SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTOIl Maestro Kremmerz
indicando al discepolo la via sicura da percorrere, come primo precetto gli
insegna a “credere nel Dio unico, armonia dell’universo visibile
e invisibile, Dio che è legge immutabile, che è verità e luce, che è giustizia
e bene, che è perfezione e misericordia”. Questo precetto è la colonna sonora del suo Inno al Sole “Unus,
pollentissimus omnium!” e del suo luminoso “Credo” nel
quale egli elenca le Virtù del settenario, cioè dei sette pianeti o come li
chiama lui “piani” ma subito dopo prosegue e conclude con: “Così credo” nell’Uno che tutto in sé contiene: Moto, Forma, Forza, Intelligenza, Bene, Amore e Morte. Credo
nell’ascenso dell’uomo all’UNO infinito, nella Legge Universa di
ciò che fu, che è, che in eterno sarà”. “Credendo” nel
precetto del Kremmerz, io ritengo che gli Dèi non siano che
aspetti diversi della manifestazione dell'Uno...che tutto in sé contiene. Dalle Acque della profanazione e del Lete, molti animali
furono messi in salvo nell'”Arca” del simbolismo Sacerdotale Egizio. Tebe o Tebha, infatti, significa Arca, ricettacolo di tutte
le matrici. La parola Arca, potrebbe etimologicamente derivare dal
sanscrito Ark che vuol dire Sacrificare e Sacrificio, cioè Sacrum-Facio, rendo
sacro, e trattandosi quindi di simbolismo sacro, in esso dobbiamo inoltrarci
come insegnavano i sacerdoti egizi: “con passo che non lascia impronta”. “Gli dèi non sono che manifestazioni dell'Essere Supremo” HORUS Animale simbolico: FALCO
- BAK o BIK Falco, animale consacrato ad Horus. Horus è il principio di evoluzione superiore cui deve
aspirare l'umanità. Her è il nome di Horus e del suo volto e significa anche “SOPRA”. HER-BAK = “Testa di Falco” e “Volto di Horus”. E' anche il nome del “cecio” il cui aspetto ricorda il profilo del falco di Horus, in relazione al becco e alla curva caratteristica disegnata dalla regione dell'occhio. La sua vista non è per nulla abbagliata dal Sole! Il falco piomba sulla preda, l'afferra tra gli artigli, la spiuma in pieno
volo, e le trafigge il cuore bevendone il sangue. Horus, che significa probabilmente "Il lontano", è una
divinità celeste egizia che ha la sua ipostasi nel falco. Horus è la forma latina del nome egizio Hr la cui lettura è Heru, è il dio del cielo di Edfu. Il mito di Horus Non esiste un solo mito di Horus ma cambia a seconda della civiltà e
del periodo: · Nei Testi delle piramidi troviamo il mito più arcaico su Horus, il quale ci racconta che egli nacque dal rapporto tra Osiride (ricostruito con un membro di legno, secondo altri sarebbe una candela, e non resuscitato poiché rimane in stato vegetativo e diventerà per questo il dio delle vegetazioni e della morte) con Iside che lo partorisce e lo nasconde. Diventato adulto, Horus affronta Seth con i suoi seguaci, detti "Seguaci di Seth", il quale gli strappa un occhio e viene rappresentato come un porco. Horus successivamente riprende l'occhio e gli strappa i testicoli, dona l'occhio a Osiride suo padre che si rianima e con questo completa il ciclo agrario. Una variante del mito è raccontata nella stele di Metternich: Iside nasconde Horus affidandolo alla dea Uto, ma uno scorpione inviato da Seth si introduce nel nascondiglio del bambino, lo punge e lo uccide. Iside, trovato il bambino morto, invoca Ra e ferma con un incantesimo la barca del Sole; ne discende il dio Thot, che infonde l'energia vitale di Ra in Horus, resuscitandolo.[1] · La versione ellenica invece ci è nota da Plutarco (45-125) come Mito di Iside ed Osiride: Seth con l'aiuto di alcuni compagni, fa costruire una cassa (o sarcofago) ricchissima che regalerà a chi si adatterà perfettamente, in realtà è un inganno per Osiride che appena entrato vi viene rinchiuso e gettato nel fiume Nilo. Però la cassa si incastra in un arbusto, per cui la moglie Iside può recuperare il corpo. Iside, si unisce con Osiride e concepisce Horus. Ma Seth scopre il cadavere di Osiride e lo smembra in quattordici parti disperdendole nel Nilo. Iside va quindi alla ricerca delle parti, le trova e le ricompone tutte tranne il membro, inghiottito da tre pesci e al cui posto ne metterà uno finto.[2] Osiride poi verrà imbalsamato, rivitalizzato e diventerà re degli inferi.[3] In riferimento a quanto sopra, vorrei aggiungere alcuni elementi utili ad interpretarne qualche analogia. Sempre secondo Plutarco, il regicidio
commesso da Seth uccidendo Osiride, tronca un regno durato 28 anni (28 è il numero delle fasi
