ENIGMA E PARADIGMA
Perché la mente errante non vaghi lontano dalla limpida luce,
Ne il senso si perda rincorrendo quanto desidera,
E sfuggendo alla tua sete non ti inganni l’acqua bramata.
Come accadde all’uomo gettato nel profondo del Tartaro,
Ordinati, o potente Circe, le pozioni in sette atri,
Ogni specie, qualunque essa sia, riconducila al proprio genere;
Porta queste nocive nel campo dell’antico padre,
Quest’altre abbiano il figlio Giove insieme a Ganimede,
Marte minaccioso levandosi con le sue luci ardenti
Sorvegli questo giardino ed il truce vulcano.
Ottieni, lume limpidissimo del vasto mondo,
la sede da cui contemplare la tua prole multiforme.
Soavemente spirando, o Venere, ciò con cui vinci tutti i viventi.
Conservalo, o dea, in luogo separato.
E’ luogo segreto sia a te affidato, messaggero degli dei,
Creduto femmina con le femmine e maschio con i maschi,
Separate da barriere, perche non siano profanati i tuoi doni,
Congiungi, Delia operosa, le tue sorelle.