DELLA IMPRONTA DELLE COSE - CAPITOLO VII
Della condizione d'Adamo in Paradiso e di quella di Lucifero prima della ribbellione e in che modo l'immaginazione e l'orgoglio li abbiano fatti cadere.
1.- Vogliamo offrire all'indagatore seria occasione per meditare sulla nobile pietra dei Saggi. Egli troverà, se Dio l'ha eletto a ciò e se la sua vita risiederà nel Mercurio celeste; altrimenti quanto segue resterà misterioso per lui, sebbene noi cercheremo presentargli il simbolo sotto la forma più chiara possibile.
2.- Quando Adamo fu creato nel paradiso, gli fu dato per conduttore il Mercurio Celeste e la sua vita bruciava in un olio purissimo, gli occhi suoi erano celesti, la sua intelligenza superava la natura, poichè la sua luce si nutriva dell'olio della divina essenza. La proprietà esteriore acquosa non era manifesta in quest'olio angelico, ma la sua caduta lo rese acquoso con la manifestazione in esso della proprietà mortale e allora il Mercurio, già esaltazione della gioia, divenne un veleno d'angoscia.
3.- Perchè l'effervescenza del Salnitro nell'impressione della Freddezza secondo Saturno s'elevò come un veleno freddo che esca dall'impressione della morte e l'oscurità si diffuse al posto della luce dell'olio e Adamo si spense alla luce divina.
4.- Il diavolo l'aveva tratto attanto con l'essenza e la proprietà del serpente in che domina il furore. Il serpente era altresì il più astuto degli animali e aveva persuaso Eva che potrebbe conoscere la scienza del Bene e del Male. La conoscenza del Male era nella volontà del Diavolo, che si corrompeva nell'ignizione della scienza del Mercurio, introducendosi con l'immaginazione nel fondo igneo, mentre Adamo penetrava con l'impressione nel fondo freddo della proprietà acquosa che genera il Salnitro, là dove si separano i due regni. Adamo chiedeva il mercurio acquoso, nell'effervescenza del quale s'elaborava il tossico mortifero; mentre lucifero bramava il mercurio igneo che da forza, potenza e orgoglio. Ma entrambi trascuravano l'olio dolce della divina essenza.
5.- COnsideriamo ora chi fosse il serpente ingannatore e quanto grande la sua astuzzia, perchè Adamo ed Eva abbiano mangiato il frutto proibito, quale sia la loro salvezza, ove siano il Male e il Bene, ove la proprietà della vita eterna e quella della morte eterna, quale la guarigione della malattia di Adamo, cioè la vita temporale ed eterna.
6.- Che il leggitore scruti il senso delle parole che seguiranno; noi non abbiamo il potere di dargliene la comprensione, perchè ciò appartiene a Dio. Ma s'egli vuole entrare, le porte gli saranno aperte.
7.- Il Diavolo era un angelo splendente, il serpente il più astuto degli animali e l'uomo l'immagine della divinità. E tutti e tre sono periti per la loro immaginazione e pel loro orgoglio, portando seco ciascuno la maledizione di Dio.
8.- Tutto ciò che è eterno ha un'origine comune e così è degli angeli e delle anime, ma non del serpente. Noi abbiamo già mostrato come, allorchè il fuoco esalta l'effervescenza del Salnitro, si separino i due regni dell'eternità e del tempo e come l'eternità risieda nel tempo e sia unita ad esso come il fuoco lo è alla luce, abbenchè siano due.
9.- Osserviamo ad esso come il Mercurio velenoso diabolico guasti l'olio nell'uomo e nel serpente senza corrompere l'essenza divina, poi s'annienti in se stesso, mentre il Mercurio creaturale, che nasce con la creatura, esca fuor di sè, vale a dire passi dall'Eternità al Tempo, per cercare sè stesso, per affermarsi, per costituirsi una identità, perchè se fosse nutrito dall'Eternità, la sua angoscia dolorosa non diverrebbe manifesta.
10.- La libertà muta a cui tende il nulla eterno non si manifesta nel nulla, ma in sè stessa, vale a dire in Dio. Ogni fame o desiderio si crea l'essenza che più le sia adeguata.
