ABRAXA -SOLUZIONI DI RITMO E DI LIBERAZIONE
Come l’uomo nella mortal vita è « uno che è uscito dall’essere », « uno che è fuori dall’essere »; così pure torna all’« essere » chi in se geli le « acque » (1) – (Per il senso dei vari simboli, si rimanda agli scritti precedenti. La spiegazione si limiterà ai simboli nuovi che via via si incontreranno) e le larve di nebbia di sete e di febbre del suo esser uomo disperda.
La soluzione di salute – è questa. « Essendo », torni libero e liberatore, e prende cominciamento la magia dell’Identità in te. Ciò che è in alto e ciò che è in basso si muovono per congiungersi in una cosa unica che viene dall’infinito e all’infinito, luminosamente snodandosi, va.
Tu divieni partecipe di questa vicenda: dentro ai sensi alle membra e ai gesti tuoi, che ora sanno sopportarla, ne accogli il ritmo e la esprimi. Di innumeri poteri presenti e pure invisibili, ora ti senti quasi condottiero, nel tuo andare d’ogni ora, come in un calmo entusiasmo d’eroe. Tu continui e completi e liberi l’essere loro, e questo fuoco che arde ogni atto della nuova tua vita di Liberato, è il fuoco istesso della Magia sacrificale: sacrificio, in cui « una sola cosa è chi sacrifica, colui a cui si sacrifica, la cosa sacrificata e l’azione stessa sacrificale ».
Qui cade il limite, qui la radianza è assoluta. Quanto finora ti dissi di magia, conoscilo come avviamento a questo stato supremo. Che non ti sembri remoto, e vano il fissarlo dello spirito: poiché io ti dico che le cose lontane debbono adombrare le prossime, se in queste deve nascere il cominciamento.
Non importa la quantità, o il grado: ma il senso di luce e di liberazione sacrificale, « identica energia esplicantesi per auto-elezione, che balenando diviene fuoco, auto agente e auto reagente e univocamente operante tutto », devi anticipartelo e compenetrartene nell’anima sveglia: fin nelle operazioni prime, di distacco, di « Silenzio » - e nell’esaltazione fissata dallo Specchio o fecondante di durezza maschia e di Fuoco sulfureo la femminilità simpatica fluidica e mercuriale – e poi nell’animare, o proiettare, simboli e imagini e segnature e nomi di Potere – infine nel sorgere per il rito, per l’evocazione, per l’invocazione, per la magia dello scongiuro, del salvare, dell’infrangere.
Sappi: lo spirito di rompere l’immagine tua che l’ente dello spazio ha impietrata. L’alta magia opera solamente quando per brividi-spiragli di comunicazione la fecondi l’infinito, il soffio di « ciò che è ». Dimenticando l’« umano », vai come il vento, come arde il fuoco e splende la luce, come nudo semplice possente e uno è nello spirito il silenzio dei deserti e la calma degli oceani e il sommovimento tellurico degli elementi.
Pensa, per analogia, a trame indipendenti di ritmi che corrono, si attraversano o succedono o sorpassano sulla stessa linea, senza però incontrarsi e tagliarsi, perché il loro « tempo », il loro « periodo » è diverso. Isolati, restano impercepibili l’uno per l’altro. Ma secondo la legge loro possono pur determinarsi dei punti, nei quali si crea una sintonia: per un istante, i ritmi diversi diventano identici, ed allora una nuova cosa si produce e balena, una serie nuova si palesa, come sintesi. Queste sono le « soluzioni di ritmo ».
Orbene: considera la coscienza tua di uomo come una di queste serie ritmiche. Essa si svolge all’interno di una trama che è la trama stessa del ritmo della Realtà. Ma di questa non ti accorgi, perché il tuo « tempo » è diverso e così in seno all’ Essere stesso tu vivi il mondo dell’« altro », tu vivi il mondo degli spettri, tu vivi il mondo che non è, il mondo degli uomini – fino a che per il caso oscuro degli eventi mortali, o per l’Arte e il Rito, in un dato punto di tua vita si produca una corrispondenza: gli occhi allora per un istante si aprono nel miracolo del risveglio: è assoluta visione – o l’assoluta azione. Tu non sei più tu, il mondo non è più mondo – tutto è un’altra cosa. Sol che il tuo essere animale, più pronto, subito non intervenga a attrarti altrove lo sguardo, la nebbia, per un attimo, si è squarciata: tu conosci la Conoscenza – e, nella conoscenza, la natura della Realizzazione e della Liberazione.
E come, se cieca Fortuna non eleggi a tua Dea, spetta a te per affinamento interiore, per sottile ascolto sul ritmo della coscienza tua, per opera ermetica e vigile sempre di sapienza, di sapienza e di istinto – spetta a te preparare lo stato in cui può prodursi l’incontro dei ritmi: così anche dipende in parte da te che di nuovo la volta si rinchiuda dopo il fuggevole miracolo nella ritornante legge del « sonno », ovvero che tu possa confermarti nella partecipazione alla Realtà.
