HORUS RINGRAZIA LA MADRE ISIDE
« In modo ammirevole», disse Horus, «mi hai spiegato ogni cosa, o madre Iside della grande potenza, a proposito della mirabile creazione delle anime da parte di Dio, e in effetti continuo a meravigliarmi. Ma non mi hai ancora fatto sapere dove vadano le anime, una volta liberate dai corpi. Voglio dunque essere iniziato anche a questa dottrina e renderne grazie a te sola, madre mia immortale».
E Iside disse: «presta attenzione figlio mio: questa è infatti una ricerca sommamente necessaria».
Ebbene, così si accinge a dire il mio discorso, ciò che ha consistenza e non è annientato occupa uno spazio. Infatti, o figlio mirabile e grande del tuo grande padre Osiride, non è che le anime, una volta uscite dai corpi, vadano indistintamente e di slancio, a riversarsi su nell’aria e a disperdersi, nascondendosi al resto del pneûma infinito, e che poi non possano più ritornare nei corpi mantenendo la propria identità, ma nemmeno fare ancora ritorno in quel luogo dal quale erano inizialmente venute, così come non è possibile neppure versare nuovamente negli stessi luoghi da cui è stata tratta l’acqua presa dai vasi posti in basso, ma nemmeno se si versa l’acqua appena attinta essa riprende il proprio posto, bensì si mescola con tutta la restante massa dell’acqua.
Ora, non è così, o magnanimo Horus, ma essendo per così dire anch’io un’iniziata alla natura immortale, e avendo percorso il cammino attraverso la pianura della Verità, ti spiegherò ciascuno degli esseri, passandoli in rassegna, dopo averti detto in primo luogo questo: che l’acqua è un corpo irrazionale, formato da molte composizioni per via di compressione, fino alla stato fluidico, mentre l’anima è una cosa dotata di natura propria, figlio mio, qualcosa di regale, opera delle mani e dell’intelletto di Dio, che procede da se stessa, guidata da sé, verso l’intelletto. Ebbene, ciò che è composto da un’unica sostanza e non da altro è impossibile che si mescoli con una seconda sostanza. Perciò bisogna anche che l’unione “dell’anima” con il corpo sia un’armonizzazione dovuta a una costrizione divina.
Che poi “le anime” non ritornino in un unico e medesimo luogo tutte alla rinfusa, né a caso e come capita, bensì ciascuna venga rinviata alla regione che le è propri, risulta evidente anche da ciò che accade all’anima quando si trova ancora nel corpo plasmato, allorché risulta ispessita contro la sua propria natura.
Ma fa attenzione o Horus, mio diletto, alla similitudine che sto per dire. Supponi che in un unico e medesimo luogo di detenzione si trovassero rinchiusi uomini, aquile, colombe, cigni, falchi, rondini, struzzi, mosche, serpenti, leoni, leopardi, lupi, cani, lepri, buoi, ovini e alcuni degli animali che appartengono al genere anfibio, come le foche, i serpenti d’acqua, le tartarughe e i coccodrilli che vivono dalle nostre parti, e che poi tutti questi, figlio mio, in un colpo solo siano stati liberati dal carcere:
Non si dirigeranno per certo l’uomo verso piazze ed edifici, l’aquila verso l’etere, dove essa vive per sua natura, le colombe verso l’aria vicina alla terra, i falchi al di sopra di esse? E le rondini non andrebbero dove abitano gli umani, gli struzzi intorno agli alberi che portano frutto, i cigni dove è loro possibile cantare, le mosche decisamente vicino alla terra, allontanandosi da essa quel tanto da poter sollevarsi insieme all’odore degli uomini (alla mosca, infatti, figlio mio, piacciono particolarmente gli esseri umani ed essa vola rasente la terra)? I leoni e i leopardi non si dirigeranno verso i monti, e i lupi verso le zone desertiche, i cani sulle orme degli uomini, le lepri verso i cespugli, i buoi verso le stalle e le pianure, e gli ovini verso i pascoli, i serpenti verso i recessi della terra? E le foche e le tartarughe, insieme con gli altri animali simili, verso le profondità e le sorgenti, per non essere privati della terra e al contempo non mancare dell’acqua, il loro elemento? Ciascuno infatti sarebbe guidato dal proprio discernimento interno verso la regione che gli è maggiormente congeniale.
