INTRODUZIONE A "L'IGNORANZA RIGUARDO A DIO"
Esortazione alla conversione della agnosìa alla gnosi, come se ne trovano esempi nella letteratura giudaica sapienzale e nella propaganda pagana. L’autore, che è forse lo stesso del Poimandres, procede di antitesi di immagini: ebrezza e sobrietà, diluvio universale e porto di salvezza, tenebre e luce, e metafore decise, ma in parte usuali: la tunica del corpo, il tessuto della non conoscenza etc. lo spirito del passo è un pessimismo estremo fondato sull’opposizione rigorosa tra l’anima e il corpo. Tutto ciò che è corporeo è cattivo, e la prima preoccupazione del futuro gnostico deve essere quella di infrangere le catene del corpo, nostro eterno nemico: tema banale in Grecia, a partire da Platone, più raro presso i Giudei.
Se si è fatto bene ad insistere sulle ispirazione giudaiche, non bisogna dimenticare i precedenti greci, mentre certi tratti possono fra pensare a documenti o a fatti della religione dell’Egitto. Si potrebbe essere tentati di credere, in effetti, secondo la congettura di Scott, che il simbolismo traporti sul piano letterario uno di questi viaggi sul Nilo, come hanno fatto tanti pellegrini turisti in epoca romana. Il fiume al culmine della sua piena, inonda le rive; la corrente è forte; occorre utilizzare una contro-corrente per giungere a riva. Là si trova una guida che conduce al tempio. L’immagine delle «porte della gnosi» è indubbiamente conforme al simbolismo che rappresenta la conoscenza o la saggezza che abita in un palazzo o in un tempio. In alcuni templi d’Egitto si usava disporre aperture di tipo tale che il sole, a determinate ore, passando sulla statua del culto, la illuminava a un certo momento, sfolgorando con i suoi raggi agli occhi dei pellegrini ammassati all’ingresso del santuario. A proposito del tempio di Serapide di Alessandria: fenestra perexigua ab ortu solis ita erat aptata, ut die, qua istitutum fuerat simulacrum Solis ad Serapem salutandum intro ferri, diligenter temporibus obserbatis ingrediente simulacro radius solis per eandem fenestram directus os et labra Serapis inlustraret, ita ut inspectante populo osculo salutatus Serapis videretur a Sole, «Una piccolissima finestra era stata ricavata sul lato orientale, in modo tale che, nel giorno in cui era usanza portare all’interno l’immagine del Sole perché salutasse Serapide, all’ingresso della statua, in un momento preciso accuratamente stabilito, un raggio di sole diretto attraverso la suddetta finestra illuminasse la bocca e le labbra di Serapide, cosicché quest’ultimo, al cospetto del popolo, sembrava salutato dal Sole con un bacio». È chiaro che il fenomeno si riproduce ogni giorno: si veda la visione di Mandoulis Aiôn (Sole) presentarsi a un pellegrino nel tempio di Talmis in Nubia, «Sei giunto al momento opportuno, sorgendo, al tuo tempio, conferendo vita e grande potenza alla tua statua e al tempio: qui ti ho riconosciuto, o Mandoulis, come Sole signore che tutto osserva dall’alto, etc».
Indubbiamente, il Nilo trasforma la pianura del Delta in un vasto mare e ha una controcorrente: qui c’è una metafora artificiale (riferimento al diluvio di Noè). La piena del Nilo era positiva, fonte di vita: nessun Egiziano avrebbe potuto considerarla una causa di morte, sebbene Lucano alludesse alla sua violenza.
Non bisogna esagerare l’analogia con i santuari egiziani: qui la luce è sempre visibile. Insomma, c’è dell’immaginario poetico, un po’ come nelle Odi di Salomone.