DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO X
Della cura interiore ed esteriore nell’uomo.
1.- Che l’amatore di cose divine sappia che la nostra via non è storica né pagana, ma che ci dirigiamo verso la luce della natura esteriore. E per noi risplendono i due Soli. Noi vogliamo spiegare in qual modo Dio abbia guarito l’uomo dal veleno del Serpente e da quello del Diavolo e come anche oggi guarisca la misera anima che si dibatte sotto l’ira divina.
2.- La luce e l’amore divini si sono spenti in Adamo quando questi ebbe immaginato nella proprietà del serpente, egualmente propizia al male e al bene. Allora il veleno mortale del Mercurio cominciò ad agire. Marte rendeva ardente la sorgente della Collera, l’impressione tenebrosa della Natura rese terrestre il corpo d’Adamo e il veleno di Mercurio stabilì l’inimicizia tra Dio e la sua creatura. Da quel momento questa fu avviluppata per intero, corpo ed anima, dalla morte furiosa.
3.- Come fece Dio a guarirla e a tingerla ancora?Usò un rimedio straniero? No, egli si servì d’una cosa analoga, il Mercurio, la Venere e il Giove divini. Nell’uomo era il verbo pronunciato ed è ciò che io chiamo Mercurio eterno, perché è la vita che Dio ha infuso nella sua immagine. L’anima di questa immagine comprendeva le proprietà dei tre mondi:
4.- Il mondo della Luce, che è l’intelletto ed è Dio; il mondo igneo, che è la Natura eterna del Padre delle essenze; il mondo dell’Amore, che è quello della corporeità celeste. Il Mercurio è la Parola di Dio nell’essenza dell’Amore il furore di Dio il principio del moto della lotta e della forza nell’essenza ignea. La proprietà ignea dà il desiderio alla luce e alla libertà; il nulla desidera allora e questo desiderio è l’amore di Dio, che Adamo ha spento immaginando nella terrestreità.
5.- Questa è uscita dall’essenza del furore e dell’amore, pel movimento divino. Affinché siano palesi le meraviglie dell’abisso e della base, rivelati il bene e il male, Dio ha creato Adamo a sua immagine per tingere il mondo igneo ed esteriore con la parola dell’amore.
6.- Ma Adamo ha risvegliato in lui con la sua falsa immaginazione il mondo igneo mercuriano tenebroso e velenoso e la sua essenza corporale dell’impressione è precipitata nella parte velenosa della proprietà mercuriale e l’anima s’è manifestata nella natura eterna nella proprietà ignea del Padre, secondo questo Mercurio velenoso, questo Dio geloso e vendicativo, questo fuoco divorante.
7.- Per soccorrere Adamo, bisognò che Dio gli amministrasse il rimedio analogo all’eccesso, causa della malattia. Ed ecco come.
8.- Egli ricondusse il Mercurio santo nella fiamma dell’Amore col desiderio dell’essenza divina nel verbo pronunciato, ossia nell’anima ignea del Mercurio; egli tinse quel veleno, furore del Padre di tutte le essenze,mercé il fuoco d’amore e riconducendo il Mercurio con la luce del Sole eterno, o Amore, ne tinse il furore del Mercurio irritato della proprietà umana, in modo che Giove, l’intelletto divino, poté ritornare sui suoi passi.
9.- Se voi, medici, non capite ciò, è segno che siete imprigionati nel veleno del Diavolo. Per lenire l’irritazione del Mercurio nell’uomo, bisogna adoperare un Mercurio acceso dal Sole in Giove e Venere. L’ammalato deve essere guarito con la dolcezza amorosa, nello stesso modo usato da Dio verso noi miseri peccatori e non bisogna usare la fredda e tenebrosa impressione di Saturno, se prima il Sole non sia intervenuto riconciliandosi con Giove e con Venere. In questo modo la vita può sorgere dalla morte ed è questa la cura volgare e semplice.
10.- Ma un medico deve studiare e conoscere l’intero processo e apprendere in qual maniera Dio ha ristabilito l’universale nell’uomo con Cristo, come ne troverà la descrizione nella sua vita dal suo entrare nell’umanità sino alla sua ascensione. Che egli segua tal processo unico e troverà l’universale, purché Dio l’abbia a ciò eletto, dato che la voluttà, la gloria, l’avarizia, l’orgoglio e la mondanità lo stornano da questa via. I dotti non trovano diletto nella vera umiltà per la quale ci si abbandona a Dio, essi sono ciechi e non sono io che lo dico, ma la manifestazione dello spirito delle meraviglie.
