LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
La teoria dei quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra
Fuoco, aria, acqua, terra: elementi naturali da cui trae origine ogni
sostanza di cui è composta la materia.
Su questa base è formulata la teoria dei quattro elementi naturali,
introdotta a partire dal VI secolo a.C dal filosofo greco Anassimene di Mileto,
perseguita, successivamente, dal filosofo siceliota Empedocle e assimilata
anche dai filosofi greci Socrate ed Aristotele.
Secondo questa teoria, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e nel
macrocosmo, è costituita da una composizione di quattro elementi naturali:
fuoco, aria, acqua, terra.
Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il
principio della vita, che scaturisce dalla sua energia.
L’aria, intangibile, è l’energia vitale che respiriamo, senza la quale
non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro
cosmico.
L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume
fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo
cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra.
La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale,
accoglie la vita e la nutre.
Il Maestro Kremmerz ci ha tramandato che in Magia “l'uomo deve essere
considerato come un Essere, che contiene in sé i quattro elementi che
costituiscono l'universo: Terra (Corpo Saturniano), Acqua (Corpo Lunare), Aria (Corpo Mercuriale) e Fuoco (Corpo
Solare)”.
Un giorno, riflettendo su questi quattro elementi, mi è venuto spontaneo
pensare alla cosa più semplice e naturale vale a dire che, per vivere, io ho
bisogno di respirare, bere e mangiare. Automaticamente, ho pensato ai
corrispondenti elementi, Aria, Acqua e Terra. Queste tre necessità elementari e
vitali mi hanno indicato un'unica Porta: “la Bocca”. Mi mancava però ancora un
elemento, “il Fuoco”, ma subito il mio Pensiero abbinò la Bocca al “parlare”,
con il quale traduciamo in suoni e parole le immagini, i pensieri e le idee del
nostro Spirito, scintilla o fuoco divino che è in noi, o come lo definisce il
Kremmerz : “Anima – Intelligenza. E' il soffio – il fruscio della fiamma, del
fuoco vivo acceso”.
Da sempre, per ermetisti, filosofi e religiosi, la voce (suono –
vibrazione) è stato lo strumento per eccellenza per contattare la divinità
(preghiere, canti, inni, scongiuri, riti ecc.).
“La parola è la materializzazione dell'idea, è l'atto generato dal
pensiero, la proiezione fluidica che rende concrete su di un piano più prossimo
a quello della realtà le vibrazioni sottili del Corpo intelligente. In Magia la
parola è lo strumento di realizzazione per eccellenza, perché traduce sul piano
sensibile la volontà oggettivante dell'Intelligenza.
Il verbum caro factum est non è che l'allusione al potere realizzativo
dell'articolazione fonica, quando diviene perfetta mediatrice fra l'idea
concepita e la volontà di manifestarla” (Mario Krejis).
Il Kremmerz, in merito alla preghiera, scrive:
“La preghiera, ermeticamente, è un atto di concreta fluidificazione
della volontà”.
“Colui il quale prega, esprime, formula, modella la sua anima animale
in conformità dello stato a cui aspira, fino alla sua immedesimazione con lo
stato stesso, e cioè fino a far compiere, per mezzo della plasticità del suo
corpo lunare, il miracolo che appetisce”.
Le varie tradizioni ci hanno tramandato che la stessa creazione del
Mondo è stata resa manifesta dalla Divinità tramite il “Verbo” o il “Suono” e
la vita ad Adamo trasmessa tramite il “Soffio”...
Dio crea con un comando verbale ("Sia la...") e nomina gli
elementi del cosmo mentre li crea, secondo l'antico concetto comune per cui le
cose non esistono veramente finché non sono nominate. Nella Genesi 2:4-24,
Yahweh, il nome personale di Dio, forma il primo uomo dalla polvere, lo pone
nel Giardino dell'Eden e alita in lui il Suo soffio divino, facendolo diventare
in ebraico: nephesh, un essere vivente.
Secondo i Veda, il suono (leggi anche vibrazione) è alla base di tutta
la creazione: ciò che è manifestato nel cosmo ha la natura di un suono ed è
quindi è dotato di una data intensità e frequenza (OM – AUM).
