ALBA - DE NATURAE SENSU
Lungo è il cammino da percorrere per giungere al risveglio, prima che la coscienza gradatamente avverta, s’impadronisca e fissi mediante il ricordo, le istigazioni più o meno frequenti, gli improvvisi, inaspettati richiami, la cui gamma è infinita e varia, sempre nuova e meravigliosa: di avvertimenti della nostra comune vita, di cose che ci circondano e suscitano un susseguirsi di pensieri e di esperienze interiori, di voci misteriose che sorgono dal profondo dell’essere ed affiorano alla coscienza, che allora prova con un fremito d’ali che tentino di spiegare il loro libero volo verso la luce.
Due vastissimi campi offrono una messe inesauribile di tali richiami: l’animo nostro e la natura.
Osserviamo intorno a noi: il mondo è il libro dell’uomo, dell’uomo però che sappia vedere ed udire la voce delle cose e sia capace di sentire la relazione tra la propria vita e la vita di esse; poiché vita è nelle piante, nell’acqua, nel vento, nel fuoco, nelle stelle, nelle migliaia di esseri visibili ed invisibili che sono ovunque; vita, spirito, è ciò che noi non vediamo e che ci circonda: Ade, l’invisibile.
Guardiamo la terra: la natura è madre feconda, inesausta, ovunque e comunque sia possibile la più elementare forma di vita, anche nel fango. Tra le tegole d’un tetto, tra gli alti ruderi di una torre, il vento ha portato dei semi che hanno strappato ad un granellino di terra, tra due sassi, il modus della vita: ed ecco, un ciuffo d’erbe è nato e vive.
La terra, questa immensa quantità di materia che si trasforma, si rivolge, si sgretola, s’unisce producendo in innumerevoli, continue realizzazioni, innumerevoli vite, altro non è che il simbolo del nostro corpo, della nostra carne. Ciò si riconosce facilmente sapendo comprendere l’analogia esistente fra la nostra vita fisica e la natura, tra il nostro corpo e la vita d’un albero, exempli causa.
Si osservino taluni alberi, che nella terra hanno solamente parte delle radici, ed il resto scoperto, apparentemente privo di nutrimento, ma vivo per il succo vitale che riceve dalle più profonde radici, e si senta che attraverso quelle nude radici ed il rude tronco dell’albero scorre una linfa vitale simile a quella che nutre il nostro corpo. Da allora la vita vegetale non sarà più una cognizione morta e senza significato. Chinatevi sopra una tenue foglia verde, sentite quasi palpitare fra le dita le sue fibre sottili; aspirate il profumo soave d’una fiammea rosa, coscienti che forse domani non vi sarà che un gambo nudo tra petali sparsi; ma che per breve tempo la natura ha sorriso nel fiore, felice di espandersi al sole, e vi ha trasfuso la gioia sua di madre feconda ed inesauribile sempre e mai stanca.
Di sera, alcuni alberi emanano un acuto profumo: si possono non vedere, ma il loro profumo è come un richiamo al passaggio: si accolga quella voce, linguaggio muto di esseri amici, si sentano vicine nell’ombra le grandi ombre, viventi nella loro immobilità, in più diretto contatto con la terra. E’ anche l’impressione di questo contatto con la terra, vibrante nel respiro delle foglie, che gli alberi ci comunicano. La neve, coprendo ogni cosa col suo candore, da un senso di tristezza simile a quello che emana dagli alberi nudi e brulli d’inverso, perché allora si sente la natura chiusa nel suo letargo, ed isolata nel raccoglimento.
Si osservi il continuo fluire d’un fiume, si senta scorrere l’acqua nella terra, come il sangue nelle vene – come il calore solare che dà vita e luce; simile al calore del corpo. – Oppure sulla sponda di un lago, fissando a lungo le acque si senta un quid vivo e reale, che dal lago s’innalza e s’avvicina. Non è necessario avere alcuna visione, od evocare oltre il Genio; basta comprendere come le masse d’acqua ovunque sparse, di cui ci si rende conto più o meno chimicamente, scientificamente, ecc., sono manifestazioni di intelligenze spirituali esistenti, ma invisibili.
La terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, tutti gli elementi, ci sono continuamente sott’occhio nelle loro manifestazioni, ma troppo si tralascia di comprenderli. All’aria, che pur respiriamo, si pone raramente attenzione, non la si pensa, non si sente intorno la sua essenza fluidica che tutto circonda e penetra.
Per comprendere il profondo significato dell’aria, si scelga una sera, di primavera, realizzando la percezione nei contrasti. Camminando tra il brusio assordante di una strada chiusa tra alti palazzi, sentire la folla multiforme che brulica, chiusa nella nebbia degli organi quotidiani, col nero tarlo di mali fisici e morali, mentre la sera discende pian piano e s’accendono i primi lumi ed in alto permane il cielo azzurrissimo, ancora dolcemente luminoso. Un senso improvviso, quasi di malessere ci invade e con esso un desiderio di liberazione. Si riconosca allora nella profondità il senso della pesantezza della terra, contrastante coll’impalpabile aria. Si proceda, fino alla solitudine, nella meditazione.
Un’onda di purezza vivificante invade l’animo dinanzi alla luce ed al calore di una fiamma: una preghiera è più fervida ed alta, se compiuta presso ceri accesi. Oggi si è quasi perduta la possibilità di essere vicini al fuoco: non più caminetti illuminati da un grosso bruciante ceppo, non più deboli lucerne tra vaste zone d’ombra, ma la luce elettrica che dirada improvvisa le tenue ombre crepuscolari.
Sentire il sole, in un’ardente estate, come se si fosse divenuti una lampada perfusa di tenue luce rosata: - il Sole è in me, la sua luce, il suo calore sono in me – pensare, ed abbandonarsi alla sensazione di gioia luminosa, mentre si sente il corpo leggero e trasportato verso l’alto; sentire nascere in sé l’adorazione verso l’astro luminoso, verso la Luce, e richiamare l’antico culto degli adoratori del fuoco.
L’impressione del tutto spirituale della luce, del sole in noi, comunica il desiderio di salire verso l’alto, mentre il senso di benessere fisico che dà il calore del sole, provoca un moto di esaltazione, di espansione della vita fisica.
Più o meno latente, più o meno sviluppata, noi tutti abbiamo la possibilità di udire queste voci che ci vengono dalle cose, dalla natura, da noi stessi, voci che ci giungono per mezzo di sensazioni, di impressioni non create né volute da noi, ma che ci pervengono quando meno ci si pensa, in un momento di abbandono mentale, in un momento di calma interiore: esse sono sempre precedute da un arcano senso di meraviglia compenetrata d’attesa, mentre l’occhio vaga sopra una pianta, sopra un fiore, sopra un paesaggio … La volontà non opera direttamente su ciò; essa, od anche il desiderio di conoscenza, hanno soltanto il compito di organizzare le esperienze e di svilupparle armonicamente, di avviarle su piani di realizzazione e di ulteriori adattamenti.
Così, essendo avviati a conoscere quale forza vitale, simile alla nostra, sia in tutto ciò che ci circonda, dal filo d’erba all’atomo invisibile, dalla goccia di rugiada alla forza luminosa del fuoco, è facile arrivare a comprendere il profondo significato d’ogni cosa: ciò che è reale e visibile per noi, altro non è che ombra proiettata da ciò che esiste egualmente, invisibile. L’uno e l’altro hanno per legame il simbolo. Ciò che è fuori di noi, è sotto differente aspetto in noi; sentirsi in armonia con la vita delle cose, è realizzazione di questa legge.
