ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
23)
LA PERSONA CHE
LASCIA DI SE IL BEL RICORDO
Nella
casa della Fortuna, se si entra per la porta del piacere,
si
esce per quella della tristezza, e viceversa;
attenti
dunque all’ultimo passo, dedicando maggior cura alla prosperità dell’uscita,
che
non all’applauso nell’entrata.
Inconveniente
diffusa tra la gente fortunata è quello di avere inizi favorevolissimi ed esiti
quanto mai tragici.
L’importante
non consiste nel volgare applauso al primo ingresso,
giacché
tutti lo possono ottenere, ma piuttosto nel generale compianto alla fine,
perché
pochi sono gli uomini veramente rimpianti.
Poche
volte la fortuna accompagna chi se ne va:
quanto
si mostra cortese con chi arriva, altrettanto scortese si mostra con chi parte.
22)
PROCEDIAMO
SEMPRE DA UOMINI VISSUTI
Questo,
contro la gente scortese,
ostinata,
presuntuosa e contro ogni sorta di sciocchi.
È
facile imbattersi in simile genia,
e
la saggezza consiste nel cercare di non scontrarsi con loro.
Conviene
armarsi ogni giorno di buoni propositi dinanzi allo specchio della propria
accortezza,
e
così si potranno vincere gli attacchi della stoltezza.
Chi
procede da uomo avvisato,
o
non esporrà la propria reputazione a rischi volgari.
L’uomo
provveduto di saggezza non potrà essere sconfitto dall’impertinenza.
È
difficile seguire la giusta rotta nei rapporti umani,
perché
è seminata di scogli di discredito:
la
miglior cosa è mutar direzione,
consultando
l’astuto Ulisse per averne consiglio.
In
questi casi può essere molto utile un’artificiosa sbadataggine.
Ma
soprattutto si faccia ricorso alla cortesia che è l’unica scorciatoia per
sottrarsi all’altrui insistenza (di possibile cattiveria o mancanza d’Amore).
21)
MANTENERE I DUBBI
NEGLI ALTRI DELLE PROPRIE QUALITA’
La
meraviglia che suscita la verità è ciò che fa stimare il successo.
Giocare
a gioco scoperto non procura né utile né piacere.
Se
uno non scopre subito le sue carte, lascia gli altri in sospeso; e ciò
soprattutto là dove la sublimità della méta porge esca all’universale
aspettazione.
In
tal modo ci si circonda di mistero, e quello stesso arcano provoca l’altrui
venerazione.
Ma
anche quando ci si scopre, si deve rifuggire dall’eccessiva semplicità; e allo
stesso modo nel tratto non si deve consentire a tutti l’accesso alla propria
intimità.
Il
silenzio prudente e cauto è il santuario della saggezza.
Una
risoluzione scelta apertamente non è mai stata tenuta in gran conto; anzi, si
offre alla censura altrui e, se avesse a riuscire infausta, sarebbe biasimevole
doppiamente.
Si
imiti dunque il mistero che circonda la provvidenza divina, e così faremo star
tutti allerta e nell’incertezza.
20)
L’UOMO DALLA
PAZIENZA DI ASPETTARE
Il
sapere attendere presuppone un gran cuore e una ancor più grande pazienza.
Non
bisogna mai affrettarsi né appassionarsi.
Sé
uno riesce ad essere in primo luogo signore di sé stesso,
lo
diverrà poi anche degli altri.
Nel
trascorrer del tempo, bisogna sapersi indirizzare al centro dell’occasione.
Il
prudente indugio ammannisce i successi e matura i segreti.
La
stampella del tempo giova più ed è più efficace della clava ferrata di Ercole.
Dio
stesso non punisce subito,
e
il proverbio dice che non paga il sabato.
Famoso
detto è questo:
“Il
tempo è io valiamo per due”.
La
stessa fortuna premia la prudente attesa con la grandezza del guiderdone.
19)
SAPER
RICONOSCERE CHE OGNUNO DI NOI ABBIA LA PROPRIA STELLA
Nessuno
è tanto derelitto da non avere la propria stella;
e
se è sventurato, ciò accade perché non ha saputo riconoscerla.
Alcuni
trovano buona accoglienza presso principi e potenti,
senza
sapere né come né perché:
è
stata semplicemente la loro sorte che ha reso possibile tanto favore;
all’abilità
non rimarrà altro compito che quello di aiutare la sorte.