11.- Noi mostreremo non di meno la via al ricercatore sincero, perché è venuto il tempo nel quale Mosè è chiamato ad esser il pastore del Signore in riguardo alle pecorelle.
Il Signore ha affondato nella proprietà umana un nuovo virgulto del suo amore; esso distruggerà le spine diaboliche e manifesterà il fanciullo Gesù a tutti i popoli e a tutte le lingue e questa sarà l’alba del giorno eterno.
12.- Che faceva Iddio, o fratelli, quando noi eravamo nella morte? Disperdeva egli l’immagine creata, l’uomo ha fatto nuovo? No; introduceva nell’uomo la proprietà divina e lo guidava verso la rigenerazione.
13.- Battezzava con l’acqua dell’essenza eterna e con lo Spirito Santo l’acqua esteriore, l’essenza di Venere nascosta nel furore della morte, poi toglieva al corpo esteriore il suo alimento, lo conduceva nel deserto e ve lo faceva digiunare. E allora s’accendeva una scintilla del fuoco divino, l’essenza immaginava in Dio e si cibava di manna durante quaranta giorni e infine l’essenza dell’eternità vinceva l’essenza del tempo.
14.- Era la tentazione durante la quale il Diavolo attaccava l’umanità esteriore sottoponendole la profondità della caduta adamitica. Egli chiedeva all’anima se voleva assidersi regina sopra uno di quei troni angelici da cui Lucifero era stato precipitato nelle tenebre e nella morte. Ma se l’anima persisteva nell’amore di Dio, senza desideri esteriori e terrestri, la reintegrazione s’effettuava nella sua pienezza.
15.- Considerate bene ciò, medici, e seguite la stessa via per guarire i vostri ammalati. Battezzate filosoficamente la forma del vostro Mercurio velenoso ed essa sarà guarita. I morti risusciteranno così, i muti parleranno, i sordi udranno e i lebbrosi saranno mondi di ogni sozzura.
16.- Ma all’artista non è dato compiere per intero la purificazione del Mercurio. Questa è opera della fede. Perciò Cristo ha dichiarato non poter operare a Cafarnaum che pochissimi miracoli, perché la fede popolare ivi non voleva unirsi al suo divino Mercurio. E da ciò costatiamo come Cristo, nella sua qualità di creatura, non potesse compiere i miracoli di per se stesso. Egli invocava Dio, che è il Verbo pronunciatore, tendeva verso lui il desiderio, così da sudar sangue nell’Oliveto. E preso Lazzaro diceva:
« Padre, esaudiscimi! So che tu sempre m’esaudi, ma te lo chiedo, affinché i presenti credano realmente che tu operi per mio mezzo ».
17.- L’artista non deve dunque attribuirsi nulla. Il Mercurio, dopo il battesimo spirituale e prima di manifestare l’universale , perché per tale manifestazione occorre che tutte le forme della Natura sieno cristallizzate e purificate, compie esso stesso i suoi miracoli. Ciascuna forma segue perciò una via sua propria che la guida al mare cristallino che scintilla innanzi al trono dei vegliardi, dove si cangia in Paradiso. Perché l’universale è paradisiaco e il Cristo non è disceso nell’umanità che per schiudere e manifestare il Paradiso nell’uomo. Il Verbo pronunciatore in Cristo ha operato miracoli col Verbo pronunciato nell’umanità e con le sette forme, prima che l’universale fosse interamente manifestato nell’uomo e il corpo purificato.
18.- Lo stesso è dell’opera filosofica. Quando il Mercurio prigioniero della morte riceve il battesimo dell’Amore, le sette forme si scoprono, quantunque non possano ancora manifestarsi per intero. Occorre che tutte e sette fondano la volontà in una sola ed escano dal furore e allora posso ricevere l’amore e la loro volontà può divenire un nulla e la loro effervescenza irosa può scomparire e resistere al fuoco.
19/20.- Se non dà alimento alle forme, nulla può fare l’Artista. Ma bisogna ch’egli anzitutto le liberi dall’impressione di Saturno perché possano alimentarsi e che ne rivivifichi il desiderio.