La terra è la nostra carne, l’Acqua è la forza purificatrice di cui essa ha bisogno, l’Aria è media tra la terra e il Cielo, tra il corpo e lo spirito, che è il fuoco che tutto vivifica e illumina, che fuga le ombre della materia, che tende col suo guizzo continuo verso l’alto.
Non solo è simboleggiata la nostra vita fisica nella natura, ma noi troviamo nei suoi vari aspetti analogie profonde con gli stati d’animo: abbiamo le ire, la calma, le melanconie, le crudeltà del mare; la tenuità dell’erba; l’aridità, la fecondità della campagna; il turbinio fantastico del vento. Nell’adamantino luccichio stellare, tanto lontano dalla terra, è l’isolamento che talvolta è in noi, nel fecondo inaccessibile ed abissale dell’Io.
Nella natura è costantemente e chiaramente manifestata la legge della dualità, dell’equilibrio, risaltante fra i continui contrasti della forza e della debolezza, del + e del - : tra i cicloni, le bufere e la grazia infinita di un piccolo fiore; muschi ed erbe tenui e montagne rocciose ed inviolate che sembrano innalzare la loro massa pesante verso più alte sfere, con sforzo tenace, asilo di farfalle ed aquile.
L’uomo appare come forza creatrice, violenta ed assoluta, la donna come capacità comprensiva, ricettiva che sviluppa e riflette tale forza.
Il sole, il vento: forza e violenza.
La terra, il verde: assorbimento e fecondità.
Per uno sviluppo graduale del senso della natura, è bene innanzitutto cercare di far risuonare in noi le sue varie voci, seguendone lo svolgersi nel respiro annuo, dal suo fiorire a primavera, alla pienezza, alla maturità, al declinare, fino al suo breve ed apparente letargo, che è profondo raccoglimento e preparazione. Ci si volga quindi ad osservare l’ambiente in cui si vive.
Ogni oggetto ha nella sua forma, un’impronta particolare che ne dà il profondo significato e può suscitare uno svolgersi indefinito di idee, di impressioni, di esperienze interiori, che variano anche per ciascun individuo, secondo le sue particolari attitudini.
Si noti, per es., che non si percepisce il colore, ma la forma di alcuni oggetti colorati: una prima idea del colore informe può essere suggerita dal fluttuare di veli colorati, quantunque l’immagine sia ancora molto inadeguata alla realtà trascendente del colore.
E’ opportuno il ricordare quanto influisca sullo spirito la gamma varia dei colori: il senso di riposa che aiuta a concentrarsi può esser dato dall’azzurro e dal verde, in graduazioni tenui, non dal rosso o dal bianco. Vari sono gli aspetti dei paesaggi in stagioni o regioni diverse: un gelido paesaggio lunare, una landa sconfinata, un deserto infinito, non suscitano le stesse impressioni di una vallata ridente nel verde primaverile, dei campi fecondi di messi, o di dolci laghi tranquilli. Si intuisce come l’indole degli abitanti varia nelle varie regioni: i poeti spesso sentono e traducono nelle loro poesie, paesaggi che sono veri e propri stati interiori.
E’ noto che la forma fisica degli uomini, il loro profilo, il sorriso, può rivelarci l’indole, le virtù e i vizi loro. Se la forma fisica osservata è la nostra, con profonda meraviglia notiamo, che fissandoci a lungo in uno specchio, quasi riconoscendosi a stento, pensiamo: attraverso questo corpo, attraverso questo volto, Io sono palese a me ed agli altri. La mano ha un espressione profonda quasi quanto l’occhio, che rivela se la persona è più o meno spiritualmente vicino a noi. Alcuni hanno la possibilità di conoscere a fondo un altro, solo dopo pochi momenti o poche ore di conversazione. Avviene talora un fatto semplice e meraviglioso: tra una folla, in un luogo qualsiasi, una persona sente in se l’improvvisa rivelazione dell’essenza di un altro, che, naturalmente, è affatto inconsapevole di ciò, in quel momento; è l’impressione che si prova in tali casi è tanto spontanea, quanto vera. Molto può rivelare anche la voce umana: si ascolta volentieri un bel canto, nel quale una voce spiega le sue varie tonalità e modulazioni: se il canto o la voce è la nostra, si ha la perfetta sensazione di uno sdoppiamento, di una persona che parli, agisca, e di un’altra che osservi; ciò non si avverte solitamente, perché quando si parla si segue il proprio pensiero, non si ascolta la propria voce.