11.- Così il diavolo si crea le tenebre, in cui, abbandonando l'Eternità o desiderio dell'amore, s'immerge secondo la proprietà del centro. così s'accede nel suo Mercurio velenoso, diventando un ribollimento igneo d'Angoscia nelle tenebre, così come il legno che brucia diventa carbone privo di luce, d'olio e d'acqua. E dalle forme della proprietà diabolica più nulla esce, fuor che uno stimolo di ostilità che aizza, moltiplicandole, le forme l'una contro l'altra.
12.- Il serpente era in uno stato simile. quando Dio ordinò che tutti gli animali si manifestassero, ciascuno secondo la sua proprietà, gli animali uscirono in effetti da tutte le proprietà della Natura e il Diavolo volle dominare sull'amore e sulle dolcezze divine. A tale scopo introdusse il suo desiderio nella collera e nella potenza severa che secerne la vita velenosa e da questo Fiat della proprietà furiosa sono usciti i serpenti, le vipere, i rospi e tutte le bestie velenose. non che il diavolo le abbia create, egli non lo può; ma la creatura è stata determinata in bene o in male, secondo il desiderio nell'impressione del Fiat.
13.- In questa impressione, sorgente del Mercurio e della vita esteriore, si compì la separazione del mondo e di Dio come un'immagine dell'abisso e uno specchio dell'eternità. Allora si manifestò il furore interno, il chè ha fatto chiamare Dio collerico e geloso, nonchè un fuoco divorante. Il piacere eterno, che è Dio, desta nella natura il desiderio della manifestazione eterna e largheggiando a se stesso questo desiderio, trasforma il suo furore in una pienezza di gioia.
14. - Così è dell'astuzia del serpente. L'acutezza del gusto e dell'odore delle cose risiede nel loro veleno.
La luce eterna si genera dall'esaltazione del Padre ed esce dall'angoscia per rientrare nel nulla della Libertà. Là il fuoco e la luce diventano un desiderio che è la gioia divina, qua il Mercurio prende il nome di parola eterna o nascita della divinità.
15. - Questa emanazione del fuoco magico spirituale produce una generazione della parola delle virtù e dei colori e il desiderio di questo Mercurio assume anch'esso la virtù, La rende essenziale e ne distrae la dolcezza e l'amore che saranno chetare il furore del Padre eterno, tramutandolo in gioia.
16.- Questa essenza infiammata produce due proprietà, l'una oleosa celeste e raggiante e l'altra possente e animata dal moto dell'impressione eterna, da cui fluisce l'aria divina o lo splendore di quella luce amorosa che è lo spirito di Dio.
17.- L'amore eterno, cioè l'essenza celeste, s'é infiltrato nel FIAT della creazione per trasformare in gioia la collera paterna, che è la forma della Natura eterna. Laddove la natura del furore è stata esaltata dal Fiat, ivi il desiderio s'è teso vieppiù verso la libertà. Così la più nobile e la più subblime delle tinture, il desiderio della fame furiosa, riceve il suo alimento, la libertà. Perché in principio tutte le cose furono create buone, anche il diavolo e il serpente.
18.- Ma non appena il diavolo ingigantì nel più forte desiderio igneo, Dio si allontanò da lui, come la luce d'una torcia che si spenga, ed esso fu ridotto a vivere del suo solo desiderio. Conoscendo però che il serpente possedeva una tintura simile alla sua, s'introdusse in esso col suo desiderio e attaccò l'uomo per immergerlo in questa proprietà. In effetti la tintura del Serpente era composta di Mercurio morto per la frigidità dell'impressione e di Mercurio dalla proprietà furiosa. L'impressione fredda prodotta dalla morte del furore è terrestre e l'impressione ignea proviene dal veleno vivo del Mercurio e in essa consiste la vita spirituale.
19.- Così Adamo ed Eva furono infettati a mezzo del serpente dal desiderio diabolico con la proprietà mortale e terrestre del serpente medesimo e con la proprietà furiosa velenosa e viva del furore divino del Diavolo. E ne fu disseccato il loro olio divino, o essenza celeste.
20.- L'olio divino dei nostri progenitori fu corrotto dalla maledizione penetrata sino al fondo delle loro anime. la maledizione di Dio è una ritirata e quando la virtù divina incarnata in loro rientrò nel suo principio, l'olio santo in cui essa stava divenne un veleno. il residuo terrestre della mortificazione del fuoco allora s'affermò e il mercurio freddo della forma mortale, prima nascosto nel mercurio celeste, prese il posto di quest'ultimo. Così Adamo morì a Dio per vivere nella morte e il serpente maledetto fu punito per avere obbedito al Diavolo.
