KHEPRI
“Gli dèi non sono che manifestazioni dell'Essere Supremo”
KHEPRI
Animale simbolico: SCARABEO - KHEPER
- KH P R
A parer mio, uno degli animali sacri più affascinanti è lo Scarabeo,
per gli Egizi KHEPERER.
Il suo nome deriva da khpr che vuol dire "scarabeo",
ma nello stesso tempo esplicitava un termine astratto e difficile come il verbo
kheper che in origine significava "nascere
in una determinata forma" e da cui derivò poi "essere,
divenire, sorgere, svilupparsi, trasformarsi". Per questo doppio
significato lo scarabeo venne associato al concetto dell'auto creazione
e della rinascita e considerato una manifestazione del creatore
dell'universo: il dio Khepri, il sole che sorge.
Khepri è una divinità solare egizia.
Khepri era rappresentato principalmente come
un intero scarabeo, a volte in una barca solare
tenuta a galla da Nun, anche se in alcuni dipinti tombali e papiri funerari lo ritraevano con la testa, si, di scarabeo ma su un
corpo di sesso maschile. Nelle sue sembianze di scarabeo, egli
era tipicamente raffigurato mentre spingeva ogni giorno il sole
attraverso il cielo oppure mentre lo faceva rotolare in tutta
sicurezza attraverso l'oltretomba egizio, ogni notte.
Come aspetto di Râ, è particolarmente prevalente nella
letteratura funeraria del Nuovo Regno, quando diverse tombe ramessidi nella Valle dei Re vennero decorate con raffigurazioni di
Râ come disco solare contenente immagini di Khepri.
Il Sole nell'aspetto di generatore del mondo è Khepri nella forma dello scarabeo.
Khepra, lo scarabeo sacro è privo di femmina;
per generare la sua prole, costruisce una palla con lo sterco di montone;
in essa fa incubare il suo seme; con le sue zampe posteriori, fa rotolare
questa palla da Oriente a Occidente; in modo che lui stesso dall'Oriente
non si allontani.
Nello stesso modo, la Terra si muove all'inverso del
corso apparente degli astri; perché una cosa è l'apparenza, e un'altra
il movimento reale.
Lo scarabeo sotterra la palla per la durata
di una Luna esatta; covata dalla terra materna, la sua progenie
prende vita in seno allo sterco. Allora senza sbagliare di un giorno, esso
dissotterra la palla e la spinge nell'acqua; quand'essa si apre, ne
esce la sua prole, come Râ, il mattino sorge da Nu,
acqua primordiale di Nut, la notte celeste.
Lo scarabeo è nero, come le tenebre
che sono al principio di tutte le cose; e sulle
zampe ha tante dita quanti sono i giorni del mese solare: esattamente trenta.
Conta i giorni sulle dita!....
Quanto al suo nome, esso significa divenire e trasformazione.
La natura dello scarabeo è luni-solare.
Il suo principale significato è il mutamento che
si realizza attraverso la gestazione, di cui la palla di sterco –
che contiene il germe – rappresenta la natura e il frutto.
Le diverse fasi della gestazione sono rappresentate, nei
disegni, con dei colori; la fase principale espressa dallo scarabeo è quella
nera.
Prima di arrivare alla sua forma finale alata, lo
scarabeo passa attraverso tre fasi essenziali:
di uovo, di larva e di
ninfa.
All'inizio esiste in forma di baco o
larva che non può fare niente fuorché assorbire e digerire cibo; poi
viene tessuto il bozzolo all'interno del quale in assoluta
immobilità e senza alcun nutrimento, si compie la metamorfosi in insetto
alato.
Horapollon descrive tre scarabei venerati dagli Egizi.
Lo scarabeo “sacro”, feconda il proprio
germe, lo tiene in gestazione in una palla di sterco (nelle tenebre), che
sotterra dopo averla fatta rotolare camminando all'indietro.
Il secondo tipo è consacrato a Iside perché
ha due corna come la falce della Luna.
Il terzo, dice Horapollon, ha un corpo unico ed è
consacrato a Thoth-Ermete.
Lo scarabeo è consacrato da notevolissimi
simboli:
1. Simbolo solare: con le elitre dispiegate, esso è
l'immagine del Sole nel suo duplice cammino, ascendente e discendente. Quando
sotterra la palla, esso rappresenta “Râ che cala dietro la montagna”. Khepra,
nome dello scarabeo, è il nome del Sole all'alba.