In particolari momenti spirituali, nella solitudine perfetta, invisibili vite transumane si manifestano; lo spirito può avvertirle, ma ciò non è sempre, ne da tutti. Talvolta, soli nella nostra stanza, leggiamo o scriviamo: ad un tratto può accadere di non sentirsi più soli; talvolta la presenza dell’entità che si avvicina è cosi nettamente avvertita, che si è quasi costretti a guardare in una determinata direzione, donde si sente qualcuno, invisibile , osservare; si ha talvolta l’impulso di inchinarsi, e si comprende allora di essere in presenza di Enti Superiori – ed alla meraviglia segue un senso di pace, di profonda calma interiore, di maggiore fermezza.
Lo spirito sembra elevarsi,
sospinto dal palpito d’invisibili ali.
Si avvertono queste presenze improvvisamente, involontariamente, ma esse sono quasi sempre precedute da un periodo di grande purezza di vita, esteriore ed interiore.
Accade talvolta di sentirsi chiamare per nome, tanto da svegli, che nel sonno. Da chi?
Si può anche avvertire la presenza di esseri ben diversi anzidetti, esseri esistenti molto vicini all’uomo, si da comunicargli con molta facilità sùbite paure, o diverse e estranee, inspiegabili impressioni; qualche volta sembra di sentire come delle grandi bocche ghignanti intorno, in un pauroso atteggiamento di scherno di tali esseri, non invisibili, ma non visti dall’occhio volgare.
Dall’invisibile mondo può essere comunicato talvolta, come un’onda di terrore improvviso, vertigini d’abisso aprentesi sotto i piedi, il panico gelido del buio, della solitudine di un luogo vasto, il terrore di improvvise, orrende visioni: manifestazioni tutte del mondo della Paura esistente oltre i limiti della coscienza umana: e allora o lo spirito è tanto forte da sussistere fermo, incrollabile e vincere fugando ogni ombra, o la Paura, come fuoco alimentato dal vorticoso vento, si abbatte con conseguenze in vario modo gravi.
Il sonno non è che una pausa, un’ombra tra la luce dell’addormentarsi e del risveglio. Ci si desta riposati nel corpo, ma si ha spesso l’impressione di essere stati per alcune ore distaccati dalla vita e non si ricorda nulla, salvo caotiche immagini di sogni. Altre volte, invece, ci si ridesta sereni, diversi, e possiamo quasi dire di non aver dormito, poiché v’è stata in noi, ad occhi chiusi, una vita. Abbiamo due vie che ci tolgono alla veglia quotidiana: per una il corpo riposa e lo spirito, imprigionato nella materia, in essa s’adagia, ed allora si ha nell’addormentarsi la sensazione dell’abbandono, della discesa nel nulla; - la seconda, mentre il corpo dorme vegliando, porta lo spirito oltre, verso una luce, attraverso gli spazi infiniti, ed il corpo ne ha un senso di freschezza riposante, malgrado qualsiasi stanchezza fisica. E’ in questo stato di coscienza che non è veglia, né sonno nel comune senso, che numerose visioni appaiono, aeree, luminose, folgoranti di bellezza o indicibili mostri, forme umane, comunissime, intente hai più strani lavori che tralasciano ad un tratto per fissarci con uno sguardo che ci da una strana impressione, quasi di trasalire. Così, fino a quando non si sia raggiunta una certa armonia mediante il ritmo del Rito, si hanno visioni spesso slegate e caotiche, che man mano si coordinano e si formano in manifestazioni visibili di un simbolismo vivo e lucido, il cui significato profondo, balenando, chiarisce tanti perché, tanti misteri inesplicabili alla mente umana.
