuova, senza che tu colga un intimo rapporto di generazione nell’accadere, del pari vi sono metodi altrettanto precisi, ma che conservano un carattere analogo quanto agli stati che producono.
In questa categoria puoi far rientrare la tecnica basantesi sul’azione di particolari sostanze presso determinate attitudini dell’anima; come pure alcune pratiche di hatha-yoga, efficaci nel presupposto di predisposizione fisio-psichiche. Puoi farvi rientrare anche esperienze suscitate, per determinati scopi, direttamente, da chi abbia un congruo potere e, infine, una serie di fenomeni in apparenza spontanei, l’istantaneo sprigionarsi, lampeggiando o imponendosi, di modi estranormali di sensazione o di auto percezione nella coscienza. Anche in queste due possibilità , infatti si mantiene una discontinuità ed un’istantaneità travolgente degli stati di coscienza. « Prima questo, poi questo ».
Il lato negativo di una simile via risiede nel fatto che le realizzazioni cui essa può portarti hanno generalmente un carattere di eccezione. Non apprensione e balenamento, sebbene possesso effettivo e permanente qui richiederebbero un potere della tecnica tale da mortificare completamente, o trasformare, l’ente naturale: altrimenti ti troverai al punto di prima, quando l’influsso sia cessato, perché il senso di te ha conservato la sua abitudine a identificarsi a quell’ente. Quando invece tutto fosse tolto via, è chiaro che se sussisti, il nuovo stato sarà la tua stessa rigenerata coscienza. Dico: « se sussisti »; ma sii prudente, poiché sono molte le possibilità, se soltanto per questa via tendi al compimento totale, che il tuo salto sia troppo corto: e se non sarai passato completamente « di là », aspre lotte avrai a combattere, disponendo di uno strumento minorato.
Il lato positivo di questa via viene dal fatto, che la discontinuità fra il modo normale ed i modi iniziatici della coscienza non può mai essere rimossa per intero. Sono questi, risvegli, illuminazioni, evidenze di una novità tale, che manca ogni possibilità di adeguata prefigurazione. Vi sarà un approssimarsi, un tendere ad essi, ma la trasformazione, la presenza, sarà sempre un salto. D’altra parte, solamente da questa « presenza » resta infuso in te un potere trascendente di comprensione e di azione, senza di cui ogni tuo sforzo sarebbe vano. L’occhio tuo resterebbe a cercare dentro se stesso, chiuso nella tenebra, la volontà tua resterebbe vincolata, lottante, ottusa, ignara della chiarità liberata, della levità possente delle essenze superiori.
Così nella nostra via tu troverai anche elementi del metodo « sperimentale », che però vanno integrati con una iniziativa individuale trasformativa, si che gli stati trascendenti posso venire assimilati e l’essere tuo tutto portarsi in essi; e in essi tu non sarai perduto, agito e « rapito », ma attivo, affermativo, presente.
2)La seconda direzione rappresenta ciò che, in sede di opportuna integrazione iniziatica, l’esperienza mistica può fornire o propiziare. E’ un metodo, che agisce essenzialmente con l’anima e col sentimento.
Per comprenderlo come qui va compreso, sappi che il segreto dell’avviamento sta nel creare in te un esser due. Devi distaccare – prima immaginandolo e poi realizzandolo – un principio superiore, che si metta di faccia a tutto che abitualmente sei – vita istintiva, pensiero, sentimento – che lo controlli contempli e misuri in chiaro sapere, momento per momento. Sarete in due: te dinanzi l’« altro » - e conoscerai il significato dei « dialoghi interiori », l’interiore comandare ed obbedire, l’interiore chiedere ed ottenere consiglio, quali te li danno figuratamente molti mistici cristiani e islamici, quali si riflettono anche nella forma di molti testi indù, compilati per l’appunto in forma di dialoghi, le cui persone effettivamente non sono persone, ma dal discepolo desto vengono realizzate come due parti della sua stessa anima.