Nulla di più ti si può dire. Nell’intelletto cogli tutti i sintomi e le anticipazioni che non tarderanno a manifestarsi sporadicamente se costante e attento andrai avanti sulla pratica. Per ogni balenamento, volgiti all’interno, sorprendi lo stato di coscienza che lo accompagna sì da scoprire il ritmo per poi con sottile arte di amore attrarvi e adattarvi lo spirito tuo.
Primi echi di « unizione » ti avverranno fra gli uomini tuoi vicini. Tu pensi una cosa, ed ecco, fuori di qualunque tua intenzione, un altro viene a pensarla simultaneamente, senza antecedenti – e si stupirà, e dirà che tu, o egli, « indovini ». Non è « indovinare » e ancor meno è « caso »: è una nuova virtù sottile, « volatile », simpatica, del pensiero, perché si è allentato il vincolo onde esso non vibra che nella prigione chiusa del tuo « io ». Qua e là emergerà dunque la sintomatica della «telepatia», della « telestesia », dell’« intuizione »: brani di mondi e di scene lontane, come spalancamenti improvvisi dall’interno soffusi di lieve luce immateriale. Ed egualmente avverrà che tuoi stati d’animo appena ti sfiorino, subito si svincolino da te per scivolare in altri, e, impreveduti e perentori, pervaderli.
« Alteramente »: d’improvviso ti trovi dentro chi ti sta innanzi. Sei lui. Segui lo svolgimento dei suoi pensieri, vedi chiaro nel suo interno come in una stanza in cui di colpo si fosse fatta piena luce, e « vedi » anche la sua coscienza, senti come egli non sappia nulla di sé, come egli guardi fuori, come egli stia fuori, e non possa accorgersi di se – né di te, in questo momento che sei in lui. Un lampo – e poi ti trovi in te stesso. La cortina ricade. La legge dello spazio ritorna.
Tutto questo, in modo imprevedibile e senza tua volontà, sul principio. Conoscilo come risonanza periferica del tuo sforzo, dell’azione dei riti sulla sostanza in cui dovranno destarsi i tuoi sensi siderei. Ma a man mano che l’intero essere tuo ermeticamente si adusa ed armonizza ed unifica anche nel profondo, le « soluzioni di ritmo » si faranno mene improvvise, meno discontinue.
Le accompagneranno frange di approssimazione e di chiusura – sono chiarità, ora, più che lampi – e contemporaneamente il cerchio si allargherà, nuove serie, più lontane ed occulte, si approssimeranno a nodi di interferenza.
In un istante di luce interiore, aprendo gli occhi potrai accorgerti, ad esempio, che in quello stesso istante le nubi fitte si sono aperte per un momento sul libero e terso cielo. Disciogliendosi in te forze abissali, trasalisci in modo mai prima conosciuto scorgendo la tua stanza semi buia invasa dai rossi bagliori di un incendio lontano che divampa. In una data operazione l’andamento accelera e si tronca – e l’attenzione tua si porta a voci di uomini allarmati nella via, intorno ad un tram che in quell’istante improvvisamente si è arrestato. Nel tuo pensiero o nel tuo desiderio d’un tratto di realizza: « succede questo » - e questo istantaneamente si produce. E tante altre cose, in orizzonti anche più grandi, non le sai; ma apprendendole dopo ti nasce di colpo la certezza della corrispondenza, congiunta ad un senso strano e profondo, non definibile, incancellabile e sgomentante, per cui sai che non è il caso. I tempi di due ritmi si sono incontrati in un punto unico e « fatidico » di « unizione », che diviene simbolo realtà significato viso, simultaneamente: interiorità e esteriorità, volontà e realtà.
Da qui, breve è il passo al destarsi spontaneo nel tuo spirito l’intelletto per il miracolo di trasformazione latente nei simboli, nelle corrispondenze, nelle analogie di nostra Scienza. Il confluire di significati molteplici, di molteplici ordini in un unico simbolo, causa di confusione per l’insipiente, è la potenzialità di una sintesi capace di avviarti a « soluzioni di ritmo »: a vertici di assoluta visione o di assoluta magia. Sono, ad esempio, i Tre – o i Sette – o i Dodici: sigle che si rincorrono, ritornano, si ritrovano, coincidono analogicamente nell’interno e nell’esterno, nella natura e nell’anima, in alto e in basso, nello spazio e nel tempo, negli elementi e nel corpo, nella vicenda individuale e nella vicenda storica, preparando circuiti di unizione e di folgorazione che si chiudono nell’essere tuo, nella Liberazione dell’essere tuo.