Altri
si trovano a godere della simpatia dei saggi:
qualcuno
si vide meglio accetto in una nazione che in un’altra,
e
più ben visto in questa città che in quell’altra.
Può
accadere che s’abbia più fortuna in un posto o in una carica che in un’altra,
e
tutto ciò pur essendo uguali ed anzi addirittura identici i meriti.
La
sorte mescola le carte quando e come vuole;
ognuno
conosca il proprio gioco come deve conoscere le proprie capacità,
perché
dalle carte che ha in mano dipende il guadagno o la perdita.
Sappia
servirsene giocandosele bene,
ma
non tenti di cambiarle;
non
farebbe che sviarsi dalla direzione del nord segnata dalla stella polare.
18)
NON DOBBIAMO
COMPORTARCI MAI SECONDO LE INTENZIONI CHE NOI ATTRIBUIAMO ALL’AVVERSARIO
Lo
stolto non farà mai quel che pensa il saggio,
perché
non sa distinguere ciò che gli conviene.
E
se l’avversario è saggio, sarà peggio ancora, perché cercherà di smentire la
persuasione che vi siete fatti delle sue intenzioni,
e
le previsioni conseguenti.
Le
cose si debbono guardare da tutte e due le parti,
e
ci si deve voltare di qua e di là,
disponendoci
ad affrontare entrambe le eventualità.
Le
sentenze son diverse:
l’uomo
equilibrato deve star pronto non soltanto per quel che avverrà,
ma
per quel che potrebbe avvenire.
17)
ESSERE GIUSTI E DECISI AD OGNI TEMPO
Al
leone morto, persin le lepri tirano la criniera.
Non
si può giocare con il valore;
se
si cede al primo, bisognerà cedere anche al secondo, e così via,
via
fino all’ultimo:
si
finirà per superare tardi quella stessa difficoltà che sarebbe stato bene
vincere al primo colpo.
La
risolutezza dell’animo val più di quella del corpo;
è
come la spada,
e
deve stare sempre inguainata nella sua saggezza,
ma
pronta ad ogni occasione.
È
la salvaguardia della persona.
Fa
più male il declinare dell’animo che quello del corpo.
Ebbero
doti eccelse molti che,
per
mancanza di questa risolutezza,
parvero
già morti da vivi e rimasero sepolti nella loro ignavia.
Non
senza il volere della Provvidenza,
la
natura sollecita sposò la dolcezza del miele all’acutezza del pungiglione,
nell’ape.
Se
nervi ed ossa abbiamo nel corpo,
neppur
l’animo deve essere tutto mollezza.
16)
ESSERE RIFLESSIVO È UNA DOTE
Far presto, ma far bene.
Ciò che si fa istantaneamente, istantaneamente si disfa;
ma ciò che deve durare per l’eternità,
si deve tardare un’altra eternità a farlo.
Non si tiene in conto che la perfezione,
e soltanto ciò che riesce bene permane.
L’intelletto che è veramente profondo s’acquista l’eternità.
Ciò che molto vale costa molto,
giacché anche fra i metalli il più prezioso è il più pesante e quel che più tarda a fondere.
15)
CONTENERSI DA
SAGGI
Non
ci si deve mostrare ugualmente destri con tutti,
né
si debbono impiegar più forze di quelle che sono necessarie;
non
s’hanno da sprecar il sapere, né il valore.
Il
buon falconiere non lancia sulla preda un falco più robusto di quel che sia
necessario per coglierla.
Né
si deve sempre mettere in mostra quel che si sa e si può,
perché
il giorno dopo non si desta più la meraviglia di nessuno.
Ci
deve esser sempre qualche novità da mettere in evidenza,
perché
chi di giorno in giorno scopre qualche cosa di più,
mantiene
sempre viva l’aspettazione,
e mai gli altri riescono a scoprire dove finiscono le sue capacità.
14)
TUTTE LE COSE
ANDREBBERO VENDUTE CON CORTESIA E GENTILEZZA
In
tal modo ci si accaparra meglio la gratitudine.
Ciò che l’interessato chiede sarà sempre nulla a petto del generoso dono di chi spontaneamente dà.
La cortesia, la gentilezza non solo dà, ma suscita
riconoscenza, e una gentilezza ricevuta obbliga più di qualunque altra cosa a
ricambiare.