2. Simbolo lunare: ventotto ore di gestazione.
3. Esso simboleggia il principio dell'essere che produce e
realizza da sé le proprie trasformazioni, come indicato dal nome e dalle parole
da cui questo deriva:
kheper = esistere, divenire, prendere forma;
kheprer = che produce da sé la propria
genesi; principio dell'essere che causa da sé le fasi delle proprie
trasformazioni;
khepru = forme, trasformazioni.
Per questo motivo, gli Egiziani mettevano uno scarabeo
sulla mummia all'altezza del cuore.
Esso però non rappresentava il cuore carnale, bensì il
cuore psichico, cioè quel cuore sottile che il defunto non deve perdere, e che
subisce la prova dei khepru (trasformazioni).
La scelta dello scarabeo come simbolo del Sole e del
suo Divenire è spiegata da Horapollon nel seguente modo:
Volendo significare ciò che nasce solo, o il
divenire, o il padre, o il mondo, o l'uomo (il maschio) gli Egiziani
disegnavano o scolpivano uno scarabeo.
Ciò che nasce solo, perché questo animale genera sé stesso senza essere
partorito da una femmina.
Esso è il solo ad essere generato nel seguente modo:
quando il maschio vuole procreare dei piccoli, prende dello
sterco di bue e ne fabbrica una palla avente una forma simile a quella del
mondo. Esso rotola la palla nelle sue parti posteriori dal levante al tramonto,
guardando sé stesso verso il levante, al fine di riprodurre la figura del
mondo: in effetti, questo è portato da Est verso Ovest, mentre il corso degli
astri è diretto dall'Ovest verso Est.
Avendo dunque scavato un buco, ne sotterra la sua palla per
28 giorni, cioè il numero di giorni durante i quali la Luna
fa il giro dei 12 segni zodiacali.
Nel frattempo che essa dimora sottoterra, la discendenza
degli scarabei prende una forma vivente.
Il 29° giorno, avendo scoperto la palla, lo
scarabeo la getta nell'acqua, perché si pensa che quello sia il
giorno della congiunzione della Luna e del Sole e anche quello
della nascita del mondo. Quando la palla si è aperta nell'acqua,
gli animali, cioè gli scarabei, escono.
E' evidente che la descrizione della nascita dello scarabeo
fatta da Horapollon ha uno scopo simbolico.
La tradizione riguardante lo scarabeo, con il suo
simboleggiare le trasformazioni, il divenire e l'apparizione, e con la sua uscita
dalle acque, può motivare gli apparenti “errori” commessi da Horapollon, nel suo racconto riportando fatti
veritieri associati a leggende.
1°) - E' la femmina dello scarabeo, e non il maschio, che
foggia la palla specialmente destinata a ricoprire l'uovo unico.
2°) - Horapollon capovolge i movimenti degli astri, questo
è giusto se negli astri di cui si parla si comprende la Terra che,
effettivamente, gira da Ovest a Est a parte che il grande Mondo sembri girare
dall'Est verso l'Ovest.
3°) - E' esatto che lo scarabeo sotterra la sua palla in un
buco scavato nel suolo ma Horapollon omette un dettaglio importante: dopo aver
smantellato la sua palla e fatta una cernita minuziosa al fine di toglierne
ogni grossolana particella, lo scarabeo femmina la ricostituisce
e la prepara per riceverne l'uovo unico che, murato nel nido così
minuziosamente scolpito, dovrà schiudersi tutto solo e subire le trasformazioni
successive in verme, poi in ninfa, prima di apparire
alla luce del giorno.
4°) - Horapollon non parla che di una lunazione per la gestazione dello scarabeo, mentre in realtà il tempo che trascorre
tra il sotterramento della palla e l'apparizione della nuova generazione è di 4
lunazioni, cioè una stagione faraonica e non di un mese
lunare.
Il primo mese è per la deposizione
dell'uovo e per il suo schiudimento.
Il secondo mese corrisponde alla fase durante
la quale il verme ingrossa nutrendosi del contenuto della palla.
Durante il terzo mese la ninfa – immagine
riproducente la mummia reale circondata dalle sue bende –
prepara la rinascita.
Infine, quando lo scarabeo prende la sua forma finale, la “testa e il
torace sono di un rosso cupo, salvo i denti affumicati di bruno.
L'addome è di un bianco opaco, le ali indurite che coprono le ali
membranose sono di un bianco traslucido, molto debolmente tinte
di giallo …. Questo costume si offusca a gradi per fare posto
all'uniforme nera di ebano.” E' necessario circa un mese
all'armatura di corna per acquisire forma, consistenza e colore definitivo.
Ora, secondo J.H. Fabre, 28 giorni rappresentano
la fase ninfale.
