Psalmus 73
Intellectus Asaph.
Ut quid, Deus, repulísti in finem: irátus est furor tuus super oves páscuæ
tuæ?
Memor esto congregatiónis tuæ, quam possedísti ab inítio.
Redemísti virgam hereditátis tuæ: mons Sion, in quo habitásti in eo.
Leva manus tuas in supérbias eórum in finem: quanta malignátus est inimícus
in sancto!
Et gloriáti sunt qui odérunt te: in médio solemnitátis tuæ.
Posuérunt signa sua, signa: et non cognovérunt sicut in éxitu super summum.
Quasi in silva lignórum secúribus excidérunt jánuas ejus in idípsum: in
secúri et áscia dejecérunt eam.
Incendérunt igni Sanctuárium tuum: in terra polluérunt tabernáculum nóminis
tui.
Dixérunt in corde suo cognátio eórum simul: Quiéscere faciámus omnes dies
festos Dei a terra.
Signa nostra non vídimus, jam non est prophéta: et nos non cognóscet
ámplius.
Úsquequo, Deus, improperábit inimícus: irrítat adversárius nomen tuum in
finem?
Ut quid avértis manum tuam, et déxteram tuam, de médio sinu tuo in finem?
Deus autem Rex noster ante s?cula: operátus est salútem in médio terræ.
Tu confirmásti in virtúte tua mare: contribulásti cápita dracónum in aquis.
Tu confregísti cápita dracónis: dedísti eum escam pópulis Æthíopum.
Tu dirupísti fontes, et torréntes: tu siccásti flúvios Ethan.
Tuus est dies, et tua est nox: tu fabricátus es auróram et solem.
Tu fecísti omnes términos terræ: æstátem et ver tu plasmásti ea.
Memor esto hujus, inimícus improperávit Dómino: et pópulus insípiens
incitávit nomen tuum.
Ne tradas béstiis ánimas confiténtes tibi, et ánimas páuperum tuórum ne
obliviscáris in finem.
Réspice in testaméntum tuum: quia repléti sunt, qui obscuráti sunt terræ
dómibus iniquitátum.
Ne avertátur húmilis factus confúsus: pauper et inops laudábunt nomen tuum.
Exsúrge, Deus, júdica causam tuam: memor esto improperiórum tuórum, eórum
quæ ab insipiénte sunt tota die.
Maskil.
Di Asaf.
O
Dio, perché ci respingi per sempre, perché divampa la tua ira contro il gregge
del tuo pascolo?
Ricordati
del popolo che ti sei acquistato nei tempi antichi. Hai riscattato la tribù che
è tuo possesso, il monte Sion, dove hai preso dimora.
Volgi
i tuoi passi a queste rovine eterne: il nemico ha devastato tutto nel tuo
santuario.
Ruggirono
i tuoi avversari nel tuo tempio, issarono i loro vessilli come insegna.
Come
chi vibra in alto la scure nel folto di una selva, con l'ascia e con la scure
frantumavano le sue porte.
Hanno
dato alle fiamme il tuo santuario, hanno profanato e demolito la dimora del tuo
nome;
pensavano:
"Distruggiamoli tutti"; hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel
paese.
Non
vediamo più le nostre insegne, non ci sono più profeti e tra di noi nessuno sa
fino a quando...
Fino
a quando, o Dio, insulterà l'avversario, il nemico continuerà a disprezzare il
tuo nome?
Perché
ritiri la tua mano e trattieni in seno la destra?
Eppure
Dio è nostro re dai tempi antichi, ha operato la salvezza nella nostra terra.
Tu
con potenza hai diviso il mare, hai schiacciato la testa dei draghi sulle
acque.
Al
Leviatàn hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini.
Fonti
e torrenti tu hai fatto scaturire, hai inaridito fiumi perenni.
Tuo
è il giorno e tua è la notte, la luna e il sole tu li hai creati.
Tu
hai fissato i confini della terra, l'estate e l'inverno tu li hai ordinati.
Ricorda:
il nemico ha insultato Dio, un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.
Non
abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda, non dimenticare mai la vita dei
tuoi poveri.
Sii
fedele alla tua alleanza;
gli
angoli della terra sono covi di violenza.
L'umile
non torni confuso, l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.
Sorgi,
Dio, difendi la tua causa, ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
Non
dimenticare lo strepito dei tuoi nemici; il tumulto dei tuoi avversari cresce
senza fine.