OSO - UNA VOLONTA' SOLARE
I
L’alto movente, ch’eccita ogni stasi
del passato a riprendere contatto
col volere che intima nuove fasi
in avanti alla terra, urta di scatto
le resistenze nere
illuse di volere.
Volontà d’uomo è solo movimento
verso il proprio rinascere immortale;
e il desisterne è morte, è il fuoco spento
d’antichi dèi nel corpo minerale
ove l’uomo è feticcio
irreale, e terriccio.
Dal cherùbico volto di Michele
splende in mondialità, senza arrestarsi,
l’uomo che crea divine parentele
fra il suo futuro e gli esseri scomparsi
che fu lui stesso, ma
senza una volontà.
Raggia, da quel divino aspetto, il fuoco
della parola-dio, che uccide il mostro
superstite nel nostro sangue fioco;
e in quel volto risuscita, ma nostro,
l’onnipotente aiuto
già da noi ricevuto.
Ora il nostro risveglio umano è l’atto
che induce,fatto spada eccelsa, stasi
del passato a riprendere contatto
col volere nostro, ch’eccita altre fasi
in avanti alla terra.
E santa è questa guerra.
II
La cerchia oppugnatrice che si stringe
intorno alla tua vita immeritoria,
dà forma alla dubbiezza onde eri sfinge,
scattandone impeto atto alla vittoria.
La ferrea stretta, è quella, anzi, che spinge
la tenebrosità d’ogni tua scoria
a esprimer sé mercé la tua laringe;
sciogliendo la sua morte in forza ustoria.
Tanto più vinci, quanto più ti serra
l’ostacolo del mondo che ti plasma
lavorandoti a fuoco, in piena terra.
Ora che il voler tuo non ti costerna,
ma stringe e sbozza un dio dal tuo fantasma,
la tua vittoria è pertinacia eterna.
III
L’erba, che spirita aliti lucenti,
trilla d’uccelli in iridi di schiume.
Ogni zolla è una stella senza lume,
che c’invola dal petto ali e concenti,
dando un quadruplo volo,
all’uomo triplo e un solo.
Concordanza magnetica mareggia
le sue sonorità distinti sordi
nelle faune stellari, i suoi ricordi
errano sulla terra, a greggia a greggia,
finché noi non s’indulga
al fio che le promulga.
Le promulga animali, in terra e in acqua,
sparpagliandole in gruppi numerati;
ma, in parvenza di corpi, son peccati
d’uomo, che in sue fantasime scialacqua
onnipotenza infusa,
ch’egli stesso ricusa.
Se riprendi entro te, volontà buona,
sfavillante al mio sangue senza quando,
gl’impeti che, da sempre, vai versando
in suoli e fiori e faune, onde persona
breve ti sei scolpita,
da quella immensa vita;
tu salvi delinquenze, ch’hai già sparso
in polpa d’animali, e passioni
d’oro, trasfuse in floride stagioni,
e fissità d’errori, ond’è si scarso
di vita il minerale
che fu fuoco mondiale.
Reintegri lo spirito indiviso
che ha sparso a terra stelle eccelse in bruti,
e il sole in fusti vegeti e fronzuti,
e il suolo (ch’era te nel paradiso)
in pietre senza fiamma;
teatro del suo dramma.
Il tuo dramma è che torni teco, in alto,
trasfuso in sangue tuo d’uomo risorto,
il regno della terra, ove sta, morto
in narcosi tellurica di smalto,
il fuoco dei primordi,
di cui già ti ricordi.
La tua memoria cosmica, infittita
in qualità di scheletro, scompone
con volontà di resurrezione,
e rioffre al Signore della Vita,
il Corpo Universale
libero d’ogni male.