Nei suoi studi, questa durata è stata l'oggetto di una
attenzione speciale; essa è variabile, ma in limiti ristretti: da 21 a 33
giorni, e la media fornita da una ventina d'anni di osservazioni è
effettivamente di 28 giorni, cosicché, in definitiva Horapollon diceva il vero
…. e trova modo di menzionare a questo proposito la conoscenza dei dodici segni
zodiacali.
5°) - Non è lo scarabeo – come dice Horapollon – che, il
29° giorno, scopre la sua palla e la getta nell'acqua; ma poiché la femmina
l'ha confezionata verso la prima quindicina di Maggio in un terreno secco,
questo deve obbligatoriamente essere inumidito al momento della maturità in
Agosto-Settembre, per permettere lo schiudimento. Quando Horapollon parla della
nascita dello scarabeo che esce dalla palla gettata nell'acqua, egli fa
allusione alla nascita del mondo, cioè ciò che si rapporta al
mistero di Elio dal quale RA, come TOUM, nasce dalle acque primordiali.
Accostando il mito alla realtà, constatiamo che
Agosto-Settembre, periodo dell'apparizione dei nuovi scarabei, - che non può
farsi in Europa a causa delle piogge d'autunno – è in Egitto la data delle
acque alte del Nilo (l'inondazione).
Khepri ha un ruolo
anche nella teologia dell'Ogdoade.
Il sacro scarabeo è oggetto di venerazione già nei Testi delle Piramidi, anche se in questi non figura ancora come divinità a sé stante. Il sacerdozio di Heliopolis lo trasformò in divinità solare, e più precisamente nell’aspetto mattiniero del sole: « Io sono Khepri al mattino, Ra a mezzodì e Atum alla sera ».
L'astro solare, Khepri, dotato di tutta la sua forza e maestosità, prendeva le forme dello scarabeo in quanto questi andava a simboleggiare il divenire (sorgere, tramontare e risorgere) del disco solare durante il suo ciclo giornaliero.
Lo Scarabeo, quindi, simbolo sacro, è considerato dai sacerdoti anche perfetto simbolo dell’interpretazione del ripetersi del giorno e della notte, in analogia con le peculiari caratteristiche biologiche e riproduttive del coleottero.
Come lo scarabeo spinge, infatti, in avanti una palla di sterco in cui deporrà le uova e da cui nasceranno le larve, allo stesso modo Khepri, il dio sole (interpretato dallo scarabeo), spingeva il disco solare al mattutino illuminando la terra e spazzando via il buio della notte al sorgere dell’alba. Questa similitudine determinò l'identificazione nello scarabeo della divinità solare, che rinasceva ogni giorno a nuova vita.
La figura Khepri-scarabeo è quindi simbolo di rinascita, di vittoria della luce sulle tenebre, del potere generativo e della vita sulla morte.
Secondo l'esoterista ed egittologo francese René Adolphe Schwaller de Lubicz, l'instancabile avvicendarsi costante, del lavoro dello scarabeo Khepri, incarna il modello delle forze della natura che sono in continuo movimento e trasformazione.
Khepri venne raffigurato in forma umana col simbolo dello scarabeo sul capo, oppure con tale coleottero al posto della testa o anche semplicemente come scarabeo. In quest'ultimo aspetto ornava molti oggetti, veniva impiegato anche negli anelli sigillo o montato in stupendi pettorali e braccialetti.
"Lo scarabeo del cuore" - chiamato così, perché veniva posto sulla mummia
in corrispondenza del cuore - era un amuleto fatto di argilla
smaltata, diaspro o di pietra verde, il colore simbolo della rinascita,
e qualche volta anche di pietra nera (anche questo colore, oltre
a rappresentare la morte e l'oltretomba, era sempre
simbolo di rinascita e di rigenerazione).
Sul retro spesso si può trovare incisa qualche formula dal Libro dei Morti, per esempio dal capitolo XXX:
"Dalla madre celeste mi viene il cuore ib,
dalla vita terrena mi viene il cuore hati,
che non si alzino contro di me falsi testimoni ! *
I giudici divini mi siano benevoli e clementi !
Veritieri siano i testimoni del mio terrestre cammino,
quando rendono testimonianza
davanti al guardiano della bilancia della giustizia (Anubis)
e davanti al Signore dell'Amentit (Osiride) .... "
Khepri incarna il risveglio di un rivoluzionario modo di vedere la vita e di porsi in essa, un approccio creativo completamente svincolato dai classici modelli trasmessi dall'educazione e dalla cultura. Egli è più propriamente l'INTELLIGENZA DEL CUORE, generalmente assopita nella maggior parte degli esseri umani e facilmente confusa con aspetti caratteriali emotivi o buonisti. Tale intelligenza va al di là di parametri specifici con cui poterla identificare dall'esterno; essa emerge in ciascuno di noi a mano a mano che si dissolvono i veli delle proprie false personalità tenute in vita da una moltitudine di paure e attaccamenti.
Interessante notare infatti come la prospettiva dello scarabeo visto dall'alto ricordi quello della calotta cranica, custode dell'organo preposto alla ragione umana, così come Khepri lo è dell'intuito.
È a questo tipo d'intelligenza, la ROSA DEL CUORE, nella sua disarmante semplicità, cui tutte le dottrine fanno riferimento come prerogativa per riscoprire la realtà divina dentro di sé.
Vorrei concludere questo scritto con una interessante curiosità messa in evidenza da alcuni studi scientifici e che potremmo denominare “Dalle stalle alle stelle”.
Gli scarabeidi sono coleotteri molto popolari tra gli entomologi a causa delle loro grandi dimensioni, dei colori brillanti e della loro interessante storia naturale.
La specie Scarabeo stercorario è riferita agli scarabei che si nutrono di sterco e che raccolgono questo nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova), facendone delle caratteristiche pallottole che rotolano facilmente sul suolo.
La costruzione di palle con capacità rotolante è studiata per poter trasportare più facilmente il cibo verso un nascondiglio. Le pallottole di sterco hanno un doppio utilizzo: servono come riserva di cibo, e come protezione delle uova. Il trasporto dal luogo di raccolta alla tana o nascondiglio è fatto dallo scarabeo seguendo una linea retta, orientandosi, incredibile a dirlo, attraverso la luce emessa dalla via lattea: se nel viaggio incontrano un ostacolo, essi cercano di superarlo scavalcandolo, senza cambiare direzione.
Se è vero che, fin dalla notte dei tempi, l'uomo si è orientato seguendo le stelle... com’è che gli scarabei stercorari fanno altrettanto?
Un recente studio ha dimostrato che questi coleotteri si orientano proprio seguendo la Via Lattea, un comportamento osservato per la prima volta nell'intero regno animale!
Questi insetti prendono come punto di riferimento per i loro spostamenti la brillante striscia luminosa generata dalla nostra galassia, e si spostano lungo la linea corrispondente, come dimostra un esperimento condotto di recente in Sudafrica.
“Orientarsi in questo modo è davvero un'impresa, ed è sorprendente che riesca a farlo un animale così piccolo", dice il biologo dell'università svedese di Lund, Eric Warrant, uno dei firmatari della ricerca.
Gli studiosi già sapevano che gli scarabei stercorari riuscivano ad allontanarsi lungo un linea retta rilevando uno schema simmetrico di luce polarizzata che appare attorno al sole. Luce polarizzata che noi umani non possiamo vedere, ma gli insetti si, grazie a speciali fotorecettori di cui sono dotati i loro occhi.
Se la teoria valeva per il giorno, non era chiaro, invece, quali segnali fossero in grado di utilizzare di notte, considerato che essi riuscivano a spostare le sfere di sterco sempre lungo una linea retta. Gli studi effettuati hanno dimostrato che questi usavano come riferimento la Via
Lattea, scoprendo che gli scarabei riuscivano a orientarsi perfettamente sia con un cielo pieno di stelle che solo con la Via Lattea.
Ad ulteriore conferma delle loro osservazioni, hanno posto sulla testa dei coleotteri impiegati nello studio una sorta di "visiera" di cartone che impediva loro la visuale del cielo: gli scarabei, perso in questo caso l’orientamento, continuavano a girare attorno senza meta, senza raggiungerla, come riferisce lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology.
Dalle stalle alle stelle, potremo dire, considerato il materiale con cui essi hanno quotidianamente a che fare, un ennesimo tassello, questo studio, che si aggiunge al suggestivo mosaico etologico di questo animale, lavoratore forte e attivo tutto l'anno, abituato a faticare da solo o con l'aiuto del partner, sempre con un unico obiettivo: garantire il sostentamento della famiglia.
Dua-Kheti
Bibliografia:
Khepri – Miezewau
Khepri – Wikipedia
HerBak – Cecio – Isha Schwaller de Lubicz
HerBak – Discepolo – Isha Schwaller de Lubicz
Egitto – Aton-Ra.com
* (Gli egizi credevano che, dopo la
morte, il proprio cuore fosse la prima istanza a giudicare la passata vita
terrena e temevano una testimonianza negativa)
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