Facciamo ora un salto con l'immaginazione nel tempo e nello spazio ed
introduciamoci in un tempio egizio, dove un Maestro sta istruendo i suoi
discepoli.
Il Saggio egizio allora disse:
“Qui noi penetriamo nel mondo interiore in cui s'avverano tutti i
misteri del Verbo e il cui volto, her, non è che uno specchio. Il tuo volto,
Her-Bak, è aperto sul mondo esterno attraverso sette porte: tre sono doppie,
con un'entrata orientale e una occidentale; la settima è centrale e unica, pur
avendo un doppio canale interno con una duplice funzione.
L'atmosfera di Shu le avvolge tutte allo stesso modo, tuttavia ogni
apertura, per adattamento, capta in tale atmosfera una qualità diversa:
- gli occhi ar-ti ricevono la luce di Shu;
- le narici sher-ti respirano l'aria di Shu;
- la porta centrale, la bocca, ra, ha una duplice funzione: lasciare
entrare le offerte di alimenti, e lasciare uscire (esteriorizzare) il
Padrone-di-Casa, il Verbo-parola.
Ciascuna di queste aperture ha un nome e una funzione specifica ma la
porta centrale viene indicata col nome generico ra: apertura, entrata, porta.
Nota bene che le parole occhio (ar-t), narice (sher-t) e orecchio
(mesdjer) contengono tutte la lettera r. Per questo devi imparare il
significato di ogni porta, se vuoi sapere dove ti conduce; osservane la forma,
il nome, la posizione e i simboli: questi elementi te ne riveleranno la
funzione.
…..tu puoi dire: l'aria di Shu, la luce di Shu, l'ombra di Shu, la
secchezza di Shu, perché Shu è Neter primordiale elementare; egli infatti,
insieme alla gemella Tefnut, senza la quale non avrebbe potuto essere, contiene
le quattro Qualità costitutive del Mondo ma causa la manifestazione del verbo che diventa parola, cioè la voce – kheru
– e tutte le voci della Natura. Ecco perché le orecchie sono dette “le viventi”
(ankhui): perché sono le porte che ricevono il Verbo.”
Indi il Saggio proseguì:
“In primo luogo, la sua natura: la bocca – ra – è l'apertura superiore
del corpo, è 'l'entrata' che comunica tramite due canali coi polmoni e con lo
stomaco. Il suo geroglifico, perciò, esprime anche il nome generico di entrata:
ra.
La bocca si apre e si chiude per mangiare, respirare e parlare, come
l'occhio – ar.t – si apre e si chiude per ricevere o escludere la luce.
La funzione della bocca è duplice, passiva e attiva: essa riceve l'aria
e il cibo ed emette il respiro e la voce.
Anche la funzione dell'occhio è duplice: esso riceve la luce ed esprime
delle reazioni organiche ed emotive.
La forma della bocca si modifica col discostarsi delle labbra per
compiere le proprie funzioni”.
Ren, è il Nome, l’Individualità, ed è magistralmente rappresentato dal seguente geroglifico formato da una bocca che parla, emettendo un suono, una vibrazione, indicato dalla superficie delle acque. Esso rappresenta, quindi, la vibrazione propria di ogni individuo.
La cerimonia della “Apertura della Bocca”
Non c’è probabilmente altro rituale della civiltà dell’Antico Egitto
maggiormente noto e diffuso di quello cosiddetto della “Apertura della Bocca”
(upet-r). Tale rituale, dai significati molteplici e a volte apparentemente
contraddittori, è infatti attestato in tutte le fasi della lunga storia egizia,
seppur sottostando, nel corso degli oltre tre millenni della cultura faraonica,
a svariati cambiamenti e modifiche, tanto nella documentazione epigrafica e
testuale quanto in quella archeologica.
In Egitto, il rituale dell’apertura della bocca si praticava, fin dai
suoi esordi, non solo sulle statue divine e/o regali, ma anche su quelle dei
privati e, soprattutto, sulle mummie e sui sarcofagi antropoidi, nella loro
autentica natura di statue o meglio, per dirla con Assmann, di
“rappresentazioni” della persona vivente o defunta.
