LA STATUA DI TETI, IL SOSTRATO
Teti designerà per noi la causa materiale:
I – In primo luogo, senza dubbio, perché la si dice figlia del cielo e della terra, e questo mostra che la causa materiale non è la materia nuda, ma il composto di materia e di luce: la materia, di per se stessa, non ha infatti natura di causa, bensì di principio.
II – La dicono madre di molte dee, poiché dalla causa materiale emanano le molte specie delle cose.
III – La dicono dea del mare, poiché la genesi di ogni sostrato deriva dall’acqua e si compie mediante l’acqua; per questa ragione Talete chiamò l’acqua principio ed elemento di tutte le cose; non diversamente i Caldei, che riconducevano il principio attivo al fuoco, o alle stelle, o ai raggi del sole, riferivano invece all’acqua il principio passivo formabile; così i nostri filosofi intendono lo spirito, e dicono che il «fuoco che consuma» quasi riscaldano le acque abbia generato e prodotto le cose.
IV – Dicono che sia la più bella di tutte le dee, poiché riceve perfezione da ogni bellezza, dal momento che il sostrato universale è modellato da tutte le forme.
V – Le attribuiscono la facoltà di generare un figlio migliore del padre, e dicono che ciò fu rivelato agli dèi da Prometeo: poiché molte volte da un principio efficiente inferiore viene suscitata nel sostrato una forma più nobile.
VI – Dicono che Giove, Nettuno e Apollo, pronti a entrare in contesa per unirsi a lei, subito se ne ritrassero, atterriti dal vaticinio di Prometeo: le forme che riposano su un fondamento immateriale e divino non potrebbero infatti unirsi a un sostrato senza danneggiare e pregiudicare la propria dignità, e per questo anche le nostre anime, quando si congiungono ai corpi, degenerano dalla divinità alla materia, come dalla luce alle tenebre.
VII – Ma si dice anche che Teti respinse Giove, e per questo fu da lui destinata alle nozze con un mortale: il sostrato composto si apre infatti all’efficiente materiale e fisico proprio perché in esso non si dà un desiderio semplice, ma secondo la sua potenza materiale brama quanto è sotto le leggi della materia, e secondo la sua potenza formale aspira invece a quanto appartiene alla forma.
VIII – Narrano delle sue metamorfosi in varie forme, per sottrarsi alle nozze con un mortale: per quanto segnato in profondità dalle tenebre, come si è detto, il sostrato non è infatti fedele ad alcuna delle forme particolari e individuali, poiché desidera invece la luce (ovvero la forma) ottima e universale.
IX – Il centauro Chirone ammonì Peleo di non allentare mai la sua stretta su Teti, qualunque fosse la forma sotto cui si celava: questo mostra come il sostrato fisico, poiché non coincide con la materia prima, è percepibile dai sensi e può essere compreso in una certa misura, qualunque sia la forma in cui si cela.
X – L’antro di Teti in Emonia indica che il sostrato sussiste entro e presso i territori dell’Orco, in compagnia delle tenebre. Il modo di essere della materia, una volta che questa abbia accolto una forma sostanziale, è appunto quello del sostrato. Il sostrato è infatti ciò che subito si suddivide in materia prima e forma sostanziale.
XI – Dicono che cavalca un delfino, e che lo guida facendosi trasportare da quello, poiché l’essere del sostrato fluttua sul fluire della materia: sappiamo infatti che questo principio di mutabilità connaturato all’elemento emana di mutabilità della materia stessa.
XII – La raffigurano nuda, poiché ogni sostrato, in quanto è sostrato delle forme, ricerca e desidera veste e ornamento.
XIII – E’ vinta dal sonno, è sorpresa da Peleo: questo perché il sostrato è formato o può esser formato non per un proprio atto di intelligenza o deliberazione, ma in virtù di un principio conoscente che agisce ed opera.
XIV – «Insidiata con lusinghe» non cede, ma resiste fino al punto in cui è costretta con la forza: un sostrato plasmabile della ragione non si offre facilmente a chi opera, e per questo in ogni operazione dal lavoro è richiesta una materia fisica.
XV – Vedendo che Teti si muta in tigre, Peleo desiste sbigottito, poiché talvolta l’agente fa scaturire dal sostrato forme che non aveva alcuna intenzione di suscitare: e difatti l’operazione condotta sul sostrato non sempre consegue il fine ricercato, ma talvolta si chiude con un esito contrario.
