IMPORTANTI PRECISAZIONI DEL KREMMERZ IN ORDINE ALLA S.P.H.C.I.
(Schola philosophica hermetica classica italica)
Parag. N. 1. – Filosofi parolai e scienziati di limitati sensi indagativi devono far posto ad una scuola razionale di cultura che indicherà la via alle masse perché segni il limite in cui il filosofo deve fondersi con lo scienziato e camminare alla conquista della verità «pro salute populi».
Parag. N. 2. – La nostra scuola prettamente investigativa non deve essere presa per filosofia nel senso parolaio e propiziare ai novelli teologi un campo di chiacchiere da mietere con la falce di Saturno.
Parag. N. 3. – La scuola che qui in Italia fondiamo come cosa essenzialmente latina deve avere come minima misura il massimo buon senso. Gli altri non vi hanno dato nulla, io vi darò una virtù grandissima come guida, cioè di ridurre le cose alle dimensioni normali e non desiderare l’impossibile e non pretendere di diventare da sera a mattina un fenomeno da baraccone.
Parag. N. 4. – La scuola integrale italica deve avere il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente. Le cose non le racconto a voi perché crediate, ma vi insegno la via perché possiate arrivare alla conoscenza di esse, senza il necessario bisogno di sentire quello che a voi non è provato.
Parag. N. 5. – Per una scuola integrativa, ogni problema scientifico deve trovare non il professante la scienza, ma il sacerdote immune dalle correnti vanitose dell’umanità.
Parag. N. 6. – Una scuola di integrazione non è possibile senza un fine di realizzazione; e il fine, un fine di nobile carità civile, è di far convergere le forze occulte che si integrano in noi allo scopo di alleviare le sofferenze umane. Alleviare i dolori umani non significa resuscitare i morti e tanto meno far prolungare la vita di un corpo organizzato oltre i limiti consentiti dalla forza vitale di ogni singolo organismo. L’uomo che si avvia alla pratica deve credere nel possibile, non all’illogico: diversamente diventa non un superuomo, ma un soggetto da manicomio.
Parag. N. 7. – La nostra scuola è lontana dalla fede di qualunque nome, perché intende in piccolissima misura, iniziare un’applicazione positiva delle forze mentali e organiche, latenti nell’uomo, e non immischiarsi in questioni trascendentali, a cui pigliano parte, apparentemente la ragione, e sostanzialmente il sentimento.
Parag. N. 8. – La nostra scuola, nella pratica, è un tentativo di prova: quando con l’andar del tempo avremo dimostrato e provato (se non facciamo fiasco), crederanno le università e crederanno tutti i medici.
Parag. N. 9. – Niente programma di rigenerare l’orbe terracqueo, niente presunzione di compiere un lavoro immortale da stupire gli abitanti dei due emisferi, ma un programma umano e pedestre, consono a tutte le ricerche e a tutti i risultati psichici compiuti fin ora largamente da credenti e da increduli.
Parag. N. 10. – Il programma dei fatti è nello sforzo per migliorare noi e gli altri nella conoscenza della individualità latente in noi, applicare le conquiste alla vita reale, a beneficio dei meno provvisti, COMBATTENDO IL MALE SOTTO QUALUNQUE FORMA DI IGNORANZA E DI PREPOTENZA.
Parag. N. 11. – Il campo di azione ermetica e di esperimenti ermetici è vasto nell’ambito della nostra scuola, perché il mondo è pieno di tanti dolori e di tante miserie, che non occorre assolutamente di andar cercando il male col lanternino. Occorre, però, mantenere integro il modo d’insegnamento e di prova, e bisogna essere vigili PERCHE TRA NOI NON SI SNATURINO I CRITERI MODERNISSIMI A CUI CI ISPIRIAMO.
Parag. N. 12. – Io che mi sono assunto il grave compito di sintetizzare questi criteri di scuola, insegno e pretendo che FINO A PROVA CONTRARIA IN SÉ E PER SÉ (cioè nel proprio organismo mentale) nessun ascritto a questa scuola integrativa giuri o creda in assiomi e postulati letti sui libri.
Parag. N. 13. – Siamo una scuola elementare di materialismo psicologico e la ragione stessa dei nostri insegnamenti ci costringe a chiuderci in una catena di anime, di cui l’esperienza stessa richiede il contributo animico o psichico. La scuola nostra cava la teoria dalla pratica e non viceversa. Si direbbe un circolo di magia operante, formato dalle anime dei discepoli e degli studiosi. Perché questo Circolo non sia un vuoto disegno ideale, ogni numero o anima segue dei riti analogici e un sistema di vita atto a darci il tesoro di un’unità animica potenziale, di un valore discutibile se non ci dà realizzazioni effettive, di un valore indiscusso se ci offre risultati positivi e controllabili. Lo spirito ideale che ci sprona ad un lavoro paziente, incessante, preparatorio di tempi nuovi, per la emancipazione delle anime della schiavitù della superstizione cieca, ci mostrerà alle persone che ci seguiranno tal quali vogliamo essere: fattori di bene e disinteressati evocatori di luce.
Parag. N. 14. – Noi non abbiamo creato una scuola di taumaturghi, noi non siamo ignoranti o buffoni o energumeni infatuati che promettiamo la guarigione contro le leggi naturali e divine, come non promettiamo una zuppa di cavoli alla umanità affamata. Noi siamo una SCHOLA PHILOSOPHICA che richiama l’attenzione degli uomini di buona volontà, dei medici, dei dotti, degli sperimentatori, su una FORZA ERMETICA e una intelligenza omonima che finora non hanno trovato posto in nessun trattato di terapeutica. La SCHOLA ERMETICA prepara – e la preparazione PER NECESSITA STORICA NON SARÀ BREVE – discepoli che potranno arrivare alla taumaturgia, se la taumaturgia non è una favola o un simbolo; ma come SCHOLA, come UNIVERSITÀ di studi, non è che il crogiuolo alchimico di proporzioni vaste, dove si rimestolano, senza preconcetto e misticismo, il nuovo e il vecchio, il nuovissimo e l’arcinuovo.
Parag. N. 15. – Tocchiamo la parte sperimentale.
Ci si presentano casi di inaudita buffoneria: vecchi a novant’anni, morenti di marasma senile, tisici che non hanno più polmoni, cancerosi che hanno già avvelenato il sangue fino alle estremità.
Guariteli.
Questi non sono esperimenti; il credere possibile questa roba è o una forma di pazzia, se è in buona fede, o è una buffoneria da balordi.
Le leggi naturali non si violano; quando il vestito è vecchio se ne fa uno nuovo, non si ritesse la stoffa consumata.
Parag. N. 16. – La nostra scuola si propone positivamente e sperimentalmente questioni concrete:
- Dopo il progresso degli studi psichici dell’ultimo ventennio, accettando la scienza che l’organismo umano possiede in sé una fonte non ancora definita da cui scaturiscono, in determinate condizioni, fenomeni intelligenti e manifestazioni di forze psichiche , è possibile adattare questo ai fini terapeutici tanto morali quanto materiali?
- Se i nostri studi e le nostre investigazioni trovano qualche cosa o più cose utili nelle occultazioni sacre e sacerdotali antiche o dimenticate, tali da meritare l’onore della prova, possiamo sposare queste conoscenze alle nuove e servircene a scopo di benefica esperienza?
Parag. N. 17. – Io non denigro la scienza e la conquista progressiva della mente umana e parlo al cuore generoso di quanti medici sanno che l’arte è manchevole anche quando la scienza della cattedra è profonda e chiedo il loro ausilio intelligente a che partecipino a questo tentativo di psicurgia e di taumaturgia rosacrociana o ermetica.
L’uomo ha delle forze in sé che sono terapiche per eccellenza. Sono emesse da noi, allo stato sano, delle invisibili, imponderabili correnti di vita animale, che possono in molti casi donare all’organismo dolorante quel tanto di complemento di attività molecolare da determinare una convalescenza. Proviamolo. Mettiamoci al servizio della umanità. La scienza dei laboratori se ne impadronirà dopo. È avvenuto così del magnetismo mesmeriano, diventato oggi ipnotismo in terapia. È un mezzo empirico passato alle università e adoperato a fin di bene. Tutti gli altri rimedi, dalla camomilla al chinino e al mercurio ci son venuti dall’empirismo. Così di queste CORRENTI ERMETICHE, di queste FORZE ESTERIORIZZATE CHE IL CORPO NOSTRO IRRADIA sotto certe impressioni o in certi casi speciali.
È magnetismo lo stesso? È una corrente molecolare di virtù terapiche? È un’esteriorizzazione atomica di certe elaborazioni periferiche o centrali dell’apparecchio vitale umano? È un’emissione amorfa di forze psichice capace di assumere tutte le forme possibili di medicamenti elaborati? Non lo so. Non debbo e non dobbiamo saperlo per ora.