21.- Quando il Mercurio s’è liberato, non riceve più il suo alimento dalla proprietà velenosa della morte e la gioia e l’amore sorgono allora dal mezzo della Collera e delle tenebre. Se dunque il Mercurio incontra l’amore di Marte, il furore si trasforma in amore, ma in modo instabile. Nondimeno le proprietà angeliche si manifestano da tal momento.
LA TENTAZIONE
22.- Gesù fu condotto nel deserto dallo spirito e il Diavolo sopravvenne a tentarlo. Quando Cristo aveva fame, il Diavolo gli diceva: « Apri il centro della pietra, vale a dire prendi il mercurio impresso e fanne il tuo pane e cibati dell’essenza della proprietà dell’anima. Perché vuoi cibarti del nulla, della Parola pronunciatrice? Cibati del Verbo pronunciato della proprietà buona e cattiva e tu potrai signoreggiarle tutte e due ». Tal quale come nel caso d’Adamo. Ma Cristo rispose: « L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ».
23.- Perché Cristo non aveva voluto mangiare di quel pane, che poteva formare con le pietre? Perché la fame della proprietà umana avrebbe essa preso il solfo del Verbo pronunciato e il Mercurio dell’impressione della morte?
24.- La volontà di nutrirsi del Verbo pronunciatore era stata destata dalla Divinità, quando questa s’agitava nell’essenza dell’anima racchiusa nella morte in seno della madre sua Maria e vi manifestava l’Amore. Una proprietà divina attirava dunque l’altra e tal fame corporale dell’essenza di Dio proveniva dal Battesimo. Quando l’acqua corporale imprigionata nell’impressione mortale gustava l’acqua della vita eterna, ossia l’essenza dello Spirito Santo, la scintilla della proprietà divina se ne sprigionava come un desiderio acceso nella carne secondo l’essenza di Dio.
25.- Era necessario che l’Uomo Cristo fosse tentato nel corpo e nell’anima e da un lato la parola pronunciata dell’amore e della collera gli era offerta al corpo e all’anima, su cui il diavolo voleva dominare e dall’altro la parola pronunciante gli era offerta all’anima e al corpo nella proprietà dell’Amore.
26.- Ricominciava così una lotta già sostenuta da Adamo in Paradiso. Il desiderio amoroso di Dio, manifestato nell’anima, attirava fortemente la proprietà sua e quella del corpo e a un tempo il Diavolo attaccava nell’anima la proprietà furiosa di Dio e guidava l’immaginazione verso il centro del mondo tenebroso, che è il primo principio o la vita ignea dell’anima.
27.- L’immagine di Dio doveva pertanto scegliere tra il vivere nell’amore o nella collera di Dio, nel fuoco o nella luce. La proprietà dell’anima secondo la vita ignea era la proprietà del Padre nel mondo igneo; il mondo luminoso, spento nell’anima d’Adamo, s’incorporava ancora col nome di Gesù mercé la concezione di Maria.
28.- Dopo questa prima tentazione, fu insidiata l’intera proprietà della persona del Cristo. Come ad Adamo, il Diavolo gli disse: « Cibati del bene e del male; se non hai pane, procuratene con le pietre. Perché soffri la fame nella tua proprietà? ». Ma il desiderio divino gli suggeriva: « l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ». Così l’anima ignea si volgeva verso l’Amore, verso il Verbo pronunciatore e il desiderio igneo si nutriva della manna d’Amore.
29.- O filosofi, rimarcate bene questa trasformazione del fuoco con l’Amore. Il Padre dava al Figlio l’anima ignea, o in altri termini la proprietà del Mercurio pronunciato si dava al Mercurio pronunciando nella Luce. E Cristo diceva altresì: « Padre, gli uomini erano tuoi e tu me li hai dati ed io dono loro la vita eterna » Così Dio nel suo Amore ha dato la vita eterna all’umanità e l’Amore ha riempito di se tutto il furore dell’anima.
30.- Ma la Volontà non avrebbe potuto essere trasmutata, se la proprietà dell’anima e del corpo non avesse seguito il Diavolo nel furore divino, alimentandosi del Mercurio prigioniero. Siccome invece si diresse verso il Verbo pronunciatore e penetrò la morte furiosa della collera di Dio, procedendo verso l’Amore di Dio, elevandosi dalla morte divenne un verdeggiare paradisiaco.