Per
la persona dabbene non esiste cosa più cara di quella che gli si dà;
e
così chi dà gentilmente, la vende due volte e ha due prezzi:
quello
del valore e quello della cortesia.
È
vero che per l’uomo meschino, ignorante, la cortesia è arabo addirittura,
perché non riuscirà mai a comprendere i termini del buon procedere.
13)
PARLARE QUALCHE VOLTA IN MODO ORIGINALE E FUORI DAL COMUNE METTENDO IN LUCE LA VERITÀ
È
indice di capacità superiore.
Non
s’ha da stimare chi mai ci fa opposizione,
perché
ciò non è segno dell’amore che lui ci porta,
ma
di quello che porta a sé stesso;
non
ci lasciamo trarre inganno dall’adulazione,
finendo
per ricompensarla, ma la dobbiamo condannare.
Essere
oggetto della mormorazione di alcuni,
si
deve considerare un segno di stima, soprattutto quando si tratta di coloro che
sogliono dir male di tutti i buoni, in particolar modo dei fratelli.
Quando
le nostre parole e le nostre azioni piacciono a tutti,
bisognerà
preoccuparsi, perché sarà indice che non sono buone:
la
perfezione, infatti può piacere soltanto a pochi.
12)
SAPER
RICONOSCERE IL PIÚ GRANDE DEI PROPRI DIFETTI
Nessuno
al mondo può vivere senza il contrappeso della sua qualità migliore;
ma
se l’indole favorisce il difetto, questo s’impadronirà dell’uomo
tirannicamente.
S’incominci
a fargli guerra,
mettendo
ogni cura nel combatterlo apertamente;
e
il primo passo sia quello di scoprirlo,
giacché,
una volta riconosciuto,
sarà
bell’e vinto, soprattutto se interessato se ne farà quello stesso concetto che
se ne fanno coloro che lo osservano.
Per
essere veramente padroni di se, bisogna andare anche contro se stessi.
Una
volta che si sia abbattuto questo creatore di imperfezioni,
anch’esse saranno presto finite.
11)
NON COLPIRE IN
MALO MODO I GUSTI ALTRUI
Facendolo,
si
infligge una pena invece di dare un piacere.
Certuni
infastidiscono il prossimo proprio quando pensano di renderselo riconoscente,
perché non son capaci di comprendere i caratteri.
Ci
sono azioni che risultano lusinghiere per certuni,
mentre
per altri suonano offesa;
e
quello che s’intendeva fare per vantaggio altrui, diventa insulto.
A
volta dare un dispiacere costa più di quanto sarebbe costato fare un favore:
e
si perde la riconoscenza e il dono va perduto perché non si è cercato di agire,
in
modo da riuscire graditi.
Se
non si conosce l’altrui indole,
difficilmente
si riuscirà a soddisfare colui che intendiamo beneficare;
da
questo consegue che mentre qualcuno pensa di tessere un elogio,
pronuncia
invece un vituperio:
e
questo è castigo ben meritato da chi non sa regolarsi.
Altri
pensano di interessare con lo sfoggio d’eloquenza,
e invece tormentano l’anima altrui con la loro loquacità.
10)
APRIRE GLI OCCHI
PER TEMPO
Non
tutti coloro che vedono hanno aperto gli occhi,
e
non tutti coloro che guardano, vedono.
Accorgersi
troppo tardi delle cose, non giova più, ed anzi rattrista;
certuni
incominciano a vedere quando non ce n’è più motivo:
prima
di farsi loro stessi, hanno disfatto le proprie case e le proprie cose.
È
difficile dare intelletto a chi non ha volontà;
ma
più difficile ancora è dare volontà a chi non ha intelletto;
chi
sta loro intorno, li scarnisce come cechi,
offrendo
motivo di riso a tutti gli altri;
e
poiché sono sordi per udire, non aprono gli occhi per vedere.
Ma
non mancano di quelli che fomentano questa sorta di insensibilità,
perché
l’esser loro consiste unicamente nel non essere degli altri.
Infelice è il cavallo, il cui padrone non ha occhi, perché non ingrasserà mai.
9)
NON DIVIDERE
MAI UN SEGRETO CON CHI È PIÙ POTENTE
Si
crede di spartire pere e si spartiscono pietre.
Molti
morirono per essere stati confidenti.
Costoro
si possono paragonare a cucchiai fatti di pane
Che
finiranno per essere mangiati anch’essi.