La mummia, infatti, al pari della statua, serviva al defunto come
supporto della sua vita eterna, la quale era concepibile, secondo gli Egizi,
solo per il tramite del mezzo corporale. Allo stesso tempo, entrambe erano
finalizzate a mantenere la presenza dell’individuo nel mondo dei viventi pur
nella piena consapevolezza della sua assenza. Ciò che durante l’esistenza
corporale era svolto dal corpo in carne e ossa, dopo la morte era assolto, sul
piano tanto simbolico quanto concreto e sensibile, dalle statue e/o mummie del
defunto, che fungevano da moltiplicatori dell’io individuale sul piano spaziale
e temporale.
Il rituale si presentava, quindi, come un complesso insieme di formule
magiche tramite le quali animare e far nascere (o meglio rinascere nel caso
delle mummie) le cose viventi, nel senso più ampio che al termine si può dare,
conferendo loro la vita o soffio vitale e permettendo il fondamentale
interscambio fra i differenti piani del cosmo.
La cerimonia era diretta principalmente a rendere fattivo un passaggio
spirituale e, di conseguenza, anche concettuale, fra due delle principali forme
immateriali degli esseri viventi tutti, divinità e faraone compresi, ossia
quelle di ba e akh. Un passaggio, questo, che poteva avvenire solo se l’essere
animato, rinato (mummia) o creato ex-novo (statua), accoglieva in sé lo spirito
o scintilla vitale di derivazione divina e universale (il cosiddetto ka).
Questo, unendosi al ba, l’anima vera e propria dell’essere animato, consentiva
la rinascita nella vita ultraterrena e il raggiungimento dello stato di spirito
perfetto (akh).
Socrate insegnava che il nome(corpo) può essere spiegato in molti
modi; se poi si trasforma un poco, in moltissimi.
Alcuni denominano il corpo tomba) dell'anima, come se essa
si trovasse sepolta nella vita presente.
Il Maestro Kremmerz, con il suo spirito partenopeo, insegnava:
“Il corpo umano è l'athanor alchimico per chi s'inizia nelle occulte
verità del tempio, come è una semplice pentola dove si cuociono e sbollono
tutte le terrene tendenze per chi vive la vita comune”.
Ora, curiosando come consigliava il Maestro, nell'etimologia delle
parole e nelle lingue morte, noto un collegamento tra corpo, soma, e
somaro o asino....
Le Metamorfosi o L'Asino d'Oro – Apuleio
Lucio, un giovane greco, nel suo viaggio verso la Tessaglia, famosa
terra di maghi e streghe, si fa suggestionare dai racconti del compagno
Aristomene, che, attraverso la storia di Socrate e della maga Meroe, lo mette
in guardia sui rischi del viaggio (libro I). Una volta arrivato a Ipata, scopre
che Panfila, moglie dell’usuraio Milone che gli ha dato ospitalità, pratica la
magia (libro II). Lucio, spinto dalla sua curiositas, convince la serva Fotide
a farlo assistere di nascosto alla cerimonia di metamorfosi: dopo aver visto
Panfila tramutarsi in gufo, Lucio si spalma il corpo con il medesimo unguento
magico ma, per un tragico errore di Fotide, diventa un asino. Lucio, che ha
conservato intatte le proprie facoltà umane, per tornare uomo dovrà mangiare
delle rose (simbolo dell'Iniziazione).
“[...] Eccomi a te, o Lucio, poiché le tue preghiere mi hanno commossa.
Io sono la genitrice dell'universo […] nel mondo io son venerata ovunque sotto
differenti nomi […] madre degli dèi, Minerva, Venere, Diana, Proserpina,
Cerere, Giunone, Bellona, Ecate, Rammusia, ma gli Etiopi e gli Egiziani, mi
chiamano, col mio vero nome, Iside Regina [...].
[…] accompagna la processione; poi, una volta vicino al sacerdote,
dolcemente, come se volessi baciargli la mano, cogli le rose e sarai
immediatamente libero da questa pelle […].