31.- Essa pertanto era allora opposta al Mercurio velenoso della proprietà dell’anima nella collera di Dio. E il Diavolo disse al Cristo: « Tu sei il re vincitore: vieni, ch’io possa farti contemplare meraviglie ».
E conducendolo in cima al tempio, soggiunse: « Buttati giù al cospetto della folla, perché è scritto: Egli ha imposto ai suoi Angeli di vegliare su te, affinché i tuoi piedi non possano urtare contro la pietra ». In tal modo il Diavolo voleva esaltare ancora la proprietà ignea dell’anima, affinché questa, come in Adamo, si compiacesse della propria volontà e, con gli occhi ben aperti, conoscesse il bene e il male.
32.- Dio permetteva al serpente di ritornare alla carica, ma la proprietà umana del corpo e dell’anima, nella persona del Cristo, s’era per intiero abbandonata alla volontà divina, non agendo che in virtù di quanto in essa agitava Iddio e rispondendo al Diavolo: « E’ scritto: Tu non tenterai il Signore Dio tuo ». Una creatura di Dio non deve dunque compiere che la volontà di Dio.
33.- Adamo s’era allontanato da questa via, volendo conoscere il male e il bene, l’amore e la collera.
34.- Accorgendosi il Diavolo di non poter vincere con tali tentazioni, lo condusse in cima ad un’alta montagna e mostrandogli tutte le ricchezze della Terra, tutto ciò che vive e si agita nella parola pronunciata, tutti i reami e le potenze della Natura esteriore, di cui, benché non governi che il furore della morte, s’intitola Signore, disse alla proprietà umana: « se ti prostri innanzi a me e m’adori, io ti darò tutto ciò ».
35.- Il Diavolo voleva che l’umanità uscisse dall’abbandono per rientrare nella sua volontà. Cosa che aveva fatto Adamo ricercando sé stesso con le proprietà del mondo e con l’avarizia, come può osservarsi in Caino che è il cuore del Mercurio velenoso, formandosi un’essenza conforme al suo desiderio. Il suo alimento fu formato di terra con l’ignizione del Padre nella sua proprietà ignea, in cui si muove il veleno del Mercurio pronunciato. Il Diavolo credeva essere signore di questo reame, ma non lo è che per gli empi. Dio impedisce con l’acqua e la Luce del terzo principio ch’egli possa giungere al governo della parola pronunciata ed egli è ridotto all’impotenza così a lungo per quanto la sua effervescenza irosa lavora nel furore.
36.- Il Diavolo si vantava di poter dare all’umanità del Cristo il governo dell’essenze, che non possiede che in quella parte della effervescenza irosa in cui è il furore di Dio. In effetti egli ha tentato eccitare la potenza del suo Mercurio per dominare il male e il bene.
37.- Egli ha introdotto il suo Mercurio nell’impressione dove vengono originati i due fuochi, freddo e caldo, del Mercurio creaturale. Perciò il corpo soffre il freddo e il caldo, non ancora manifestati allorché esso viveva nella libera volontà.
38.- Il centro del furore, che è la proprietà del Mondo tenebroso, s’era manifestato in Adamo: ancora oggi il Mercurio umano è una sorgente velenosa, perché è sua radice la proprietà mortale. Non appena è toccata la sua impronta marziana, il fuoco si accende e avviluppa così il corpo da farlo tremare di furore e questa lotta tra il corpo e il veleno forma la vita del Mercurio corporale.
39.- Le guerre provengono da ciò, il combattente è servo della Collera, e l’ascia con cui il contadino irritato libera il suo campo dai roveti. Ma nel servire così la Collera di Dio, esso cade nell’immagine diabolica della parola pronunciata e abbisogna che venga rigenerato in Cristo e per Cristo col suo Mercurio, risalendo verso l’Amore di Dio nel Santo Mercurio pronunciatore, che è il Verbo vitale. Pervenutovi, è mestieri che obbedisca interamente, che abbandoni tutta la volontà all’amore di Dio, in modo che Dio sia tutto per lui e che da Lui solo attinga la forza, la vita e l’operato.
40.- In tal modo il Mercurio della vita umana potrà divenire il frutto dell’albero paradisiaco e l’uomo è stato appunto creato per raggiungere tale meta. Il Diavolo è l’Artista della natura furiosa, a cui è sottomesso il malvagio. Perciò San Paolo ha scritto: Il giusto esala grato odore e vivificante al cospetto di Dio e l’odore del malvagio è la morte.
