Psalmus 87
Canticum Psalmi, filiis Core, in
finem, pro Maheleth ad respondendum. Intellectus Eman Ezrahitae.
Dómine, Deus salútis meæ: in die clamávi, et nocte coram te.
Intret in conspéctu tuo orátio mea: inclína aurem tuam ad precem meam:
Quia repléta est malis ánima mea: et vita mea inférno appropinquávit.
Æstimátus sum cum descendéntibus in lacum: factus sum sicut homo sine
adjutório, inter mórtuos liber.
Sicut vulneráti dormiéntes in sepúlcris, quorum non es memor ámplius: et
ipsi de manu tua repúlsi sunt.
Posuérunt me in lacu inferióri: in tenebrósis, et in umbra mortis.
Super me confirmátus est furor tuus: et omnes fluctus tuos induxísti super
me.
Longe fecísti notos meos a me: posuérunt me abominatiónem sibi.
Tráditus sum, et non egrediébar: óculi mei languérunt præ inópia.
Clamávi ad te, Dómine, tota die: expándi ad te manus meas.
Numquid mórtuis fácies mirabília: aut médici suscitábunt, et confitebúntur
tibi?
Numquid narrábit áliquis in sepúlcro misericórdiam tuam, et veritátem tuam
in perditióne?
Numquid cognoscéntur in ténebris mirabília tua, et justítia tua in terra
obliviónis?
Et ego ad te, Dómine, clamávi: et mane orátio mea prævéniet te.
Ut quid, Dómine, repéllis oratiónem meam: avértis fáciem tuam a me?
Pauper sum ego, et in labóribus a juventúte mea: exaltátus autem,
humiliátus sum et conturbátus.
In me transiérunt iræ tuæ: et terróres tui conturbavérunt me.
Circumdedérunt me sicut aqua tota die: circumdedérunt me simul.
Elongásti a me amícum et próximum: et notos meos a miséria.
Canto. Salmo. Dei figli di Core. Al
maestro del coro. Su "Macalat".
Per
canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.
Signore,
Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte.
Giunga
fino a te la mia preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento.
Io
sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba.
Sono
annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un morto ormai privo
di forza.
È
tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei
quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.
Mi
hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell'ombra di morte.
Pesa
su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
Hai
allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore.
Sono
prigioniero senza scampo;
si
consumano i miei occhi nel patire.
Tutto
il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.
Compi
forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode?
Si
celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?
Nelle
tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese
dell'oblio?
Ma
io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera.
Perché,
Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?
Sono
infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
Sopra
di me è passata la tua ira, i tuoi spaventi mi hanno annientato,
mi
circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono.
Hai
allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre.