ARIEL DOMINANTE - PARTE SECONDA
Chi riesce a dominare l’odio nell’amore
dei suoi nemici li domina inesorabilmente. Il trionfo dell’amore è nell’atto di
forza della sua giustizia, ed è invincibile nella sua potente affermazione.
Ariel come forza e spirito attrattivo di amore è prodigo di perdono.
Bismarck ha detto che il diritto è una sciocca invenzione dei deboli,
mentre non vi è altro diritto che la forza, in assoluto ha ragione. Questa
forza è diritto, perché il dio che non è giusto non è forte.
Si legga la favola del cagnolino che andò per assalire il leone. Il
leone dopo essersi fatto mordere trovò che i denti della bestiolina non gli
avevano neanche torto un pelo. Allora disse al suo nemico – vedi, io potrei
ammazzarti mangiandoti; ti risparmio la vita perché sei piccolo. Il cagnolino
allora ritentò la prova, con eguale esito. Il leone lasciò fare, e gli ridette
il perdono. Ora la forza del leone lo rese generoso, ma se il leone non fosse
stato forte non avrebbe avuta la clemenza dei forti.
EPILOGO
O Ariel, raggio e potenza della
forza di Giove, dopo che l’uomo, microscopica particella nel immensità dei
mondi, ti ha conosciuto, la favilla divina che era in lui, si è riaccesa del
suo primitivo splendore. Dove sei? Chi ti invoca, ti vedrà? Chi ti invoca, ti
sentirà? Qual’ è il tuo viso, o spirito marziale sfolgorante di luce e di
fuoco? Qual’ è la tua voce nell’armonia
delle cose visibili? Qual’ è il tuo amore, quale la tua potenza?
Nelle civiltà orientali desti lo splendore e le magnificenze a Ninive, a
Babilonia, a Menfi; in Tracia Orfeo t’incantò; nella Grecia Giasone ti volle
conquistare, Ercole avvincere; nella latinità diventasti l’aquila della
sapienza e del dominio di Roma; nel mondo cristiano parlasti nella Croce della
verità.
Nel mondo tutti ti invocano, tutti ti adorano, perché di te non vedono
che il viso ammonio, cornuto, abbondante; non sanno che diventi provvidenza
attraverso la carità e che sei benefico nella gloria della giustizia.
Sii largo nel dare ai miei discepoli che ti chiamano nelle alte ore
silenti della notte, nelle camere da studio nelle cui scansie si accatastano i
volumi della umana sapienza. Comparisci loro in forma di gnomo o di rafo,
divampante o etereo, siedi sul cornicione di un quadro antico e parla al neofito
che vuol fare e sapere: digli la verità, la nuda verità: indi gli sorriderai e
gli lascerai il tempo di riflettere.
Tra le cose che gli dirai non dimenticare di avvicinarlo così:
– Non vi è scienza senza silenzio, non
vi è possanza senza carità, non vi è forza senza giustizia.
Io sono la VIRTU’, io sono il trasformatore e il fattore dei miracoli.
Non mi lego a te che con un patto di alleanza: tu mi dirai: IO SONO TUO
ORA E PER SEMPRE; me lo scriverai col tuo sangue, vi metterai in quelle stille
di sangue la tua anima imperfetta e aspetterai. Io, prima di accettare, ti
spierò attentamente. Vedrò se hai tentato di vendermi lupini per zaffiri, se la
verità è in te, ti darò la forza nella giustizia, l’amore nella carità, la luce
nella Scienza. Quando mi cercherai sarò vicino a te, quando dormirai veglierò
su di te, quando combatterai il male sarò per te.
Al discepolo intelligente, neofito in Magia, lo spirito del secolo non
tolga la vista acuta; il guardiano della soglia ruota la durlindana fatata,
digrigna i denti, scoppietta la lingua, fulmina con gli occhi potenti : ma il
discepolo passerà se saprà Amare, Volere,
Tacere.
Scienza è forza, è giustizia, è carità. Scienza non è delirio, non
febbre, non passione, non orgoglio, non ambizione, non menzogna. Il fulmine è
una legge inesorabile, come la forza nella giustizia e la carità.
In questa scienza trovarono il sorriso innanzi alla morte i martiri dei
grandi ideali, e le felicità del mondo gli imperi sacerdotali.
Ricordati, o amico discepolo, di essere savio e sapermi leggere,
perché io ho finito e altro a dirti mi è vietato, perché troppo ho detto
specialmente dove tu hai creduto che io non abbia svelato l’arcano della magia
dei grandi maghi, come ti avevo promesso.