È oggi innegabile che degli organismi eccezionali, in condizione di sonno patologico o no, chiamato TRANCE o stato di TRANCE, espellono parte di se stessi, oggettivando fenomeni di luce, di calore, di moto.
Parag. N. 18. – Le forze occulte, cioè non palesi, emananti dall’organismo umano, ermeticamente ed idealmente si possono dirigere a tutte le adattazioni possibili.
La magia nel suo concetto osirideo dovette essere concepita come lo stadio completo di possessione ermetica, perché fu sinonimo di scienza per eccellenza che nessuna realizzazione restava o trovava impotente.
Ma perché le cose siano ridotte alla povertà singola dei casi pratici, occorre che qualunque persona voglia studiare in sé e fuor di sé questa applicazione delle sue facoltà, non volgarmente studiate, si proponga un fine da raggiungere.
Parag. N. 19. – La nostra SCHOLA (S.P.H.C.I) onde nei suoi discepoli si determini un movente di azione ed un controllo di esperienza, non si occupa che di sola Medicina Ermetica.
Questa medicina ermetica o Divina (cioè di origine dei poteri divinizzanti dell’uomo) esiste? Può esistere? È un’utopia? Una favola? Un simbolo?
Dobbiamo ricercare e provare e provare, praticamente e scientificamente, con metodo positivo.
Quale sia la virtù (o forza) divina che l’uomo possiede, che, inconsciamente, per fini della sua vita di relazione, egli adopera con più o meno successo e che, identificata, intensificata, per fini terapeutici, il Kremmerz lo ha detto innumerevoli volte:
È la forza dell’aura umana.
Egli, difatti esplicitamente precisa:
Parag. N. 20. – Fisicamente, tutti gli uomini emettono un’aura che spesso può essere sentita da coloro che vi sono a contatto. L’odore speciale che esalano certi organismi umani è parte dell’aura che li circonda. Sono i sentimenti che il corpo animale atomizzato espelle come materia e pensiero.
L’aura umana, che è emanazione atomica o molecolare del nostro corpo, trasporta fuori di noi anche le forze macrocosmiche, come il magnetismo, che ci attraversano, combinate con le energie nostre particolari e che sono umane, ma omologhe alle energie terrestri. In tal caso, mutata l’aura in forza attiva, essa, sotto l’impero della volontà, si dirige dove vuole e sul punto che vuole. È questa la direzione di efficacia.
Tale «DIREZIONE DI EFFICACIA» determina, da parte di chi è progredito nel realizzarla, una signoria sull’animo altrui, il quale, se sofferente, avverte tali stati compensatori del proprio equilibrio e restauratori delle sue forze, da sentirvisi elettivamente attratto, come verso la fonte del proprio benessere, in uno stato di amore ineffabile gioioso e benefico, che è la sostanza del miracolo terapeutico. È questa la signoria a cui i discepoli del Kremmerz, conseguita la propria superumanità, dovevano dedicarsi. Essa non viola la volontà di chicchessia, non solo perché questa volontà restaura attraverso l’azione sanatrice, ma anche perché, così specificamente diretta, l’evoluzione magica da il modo di prevalere, si, sui nostri simili, ma – come dice il Kremmerz – «con la bontà infinita di un campione mondiale di lotta greco romana per un giovane scheletrico che lo sfida con arroganza e gli tira uno scappellotto o un calcio».
Dopo avere, così, ripetutamente espresso il Suo pensiero, il Kremmerz tracciò il disegno della SCHOLA o Fr + Tm + di Miriam, nella quale ogni ascritto, per mezzo di opportune pratiche, doveva avere per iscopo di accrescere la sua aura, dinamizzarla e utilizzarla – singolarmente ed in catena – per alleviare le sofferenze umane.
Il disegno generale della SCHOLA è stato variamente interpretato e discusso, per cui alcuni vi hanno trovato elementi di misticismo che contrasterebbero con la laicità dell’esperimento scientifico, altri si sono accaniti contro la forma cerimoniale, altri ancora hanno dubitato dell’opportunità della limitazione all’applicazione terapeutica. Noi non intendiamo confutare l’opinione di chicchessia: si tratta di punti di vista.
Tratto da Kremmerz III editrice «Universale di Roma» anno 1957