Così ogni amina sia che si trovi incarnata in un essere umano sia che abiti sulla terra in un’altra condizione, sa bene dove deve andare, a meno che qualcuno dei figli di Tifone, figlio mio, ci venga a dire che è possibile che un toro viva in un abisso marino e una tartaruga nell’aria. Se dunque le anime, mentre sono immerse nella carne e nel sangue, si comportano in modo tale da non fare nulla contro la regola, anche se stanno subendo una punizione (poiché l’incarnazione per loro è una punizione), quanto più lo faranno quando, «una volta liberate» da questa punizione consistente nello sprofondamento «nella materia», avranno ottenuto di partecipare alla libertà che è loro propria?
Ora, il santissimo ordinamento è disposto nei termini seguenti. Guarda ormai in alto, una buona volta, o figlio di illustrissima stirpe: osserva le disposizioni delle anime. Ciò che si estende dal più alto dèi cieli fino alla luna è spazio riservato agli dei, agli astri e al resto della Provvidenza, quello che invece si estende a partire dalla luna fino a noi, figliolo, è dimora delle anime.
Tuttavia l’aria, che è così vasta, ha in se stessa un cammino, che noi chiamiamo usualmente «vento», uno spazio proprio nel quale «l’aria» si muove per il raffreddamento delle creature terrestri, come dirò più avanti. Comunque, muovendosi su se stessa, «l’aria» non costituisce in nessun modo un ostacolo per le anime; infatti, mentre essa si muove, è possibile alle anime slanciarsi verso l’alto e verso il basso, come capita, senza nessun impedimento. Esse scorrono, infatti, attraverso di essa senza mescolarvisi, come acqua attraverso l’olio.
E questo spazio, o figlio Horus è costituito da quattro parti generali e da sessanta regioni particolari. Delle quattro parti maggiori, quella che si estende a partire dalla terra verso l’alto è composta da quattro regioni, in quanto la terra si estende su rilievi e altipiani, e giunge fino a tanto: non ha infatti una natura da elevarsi, in altezza, oltre a questo limite. La seconda suddivisione, successiva a questa, è composta da otto regioni, nelle quali hanno luogo i movimenti dei venti. (Fa’ attenzione, figliolo, e udrai i misteri ineffabili della terra, del cielo e di ogni pneûma sacro intermedio). Ora, laddove c’è un movimento del vento, si da anche il volo degli uccelli: al di la di questa regione, infatti, l’aria né si muove più né sostiene alcun essere vivente. Quest’aria, comunque, possiede questo potere per averlo ottenuto dalla natura, cosicché circola, insieme con i viventi che contiene, sia nelle otto regioni sue proprie sia nelle quattro della terra, mentre la terra non è in grado di salire nelle otto regioni dell’aria.
La terza suddivisione, poi, è costituita da sedici regioni, ed è piena di un’aria sottile e pura. La quarta è composta da trentadue regioni, nelle quali l’aria è più sottile, incontaminata e trasparente, e funge da confine rispetto ai cieli superiori, ignei per natura.
E questo è l’ordinamento stabilito in linea retta dall’alto verso il basso, con parti non aderenti per natura, cosicché esistono quattro suddivisioni generali, dodici spaziali, e sessanta regioni, in queste ultime che sono appunto in numero di sessanta, dimorano le anime, ciascuna secondo la sua natura; tutte sono caratterizzate da un’unica e medesima costituzione ma non da uno stesso grado di dignità. Infatti, di quanto ciascuna delle regioni supera l’altra dalla distanza della terra, di altrettanto si superano anche le anime che sono in esse; l’una supera l’altra in elevatezza, sia la regione sia l’anima.
Dunque, io riprenderò la mia esposizione da qui, o Horus molto glorioso: quali anime, andandosene libere, si dirigano nell’uno o nell’altro senso, seguendo un ordine che procede dall’alto fino ai luoghi più vicini alla terra.