XVI – Teti di per se stessa assume con la massima facilità ogni figura, poiché il sostrato fisico produce forme innumerevoli quasi facendole scaturire spontaneamente dal proprio grembo, senza nessun cultore esterno; con grande difficoltà, invece, obbedisce a chi opera dall’esterno, per cui vediamo che la terra produce facilmente le erbe e gli animali che le sono propri, ma solo con grande sforzo può essere spinta dai coltivatori a produrre determinate erbe e messi.
XVII – Le forme che di per se stessa assume sono tutte inferiori (si trasforma infatti in vento, albero, serpente e tigre); rare volte e con fatica assume invece la forma migliore: questa del resto è unica, le altre molteplici, poiché i modi di essere, le figure e gli atti più perfetti sono rari, in pochi e singoli individui; e del resto possiamo vedere come anche gli animali più perfetti siano in numero minore degli altri.
XVIII – La facoltà che le consente di mutarsi facilmente in ogni forma inferiore è adombrata dall’immagine del caos di Anassagora, nel quale è racchiuso il germe di tutte le forme, quasi entro una massa confusa e mista, che forse è lo specchio stesso di Teti, nel quale la dea si contempla non in una forma unica e completamente esplicata, ma in una sorta di confusione in cui appaiono implicate tutte le forme.
XIX – In ultimo, è destinata in sposa a Peleo, poiché, qualunque cosa si dica della potenza passiva che la rende formabile, per tradursi in atto deve comunque sottomettersi ad un principio efficiente.
XX – Le sue nozze sono celebrate sul monte Pelio, poiché il sostrato riceve dignità e gloria dalla forma più nobile, che è affine alle forme superiori e celesti, e dunque conviene che sia denominato soprattutto a partire da quella ,così come, secondo la consuetudine invalsa, l’imperatore, pur essendo al tempo stesso re, principe e condottiero, non di meno trae il suo nome, in senso assoluto, dal titolo più illustre. Non diversamente avviene per le forme naturali: per quanto accorrano in gran numero, in ragione, cioè, di potenze molteplici, a costituire una forma unica, ugualmente il sostrato che ne risulta viene esaltato con il titolo e la denominazione della forma più alta: e dunque, sebbene nelle piante sia racchiusa la forma dell’elemento o del corpo misto, del composto perfetto e della vegetazione, il loro nome deriva dalla solo vegetativa; negli animali, invece, la denominazione è desunta dalla forma superiore che interviene oltre a quelle già ricordate, a sua volta, a partire dall’anima intellettiva o potenza intellettiva.
XXI – Si dice che tutti gli dei abbiano partecipato alle nozze, poiché sul sostrato che produce gli enti naturali e che si trova nella regione degli elementi, si esercita l’influsso di tutte le cause superiori, così come dalla circonferenza fino al centro dell’universo si estendono tutti i semidiametri, e questo si riflette anche nella credenza comune secondo cui la terra, posta al centro dell’universo, è esposta all’influenza di tutte le stelle: per questo dunque viene plasmata attraverso tutte le forme e riceve un influsso tanto maggiore quanto più si avanza verso il suo centro, poiché lì veramente hanno termine tutte le linee, e li convergono tutti i raggi delle stelle. E’ del resto vero che nei luoghi che sono fuori dal centro posso convergere raggi numerosissimi, ma siamo ben lontani dal trovarvi riuniti tutti quanti i diametri. Da qui deriva la credenza degli antichi, che ritennero il cuore della terra centro di ogni ricchezza, e dunque raffigurarono li la reggia di Pluto.
XXII – Si immagina inoltre che, fra tutti gli dei, solo la Lite si tenne lontana e si limitò a gettare in mezzo ai convitati una mela d’oro, come suo dono: questo per indicare come nella costituzione del sostrato concorrano tutte le cause che concordano. La Lite partecipa invece con il suo dono, non col la sua presenza, poiché è opportuno che i contrari si incontrino nel sostrato al di fuori di ogni contrarietà: nel composto che sussiste ben costituito e permanente si celano infatti, dietro la concordia o l’amore, i doni della Lite.
XXIII – Tutti gli dei che partecipano alle nozze, secondo una consuetudine antica, che si trova ancor oggi presso i popoli della Germania, portarono, come si racconta, dei doni, Vulcano un coltello, Marte un cavallo, Giunone una clamide e ciascuno degli altri, uno per uno, recò il proprio singolo omaggio. E questo avviene perché in ogni sostrato fisico la virtù di tutte le forme concorre, secondo la sua capacità, nell’unità della forma, allo stesso modo in cui nella stessa unità della materia concorre il fondamento di tutte le potenze: di conseguenza, come bene intese Anassagora, «tutto è in tutto».
XXIV – Dicono che Teti generò molti figli, perché nel sostrato fisico specie innumerevoli trovano la loro effettiva sussistenza.