L’opera consiste, in definitiva, in un « capovolgimento »: farai dell’altro il « me », e del « me » l’altro. A seconda che la persona si accentri nell’uno o nell’altro dei due principi, avrai la Via Secca o la Via Umida, il metodo magico o il metodo mistico.
Nel mistico la mente crea un « altro », che però resta « altro » (il Maestro, il « Cristo » da imitare, quando non anche la stessa immagine della Divinità). L’io non vi si trasforma; resta invece nella parte femminile fatta di desiderio di bisogno di sete e come anima tende a Lui in uno slancio di rinuncia, di amore, di adorazione, di dedizione completa. Sui juris non esse, morire completamente alla propria volontà, darsi a Dio con interna umiltà e povertà, consacrandogli ogni atto con pura fede, nulla volendo per se, in una sofferenza ed in un amore indicibile, ecco che cosa richiede la « mortificazione » da chi abbia prescelto la « Via Umida », non possedendo la forza di un distacco attivo, ma anelando all’Eterno con il centro di se nelle « Acque », nell’« anima », in ciò stesso, dunque, che va spossato (1). – (E’ bene rilevare che questa è solo una delle interpretazioni possibili della « via umida ».
Il rapporto di desiderio e di amore è, poi, negativo e dipendente, a carattere di bisogno – e capovolgerlo nell’essenza puramente affermativa, centrale, sufficiente, delle nature solari, richiede un salto di qualità e un ardire, a cui la natura della precedente mortificazione crea, nel mistico, una serie pregiudiziale.
Per via della disposizione, da cui si parte, che non è attivo a trarre e determinare, ma attesta , desiderio, impulso, accade inoltre che gli stati trascendenti appaiono come rivelazione: tu non resti integrato in essi, ma passivo e sradicato sotto la loro percuotente potenza di miracolo. « In mezzo allo stupore nasce un atto: è l’azione della grazia. Signore non sono degno! » dice Ruysbrök. « Entrerai nella Luce, ma mai toccherai la Fiamma » - tu leggi ne La Luce sul Sentiero.
Sia da te, come mistico, anche realizzato lo « stato di unione ». Esso ti trasporterà, ti assorbirà; sbocciando nella Luce universa sarai subitamente questa Luce stessa. Con lo spegnersi soddisfacendosi della brama per Dio, il tuo centro annegherà, ed in codesto annegamento ti parrà il Bene supremo ed il termine ultimo. L’« estasi »la nostra via la conosce invece soltanto come una prova da attraversare e come un « solvente » - null’affatto come il termine ultimo. Non è di un « uscire » da noi che si tratta (estasi = uscire), ma di un rientrare, di un riprender possesso della « sede del Centro ». La Luce mistica rappresenta per noi le « Acque superiori », nelle quali la tua individualità non deve venir meno, ma invece ridestarsi.
Il lato positivo di questa via sta nella parte che essa lascia, in ogni modo, a l’iniziativa individuale. Bada poi, che il mistico, sia nel credere alla realtà oggettiva distinta personale dell’ideale del suo principio superiore (Gesù Cristo da imitare o Dio stesso), sia nel non riferire a sé l’azione rigenerante (l’« azione della grazia »), mette inconsapevolmente in opera alcune leggi generali della prassi trascendente. Vogliono, tali leggi, che una immagine « agisca » precisamente quando non sia pensata ma presentata figuratamente e fissata contemplativamente nell’immaginazione, ed amata come se fosse una realtà vera, distinta dal contemplatore; e vogliono che la brama per la crescenza sia uccisa, che il tuo essere interiore si erga in silenzio, per una forza impersonale calma ed occulta, e non sotto il desiderio di crescere, che paralizzerebbe la crescenza stessa e varrebbe soltanto ad indurirti per un inevitabile rafforzarsi del vincolo dell’Io.
Sono puri dettagli di tecnica,
questi, che non hanno nulla né di morale né di religioso né di sentimentale, per quanto il mistico li viva invece appunto sotto quest’aspetto illusorio e mitologico. Per esempio nell’« imitazione del Cristo » vale una serie di immagini, che agiscono suscitando forze sottili atte a produrre una « mortificazione » dapprima, e poi una « resurrezione », anche se il Cristo non fosse mai esistito.