Allora dentro alla sensazione dello stesso corpo e delle potenze sue principiano appunto a balenare, per « unizioni » e risoluzioni più radicali, forme di cosmica coscienza. E tu odi, nella più antica Tradizione, che la Parola, svincolata dalla morte, diviene conoscenza del Fuoco: l’Odorato, svincolato dalla morte, Vento: l’Occhio, svincolato dalla morte, Sole; l’Orecchio, svincolato dalla morte, Spazio; l’Intelletto, svincolato dalla morte, splendore di Luna; il Corpo, svincolato dalla morte, Terra; il Sangue e lo Sperma, svincolati dalla morte, Acque. Ed altri nei Metalli ti indicherà nuove vie di comunicazione e ti dirà dell’Uomo di Rame, dell’Uomo di Ferro, dell’Uomo di Mercurio, dell’Uomo d’Oro dormenti dentro al tuo corpo come poteri elementari e planetari.
Così convergendo le serie, sciogliendosi e riannodandosi, respingendosi ed attraendosi come in un respiro di luce, vedrai inoltre che la stessa unità comincia a riprodursi nel gesto tuo per uno spontaneo formarsi di questo in strutture di rito. In un dato istante ti sorprendi di una data posizione, e in un baleno percepisci che essa corrisponde esattamente ad un simbolo: come un vento-brivido ti passa allora per le ossa e, di nuovo, la cortina si squarcia, il lampo si produce: vedi e sei (2) – (In modo assai suggestivo una di queste esperienze relativa alla figura dell’« impiccato » dei Tarocchi, che poi è il segno stesso dell’alchemico).
Da allora comincerai ad intendere il senso delle posizioni sacre, ancora ricordate in tracce statuarie dell’antica sacerdotalità occidentale, o indicate dallo yoga degli Indii, e ne apprenderai la scienza. Nuove cose si staccano dall’ombra, si fanno chiarità su di uno sfondo più vasto. La stessa natura e la stessa storia cominciano a parlarti in lingua di rito e di simbolo. Le segnature che sono Sapienze e che sigillano l’ente dell’Uomo tralucono silenti in situazioni geografiche e strutture zoologiche, come anche si esprimono drammatizzandosi in eventi e istituzioni sociali e temporali. E i Dodici zodiacali che tu ritrovi in centri di vita e di morte del corpo tuo caduco, son altresì dodici città, dodici discepoli, dodici nazioni. Il « polo nero » a base dell’asse sidereo delle iniziazioni d’Oriente è il luz cabalistico alla base dell’osso sacro e della colonna spinale, detto « germe di resurrezione » - ed è la « pietra nera » posta nel Foro all’inizio della pagana via sacra. L’endogenesi nella « Vergine », la « passione », l’« ascesa al monte », il « camminare sulle acque », la crocifissione negli elementi, la resurrezione, divengono esattamente episodi visibili di una vita storica e vissuta – e per questi e innumeri altri punti di significato che via via scoprirai, la realtà prossima o lontana diviene di nuovo simbolo, e il simbolo realtà, il fisico, metafisico e, il metafisico fisico. Nella fissazione delle « acque » gelate, si crea la lenta trasparenza del fondo, invisibile al tumulto degli ossessi e alla febbre degli ebri.
Per questa via, dalla conoscenza magica del Rito, su cui già sei stato istruito, passi alla conoscenza del Rito come azione sacrificale. La reintegrazione essendo conseguita, le vie essendo aperte, il contatto è integrale, l’identità, perfetta. La forza delle cose passa nell’uomo, la luce e la liberazione dell’uomo si trasfondono nel mondo della Realtà – e questi sono gli avvampamenti del Fuoco Cosmico,le « assegnazioni di immortalità » secondo la magica Alleanza.
Il Supremo Mistero delle Iniziazioni – è quello che ora tu odi: nell’uomo è la liberazione e l’immortalità degli iddii. Il dio realizza l’uomo – l’uomo libera il dio.
Dice Kremmerz: tu che volgi al magico risveglio, sei centro di uno stuolo grandioso di esseri invisibili in desiderio d’immortalità – poiché sono tutti esseri di fuoco, hanno sete, e tu hai l’acqua per dissetarli. Nell’azione sacrificale la tua consacrazione di Disciolto, di Divelto, di Sfuggito – ti dissi – arresta il cieco precipitare delle forze elementari composte di brama, di spontaneità esaurita tutta nell’atto che le costituisce – e produce la trasformazione di luce, per cui tutti i mondi invisibili giubilano.
I due ritmi coincidono e la serie intera allora è una illuminazione.
La vicenda delle stagioni, del Sole nel giorno e della Luna nel mese, l’ardere del Fuoco, l’andare del Vento, il crescere delle vegetazioni, la consistenza delle cose che sono – nascono in te, e tu le accogli e disciogli nei riti di sacrificio, che nella sacerdotalità arcaica appunto accompagnavano le grandi fasi dei fenomeni naturali, le sostenevano, le confermavano e trasponevano nella luce per soluzioni di ritmo e di liberazione.
Così fu scritto: « In principio Prajapâti, avendo creato insieme gli uomini e il sacrifico, disse: Con questo sostenete gli dèi e gli dèi sostengano voi perché insieme conseguiate il bene supremo ».
Ed anche: « Quando sacrifica, l’âtmâ è la sede degli dèi, e Suprema Sapienza ».