[…] bramoso di veder attuata la promessa, colsi avidamente con la bocca
e divorai quella bella corona, ch'era tutta trapunta di rose leggiadre e
smaglianti (L'Asino - Apuleio riceve l'Iniziazione). Né mi aveva ingannato la
celeste promessa: in un lampo la mia figura deforme e animalesca scivolò via”.
La bocca, come apertura dell'athanor-corpo, mi richiama alla mente
anche l'immagine del sacramento della “Eucaristia” cristiana.
Secondo la dottrina cattolica, l'eucaristia è l'azione sacrificale
durante la quale il sacerdote offre il pane e il vino a Dio che, per opera
dello Spirito Santo, diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, lo stesso
Corpo e lo stesso Sangue offerti da Gesù stesso sulla croce.
Nella Messa, un calice raccoglie acqua e vino, corrente bianca e rossa della natura, simboli mercuriali dell'Universo che si riproducono in ogni sua minima parte.
Il fedele, dopo aver rispettato tutte le regole previste dalla Chiesa, si avvicina al sacerdote ed apre la bocca in attesa di ricevere sulla lingua l'Ostia consacrata (pane azimo, privo di lievito o fermento); consumandola, integra in sé il dogma della Transustanziazione.
La Bocca della Verità
La Bocca della Verità è un antico mascherone in marmo pavonazzetto,
murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma
dal 1632.
Il mascherone rappresenta un volto maschile barbuto; occhi, naso e
bocca sono forati e cavi. Il volto è stato interpretato nel tempo come
raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un
fauno.
Nel periodo della Roma Antica, la Bocca della Verità era un tombino. I
tombini, nella Roma Antica, riportavano spesso l'effigie di una divinità
fluviale che "inghiotte" l'acqua piovana.
Quel che è certo è che il mascherone gode di fama antica e leggendaria:
si presume sia questo l'oggetto menzionato nell'XI secolo nei primi Mirabilia
Urbis Romae (una guida medievale per pellegrini), dove alla Bocca viene
attribuito il potere di pronunciare oracoli.
C'è chi dice che fosse la copertura del pozzo sacro del tempio di
Mercurio, dove gli antichi commercianti romani giuravano la loro onestà durante
una compravendita e presso il quale si purificavano per i loro spergiuri. A
conferma di questa ipotesi, c'è la famosa leggenda medioevale che afferma che
se si dice una bugia tenendo la mano nella bocca del mascherone, il mascherone
per magia "morde", mozzando così la mano al bugiardo.
Bocca, un organo per nutrirsi, respirare ed emettere suoni.
La bocca è la prima parte dell'apparato digerente, il sistema del
nostro corpo incaricato della nutrizione. Insieme ad altri organi, la bocca
partecipa alla fonazione, cioè alla produzione di suoni. Essa interviene nella
respirazione. Dalla nascita fino al primo anno di età, la bocca è la sede di
esperienze sensoriali importanti per la nostra psiche: il neonato utilizza la
bocca per esplorare il mondo che lo circonda.
Come è fatta e come funziona la bocca
La bocca è una cavità di forma ovale, situata nella parte inferiore e
mediana della faccia, che viene chiusa o aperta dalle labbra, dai denti e dalle
mascelle. Le sue pareti laterali sono le guance. La parte posteriore comunica
con il faringe e con la trachea.
Nella bocca, i denti tritano il cibo e la lingua lo mescola alla
saliva; il cibo trasformato in bolo può essere inghiottito e attraverso il
faringe prosegue il viaggio nell'apparato digerente.
Sulla superficie superiore della lingua si trovano sporgenze dette
papille gustative, collegate per mezzo di fibre nervose alle aree della
corteccia cerebrale nelle quali vengono riconosciute le esperienze dei sensi.
Le papille gustative permettono di percepire e distinguere i sapori (gusto)
degli alimenti. Attraverso la trachea la bocca comunica con i polmoni e, con il
naso, interviene nella respirazione (polmoni e respirazione). Insieme al
laringe con le sue corde vocali, la bocca partecipa alla fonazione (voce). Le
vibrazioni delle corde vocali producono i suoni, più o meno alti; ma il timbro
dei suoni dipende dalla forma delle corde, della bocca, della lingua e delle
ossa che compongono il cranio.