lunari) e cade nel giorno del plenilunio. Questo periodo di tempo mi ricorda la
durata di 28 anni + 1 mese del 1° ciclo delle “Lunazioni”,
avute dal Kremmerz dall'”anonimo napoletano (Izar)”
e tramandate ai suoi discepoli. Infatti, nell'11^ Puntata del 1°
ciclo egli ci riporta: “Questa lunazione si chiamava Orakìa
ed era dedicata al dio Serapi di Tebe. Il culto di Serapi era lo stesso di quello di Horus e Serapi era un dio grandissimo della medicina, sanatore, ricreatore come Osiride.... Ma i Serapei o tempii di Serapide erano esclusivamente medici. Serapide era qualche cosa come Esculapio, Horus, Ermete, Kons. La forma divina della medicina era proprio di questo dio, i cui
responsi non si facevano mai aspettare”....In fine di queste notizie riporterò
alcune sagge risposte del grande Dio Serapide ai suoi consultanti – e il lettore ne farà profitto”. Al termine della Lunazione ci dona “Tre responsi di Serapide”. Leggendo la 13^ Puntata troviamo: “Questa lunazione è chiamata Ra-Muni
dal pontefice di Menfi dallo stesso nome o dal genio omonimo del
culto astartèo....In questa luna si invocavano i sette genii o potestà
astartei.... Nel 1° ciclo Izar ricorda un responso di Serapide, che in questa luna dette al poverello per 28 giorni come rimedio universale l'acqua di mare, le alghe del mare e dei fiumi, e il sale marino”. Da quanto sopra, si intuisce
facilmente che le “Lunazioni” sono una preziosissima miniera di
informazioni circa la tradizione caldeo-egizia. Inoltre, Iside è Myriam e pertanto sempre dell'influenza della Luna o Lunazioni stiamo parlando. Iside, ritrova la cassa con il corpo di Osiride, lo riporta in vita per una notte e
con lui concepisce Horus. Ma il corpo del re defunto è ritrovato
anche da Seth che ne fa scempio, smembrandolo in 14 pezzi. Le 14 parti del corpo smembrato rimandano ai giorni che intercorrono tra il plenilunio e il novilunio. Iside troverà e rimetterà insieme le parti e da “nera” , in 14 giorni, tornerà di nuovo “bianca o piena”. Poiché il Kremmerz, per
conoscere il significato profondo delle parole, consiglia di scavare sempre
nella miniera delle lingue cosiddette morte e nell'etimologia delle parole,
evidenzio che il termine Luna deriva dal latino l?na, da un più antico louksna, a sua volta dalla radice indoeuropea leuk- dal significato di "luce
riflessa"; luce di chi? Del “corpo di luce” del suo sposo Osiride naturalmente! Il culto di Horus è attestato dal periodo predinastico (3100 a.C.), grazie alla rappresentazione di un falco nella "Stele del re serpente Djet"[4], fino all'epoca romana quando il suo culto viene unito a quello della madre Iside. In epoca predinastica si ebbero, con molta probabilità, diverse
divinità falco. La più importante delle quali era il dio-falco venerato nell'Alto Egitto. Quando i sovrani del Basso Egitto unificano le Due Terre, Horus assume il carattere di Unificatore dell'Alto e Basso
Egitto. Il sovrano egizio è considerato la personificazione di Horus, ossia l'Horo vivente; la prima tra le molte titolature che identificano un sovrano
dell'Egitto è il serekht ossia il nome-Horo caratterizzato appunto dal falco. Nella mitologia egizia esistono
diverse forme di Horo. In alcuni miti, Horo è considerato figlio della
dea-vacca Hator, il cui nome significa letteralmente casa di Horo. Il mito però maggiormente famoso è
quello che lo vuole figlio di Osiride ed Iside e vendicatore del padre nei confronti
di Setth, il quale gli tolse un occhio durante un violentissimo scontro. Durante il lungo periodo della civiltà egizia l'Horo di Ieracompoli assorbe, con un meccanismo di sinceritismo, svariate altre divinità locali aventi caratteristiche simili che
infine divennero aspetti diversi di una sola figura. Le forme sincretiche più comuni erano: Harakhti, Hornedjitef, Harsiesi, Harmakis, Haroeris, Harpocrates, Harsomtus e Hurum ma ve ne sono anche con gli dei solari Ra, Atum e Aton di cui la più conosciuta è quella di Ra-Harakhti. I figli di Horo sono quattro divinità
protettrici dei vasi canopi, i
contenitori delle viscere nel processo di mummificazione. Quattro genî egiziani, originariamente celesti, quindi funerarî,
raffigurati rispettivamente l'uno come uomo, gli altri come
personaggi con testa di cinocefalo, di sciacallo,
di falco. Il corpo è spesso rappresentato
mummiforme, e sono spesso raffigurati tutti insieme su un fiore di loto, dal
quale si dice siano nati. Sono loro che danno ai vasi canopi egiziani le tipiche