21.- Ciò che è nascosto nella grande angoscia, o Mercurio, è un olio che guarisce tutte le malattie tingendole, purchè il veleno freddo, o effervescenza della morte, sia trasportato nel fuoco che desidera la luce. Perchè Dio ha creato le cose buone in origine, ma la sua dipartita le rese malvage.
22.- Quando il desiderio amoroso di Dio dimorava nel ribollimento del mondo esteriore e lo penetrava come il sole l'acqua il fuoco e il ferro, il mondo esterirore era un paradiso e l'essenza divina verdeggiava mercè la terrestre e la vita eterna sussisteva nella vita mortale. Ma quando Dio ebbe maledetto questo mondo a causa dell'uomo, la morte si manifestò nelle creature, mentre prima non era racchiusa che in quell'albero della conoscenza del Bene e del Male, che tentò Adamo ed Eva allorchè il loro desiderio ebbe da sciegiere tra l'eternità e il tempo, tra l'olio vivo e la morte.
23.- Così il corpo celeste fu e resta tutt'ora legato dalla maledizione divina, mentre il ribollimento della collera imperversa tuttavia. Ma poichè l'uomo eterno era stato vivificato dal Mercurio eterno, vale a dire dalla parola della virtù divina, nell'altro poteva vincere la morte e debellare il veleno del Mercurio, fuor che la virtù del Verbo istesso di vita.
24.- Perchè la proprietà terrestre del serpente s'era destata nell'uomo e perciò, quando il Verbo di Dio ebbe pietà della miseria dell'uomo, gli disse: la semente della Donna schiaccerà la testa del serpente e il suo veleno la morderà al tallone.
25.- In ciò riposa il segreto della pietra dei saggi. Lo schiacciamento della testa del rettile si compie nello spirito e nell'essenza, nel tempo e nell'eternità. Il morso del serpente è la collera ignea di Dio e la semente della Donna è l'amore di Dio che traspare nella collera, che deve prenderne la potenza e deve reintegrarla nella gioia divina. Allora l'anima morta, sepolta nella maledizione, allora solo rivive quando il Mercurio venefico si sia impregnato dell'amore. L'angoscia della morte mercuriale diventa una gioia sublime è un desiderio amoroso e un corpo celeste nasce dal quello terrestre. Quando il Mercurio è introdotto in una effervescenza celeste, esso non desidera più la vita terrestre, ma l'elemento unico in cui sono nascosti e confusi gli altri quattro elementi non ancora manifestati. Così Dio abita il tempo e il tempo non lo comprende, salvo che non precipiti nell'eternità e che la luce divina non rischiari di nuovo il suo tormento.
26.- Le ricerche dei saggi seguono lo stesso ordine .
Come la parola eterna che è il Mercurio celeste s'è incarnata nella virtù divina, ha debellato la morte e è risalita verso la gioia divina, così il Mercurio umano, già imprigionato nella collera di Dio, nel ribollimento della morte diventa attrattivo pel suo desiderio, che divenuto una fede nello Spirito Santo. Esso genera il Cristo in sè e s'eleva fino alla luce divina al di sopra della collera di Dio, di cui spezza il capo. La collera dominava e nella luce diventa dominata.
27.- Meditate tutto ciò, figli dei saggi, e non fate come i figli di Babele, che credono possedere la pietra e non ne hanno che un frammento in cui s'annidano il veleno e la morte. Essi hanno le parole non la virtù.
28.- Nel dolce nome di Gesù Cristo è possibile ritrovare intero il processo, che, spiegato nel linguaggio della Natura, può indicarci come avvenga la rinascita dalla Morte alla Vita. il nome di Gesù è la libera proprietà del piacere eterno che s'abbandona al Padre, centro generatore, e vi scolpisce un verbo d'eterna virtù.
29.- La forma ignea del Padre raffigura questa voce divina del piacere della Libertà e diventa un Mercurio di gioia nell'essenza dell'Amore. Non dimeno non potrebbe prodursi Bramosia amorosa senza l'accensione del fuoco del Padre, perchè la bramosia è generata dal fuoco.
30.- Il padre d'ogni essenza genera col suo tormento igneo questo santo desiderio e il suo cuore dà lo splendore al fuoco dell'amore. Il furore del fuoco si placa durante la eternità e si trasmuta in desiderio amoroso.
