L’OFFICINA DI VULCANO, OVVERO I TRENTA MODI DI ESSERE FORMA
Dopo aver in precedenza discusso i modi di
essere e i caratteri che contraddistinguono la causa efficiente, passiamo di
conseguenza all’esame della forma, in quanto segue a quel principio e a quella
causa, dal momento che da proprietà dell’efficiente è la capacità di introdurre
nella materia una forma naturale o artificiale.
Ecco dunque che a Prometeo fa seguito
Vulcano, fabbro e artefice; e sebbene un’antica tradizione interpretativa abbia
fatto di questo dio, insieme a tutti gli elementi che contribuiscono a
definirne l’immagine, un simbolo del fuoco e delle sue proprietà, nulla ci
vieta però di impiegare questa figura per descrivere i modi di essere della
forma.
Considerando le diverse parti
dell’officina in cui opera il dio, potremo vedere:
I.
– Già sulla soglia della casa, un esemplare di tutte le cose che devono essere
fabbricate; in questo è denotata la prima accensione del termine forma, che
assumiamo nel senso di idea, in quanto l’idea è la forma delle cose naturali
che preesiste nella mente del primo artefice, e il suo significato proprio
rimanda a un rapporto di similitudine tra il principio ideale e le cose sotto
il profilo della sostanza o della produzione della sostanza. Di conseguenza era
scorretta l’abitudine di definire idee le configurazioni simili che vengono
imposte alle cose prodotte, ovvero le forme degli enti artificiali.
II.
– Tutto intorno a quella tavola, considera gli strumenti della pittura o della
scultura, con i quali sono stati dipinti e scolpiti i simulacri delle cose
descritti in precedenza. Questo esprime infatti il secondo significato della
forma, la quale è l’essenza della cosa, ovvero il principio in virtù del quale
la cosa esiste. A tale genere di forme appartengono dunque la bontà, in virtù
della quale tutte le cose buone sono caratterizzate dalla bontà;
La
bellezza, in virtù della quale esiste tutto ciò che è bello;
Il
calore, dal quale dipende tutto ciò che è caldo.
III.
– Davanti alla porta sta il vaso di Pandora, che lui stesso ha plasmato per
ordine di Giove e nel quale sono contenuti i doni di tutti gli dèi; questo per
significare l’essere delle cose, nel senso di «forma del tutto». Questa si
distingue infatti dall’essenza in quanto l’essenza viene definita attraverso la
quiddità della cosa, mentre la forma del tutto è definita in relazione alla
totalità cui rimanda nel conferire alla
cosa un principio totale di esistenza.
Essenza
e forma del tutto si distinguono dunque perché la prima è indicata attraverso
la definizione generale della cosa; la seconda attraverso la natura specifica
del composto.
IV.
– Il regolo appeso alla porta denota il modo e la condizione della cosa, i
quali dipendono dalla forma sostanziale o sussistenza.
V.
– Il ferro duttile e malleabile da un lato, e l’acciaio inflessibile dall’altro
denotano i caratteri naturali della potenza o della non potenza.
VI.
– Il fuoco acceso, sul quale un Ciclope getta acqua, denota la qualità attiva e
passiva che si ritrova in tutti gli elementi.
VII.
– Le faville del fuoco scottano il Ciclope; questo denota la passione ovvero la
qualità per cui è possibile recepire un’azione dall’esterno. Di tal genere sono
le forme recepite dai sensi, in quanto immagini che derivano dalle qualità attive
e passive e dalle altre qualità che possono alterare il senso.
VIII.
– L’atto con cui Vulcano plasma il ferro in forma di folgore da presentare a
Giove indica la forma sensibile ed estrinseca della cosa, in base alla quale un
ente si definisce ora quadrato, ora triangolare, e via dicendo.
IX.
– La cavità che i colpi ripetutamente assestati hanno impresso sull’incudine
indica la forma che deriva dalla traccia di un’azione o di una passione.
X.
– Il Ciclope nudo significa per contrappasso l’attitudine; poiché lo vediamo
intento alla sua opera, denota altresì la disposizione.
XI.
– Vulcano esamina l’opera: questo indica la forma che scaturisce dall’atto con
cui una certa realtà viene concepita nella mente.
XII.
– Vulcano ne corregge i difetti: questo indica la forma della cosa, che è una
sorta di principio regolatore della cosa.
XIII.
– Dopo averlo corretto, Vulcano ripone il manufatto al posto che gli è proprio:
questo indica che la forma si costituisce come definizione della cosa.
XIV.
– Osservando la forma del manufatto corretto, il Ciclope prova a fabbricare un
altro oggetto simile: questo ci porta alla memoria il concetto di esempio.
XV.
– Alla fine il Ciclope riesce a costruire un oggetto simile all’archetipo:
questo denota il concetto di simulacro. Il simulacro si distingue infatti
dall’esempio in quanto esprime la forma delle realtà animate, principali e
naturali: diciamo infatti «simulacro del mondo», «simulacro di Giove»,
«simulacro di Cesare». Il termine esemplare assume invece un significato più
ampio, e può essere riferito in senso proprio a qualsiasi genere di cosa:
diciamo infatti «esempio di letteratura»; «di scrittura», «di musica», «di
armonia»; parlando cioè di cose cui può essere applicato in senso proprio non
il concetto di esempio, bensì quello di esemplare.
XVI.
– Secondo l’uso degli artisti, Vulcano imprime sui fulmini il proprio sigillo:
ciò rappresenta la forma nel senso di segno e di sigillo. Così infatti il suono
del timpano o della tromba forma in noi la nozione di guerra, non per così dire
attraverso un simulacro, un’immagine o una similitudine, ma quasi mediante un
segno.