XXV – Approfittando della notte, era solita esporne molti al fuoco, perché essendo mortali, fossero tratti fuori dalla natura mortale; così, dicono, perirono quasi tutti i figli di Peleo: questo indica come le specie, che sono recepite dal sostrato fisico e che riposano sulla composizione, siano dissolubili, dal momento che la dissoluzione dipende dalla penetrazione di un principio esterno all’interno delle parti componenti. Ed è noto che da questo dipendono tanto la dissoluzione quanto il divorzio delle parti; e tra tutte le cose il fuoco ha la massima capacità di dissolvere e di alterare in virtù della propria capacità attiva di penetrare nei composti: e del resto, tra gli stessi enti corruttibili, si alterano e si dissolvono con la massima facilità soprattutto quelli che sono maggiormente penetrabili, e che di conseguenza sono anche più dissolubili.
XXVI – Fra tutti i figli, solo Achille, che di giorno era unto d’ambrosia e di notte veniva esposto al fuoco, poté sopravvivere per virtù della bevanda divina, poiché fra tutti i sostrati fisici solo il sostrato umano, che è unto con l’ambrosia, ovvero nutrito e saziato con il cibo degli dei, in ragione della sua parte luminosa, che appartiene, cioè, al genere della luce, mentre è simile ai fratelli per l’altra parte, e dunque mostra in se un genere duplice, non viene assorbito dalla mortalità grazie alla sua parte migliore.
XXVII – Teti generò Achille per volere divino, quasi fosse stata avvinta da una virtù sovrumana: per questo, come dice il poeta Ovidio nelle Metamorfosi «non vinci senza il favore di un dio», poiché per costituire un soggetto di tal genere sembrano concorrere due nature, vale a dire la superiore e l’interiore.
XXVIII – Insieme agli altri figli, Teti generò, come si racconta, anche Clizia: Apollo la amò ardentemente, ma in seguito la abbandonò per la sua gelosia verso la sorella Leucotoe. Questo mito allude a uno dei sostrati che rientrano nel genere degli essere animati: l’anima umana, che riceve le forme impresse dalla luce dell’intelletto agente e che è sostrato di tutte le specie intelligibili, allo stesso modo in cui i composti fisici sono sostrato di tutte le forme naturali. Eppure, essa è talvolta abbandonata dalla luce che le è propria per l’affetto che la vincola alla materia: viene dunque paragonata alla luna, che è vista ora luminosa ora oscura, ora divisa in due, cioè media, ora panselina, a seconda che tutta quanta o in parte, più o meno, sia presente ed esposta alla luce.
XXIX – Sebbene abbandonata da Apollo, dicono che non per questo Clizia cessò di amarne la luce; anzi, si accese di un amore ancora più ardente e poiché non cessava mai di seguirlo con gli occhi, le lacrime e i sospiri mentre quello sorgeva, avanzava e tramontava, gli dei misericordiosi la trasformarono, in ultimo, nel girasole: questo sta a significare che il sostrato dell’intelligenza, pur abbandonato, alimenta, nutre perennemente il desiderio di sapere, ricerca con ogni desiderio la conoscenza, si protende incessantemente e instancabilmente verso la verità delle cose, e come il girasole si volge in eterno verso il sole, così l’anima umana si volge eternamente in circolo attorno al lume dell’intelletto agente, soffre e si rallegra senza trovare mai quiete.
XXX – Teti, che si muove a partire dal mare, nel mare, intorno al mare e dal mare, significa i modi di essere molteplici del sostrato: ovvero «in cui», come la neve, che è il sostrato in cui si manifesta il colore bianco; «da cui», come il legno, la pietra e il cemento sono il sostrato da cui deriva la casa; «a partire da cui», come la pietra è il sostrato della statua in seguito la scissione e alla sottrazione di certe sue parti, «da cui», come la cera e altre sostanze liquefattivi sono il sostrato da cui si realizzano figure diverse (cavallo, piede di uomo, albero, candela e via dicendo); «intorno al quale», come la natura è oggetto della filosofia naturale, Dio è oggetto della teologia. Quanto viene definito sostrato dell’intenzione, intorno la quale versano la contemplazione o la speculazione, può essere ugualmente definito oggetto: il sostrato si distingue infatti dall’oggetto perché quest’ultimo termine si impiega solo in relazione alla facoltà conoscitive, mentre il primo può essere adottato in relazione a qualsiasi cosa che abbia la facoltà di ricevere; per questo motivo, si parla di oggetti solo in relazione al senso esterno e interno, alla ragione e all’intelletto, vale a dire per i casi che corrispondono al sostrato «intorno al quale».