31.- Cristo significa la proprietà del libero piacere e nel linguaggio della Natura vuol dire violatore. fiaccare la potenza del Furore, creare nelle tenebre lo splendore della Luce, trasmutare il desiderio igneo in pacere amoroso: ecco le sue opere.
32.- Qui la semente della donna, il libero piacere in cui non v'ha angoscia, infrange il furore della Natura eterna, perchè il fuoco si chiama giustamente la testa essendo la causale della vita eterna e la libertà è veramente la donna, perchè nel nulla, ch'è la libertà, nasce la santa trinità divina.
33.- Il fuoco dà dunque la vita e il libero desiderio dà l'essenza della vita. Nell'essenza è la generazione. Il Padre genera in sè stesso, fuori dell'abisso, la sua essenza e il cuore suo. Il Figlio è la fine del Padre. Il Padre resta alla base della natura eterna e il Figlio la base della virtù e della gioia. Se ne vede un'immagine nel fuoco e nella luce. Così il Figlio tinge il nulla, affinchè la vita eterna sia in lui e ch'egli sia non più un nulla, ma un tono o una voce che manifesti l'eternità.
34.- O Savi, non cercate il Figlio fuori del Padre; per tingere occorre che la tintura sia corporale. il Vincitore del serpente è già in quel corpo, perchè la semente della donna ha schiacciato la testa del serpente, non fuori dell'umanità, ma nell'umanità. l'amore, fonte del piacere divino, si manifesta nell'essenza umana e tinge del sangue della divina tintura il furore della morte. Così questo furore diventa una sorgente che dissipa la collera e il veleno oleoso del mercurio, trasportandoli nel regno dell'Amore gioioso e trionfante. O Morte dove è il tuo aculeo? Lodato Iddio, che ci ha dato la vittoria!
35.- Conviene pertanto al saggio ricercatore di considerare senz'altro l'umanità del Cristo, dalla sua manifestazione nelle viscere della vergine Maria sino alla sua ressurrezione ed ascensione. Egli troverà nella Pentecoste il libero spirito, mercè il quale potrà attingere e guarire ciò che non è sano.
36.- Le rose che fioriranno dopo l'inverno, ralieteranno il mese di maggio per illuminare i buoni ed accecare gli empi.
37.- Lodato sia eternamente il Signore, il quale ci ha aperto gli occhi e ci ha preparato a ricuperare quanto Adamo aveva perduto.
38.- Ora noi vogliamo penetrare tutto il procedimento del Cristo, muovere con lui dall'eternità al tempo e dal tempo all'eternità, reintegrare i miracoli del Tempo nell'eternità, presentare apertamente la perla per la gloria del Cristo e per l'onta del diavolo. Coloro che dormono son ciechi, ma coloro che vegliano vedranno i fiori di maggio.
39.- Cristo diceva: "Cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto". E vi ha largito altresì la parabola del buon Samaritano, che è una chiara dimostrazione della corruzione umana e di quella della terra maledetta da Dio.
40.- E se tu vorrai essere un mago, fa come il Samaritano. Altrimenti non saprai guarire chi sarà stato ferito, perchè il corpo del pazziente è moribondo, il suo vero abito gli è stato tolto, e tu non potrai riconoscerlo che difficilmente, salvo che tu non possieda gli occhi e la volontà del Samaritano.
41.- Ecco: la parola eterna si manifestava in Adamo con la divina essenza vivente mercè il Mercurio celeste. Ma quando il fuoco dell'anima sua, per opera del Diavolo, infettò lo spirito della sua volontà e la volse verso la terrestreità mortale per la proprietà del serpente, il Mercurio celeste scomparve dall'essenza celeste, l'anima rivolle aver la scienza del bene e del male.
42.- Così il Mercurio dei quattro elementi lo afferrò e, cominciando ad avvelenarlo, spogliandolo della divina proprietà, esponendolo al caldo e al freddo, uccidendolo a mezzo, gli tolse l'abito angelico, l'abito dell'elemento puro. Questo elemento era la sorgente celeste che penetrava il corpo d'Adamo e allora egli non aveva bisogno d'abiti, perchè il caldo e il freddo erano seppelliti in lui come la notte lo è nel giorno. Quando la proprietà e il ribollire delle tenebre sorpresero gli uomini, allora la notte dominò su loro e lo stesso fu per la terra, quando Dio la maledisse.