Il
fatto che un principe comunichi un segreto,
non
è un favore che si riceve, ma un tributo che si paga.
Molti
infrangono lo specchio perché rammenta loro
La
bruttezza che ha riflesso; non posson vedere chi li ha veduti;
e
non è mai ben visto chi ha visto il male.
Non
conviene troppo stretto nessuno, e tantomeno il potente.
O,
se si vuol farlo, ciò potrà più facilmente avvenire grazie ai benefici fatti,
che
non contando sui favori ricevuti.
Sono
soprattutto pericolose le confidenze fatte tra amici.
Chi
ha comunicato i suoi segreti ad un altro ne è divenuto lo schiavo;
se
si ha poi che fare con sovrani, si tratta di una violenza che non può durar a
lungo.
I
potenti anelano a redimere la propria libertà perduta,
e
per raggiungere lo scopo si metteranno sotto i piedi ogni cosa,
perfino
la ragione.
Perciò i segreti non s’hanno né da dire né da ascoltare.
8)
È SAGGIO
SAPERSI RISPARMIARE I DISPIACERI
È
proficuo atto di saggezza evitare i dispiaceri.
E
la prudenza ne evita molti:
essa
è la LUCE della prosperità e per conseguenza della contentezza.
Le
notizie odiose, si cerchi di non darle e meno ancora di riceverle:
si
deve chiuder loro ogni ingresso, quando non si dia adito contemporaneamente al
rimedio.
A
certuni si consuman le orecchie a forza di ascoltare la gran dolcezza delle
adulazioni;
ad
altri a forza di udire amarezze e mormorazioni;
e
c’è infine chi non sa vivere senza un pochino di quotidiana afflizione,
allo
stesso modo che Mitriade non poteva stare senza veleno.
E
non è neppure il modo migliore di mantenersi bene, il volersi procurare un
dispiacere eterno per arrecare ad altri piacere per una sola volta, anche
quando si tratti della persona più intrinseca.
Non
si deve mai peccare contro la propria felicità per compiacere chi ci consiglia
ma si tiene poi alla larga dalle conseguenze;
e
in ogni occasione, sempre che vengano ad accompagnarsi il desiderio di far
piacere ad un altro e la necessità di procurare a se stessi un dolore,
si
scelga la via più conveniente: è meglio che l’altro abbia ora un dispiacere,
purché non tocchi poi a te soffrirlo senza rimedio.
7)
COMPORTAMENTI
SAGGI
Certuni
nascono prudenti; entrano nella vita con questo vantaggio dell’intuizione
connaturata nella saggezza, e in tal modo si trovano già a metà strada per
raggiungere il successo.
Con l’età e con la esperienza, la ragione giunge a perfetta maturità,
e anche il
giudizio diviene assai moderato.
Aborriscono
ogni capriccio, come vana tentazione per la saggezza, e per questo soprattutto
in materia di Stato, laddove per la somma importanza delle decisioni di
richiede la più completa garanzia.
Costoro meritano di stare al timone, o come consiglieri, o come esecutori.
6)
LA MATURITA'
E'
dote, questa, che risplende all'esterno, ma più ancora nei costumi di chi la
possiede.
Il
peso materiale rende prezioso l'oro, e quello morale la persona:
è
qualità che aggiunge decoro a tutte le altre doti, e procura venerazione.
La
compostezza d'un uomo è come la facciata della sua anima.
E
non si tratta di una stoltezza che non s'abbandona a troppe smancerie, come
vorrebbe che fosse la leggerezza, ma d'una autorità che s'impone con estrema
gravità;
parla
per via di sentenze, e ha successo quando agisce.
Presuppone
un uomo perfetto, perché la maturità corrisponde in tutto alla perfezione;
e l'uomo, quando cessa d'esser bambino, incomincia ad assumere responsabilità e serietà.
5)
SANTO, SAPIENTE E SAGGIO
La virtù è catena di tutte le perfezioni, è
centro di tutte le felicità: essa fa l’uomo prudente, attento, sagace, saggio,
sapiente, valoroso, sereno, integro, felice, lodevole, veritiero e universale
eroe.
Tre
sono le cose che rendono beati: santo, sapiente e saggio.
La
virtù è il sole del mondo interiore ed ha come emisfero la buona coscienza; è
così bella che attira l’amore di Dio e della gente.