XVII.
– Il libro in cui sono elencate le opere di Vulcano ci deve ricordare i
concetti di sensibilità intelligibilità e opinione: il libro infatti si
costituisce prima come oggetto esposto alla percezione della vista, quindi è
suscettibile di una interpretazione razionale, infine è suscettibile di
fraintendimenti a causa della propria difficoltà. Con questa immagine
indichiamo la natura triplice della forma, che consegue dai tre generi di
giudizio.
XVIII.
– Per tutte le opere è prescritto un medesimo e uguale intervallo di tempo: ciò
indica la maniera della forma sotto il profilo dell’identità.
XIX.
– La medesima immagine indica la natura della forma sotto il profilo
dell’uguaglianza.
XX.
– Vulcano paragona e confronta un’opera all’altra: ciò indica simbolicamente il
confronto.
XXI.
– Tutti i manufatti di Vulcano consistono di materia, e dunque sono
suscettibili di estensione o di riduzione: ciò allude alla natura della forma
che si costituisce secondo gradi di maggiore o minore intensità. Questo modo di
essere si distingue dal precedente, poiché il confronto si determina sulla base
dei principi di «migliore» o «peggiore», mentre l’intensità si definisce in ragione
del più e del meno. Questo principio formale si ritrova in tutte le categorie,
mentre l’altra sussiste in se stessa e si riscontra solo nella categoria della
qualità.
XXII.
– Tre Ciclopi che operano sotto la direzione di Vulcano, e a loro volta dirigono
l’opera di altri servi, indicano la natura triplice della forma, che consiste
nell’eccellenza di un unico ente formato ovvero di un’unica forma al di sopra
di tutte le altre: nella pari dignità che accomuna le forme poste nel medesimo
grado della scala di natura e nell’indegnità che si attribuisce alle forme
inferiori. Questo avviene perché anche tra le forme una sola è sostanziale e
prima, altre sono accidentali e ultime, altre invece intermedie. Dalla forma
prima deriva il nome della specie;
dalla
seconda il carattere proprio che immediatamente consegue dalla natura della
specie;
dalla
terza l’accidente comune, che può presentarsi o meno senza pregiudicare
l’essere del soggetto.
XXIII.
– Oltre l’officina di Vulcano e di gran lunga diversa c’è l’officina della
moglie Venere e di Cupido: quanto la prima è sporca, caliginosa, fuligginosa e
oscura tanto l’altra è luminosa e splendente: questo denota un ulteriore
significato del termine forma, che indica la diversità tra generi non
subalterni né suscettibili di subalternità, i quali si definiscono in senso
proprio «diversi». Difatti diverso è il genere che si definisce sostanza,
diverso il genere che si definisce quantità.
XXIV.
– Nei diversi caratteri di Venere e Cupido possiamo cogliere il significato
della differenza all’interno del medesimo genere. Il concetto di «differenza»
non può essere applicato se non a quanto rientra nel medesimo genere e si
costituisce entro la medesima suddivisione del concetto universale. Per questo
all’interno della medesima specie si da differenza tra individuo e individuo,
nel medesimo genere si da differenza tra specie e specie; ma tra due generi che
rientrano in un medesimo nome, come, «ente», «uno», «bene», non si determina
differenza, ma, come abbiamo detto in precedenza, diversità.
XXV.
– Cupido saetta contro generi diversi di viventi: con questo si indica che
dobbiamo considerare il concetto di forma tenendo conto di chi opera una cosa,
e di chi un’altra.
XXVI.
– Perfino gli esseri che vivono nel mare e nelle acque percepiscono l’ignea
virtù di Cupido: con questo si indica che dobbiamo considerare la forma secondo
il principio per cui una medesima forma può rientrare in diverse relazioni di
opposizioni, quali sono contrarietà, contraddittorietà, relazione e privazione.
XXVII.
– Sotto i suoi piedi vediamo una sfera: in questo modo consideriamo il modo di
essere della forma nel principio agente, in quanto cioè costituisce il
fondamento in virtù del quale si esplica l’azione del principio agente. Nella
sfera sotto i suoi piedi consideriamo però la forma sotto il profilo del
principio passivo, ovvero in quanto forma per cui virtù il principio passivo
recepisce una passione.
XXVIII.
– La forma nell’azione: questa è la qualità che media e connette il principio
attivo al passivo, e che risulta dalla due forma estreme.
XXIX.
– Nella medesima sfera consideriamo la forma in quanto segnala la totalità
degli accidenti. Tutte le categorie, eccetto quella di sostanza, indicano la
qualità e la quiddità, e dunque crediamo che esse definiscano l’essere secondo
il modo di essere della forma. In questo senso, ragionando dal punto di vista
fisico, noi chiamiamo forma ogni accidente, allo stesso modo anche dal punto di
vista logico chiamiamo forma ogni categoria, eccetto l’uno.
XXX.
– Osservando la bellezza dell’officina di Cupido e lo squallore dell’officina
di Vulcano balza agli occhi il significato di forma in quanto bellezza e
assenza di grazia. Su questa base, infatti, una determinata realtà è definita
dotata di una forma bella o brutta.
Con
i diversi significati attribuiti al termine forma possiamo adesso esaminare
tutte le cose secondo il loro modo, analizzandole e valutandole in ragione
della forma, perché o sono esse stesse forme, o si accompagnano o derivano
dalle forme, ovvero assumono il significato di per se stesse o in virtù di
altro, oppure perché assumono una natura uguale o contraria alle forme.
E
cosi, se avrai perfettamente conosciuto il metodo, potrai verificare tutti i
significati del termine forma, sia in modo diretto che indiretto.