41.- Tutto ciò che vive e si agita deve contribuire alla gloria di Dio, secondo il suo Amore o la sua Collera, essendo le creature uscite dal male e dal bene per la volontà del Verbo pronunciatore.
42.- Gli angeli e gli uomini sono stati pronunciati nell’immagine dell’amore di Dio e non debbono compiacersi né nel fuoco né nelle tenebre e non debbono restare nella loro identità. Ma bisogna che si abbandonino alla volontà divina pronunciante, come una delle sue forme e non devono avere inclinazione verso nessun’altra cosa. Essi sono lo specchio del Verbo, in cui si contempla e si manifesta l’eterna scienza dell’intendimento divino, la celeste suonatrice di viola che fa risuonare il Mercurio della Vita.
43.- Quando l’immagine dell’uomo volle agire nel bene e nel male, rifiutandosi a compiere ciò per cui era stata creata dalla parola pronunciante, essa uscì dall’amore di Dio, nella quale non v’ha manifestazione di collera, come nella luce ignea non v’ha tormento di fuoco. La volontà del Mercurio umano s’individualizzò allora e precipitò nel centro nella generazione delle essenze, nell’angoscia, nel veleno, nella morte.
44.- Ivi la ghermiva la collera di Dio.
45.- Così, amico leggitore, tu ora conosci le tentazioni di Cristo e sai: Come l’anima, e anche l’uomo intero che è l’immagine del Verbo pronunciatore, vorrebbe reintegrarsi nel suo luogo d’origine, dopo avere risentito la combustione nell’amore divino; come voleva rinchiudersi nella sua propria volontà; come infine voleva lasciar commuovere la sua impronta dalla volontà di Dio e il Diavolo, l’artista della Collera divina, prometteva al Cristo i regni di questo mondo e la libertà delle sue azioni, se egli avesse voluto uscire dalla misericordia di divina. Ma avendogli il Cristo risposto: « Vattene, Satana. E’ scritto: tu adorerai il Signore Iddio tuo e non servirai che lui solo », il Diavolo si ritirò e gli angeli si avvicinarono al Cristo e lo servirono.
IL PROCEDIMENTO MAGICO
46.- Che il mago, considerando quanto intraprenderà, non si figuri poter possedere il regno terrestre mercé l’avarizia del Diavolo, né spiccare il volo dalla sommità del Tempio, né tramutare le pietre a suo piacere, ma si persuada che non è che il servo di Dio. Se vuol soccorrere il misero prigioniero della collera di Dio e scioglierlo dai legami tenebrosi che lo avvincono nella maledizione della terra, che comprenda in qual modo Dio abbia sciolto lui stesso, che mediti sulla tentazione del Cristo. E s’egli si dicesse: « innanzi a me è una pietra inerte bruta e impotente; occorre che la tratti energicamente per rapirle la perla che rinserra », non sarebbe che uno stolto, incapace affatto di condurre l’opera a compimento.
47.- Se vorrà cercare con successo, che s’immagini la vita del Cristo, durante la quale Dio ha rigenerato l’universale prigioniero della morte nella proprietà umana. Perché Dio non ha preso l’uomo raccolto nella Morte per introdurlo in un fornello che l’avrebbe ridotto in cenere, come fa il falso mago; ma gli ha largito anzitutto il suo amore battezzandolo, poi lo ha condotto nel deserto e gli ha opposto il diavolo, senza però introdurlo in lui, né gli ha presentato carne alcuna esteriore. E quando l’uomo, volgendo a Dio il desiderio, s’è impadronito della manna, il Diavolo è ritornato a tentarlo con tutta la sua astuzia. Che più ti dirò, o ricercatore? Nulla tu comprendi?
48.- Io non voglio affatto largirti la perla dei figliuoli di Dio, perché occorre che Dio diventi uomo e l’uomo Dio e che cielo e terra si riuniscano per non formare che un’unica cosa. Se vorrai che la terra diventi cielo, donale l’alimento celeste, in modo che il Mercurio racchiuso nella morte riceva una volontà celeste e che la volontà del Mercurio furioso si volga verso l’amore del Mercurio celeste.