43.- Se tu sei mago, saprai cambiare la notte in giorno, perchè la notte sorgente delle tenebre, è il ribollimento dell'angoscia della morte e la sorgente del giorno luminoso è lo splendore della vita. Cristo ha riacceso questo splendore nell'umanità vivificando l'uomo. Se tu vorrai tingere, occorrerà che tu cangi di nuovo in giorno la costituzione della morte notturna. Non di meno il giorno e la notte non hanno che una sola essenza.
44.- La ragione chiede come si possa procedere per compiere tale opera. Si risponde che basta osservare il procedimento di Dio in favore dell'umanità.
45.- Cristo venne al mondo sotto forma umana, immettendo nella compressione della morte la divina tintura di vita e volle essere ospite della nostra miserevole orma per impregnarsi di sè stesso. Viveva egli nella gioia? No. Entrava nella morte e moriva, rovesciando per noi il trono notturno e incitando la nostra essenza a volgere la sua vontà verso il divino. Allora il Fiat celeste poteva agire una seconda voltontà sull'umanità, dato che questa penetrava ancora nel libero piacere della divinità.
46.- Ciò fatto l'Uomo Cristo fu tentato durante quaranta giorni, durante il tempo cioè in cui il primo uomo era rimasto solo ed era stato tentato in Paradiso. E per quaranta giorni, tutto ciò che Adamo e sua moglie avevano desiderato con l'immaginazione, fu fatto passare dal Diavolo, principe di questo mondo, nella proprietà della morte, davanti agli occhi del Cristo.
47.- Prima di sostenere questa lotta, durante la quale l'Essenza umana doveva penetrare di nuovo la divinità col suo desiderio, il Cristo se ne venne al Giordano e vi si fece battezzare da Giovanni con l'acqua della parola di Vita, essenza mortale nell'umanità esteriore. Solo allora lo Spirito di Dio lo trascinò nel deserto, ove dovè combattere la proprietà del Padre nella persona del principe del furore. Ivi gli furono presentati il pane di Dio e il pane della collera di Dio per sperimentare se l'anima battezzata nata e creata dalla proprietà del Padre, rientrerebbe nel desiderio amoroso del nulla.
48.- Qui viene mostrato al mago, che per compiere i miracoli col Cristo e rigenerare il corpo corrotto, gli occorre anzitutto battezzarlo. Il corpo ha fame del pane di Dio e questa fame contiene il Fiat della nuova generazione, il Mercurio. L'Artista deve intendere ciò magicamente: abbisogna che Dio e l'uomo si riuniscano per essere battezzati, come avvenne pel Cristo. L'umanità non ha potuto comprendere la Divinità innanzi che la sua fame, che è il Mercurio morto, non si fosse destata nella sua parte celeste. Quando questo Mercurio ricevè ancora le proprietà e le volontà divine, la proprietà umana, che è il mercurio istesso, s'alimentò della parola divina, mentre le quattro proprietà elementari si nutrirono della notte, sinchè il Mercurio umano, esaltando la vita, non trasmutasse gli elementi facendoli morire al tempo notturno e resuscitare al puro elemento vivente dell'eternità.
49.- Il mago deve osservare lo stesso procedimento, che io non spiegherò apertamente a causa dell'empio. Dirò solo, fate attenzione al battesimo, battezzate il Mercurio morto racchiuso nell'essenza divina, ma abbiate acqua divina e anche acqua terrestre. Non appena il Mercurio terrestre ha ricevuto l'influsso divino, il Mercurio celeste si sveglia e si mostra, senza trovare l'essenza divina nel piano in cui dimora. Allora volge la sua volontà, a mezzo del desiderio della morte, verso il Fiat che l'ha generato e l'essenza divina così s'approssima e comincia a rispandere in esso la gioia.
50.- Questo è il principio del nuovo corpo che, giunto alla nuova vita, fa morire i quattro elementi e cade con essi nella morte tenebrosa. Ma resuscita nel terzo giorno, perchè la notte viene assorbita dalla tomba e l'aurora si leva. Se tu comprenderai ciò, saprai qual sia la perla.
51.- Io voglio mostrartela questa perla, benchè nessuno potrà possederla, salvo che il cristo non lo consenta.