In tali zone lo spirito non fermo, lotta, passa vertiginosamente talora da uno stato ad un altro, s’inabissa in baratri immani, tenebrosi, per assurgere, attraverso lunghi, tortuosi cammini, alla luce che lo penetra e lo racchiude in se mentre esso è trasformato interamente in un corpo luminoso.
Qualche rara volta possono manifestarsi persone viventi, a noi vicine per affinità spirituali, con fisionomia affatto diversa. Più facilmente si ha la percezione di uno sdoppiamento: appare come una visione di noi stessi riflessa in uno specchio, od in una sottile lastra di vetro; talvolta la visione è chiarissima e la forma è completamente esteriorizzata: talora il volto assume un’espressione altamente spirituale, talaltra il doppio ci fissa con occhi che sembrano dilatarsi smisuratamente: il profondo dell’essere trasale, all’ora, per un brivido di gelo.
Qualche volta visioni e simboli ci vengono spiegati dall’Ignoto che ci guida e ci parla, invisibile. Col progredire, ci si accorge che visioni e simboli si presentano con uno svolgimento armonico, con un legame, un mirabile nesso tra loro, spesso anche in relazione con avvenimenti della nostra vita passata o futura. Molte sono anche le percezioni luminose, esterne od interne: innumerevoli scintille, luce diffusa attorno, globi luminosi, fino alla visione dell’occhio astrale, grande e luminosamente rosso – fissandolo, si perde completamente la percezione di essere particolarmente distinto, per giungere a vedere e sentire l’Universo in noi, oltre i limiti del tempo, dello spazio e delle cose.
Tra i richiami più notevoli sono le voci misteriose che sorgono dal profondo, in attimi d’astrazione, o quando meno le attendiamo, mentre si conversa o si lavora. Dalle ime profondità dell’essere sorgono barlumi improvvisi, ad illuminare un mondo un tempo conosciuto, ma poi smarrito dal ricordo; sorgono come voci e parole di cui non s’intende il significato, ma il cui suono sembra renderci più felici e migliori: l’anima ascolta questa musica lontana, inebriandosene, mentre la mente si perde inutilmente dietro i perché senza risposta, entro gli inviolabili limiti che soltanto lo spirito può trascendere.
Nell’ascoltare tali voci, si ha talvolta il desiderio di creare un assoluto silenzio attorno, di far tacere anche i battiti del cuore, affinché si possano percepire le fuggevoli armonie delle sfere cosmiche. Si può ascoltare anche il suono del proprio cuore.
Talvolta, quando non si percepisce più alcun rumore, si sente nel silenzio un Silenzio, ed il cuore si scuote come se palpitasse per i suoni dell’aria: attimi: il Silenzio sorto dal profondo ci ha per un momento quasi distaccati della vita – cessato ogni suono esterno, ogni pensiero, si ha la sensazione della solitudine, della libertà nel centro dell’universo. Allora, rientrando in noi, si trasale avvertendo lo scorrere del tempo, il fluire dell’onda di vita: è un palpito di vita eterna in contrasto con la vita che si vive, di mortali.
Talvolta pare sentirsi fluidi come l’onda: si hanno delle fissazioni di pensiero, durante le quali qualcosa di lieve, di tenue, di dolce, sorge dal profondo, per affiorare ai limiti della nostra sensibilità; ciò che si prova allora è simile alla sensazione di chi si abbandoni, supino, nell’acqua e senta fluire lentamente il fresco di essa.