Non
c’è che una cosa amabile, la virtù; e una sola da aborrire è il vizio. La virtù
è l’unica cosa che conta davvero tutto il resto è nulla.
La
capacità e la grandezza si debbono misurare alla stregua della virtù e non
della fortuna.
La virtù basta a se stessa: finché l’uomo è vivo, lo rende amabile, e quando è morto, lo renderà immortale.
4)
NON
CONFONDERSI MAI CON GLI SCHIOCCHI
Sciocco è chi non sa riconoscer gli sciocchi, ma più ancora chi, dopo averli riconosciuti, non li allontana dalla sua strada.
Son
già pericolosi per chi li tratta superficialmente, ma divengono addirittura
esiziali per chi li ammette nella propria confidenza.
E
per quanto la loro stessa cautela e l’altrui accortezza riescano a trattenerli
per qualche tempo, alla perfine commettono la sciocchezza o la dicono; e quanto
più tardano, tanto più solenne essa riesce.
Mal
può giovare all’altrui credito chi non ne ha di proprio.
Son
la gente più infelice del mondo, perché l’infelicità è come il soprosso della
stoltezza, e l’una chiama l’altra.
Solo una qualità essi posseggono non del tutto cattiva, ed è che, mentre gli uomini saggi non possono esser d’alcuna utilità per loro, essi sono di gran giovamento ai saggi, giacché servon loro d’informazione o di esempio da evitare.
3)
PAROLE FINI E CARATTERE DOLCE
Se gli strali trafiggono il corpo, le cattive parole trapassano l'anima.
Una buona pasta per i denti profuma la bocca; gran sottigliezza della vita è saper vender l'aria.
La maggior parte delle cose si può pagar con parole, e le parole bastano a liberarci da situazioni che parevano impossibili;
si discute col vento nel vento, e un alito superiore giova assai ad animare.
Si deve aver sempre la bocca piena di zucchero per confettar parole che risultino gradite agli stessi nemici.
L'unico mezzo per esser amabile consiste nell'esser dolce.
2)
LASCIARE FAME DI SE NEGLI ALTRI
Anche se il cibo è nettare, bisogna che ne rimanga il desiderio sulle labbra.
Il desiderio dà l’esatta misura della stima. Perfino la sete materiale sarà opportuno stuzzicarla, ma non spegnerla poi del tutto: ciò che è buono, se è poco, riesce doppiamente buono.
Ogni cosa scade di molto quando se ne usa per la seconda volta. Pericolose sono soprattutto le scorpacciate di soddisfazione, perché sono foriere di disprezzo anche per le cose più durevolmente eccellenti.
Una sola è la regola per farsi apprezzare: prendere all’amo l’aspetto stuzzicato, usando come esca la fame che ancora ha.
Se in qualche modo si deve irritarlo, è preferibile che ciò avvenga per l’impazienza del desiderio, che non per la stanchezza del godimento.
Si gusta doppiamente la felicità faticata.
1)
< Prec. | Succ. > |
---|
LISTA ARTICOLI
- COMMENTO ALL'INNO AL SOLE DI GIULIANO KREMMERZ
- L'INNO ALLA CARITA'
- CHE COSA E’ LA FRATELLANZA TERAPEUTICO MAGICA DI MYRIAM?
- TRATTO DALLA CORRISPONDENZA DELLA NOSTRA SCHOLA
- LA COSCIENZA CHE DIVIENE AMORE DI DIO
- UN OMAGGIO AL MAESTRO GIULIANO KREMMERZ
- LUZ, IL NOCCIOLO DELL'IMMORTALITÀ
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA DIMENSIONE TRASCENDENTE È IL CULTO DIVINO.
- DAL LIBRO I FONDAMENTI SPIRITUALI DELLA VITA DEL FILOSOFO VLADIMIR S. SOLOVIEV
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- PREGHIERA A MARIA
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- IL CUORE
- IL TERZO OCCHIO LA GHIANDOLA PINEALE O EPIFISI
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
- PREGHIERA A ISIDE
- LA LEGGE DELLE LEGGI
- COMUNICAZIONI
- ALMANACCO 2018
- INNO AL SOLE
- GENIO DI LUNA
- THOTH
- IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
- ASTRONOMIA AD OCCHIO NUDO
- KEPLERO IL PREVEGGENTE
- ILLUMINAZIONE ... VENDESI
- IL PROFESSORE DI FILOSOFIA