52.- Se tu dai in fattura la proprietà mortale alla fame della morte, la morte crescerà. Ma se tu le largisci la proprietà celeste, essa non la riceverà, perchè l'inferno è avverso al cielo. Occorre che tu dia alla morte la morte e la collera di Dio e con questa collera le largirai la divina essenza. Il batterimo la farà scomparire, allorchè tu avrai lasciato svolgersi tutto il procedimento del Cristo. Occorre che tu lasci predicare il battezzato, vale a dire che lasci che si manifesti sotto la sua forma e i suoi colori divini senza lasciagli riposo. In tal modo il mercurio diventa operativo.
53.- E quando tutti questi miracoli saranno compiuti, occorrerà che tu ponga il vecchio e il nuovo uomo nella gran collera di Dio, che immoli il vecchio uomo sulla croce e che lo adagi nella putrefazione del sepolcro. Cristo resusciterà e si mostrerà, ma i suoi non lo riconosceranno più. Egli procede nella forma celeste, poi nell'umana, sino alla Festa di Pentecoste, che è il momento in cui nutrendosi d'essenza divina, lo Spirito Santo scende a impregnare il corpo intiero e a rivificarlo.
54.- Ivi si nasconde la Perla. Se avrete l'universale, potrete, come San Pietro, tingere del mercurio celeste tremila anime; ma la vostra morte egoistica vi opprime, perchè voi non cercate che avarizia, onori e voluttà per pascervene nella proprietà della notte. Nondimeno il giorno risplenderà ancora, quando la collera furiosa di Dio sarà chetata ed abbeverata nel sangue dei Santi. Il tempo né è prossimo.
PROCEDIMENTO
55.- Ogni Genere, nella generazione, ricerca il suo complementare. Ora Iddio diceva ad Adamo ed Eva dopo la caduta: "la semente della Donna schiaccerà la testa del serpente". egli non parlava della semente dell'uomo. Qui è raccolto il battesimo della Natura. Il maschio possiede lo Spirito igneo e la femmina lo spirito acquoso; ora il Mercurio è una vita ignea e si forma un corpo secondo la sua fame. Non bisogna dunque in principio che dare alla fame ignea una compagna amorosa, perchè i baci di questa gli facciano conoscere l'amore.
56.- Il diavolo è il nemico di tali nozze e insinua negli sposi una falsa gioia. Ciò fa sì che essi riporranno il loro desiderio nella sua voluttà, si odieranno l'un l'altro e genereranno un figlio spurio, perchè un cattivo albero non può dare che cattivi frutti e un buon albero buoni frutti, come ha detto il Cristo.
57.- L'artista deve guardarsi da una tale collera e preparare a un tempo tribulazione alla coppia, essendo egli nello stesso tempo amico e nemico. Gli sposi debbono elevare fino a Dio il loro desiderio per generare la sua essenza e conservarla in loro sicchè non sia matura.
58.- La madre non deve pensare che al marito durante la gestazione, Non immaginare stranezze che imprimerebbero sul fanciullo la loro impronta. Occorre pertanto che la coppia vi dimori semplicemete nell'Amore, fino a che il figlio non sia perfetto corporalmente, il che avviene durante la quarta luna. Il fanciullo riceve come una lotta nella sua essenza la vita dell'anima e secondo la qualità dei genitori l'artista deve aiutare la proprietà ignea dell'anima, sino a che non riceva la vita e non si manifesti in una forma feminea.
59.- Essa prende ancora forze per qualche tempo, sino a che non si ammanta in una veste rossa e bianca. Resta ancora il rifiuto della vita vegetativa dei genitori, dopo il quale muoiono i quattro elementi; poi la vita di desta nell'elemento unico. Durante questi fenomeni, il Fanciullo resta nascosto nell'oscurità della morte e l'artista lo crede perduto. Ma che egli abbia pazienza.
FORMAZIONE DEL FANCIULLO MAGICO
60.- La vita terrena del Cristo è un'immagine reale del nascituro nel seno Materno dopo il suo concepimento e della sua esistenza vegetativa sino al momento in cui riceve per l'influenza dello Spirito la Vera vita dell'Anima e del corpo. Secondo l'esteriore, il rampollo è più nobile dei genitori.
61.- Forse qualche grossolano sofista vorrà stranamente interpretare queste pagine. Che costui sappia che per Anima della vita vegetativa, il non voglio significare l'immagine di Dio nei metalli nelle pietre e nelle erbe, ma bensì l'anima magica con la quale l'eternità si fissa in tutte le cose mercè la Saggezza.