Tieni presente, infine, che per l’uomo di oggi la Via Regia stessa all’inizio, di solito parte dal principio umido, anche se subito dopo quest’acqua debba esser resa arida e secca. Alla Via, in effetto, conduce spesso una fame dello spirito, un bisogno dispotico dell’essere tuo tutto. E’ il « grido rauco ed inarticolato della natura umida », da cui un « logo di luce » - secondo il « Pimandro » - trae un « fuoco puro, sottile, penetrante verso l’alto ».
Così puoi comprendere come forme intermedie fra la Via secca e la Via umida speciali metodi che si basano su di una esasperazione sino all’autoeccesso di energie della natura inferiore. E’ la via sacrificale, l’estatismo violento ed orgiastico dionisiaco ed anche la via dei Tantrici. Te ne sarà detto in seguito.
3)Nella via magica, secca o solare, creerai non inconsapevolmente e passivamente come fa il mistico, ma consapevolmente e volitivamente, una dualità nell’essere tuo; ti porterai quindi direttamente nella parte superiore, ti identificherai a quel principio superiore e sussistente, a cui invece il mistico tende identificato con la sua parte inferiore, in un rapporto di bisogno e di abbandono. Lentamente, ma sempre più, fortificherai codesto « altro », che sei tu stesso, gli creerai supremazia, finché sappia tenere sotto di sé tutte le potenze della parte naturale e disporre interamente di esse. Ti si impone così una disciplina di fermezza e di sobrietà, fino a che sia creato un equilibrio, la qualità di una vita padrona di sé, libera rispetto a sé, detersa dall’istintività, dall’appetito oscuro dell’essere naturale nella carne come nella mente. Solo allora potrai eventualmente usare con frutto, come ausiliaria, qualche « acqua corrosiva», espressione alchemica per i metodi violenti (sostanze tossiche, uso di vino e di donna, sospensione del respiro, ecc.); attaccando la compagine naturale, esse daranno al nucleo fisso ed atto già costituito una possibilità di espandersi, di più energicamente irrompere – ma se tale nucleo invece non fosse già costituito, esse per dissoluzione ti condurrebbero non sopra, ma sotto la condizione da cui sei partito.
La disciplina affermativa si integra con trasformazioni provocate con qualche metodo diretto, sulle quali però tutto l’essere, pronto, duttile, si riafferma, digerisce e si fa digerire e sale intero, nulla lasciando intero. I salti sono ritmi più rapidi in cui tu qui devi essere capace di trasformare il tuo lento ritmo di essere incarnato, al modo stesso di un nuotatore che collega la corsa di un’onda, l’assuma e si faccia portare da essa; ma dove giunge, egli stesso giunge, e a sé si ricongiunge, restando affermativo, fermo, centrale.
La natura solare ed aurea in te allora potrà rompere l’equilibrio ed essere la più forte: allora l’altro – il tuo io, i tuoi sensi, la tua mente – sarà sotto di te. Ed allora potrai anche sospenderli: renderli inerti, neutralizzati, fissati: è il Silenzio, l’« estensione della mania », il dissiparsi della nebbia. Allora nel tuo occhio rischiarato, lampeggerà la visione ciclica, integrale: vedrai la tua essenza trascendentale, il destino degli esseri e delle cose tutte e il regno di « Coloro che sono ». Concepirai il modo dell’atto allo stato libero, del moto immateriale agente fuori di ogni spazio o corpo con una rapidità creativa senza tempo. Si amalgamerà, il centro in te, con la natura universa non-diveniente e da essa ritrarrà una virtù divina che si traduce in poteri miracolosi. Potrai volgerti, allora, alla conoscenza dei Nomi ed alle nozze con le « Lettere ». Sarai iniziato.
La « conoscenza delle Acque » ed il senso del risveglio sia integrato con la nozione di queste varie possibilità di metodo per un potere di consapevolezza e di discriminazione, prima che ti siano esposti gli elementi della pratica magica.
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