Qualche volta tale senso di distacco è più netto: si ha l’impressione del volo attraverso incommensurabili spazi, senza altra percezione che il senso ascensionale, la leggerezza dell’essere sospesi nell’aria, completamente liberi da ogni legame corporeo – un attimo di sollievo, come un gran respiro dopo un momento di oppressione – e l’essere abbandonati i legami che lo avvincono alla terra, è libero nel suo regno, nel regno dello spirito. Indicibile allora è lo stato di gioia luminosa che pervade l’animo.
? Haec ad magicam Mysterii portam aperiendam claves ?
Sembra, talvolta, di non vivere, ma di sognare, come se fosse in noi distrutta l’essenza stessa della vita, mentre il pensiero lontano ci ascolta vivere, ci osserva, come se si trattasse di altri. Ciò accade spesso in improvvisi impeti di desiderio di una liberazione, che si trova isolandosi interiormente; ma bisogna essere capaci di questo atto interiore, altrimenti, per i contrasti irritanti tra la vita reale e tale senso di sogno, si crea uno stato di tensione e di sofferenza acuta. Ricordiamo le profonde, inesplicabili tristezze della adolescenza, quando, appena compiuto lo sviluppo fisico, lo spirito sembra destarsi: si susseguono allora crisi di scetticismo, di misticismo, ecc., che sono vere prove e conducono alla vittoria dello spirito se questo sa aver fede in una Luce senza volto e senza nome, che fissa in sé.
Noi, in generale, sappiamo benissimo di vivere, di esistere, ma non di essere: possiamo affermare questo, quando sentiamo realmente divampare in noi una fiamma del fuoco sacro che anima il Cosmo: ci si sentirà allora come un punto luminoso, vivo, nell’Universo. E solo allora si potrà quasi sicuramente superare le crisi spirituali che inevitabili in noi sorgeranno, simili ad onde rincorrenti altre onde, sempre più ampie ed alte, contro le quali deve essere opposta una forza di resistenza attiva sempre maggiore, se non si vuole rimanere sommersi. I fantasmi dello smarrimento buio, del Vuoto senza suono, dell’Isolamento che gela, del non-valore completo, ci sbarreranno il cammino, tanto più orribili quanto più inaspettati, sorgenti all’improvviso senza un legame logico con le vicende della vita d’ogni giorno, sgusciando tra la gioia ed il dolore, indifferentemente. Si sappia creare in noi stessi una forza invincibile per la sua stessa virtù, ed ogni fantasma svanirà appena formato.
Tale forza è costituita dalla costante volontà di esser calmi e fermi, dal saper allontanare ogni ombra di tristi o malvagi pensieri proiettati dall’elemento più denso; dal saper impadronirsi delle onde nervose nostre ed altrui; dall’aver creato in noi la serenità che talvolta può venirci dalla solitudine, dalla campagna, dal nostro mondo interiore – rimanendovi assorti. Sulla gioia e sul dolore, sull’avvicendarsi di bene e di male, deve vibrare, sfavillando invitto, lo spirito, come il corso delle generazioni umane, sempre uguale e freddo, è il luccichio stellare.
In questo stato di calma spirituale fluiranno a noi, dalla natura, dal nostro mondo interiore, i richiami innumerevoli: voci, impressioni, presenze, visioni, stati d’animo che possono manifestarsi con chiarezza varia ai vari individui, durante un periodo qualunque di vita, astrazione fatta di qualsiasi norma di essa, da qualsiasi Rito; messaggi dapprima oscuri, decifrati poi dallo spirito, ci rivelano un mondo nuovo, reale, esistente intorno a noi e in noi; questa conoscenza ci donerà una doppia vita, il cui divenire continuo e meraviglioso ci metterà in contatto con altri piani di esistenza.
Questi richiami, quasi sempre saltuari e caotici, finché il Rito, non li abbia armonizzati nel suo ritmo, ci giungono perché, non più schiavi, ma padroni della carne, ci si desti spiritualmente, perché si diventa pienamente coscienti che lo spirito che ci anima è una scintilla del grande Fuoco che vive nell’universo, e che la sua natura ignea tende costantemente verso l’alto.
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