62.- Quando il Cristo ebbe raggiunto nelle proprietà divina e umana, l'età di 12 anni, si recò a Gerusalemme con sua madre, Maria, entrò nel tempio, ascoltò gli Scribi e disputò coi dottori. E alla madre che veniva a cercarlo e che lo trovò frammezzo ai sapienti, mentre credeva trovarlo insieme a coetanei, rispose: "Perchè venite a cercarmi? Non sapete che bisogna che mi occupi degli affari di mio Padre?" Non dimeno egli viveva coi genitori ed era loro sottomesso.
63.- Queste parole ci danno l'immagine delle Volontà del mondo interiore ed esteriore, l'uno contenuto nell'altro, l'uno opposto all'altro, e che tuttavia non formano che un solo mondo. Così in Cristo sono manifesti due regni, l'uno che opera nella volontà di Dio e che è contrario alla volontà esteriore dei genitori, l'altro invece obbediente ai genitori.
64.- Questa immagine ci mostra il mago in presenza di due volontà. L'una, la divina, non gli sarà soggetta, sinchè la seconda, la sua stessa volontà esteriore, non avrà ricercato nel dolore con Maria l'amabile Gesù.
65.- Da ciò possiamo vedere che in ogni cosa si ritrovano queste due sorta di operazioni e se si vuol erssere un mago e si vuol volgere la volontà e l'essenza della buona proprietà dall'interiore all'esteriore, occorre anzitutto esser capace della volontà divina, senza cui la trasmutazione sarebbe impossibile.
66.- Il mago deve altresì conoscere che non deve impiantare con l'esteriore il suo desiderio di perfezione, che esercita sulla mente una volontà adattata alla proprietà della cosa da trattare, che lotta come Giacobbe con la volontà divina e che benedice la volontà aspirante solo quando la divina volontà s'è arresa alla fame che la desidera così da render perfetta la volontà che penetra sin nella pietà, solo allora si potrà dire: tu hai lottato contro Dio e tu hai ottenuto la vittoria. E l'oggetto riceverà un corpo, terrestre e celeste, trasmutato.
67.- Osserva il cominciamento del Battesimo, senza del quale tu non battezzarai che con l'acqua del mondo esteriore, mentre il vero Mago battezza con l'Acqua interiore ed esteriore. La volontà divina del Battesimo è la prima scintilla del Mercurio, quand'esso genera un desiderio veramente divino. La vita comincia a commuovere la morte, il Mecurio morto s'affama dell'essenza divina ed effettua il suo primo miracolo, che è quello delle nozza di Canaan. Questa è la prima tintura della vita vegetativa, vale a dire una fame amorosa che avviluppa la fonte ignea e cangia in fuoco luminoso il furore e la volontà fredda della morte. L'acqua mortale diventa vino, ossia un'acquità ignea e acquosa che fa capo, a seconda dell'esperimento dell'artista, ha un olio che è la risultante del modo d'unione dei due sposi. e Cristo, che è lo sposo, viene condotto nel deserto e tentato dal diavolo.
68.- Per l'artista e per lo sposo è il rinnovarsi della prova paradisiaca. Se lo sposo desidera la Vergine, questa gli dona il suo cuore e la sua volontà. Ed ecco la tintura celeste di cui s'impregna il Mercurio acceso nella collera di Dio e compresso nella morte, vale a dire nella maledizione della terra. E questo Mercurio è lo sposo. Perchè la semente della donna, la tintura celeste, deve schiacciare la testa del serpente e in altri termini cambiare in vino il veleno della morte. Allora la vergine riceve il bacio dello Sposo.
69.- Il deserto significa il corpo terrestre, in cui il Mercurio è provato dal diavolo che eccita la sua essenza ignea. La vergine viene allora a riconfortare lo sposo col suo amore e coì il Mercurio può far fronte a questo diavolo e gli angeli finalmente gli si avvicinano per servirlo. Il mago sa cosa io intenda dire del diavolo.
70.- Il mago deve circondare d'ogni cura la sua operazione e se in capo a quaranta giorni gli angeli non si mostrassero, tutte le sue attenzioni sarebbero state sciupate. Badi pertanto a non avere da combattere contro un diavolo troppo furioso o troppo debole, il che farebbe sì che il Mercurio si diluirebbe e tenderebbe a restare nella proprietà benefica, annullando l'effetto del Battesimo.