49.- Ma come opererai tu? Introdurrai, come fa il falso mago, il Mercurio velenoso dalla morta volontà? Prenderai due diavoli per formare un angelo? La pretesa sarebbe ridicola e come potresti tu cangiare la terra in cielo con l’aiuto del diavolo? Dio è il creatore di tutte le essenze e tu dovrai cibarti del suo pane per poter trasmutare la proprietà del tuo corpo.
50.- Cristo diceva: « Chi berrà l’acqua ch’io largisco, si disseterà alla fonte stessa della vita eterna ».
Qui si nasconde la perla della Rigenerazione. Il chicco di grano non dà germoglio se non è affondato nella terra; perché le cose fruttifichino, occorre che rientrino nella madre che le ha generate.
51.- Il Solfo è la madre di tutte le essenze, Mercurio la loro vita, Venere il loro amore, Giove il loro intelletto, la Luna la loro corporeità, Saturno lo sposo loro. Tu dovrai riconciliare con la moglie lo sposo irritato e la moglie deve essere vergine, poiché la semente della donna dovrà schiacciare il capo del serpente collerico. L’amore della moglie dovrà essere sincero e puro, perché la divinità sposa l’umanità. Quando Maria diceva: che mi accada quanto mi annunzi, perche io sono l’ancella del Signore, ciò significava l’unione dell’umanità con la divinità.
52.- Nell’opera filosofica, la Divinità significa la vergine casta e l’umanità è il Mercurio il Solfo e il Sale, tanto celesti che terrestri. Il celeste è simile a un nulla; la morte s’è destata nel furore e vive nella collera, nella proprietà della quale furono Adamo e il Cristo.
53.- Le proprietà solforose erano tentate dall’opposizione nata nel loro seno stesso.
54/55.- La tentazione aveva tre immagini. La prima è l’impressione detta Saturno dal filosofo, la quale doveva schiudersi nella proprietà di Venere per saziarne la fame ignea. La seconda era il vivere in questa Venere saturniana e l’attaccarsi alla sua propria volontà.
56.- La terza era l’introdurre la volontà nel centro col desiderio amoroso, vale a dire nella madre solforosa che vive con l’impressione dell’angoscia. Dio ha tentato con un diavolo furioso la cattiveria d’Adamo accesa nel solfo, né io potrei dire nulla di più esplicito. Il solfo è il corpo materiale in cui noi dobbiamo rientrare.
57.- Nicodemo chiedeva: « Come si può rientrare nel seno della propria madre e rinascervi? » e gli rispondeva il Cristo: « Se voi non sarete come fanciulli, non potrete contemplare il regno dei cieli ».
58.- Come la volontà può rassegnarsi a perdere la sua identità per ritornare un nulla? Ciò sembrava assai strano a Nicodemo. Ma il Signore lo ammoniva: « il vento soffia d’onde vuole; tu l’odi, ma non sai d’onde venga e dove vada. Così è di colui che è eletto da Dio ».
59.- Cosa persuadeva la volontà del Cristo uomo a rientrare nel grembo della madre e a restarvi per quaranta giorni privo d’alimento? Non era forze un’azione della Divinità?
60.- Lo stesso è dell’opera filosofica. L’artista deve cercare il figliuol prodigo, che s’è allontanato dalla madre e che è entrato nel centro saturniano, perché il furore di Dio l’ha confinato nell’impressione mortale. Non di meno esso non è divenuto un Saturno, ma è solo imprigionato nella morte di Saturno.
61.- L’Angelo deve discender verso Maria e annunziarle che genererà un figlio che si chiamerà Gesù, pel quale, nel vecchio uomo preda della collera, si desterà il nuovo fanciullo. Il nome di Gesù si rende anzitutto in Saturno, attrae la volontà del prigioniero e gli presenta la Sposa, ornata della corona di perle.
62.- Se il ribelle la riceve, l’artista può senz’altro compiere l’impresa.
63.- Lo sposo deve esser tentato, perché deve divenire il cavaliere che distruggerà il castello diabolico nei sette regni. All’appressarsi del tentatore, lo sposo rientrerà nella madre sua e, abbandonandosi interamente alla volontà, ritornerà nel Nulla.
64.- Allora l’Artista crede aver perduto il cielo, perché non s’accorge che una vergine ha generato ancora. Ma che non s’impazienti; quando è impossibile a lui, è facile per la Natura. Quando il Tentatore avrà esaurito le sue risorse, gli Angeli lo scacceranno.
