Psalmus 103
Ipsi David.
Bénedic, ánima mea, Dómino: Dómine, Deus meus, magnificátus es veheménter.
Confessiónem, et decórem induísti: amíctus lúmine sicut vestiménto:
Exténdens cælum sicut pellem: qui tegis aquis superióra ejus.
Qui ponis nubem ascénsum tuum: qui ámbulas super pennas ventórum.
Qui facis ángelos tuos, spíritus: et minístros tuos ignem uréntem.
Qui fundásti terram super stabilitátem suam: non inclinábitur in s?culum
s?culi.
Abýssus, sicut vestiméntum, amíctus ejus: super montes stabunt aquæ.
Ab increpatióne tua fúgient: a voce tonítrui tui formidábunt.
Ascéndunt montes: et descéndunt campi in locum, quem fundásti eis.
Términum posuísti, quem non transgrediéntur: neque converténtur operíre
terram.
Qui emíttis fontes in convállibus: inter médium móntium pertransíbunt aquæ.
Potábunt omnes béstiæ agri: exspectábunt ónagri in siti sua.
Super ea vólucres cæli habitábunt: de médio petrárum dabunt voces.
Rigans montes de superióribus suis: de fructu óperum tuórum satiábitur
terra:
Prodúcens fænum juméntis, et herbam servitúti hóminum:
Ut edúcas panem de terra: et vinum lætíficet cor hóminis:
Ut exhílaret fáciem in óleo: et panis cor hóminis confírmet.
Saturabúntur ligna campi, et cedri Líbani, quas plantávit: illic pásseres
nidificábunt.
Heródii domus dux est eórum: montes excélsi cervis: petra refúgium
herináciis.
Fecit lunam in témpora: sol cognóvit occásum suum.
Posuísti ténebras, et facta est nox: in ipsa pertransíbunt omnes béstiæ
silvæ.
Cátuli leónum rugiéntes, ut rápiant, et qu?rant a Deo escam sibi.
Ortus est sol, et congregáti sunt: et in cubílibus suis collocabúntur.
Exíbit homo ad opus suum: et ad operatiónem suam usque ad vésperum.
Quam magnificáta sunt ópera tua, Dómine! ómnia in sapiéntia fecísti:
impléta est terra possessióne tua.
Hoc mare magnum, et spatiósum mánibus: illic reptília, quorum non est
númerus.
Animália pusílla cum magnis: illic naves pertransíbunt.
Draco iste, quem formásti ad illudéndum ei: ómnia a te exspéctant ut des
illis escam in témpore.
Dante te illis, cólligent: aperiénte te manum tuam, ómnia implebúntur
bonitáte.
Averténte autem te fáciem, turbabúntur: áuferes spíritum eórum, et
defícient, et in púlverem suum reverténtur.
Emíttes spíritum tuum, et creabúntur: et renovábis fáciem terræ.
Sit glória Dómini in s?culum: lætábitur Dóminus in opéribus suis:
Qui réspicit terram, et facit eam trémere: qui tangit montes, et fúmigant.
Cantábo Dómino in vita mea: psallam Deo meo, quámdiu sum.
Jucúndum sit ei elóquium meum: ego vero delectábor in Dómino.
Defíciant peccatóres a terra, et iníqui ita ut non sint: bénedic, ánima
mea, Dómino.
Benedici
il Signore, anima mia,
Signore,
mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto
di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci
sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del
vento;
fai
dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai
fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare.
L'oceano
l'avvolgeva come un manto, le acque coprivano le montagne.
Alla
tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono
i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato.
Hai
posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la
terra.
Fai
scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti;
ne
bevono tutte le bestie selvatiche e gli ònagri estinguono la loro sete.
Al
di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde.
Dalle
tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra.
Fai
crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga
alimento dalla terra:
il
vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il
pane che sostiene il suo vigore.
Si
saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.
Là
gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
Per
i camosci sono le alte montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci.
Per
segnare le stagioni hai fatto la luna e il sole che conosce il suo tramonto.
Stendi
le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta;
ruggiscono
i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.
Sorge
il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane.
Allora
l'uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.
Quanto
sono grandi, Signore, le tue opere!
Tutto
hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature.
Ecco
il mare spazioso e vasto: lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi.
Lo
solcano le navi, il Leviatàn che hai plasmato perché in esso si diverta.
Tutti
da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu
lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni.
Se
nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano
nella loro polvere.
Mandi
il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
La
gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere.
Egli
guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano.
Voglio
cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto.
A
lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore.
Scompaiano
i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi. Benedici il Signore, anima
mia.