NOUS A ERMETE
Questo discorso, puramente teologico ha per oggetto costante Dio e le relazioni che sussistono tra Dio e gli esseri sottomessi al divenire attraverso gli intermediari che sono l’Eternità, il mondo e il tempo.
I) Usando una forma di prologo corrente all’epoca ellenistica, Ermete si lamenta del fatto che le opinioni su Dio sono molteplici e contraddittorie: egli promette di credere alle parole di Nous, se questi gli vuole rivelare il suo pensiero.
II) «Dio, l’Eternità, il mondo, il tempo, il divenire», oppure, secondo una formula più breve, «Dio e il Tutto»: tale è l’oggetto della rivelazione di Nous. Questi termini costituiscono una gerarchia in cui il superiore crea e sviluppa l’interiore; e ogni termine ha un’essenza e un’energia sua propria. I primi due, Dio e l’Eternità sono immobili, mentre gli altri tre sono mossi.
III) Dio è la fonte di tutte le cose, ma non direttamente: esso agisce attraverso la sua «potenza» che è l’Eternità, ed è appunto dell’Eternità che questo mondo è opera. Dio governa tutto per mezzo della sua saggezza. L’Eternità determina l’ordine del mondo, introducendo nella materia immortalità e durata. Il mondo è il dominio del tempo e del divenire, ma questi si differenziano secondo che si trovino in cielo e sulla terra.
IV) Dio è principio della vita, ma non lo è più direttamente. Dio risiede nell’Intelletto supremo, il quale, a sua volta, risiede in questa anima del mondo che è l’Eternità. Così, poiché Dio è l’anima dell’Eternità, questa, o semplicemente l’Anima (spiritus intus alit, «un soffio all’interno l’alimenta»), colma com’è dell’Intelletto divino, a sua volta riempie e vivifica il mondo e tutti i corpi che esso contiene.
V) Energia prima e universale, al disopra di tutto e tale che non le si può paragonare nulla, Dio esiste necessariamente ed è necessariamente unico.
- Dio esiste necessariamente
1)Il mondo è perpetuamente in attività, per il divenire incessante di tutti gli esseri in ogni luogo. Quest’attività del mondo presuppone un principio eternamente attivo, e del quale non si possa concepire che sia inattivo, altrimenti tutto ricadrebbe nella pura inattività.
2)La bellezza, il buon ordine, la regolarità del mondo in tutte le sue parti suppongono un creatore che ha fatto venire all’essere tutti questi corpi viventi mobili e un ordinatore che li ha riuniti in un unico tutto.
- Dio e necessariamente unico
1)Che una tale diversità e una tale varietà nei movimenti e dei corpi del mondo vengano a fondersi in un’unica velocità e un solo ordine, esige l’unicità del Creatore.
2)Se ce ne fossero due o più, ciascuno di loro sarebbe geloso dell’altro.
3)Se sono due , quale sarà chiamato a dirigere l’opera creatrice? E si attribuisce loro quest’attività in comune, chi ne avrà la più grande parte?
4)Tutti gli esseri viventi sono composti di materia e di anima. Ora, la materia è unica e sussiste a sé, separata dall’anima, l’anima è unica e sussiste a sé, separata dalla materia, in deposito presso Dio. Dio, dunque, è l’autore unico della vita.
Conclusione. L’unicità del mondo basta a provare l’unicità di Dio.
VI) L’attività creatrice di Dio, è inerente alla sua essenza. Dio non è più separabile dalla sua attività creatrice di quanto un uomo vivente non lo sia dall’esercizio delle sue facoltà. Ora, non esiste vita senza attività. L’opera propria di Dio è dunque quella di creare: tutta la vita viene da lui ed è Dio.
Breve digressione sulla morte, che è cambiamento che da luogo a nuove combinazioni, poiché il mondo stesso non è suscettibile di dissoluzione, ma riveste continuamente forme nuove.
VII) Quale è, dunque, la natura di Dio? Esso è una forma incorporea, invisibile in se stessa ma principio di tutte le forme visibili. Il pensiero divino contiene l’universo interno contendendo se stesso. Se l’anima ha il potere di abbracciare e anche di superare con il pensiero tutto l’universo, a maggior ragione il pensiero divino è dotato di una capacità infinita.
VIII) Per conoscere Dio, l’uomo deve quindi rendersi uguale all’infinità divina per mezzo dell’intelletto, liberandosi da ogni conoscenza sensibile e diventando l’eternità.
Questa salita verso il cielo esige il distacco dal corpo e da ogni falsa umiltà: l’amore del corpo comporta l’ignoranza, che è il vizio supremo.
Per contro, per colui che desidera conoscere, il percorso è semplice: Dio stesso viene incontro a colui che lo cerca, poiché esso si rivela in ogni cosa e in ogni momento, perfino quando non lo si aspetta. Esso ha creato tutto per poter essere visto e il suo Bene è quello di apparire, così, nella creazione.