65.- Allora l’Artista presenterà la sposa allo sposo. Ormai egli è divenuto il medico dei suoi fratelli e delle sue sorelle nella dimora della Madre sua e potrà operare miracoli nei sette regni della Vita.
66.- In Saturno farà rivivere i morti, perché la Vergine ha collocato nell’Amore la sua volontà e potrà risuscitare la forma in cui sua madre l’ha generato, arroventandola col fuoco dell’amore. Ciò ha luogo nel Solfo saturniano nella proprietà dello sposo.
67/68.- Opererà anche miracoli nell’altro regno materno che è quello della Luna, perché Gesù ha sfamato cinquemila uomini con cinque pani d’orzo, operando sulla corporeità. Nella proprietà lunare lo Sposo schiude con la sua vergine il paradiso e alimenta il corpo, che non ha ancora ricevuto l’influenza del Mercurio esteriore. L’artista crede allora essere assai vicino al paradiso, ma gli resta molta strada da percorrere.
69.- Nel terzo regno, Giove, Gesù istruiva gli ignoranti, rendeva Apostoli i prevaricatori, elevava i semplici le donne e i fanciulli diletti da Dio, che comprendevano l’universale in loro stessi.
70.- Così avviene nell’opera filosofale. L’essenza morta, in cui il Mercurio è interamente terrestre freddo e privo di virtù, riprende nuova vita, che stupisce e rallieta l’Artista. Egli vede rifiorire la virtù divina in un’essenza quasi morta nella maledizione di Dio, egli vede l’arcobaleno multicolore sul quale il Cristo è assiso per giudicare il Mercurio pronunciato.
71.- Tale è l’intendimento divino del Giove celeste col quale Cristo ha reso saggi e prudenti i semplici.
72.- Nel quarto Regno della madre delle essenze, che è Mercurio nella ruota naturale della vita, Cristo ha guarito i sordi i muti e i lebbrosi, infermità questa che provengono dall’acqua saturniana nel Mercurio con cui Cristo guariva il veleno nella forma dello Sposo e della Vergine.
73.- L’artista vedrà come si può filosoficamente dividere la terra dal cielo e fare discendere il cielo sulla terra, come il Mercurio purifichi la materia e come i colori e l’antimonio appaiano in questa proprietà.
74.- Nel quinto regno, che è Marte, Cristo scacciò il diavolo dal corpo degli ossessi e nell’opera dell’Artista vedrà Giove scacciare dal Mercurio un vapore igneo nerastro, che si conglomererà in alto e che è un desiderio velenoso del Mercurio che sfugge dalla proprietà diabolica.
75.- Nel sesto regno, quello di Venere, Cristo praticava l’amore dell’umanità, lavava i piedi ai discepoli, si manifestava in mezzo alla turbe, ma le turbe, non volendo riconoscerlo, gridavano: « Non abbiamo altro re che Cesare ». E lo legavano, lo battevano, lo spogliavano e lo crocifiggevano.
76.- Non appena il vapore igneo oscuro esala dalla materia che è il Diavolo, Venere appare nella sua gloriosa verginità. L’artista riceve pertanto una donna invece del fanciullo atteso. Questo fanciullo, dall’acconciatura regale, non governa su un regno esteriore, ma vuole solo dominare la velenosa potenza ignea di Saturno di Marte e di Mercurio.
77.- Saturno è rappresentato dalla potenza terrestre, Mercurio dalla potenza spirituale dei Farisei e Marte significa il Diavolo. Nessuno dei tre voleva soffrire il figlio di Dio, re dell’amore, immaginando ch’egli avrebbe distrutto il loro regno, senza offrire ai sacerdoti la gloria e la dignità.
78/79.- Egualmente non possono soffrire Venere e l’opprimono con tutta la possa del loro veleno, quando si manifesta con l’amore nelle loro tre forme furiose.
80.- Ma Venere riposa su Giove, ossia l’intendimento, e sulla Luna, ossia la moltitudine, devoti a Cristo. Così nell’opera filosofica la Luna collabora con Venere, perché essa non può colpire né Saturno, né Mercurio, né Marte. Quando si scatena il furore, la Luna cambia la sua volontà. Allora vegliate e pregate col Crocifisso.