Fisiologia
La bocca è, in primo luogo, l'organo mediante il quale vengono assunti
gli alimenti e in cui avviene la prima parte della loro digestione, con la
triturazione e insalivazione (masticazione), seguita dalla deglutizione. Nella
bocca, inoltre, si trovano i recettori della sensibilità gustativa e si
realizza una corretta formazione della parola articolata. Infine, essa è di
rilevante importanza nel meccanismo di inspirazione ed espirazione, mentre la
sua ricca vascolarizzazione permette anche l'assorbimento di farmaci.
Il mondo attraverso la bocca
Durante tutta la vita, attraverso la bocca avvengono scambi
significativi con il mondo ma, dalla nascita al compimento del primo anno, è la
sede principale di attività ed esperienze fondamentali per lo sviluppo
dell'essere umano.
In psicologia, questo periodo viene chiamato 'fase orale' (dal latino
os-oris, che vuol dire "bocca"). Durante la fase orale, attraverso la
bocca il neonato mantiene l'unione beata con il seno materno e la suzione è la
fonte principale di piacere: questo piacere è detto appunto 'orale'.
Fin dall'inizio della vita, la bocca è un mezzo per esprimere le
emozioni. Quando spuntano i primi denti, il bambino prova l'impulso di mordere
per esprimere la propria aggressività. Inoltre, il bambino usa la bocca per i
suoi primi scambi sociali: sorride, piange, ride, bacia e, infine, impara a
parlare. E' attraverso di essa che il neonato e il bambino molto piccolo
esplorano il mondo, mettendo in bocca, appunto, gli oggetti per capire le loro
caratteristiche: se sono commestibili ? se si possono mangiare senza danno ?,
se sono duri o morbidi e quale sapore hanno.
Anche nell'età adulta gli esseri umani continuano la ricerca del
proprio piacere orale mangiando i cibi preferiti, oppure, inconsapevolmente,
tentando di riprodurre alcune delle piacevoli sensazioni provate nell'unione
della bocca con il seno della madre. Per esempio, gli innamorati si baciano
sulla bocca o alcune persone fumano, senza sapere che questo gesto è anche il
segno di un po' di nostalgia per quel contatto ormai perduto.
Le labbra e il sorriso sono un particolare della bocca a cui
attribuiamo un importante valore estetico. Il rossetto dona alle labbra una
qualità erotica apprezzata dagli innamorati.
Il ruolo della bocca va infine esaminato in relazione con i diversi
sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto).
La 'bocca' è stata rappresentata come protagonista in alcuni preziosi
dipinti di Leonardo da Vinci, Edvard Munch e Gustav Klimt.
Sorriso enigmatico Urlo Bacio
La parola 'bocca' compare in molti modi di dire che ricordano come
questa ricopra un ruolo importante nella mimica del volto per esprimere stati
d'animo ed emozioni. Per esempio: a bocca aperta (stupore), storcere la bocca
(disgusto o disapprovazione), a bocca asciutta (delusione). Tra i tanti modi di
dire, 'acqua in bocca', ossia "mantieni il segreto", è uno dei più
usati e dei più utili. Vi è poi il conosciutissimo augurio scaramantico per chi
sta per affrontare un'importante prova, 'in bocca al lupo' (al sicuro nella
bocca di mamma lupa). Per la trasmissione di un segreto, da Maestro a
Discepolo, si usa dire, 'da bocca ad orecchio' mentre, per “il diffondersi
rapidamente di una notizia” si usa dire, “passare di bocca in bocca”.
A questo proposito mi viene in mente una frase scritta dal Maestro
Kremmerz per indicare il parlare sincero: “Parlare con il cuore in bocca”.
Dua-Kheti
Bibliografia:
Cultura.biografieonline – La teoria dei 4 elementi
Isha Schwaller de Lubicz – Her-Bak – Discepolo
Altervista – Leonardo Lovari
Library weschool – Le “Metamorfosi” di Apuleio
Treccani – Bocca
Wikipedia – Bocca della Verità
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