ARIEL CREATORE
L’uomo
che vuol raggiungere la potestà di operare, forza, giustizia e purità di Ariel,
non deve nell’atto generativo delle creazioni rassomigliare agli uomini né
ispirarsi alle loro passioni; in questo è la sua assoluta rassomiglianza al
Dio, in questo è il completo successo del suo ascenso qualunque siano per
essere la sua storia, i suoi mezzi, i suoi sistemi di creazione di
realizzazione: magia diabolica e magia angelica, magia bianca e magia nera, non
sono che vaghe e vane parole innanzi alle quali non esiste che un solo fatto:
la possibilità del Mago di imitare e fondersi nella natura divina, cioè nella
natura delle cose creabili e da crearsi.
Il mio discepolo impari che per spogliarsi
di tutte le passioni degli uomini, per purgarsi di tutte le gravi e pesanti
catene che precingono il corpo dell’angelo involuto, non bisogna che coltivare
due virtù divine:
L’AMORE AGLI UOMINI e il PERDONO: queste
due virtù sono racchiuse nell’ideale della CARITÀ.
Nel fulgore delle passioni umane, quando
l’amore degli uomini si traduce in libidine e il perdono nella sommissione alle
forze fatali e violenti che ci opprimono senza darci il potere di ribellarci,
la CARITÀ è l’araba fenice che pone le sue uova sul cunicolo di una montagna
introvabile. L’uomo si forgia, come del Dio, una statuetta curiosa della
carità, e la nutrisce di ambizione, di vanagloria, di ignoranza, di provvidenza
umana e di filantropia. Il lettore giudizioso osservi bene le
istituzioni della civiltà e vegga in qual modo e come si scostino dalla divina
carità di cui parlano Buddha e Cristo. Ciò segna lo stato delle barbarie dei
nostri tempi, in cui l’egoismo sociale
predomina in tutti gli atti della
sovranità degli stati di opposizione agli interessi degli amministrati. Tutte
le teorie che ora appaiono più utopisticamente impossibili, troverebbero la
loro realizzazione possibile nella trasformazione in bene della natura umana,
cioè nella rigenerazione divina dell’uomo decaduto dai suoi diritti divini.
Però una è la legge che governa spiriti e cose nelle trasformazioni: è legge seriale, geometrica o aritmetica secondo
il valore delle progressioni; è legge di rigenerazione pel dolore secondo il
grado di convulsione dell’organismo sociale. Ma la CARITÀ ancora molto lungi dall’ideale
moderno della carità mercante, nella politica, nelle società religiose e nelle
famiglie dove l’oro, che rappresenta la sintesi di ogni benessere, non serve
che ha diffondere il pregiudizio che il
bene è nel piacere ed il male è nel dolore. Gli istituti umani hanno alla
parola carità sostituita la filantropia, ma solo quando la
filantropia ridiventa carità si sarà
salito un gradino della perfezione sacerdotale.
Ogni discepolo che opera in magia deve
saper amare e saper perdonare. Un amore senza egoismo è divino, quantunque non
possono concepire che si può essere amate intensamente e idealmente senza
macchia alcuna di gelosia, la quale è la condensazione dell’egoismo in amore.
L’amore è la carità più affascinante dell’istinto; la sua decadenza è la
prostituzione di tutti i sentimenti nobili, cioè divini e divinizzati
nell’uomo. L’amore è il complemento più prezioso della sociabilità ed è la
chiave di Iside purissima che
schiude i fecondi tesori della divinità nelle creature umane e decadute. I misteri
di Venere non furono che celebrazioni del culto di questo amore comprensivo che
unisce i due poli della creazione nella creazione del Mercurio vitale e
intelligente. La Rosa Mistica è Rosa di Amore. Il Romanzo della Rosa e le Corti
di Amore dell’Evo Medio, le cantate dei troveri
e dei trovatori, i poemi come quelli dell’Alighieri e i minori di
Brunetto Latini e di altri, non sono che romanzi della Carità nell’amore, e la
romanza è amore per carità. Nessuno fu poeta
senza amore; la poesia è dipinta come
l’amore; ma nell’amore vi è la verità, cioè la carità in germe. Di qui i
rituali satanici generanti la gloria della generazione negli amori impuri, e
l’aborto nella prostituzione e nella vita senza amore ma solamente sensuale e
libertina.
Il perdono
è una faccia dell’amore purissimo per gli altri imperfetti. Sapere amare è
saper perdonare.
Un
padre e una madre perdonano al figlio che è il loro amore. Tra tutti gli amori
bugiardi, il meno bugiardo è l’amore materno, perché è meno egoistico. Nonpertanto
neanche l’amore materno è vero se non nella incoscienza del perdono, e la madre
che piange il dolore che rigenera il suo figliuolo è egoista, come il più gran
numero delle madri.
Sappiate perdonare e diventerete degli dei
in terra. L’offesa non vi tanga, quasi non vi insulti e considerate il vostro
offensore come un bambino innocente che vi tira uno sputo in volto.
L’educazione magica, divina e divinificante, è educazione del perdono,
diversamente il mago diventerebbe uno strumento formidabile contro tutte le
passioni dei prossimi.
Amore e Perdono sommati nella carità differiscono completamente dalla filantropia, pel carattere divino della
prima è umano nella seconda.
La carità è potente come un sacrificio
dell’essere relativo per l’essere assoluto; la filantropia è la passione dei zoofili che cercano di proteggere le
bestie, di alleviar loro i tormenti, ma non di farle sedere alla propria mensa,
né di trascinare i carri pesanti in loro vece.
Tratto
da: Kremmerz I edizioni «Universale di
Roma» anno 1951.