71.- Non appena il Mago scorgerà gli angeli, che conduca il Cristo fuori del deserto e lasci ancora lo sposo nutrirsi della sua carne stessa. Allora il Cristo opererà miracoli e raglieteranno e meraviglieranno il cuore dell'Artista.
72.- Altro non gli resta da fare. La sposa è nello sposo e non occorre loro che il letto nunziale per congiungersi, per nutrirsi reciprocamente delle loro carni fino a che il nascituro non sia concepito. Se l'artista vuol prendersi cura di loro sino a preparare e riscaldare il loro letto, che badi pero a non offendere il loro amore. Lo sposo ha sempre due sorta di volontà, una fame terrestre della collera di Dio e una fame della sposa e bisogna nutrirlo di carne terrestre, ma magicamente, per calmare la sua voglia famelica. Questa carne è la madre che l'ha generato, come si è detto sopra.
73.- Riassumendo, l'opera intera consiste di due cose, l'una celeste e l'altra terrestre. La celeste deve assorbire la terrestre e l'Eternità deve fare del tempo un'eternità. L'artista cerca il paradiso e se lo trova, possiede il più gran tesoro del mondo. Un morto però non può destare un altro morto e occorre che l'Artista viva per poter dire alla montagna; levati e gettati nel mare.
74.- Quando si inizia la corporificazione del fanciullo, Saturno lo afferra e lo immerge nelle tenebre. Qui il Cristo procede sulla Terra come uno straniero e non ha in Saturno nemmeno una pietra da usare come origliere.
75.- In seguito se ne impadronisce la Luna, che mescola le proprietà celesti e le terrestri e la vita vegetativa allora si manifesta. Ma resta un pericolo da tutelare.
76.- Dopo la Luna, Giove costruisce una dimora alla Vita nel Mercurio e le fa assumere il movimento della ruota che le leva sino alla più alta angoscia, dove Marte fornisce al Mercurio l'anima ignea. in Marte s'accende la vita più subline divisa in due essenze: un corpo d'amore e uno spirito di fuoco. La vita amorosa viene meno nell'effervescienza ignea interiore e si manifesta in tutta la sua bellezza, ma Mercurio inghiottisce questa Venere. Il fanciullo diventa allora un corvo nero e Marte opprime il Mercurio sino all'annientamento. Quindi i quattro elementi si sprigionano da esso e il Sole raccoglie il fanciullo e lo presenta nel suo corpo verginale all'elemento puro. La luce ha brillato nella proprietà di Marte, in essa è nata la vera vita dell' elemento unico, contro cui nulla possono la collera e la morte.
77.- Può sembrare strano che Dio permetta all'uomo di rigenerarsi con un tale procedimento e abbia tollerato invece che il Cristo fosse disprezzato, caluniato, misconosciuto prima di accoglierlo nel suo regno invisibile.
78.- La ragione è tanto cieca da non intender nulla nelle cose eterne. Nulla essa sa del Paradiso, della creazione d'Adamo, della sua caduta, della maledizione della terra e se intendesse tali cose, comprenderebbe egualmente le strade della rigenerazione. Tra nascita eterna, la reintegrazione e la scoperta della Pietra Filosofale non v'ha alcuna differenza. Tutto è uscito dall'eternità e tutto deve ritornarvi in uno stesso modo.
79.- Se il mago vuol ricercare il paradiso nella maledizione della terra, bisogna che si conformi al modello offertogli dal Cristo e che Dio si manifesti in lui. Solo allora potrà trovare questo paradiso, in cui non v'ha più la morte.
80.- Ma s'egli non si dirige lungo il sentiero del riacquisto, già battuto da Cristo in questa terra, che abbandoni l'impresa, in cui non troverebbe che la morte e la maledizione di Dio, glielo avverto cristianamente. Perchè la nobile Perla è paradisiaca e Dio non la dà in pastura ai maiali, ma l'offre ai figli suoi in segno di affetto. L'empio non è degno del paradiso e la gemma celeste non gli sarà largita perciò Dio la nasconde e non consente di parlarne a colui che la possiede che con linguaggio magico.
81.- E nessuno può rendersene padrone, se non sia anzitutto un mago perfetto e se il paradiso non sia manifesto in lui. Il dono è riservato a coloro solo che sono eletti da Dio.