Quando i tre
discepoli superstiti videro che Pietropane aveva deciso di incamminarsi verso
il sentiero di destra, così irto e pieno di ostacoli, si fermarono, si guardarono
l'un l'altro con lo sguardo di chi ha già deciso dove andare e senza proferir
parola ognuno di loro riprese a camminare. Mentre Pietropane continuava il suo
incedere lento ma deciso sul sentiero che si era scelto, non potè fare a meno
di accorgersi che accanto alla sua ombra non ve ne era rimasta che una soltanto
delle tre che prima lo accompagnavano. Si fermò e col solito fare beffardo e
indolente si rivolse all'unico discepolo che ancora lo seguiva e gli chiese:
"E tu cosa vuoi ancora? Non vedi dove ti sto portando? Non ti spaventa ciò
a cui vai incontro? Perché non hai seguito i tuoi compagni?" Pietropane
infatti sapeva benissimo che gli altri due si erano incamminati per l'altro
sentiero e non si mostrava per niente stupito di trovarsi improvvisamente con
la compagnia ridotta ai minimi termini. Il discepolo esitò abbandonando per un
attimo lo sguardo tra la desolazione che lo circondava. Non rispose
immediatamente poiché nella sua mente balenò l'idea di aver agito forse troppo
istintivamente, di aver fatto la scelta sbagliata, di non essere pronto.
Ma l'esitazione
durò quel tanto che fu necessario a ricordare le parole che il maestro aveva
pronunciato quando si erano incontrati per la prima volta, le stesse parole che
poco prima lo avevano portato a separarsi dagli altri due discepoli: "Il
segreto dei cieli non si conquista ma si strappa con volontà ed amore, DOVETE
OSARE! ". E la prima cosa da imparare per conquistare i cieli è non farsi
illudere da ciò che i sensi portano alla vostra mente, tutto ciò che conoscete
o pensate sia la verità di questo mondo è solo un'illusione che vi porta a
limitare la vostra conoscenza." Quindi, fugate le nebbie della sua
incertezza, il discepolo rispose: "Maestro. non ti nascondo che giunti
in prossimità del bivio anche io fui attratto dalla bellezza e dal fascino di
ciò che mi si presentava innanzi. Pensai di poter comunque proseguire evitando
gli ostacoli e le scomodità. godendo nel frattempo delle bellezze e dei piaceri
che mi si presentavano innanzi."
Tuttavia il
ricordo delle tue parole mi ha portato a scegliere il sentiero che dentro di me
ritenevo essere il più giusto andando oltre l'illusione dei sensi.
Il maestro
rimase imperturbato, accennò soltanto un ghigno ironico e gli disse:
"Proseguiamo, la strada è ancora lunga"
I due
proseguirono e il loro cammino non tardò ad incrociare altri viandanti. Si,
essi non erano i soli lungo quel sentiero. Vi era chi procedeva con passo
veloce ma che più innanzi inciampava e cadeva a terra rimanendo a guardare gli
altri che avanzavano con più accortezza. Altri proseguivano così lentamente che
quasi sembravano in procinto di fermarsi, altri ancora tornavano indietro ora
spaventati ora con lo sguardo mesto e deluso. Gli occhi spaesati del discepolo
seguivano repentinamente tutto ciò che gli si presentava a tiro, la testa
dell'uomo voltava ora a destra ora a sinistra, in avanti e poi subito dietro in
un incessante osservare. Ma innanzi a lui si presentò ben presto un'immagine in
particolare che lo fece improvvisamente rimanere immobile, attonito e
intimorito. Vi era infatti poco più avanti, sul ciglio di un precipizio, un
uomo intento a lottare con una bestia feroce che cercava di sbranarlo. L'uomo
faceva di tutto per non essere sopraffatto e cercava a sua volta di sopprimere
l'animale con tutto ciò che aveva a sua disposizione. Il discepolo si affrettò
a raggiungere Pietropane tenendo il braccio teso in direzione di quella scena
come a voler dire "Hai visto anche tu?" Ma il maestro anticipando
ogni sua parola gli abbassò con delicatezza il braccio e gli disse soltanto:
"Beato il leone che l'uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e
sventurato l'uomo che il leone mangia, cosicché l'uomo diventi leone.”
Stefano P.