DISCORSO AD UN DISCEPOLO
PARLANDO AD UN SUO DISCEPOLO,
IL MAESTRO KREMMERZ DISSE
Dimmi, o figliolo, tu se ti porti su di
una montagna dove non trovi fil di erba e non canta uccello alcuno, ti credi
solo? – Tu, le pietre, l’aria che respiri, le stelle che son nei cieli, non siete
che uno con l’universo intero. L’anima tua è l’anima del mondo. La tua ragione
umana allargala nella ragione del mondo e avrai il senso della ragione del
mondo. Perciò ogni mago o sapiente giusto, sapendosi con la testa librata
nell’aria in corrispondenza coi cieli in cui rotano gli astri, prima di ogni
operazione si rivolge al cielo e guarda, come dicono gli orientali, gli occhi
di luce che sono nel firmamento e agisce in relazione alla loro posizione.
Di qui è nata l’astrologia che è la parola
o logos degli astri, da non confondersi con la volgare astronomia che è la
legge di moto degli astri.
Dice Ermes nella Tavola: che tutto ciò che
è di sopra è come quello che è di sotto, e il saper questo basta per compiere
il miracolo di una sola cosa.
Ora intendi bene quanto vado ad
insegnarti: studia l’uomo e conosci l’universo, studia l’universo e conosci
l’uomo; dall’Universo scendi all’uomo e applichi in lui le leggi universali;
dall’uomo risali all’universo e scopri in questi le leggi occulte.
L’uomo ha un’anima, un pensiero, una
tendenza, un fine: così l’universo.
L’Universo ha moto, respiro, evoluzione e
ritorno; così l’uomo. Tutto è analogico,
e il processo magico per eccellenza è l’analogia. Analogico è perfino il
simbolo sacro che inutilmente si vuole spiegare con la similitudine; analogica
è la legge dei miracoli e dei procedimenti magici, e lo studio dell’analogia
porta alla conoscenza della magia o sapienza Salomonica.
L’errore di leggere libri molto ben fatti
per il pubblico dei profani, porta alla conclusione che la Magia sia l’arte dei
monologhi: il mago parla, immagina ed evoca le proprie idee; questo è un
grossolano errore.
Ognuno, qualunque uomo o donna, dà una forma
ai suoi desideri e ha in sé il potere di pensare le cose e vederle. L’artista
pensa e cerca di riprodurre negli altri le idee proprie, o con la penna o col
pennello o con lo scalpello o con la parola. Il Mago immagina, cioè dà forma e
vita alle idee proprie, non per illudere sé stesso perché sa che ne è lui il
creatore, ma per servirsene come mezzo per raggiungere uno scopo, e mai per
evocare le proprie immagini.
Quella che si chiama zona astrale contiene
non le sole idee formate dal mago, ma tutte le idee vitali di tutti gli uomini,
e quelle dei più prossimi, dei più omogenei che stanno più vicino a noi.
Evocare le idee e le immagini che hanno
vita nella zona astrale, è lo stesso che entrare in istato di visione
dell’entità formate dalle menti degli altri uomini: solo questo basterebbe per persuadere
che lo stato di visione non è un atto solitario ed auto suggestivo del mago. Ma
non basta. Il Mago può chiamare a sé le idee cui gli altri danno corpo, e
distruggerle o animarle.
Non basta ancora: fra milioni e milioni di
immagini, può chiamare a sé quella che gli occorre. Infine può evocare le forme
vissute, quelle che ordinariamente si credono per spiriti di morti.
Tutto ciò dimostra che tutte le forme
evocate, quando non sono del mago stesso sono di altri, cioè sono soggettive e
– per vita propria – indipendenti dal pensiero – e dalla volontà del mago;
meglio, sono oggettive pel mago.
L’insegnamento occulto è una pratica di
vitalità ed è uno studio di tutte le leggi delle forme. Nel concetto delle
forme è la base di tutto il processo magico-magnetico per la cura degli infermi
a distanza e senza medicamento, quando già le forme preesistenti non sono in
dissoluzione.
Tratto da Kremmerz III editrice
«Universale di Roma» anno 1957