quattro teste, che ne costituiscono in epoca più recente il coperchio. Presso i Greci e i Romani fu noto con il nome di Arpocrate e rappresentato come un bambino con un dito in bocca, gesto che indica un infante e interpretato come un invito al silenzio. Per coloro che avevano acquisito la dignità di entrare nel “Santo
Sanctorum” del “Tempio coperto” egizio invece, il gesto interpretato
come silenzio era solo un primo simbolo esteriore per il volgo che ne
racchiudeva uno più profondo e segreto. Dall'etimologia del nome e dal suo aspetto di uccello, si deduce
che Horo fosse una divinità del cielo: i suoi occhi
simboleggiano luna e sole, il cui viaggio nel cielo è dovuto al volo di Horo. Horus: nella mitologia egizia, dio del cielo, della luce e della bontà. Una delle principali divinità egizie, Horus era figlio di Iside, dea della natura, e Osiride, dio del mondo sotterraneo; quando Osiride fu ucciso dal suo malvagio fratello, Seth, dio dell'oscurità e del male, Horus vendicò la morte del padre uccidendo suo zio. Il dio Horus, figlio di Iside e Osiride, simboleggia l'energia medianica. E' il signore della
profezia, della musica, dell'arte e della bellezza. Horus era il dio dei cacciatori
ed era rappresentato da un falco. Successivamente fu identificato con il sole,
divenendo il simbolo della nobiltà, archetipo dei faraoni. Horus, il falco divino, divenne quindi il dio del
cielo, che aveva il sole come occhio destro e la luna come occhio
sinistro. La sua natura comprendeva una chiaroveggenza che gli
consentiva di vedere ogni cosa, una capacità visiva molto acuta e una
sviluppata consapevolezza. I quattro elementi naturali, terra, vento,
fuoco e acqua erano al suo comando. Horus, che rappresenta quindi l'equilibrio
del mondo naturale, è anche associato all'orizzonte orientale e alle
terre straniere. Il suo colore è il giallo. In seguito all’uccisione di Osiride da parte di Seth, le dee Iside e Nefti vagarono sulla terra alla ricerca dei
resti del suo corpo smembrato, che Seth aveva sparso in varie parti dell’Egitto. Riassemblato il corpo di
Osiride, Iside utilizzò le sue arti magiche per resuscitarlo almeno
temporaneamente, così da potersi unire a lui e concepire un figlio. Fu allora
che Horus, l’erede vendicatore di Osiride e il legittimo successore al trono
d’Egitto, fu concepito. Molte leggende identificano Horus come un bambino nato segretamente a Khemmis e
tenuto nascosto in paludi di papiro. Iside, con tutta la sua magia ed astuzia, lo avrebbe nascosto e
protetto fino a quando non fosse stato abbastanza grande da sfidare suo zio Seth per la successione al trono. La disputa per la sovranità tra Horus e Seth è una lunga e complessa situazione
che riflette l’importanza delle due divinità nella mitologia e nella cultura
dell’antico Egitto. Si dice che il dio del sole Ra sia stato il giudice che, presiedendo
al tribunale, divise in origine il territorio fra di essi: a Seth offri il dominio dell’Alto Egitto
mentre a Horus quello del Basso Egitto. Alcune fonti, però, narrano che Ra cambiò successivamente idea e non
favorì Horus in alcun modo. Ne seguì una contesa di otto anni durante la quale
Horus e Seth tentarono di superarsi l’un l’altro
in astuzia. In diverse occasioni sarà ancora la magia di Iside a proteggere Horus. Con il suo aiuto, Horus riuscirà anche a vanificare un
episodio di aggressione sessuale da parte dello zio, disonorandolo
pubblicamente nel corso del processo. Horus nel suo tentativo di essere
riconosciuto come legittimo pretendente al trono dell’Egitto unificato,
rappresenterà il diritto divino del faraone alla sovranità, e sarà una delle
divinità la cui influenza conferisce regalità e potere. Durante la disputa fra Horus e Seth, quest’ultimo insegue il nipote nel
deserto e lo acceca cavandogli gli occhi dalle orbite. Horus è poi trovato da Hathor, in alcuni casi ritenuta sua madre
più di quanto non lo sia Iside. Sarà lei a restituirgli la vista sanandogli gli occhi con il
latte di gazzella. L’occhio lunare di Horus o udjat divenne una
potente immagine che simboleggiava la regalità, la forza, la purificazione e la
protezione. Per gli Egiziani l’udjat era un totem di protezione
che veniva frequentemente indossato come collana, collocato sulle fasciature
dei corpi mummificati e, in alcuni casi, dipinto sopra i feretri. Più tardi i
Greci, che furono fortemente influenzati dalla cultura egiziana, dipinsero il
simbolo di un occhio analogo sulla prua delle loro barche, affinché fosse di
buon auspicio per la navigazione. Ancora oggi, l’occhio di Horus ha una notevole influenza: le sue sembianze ricorrono, infatti,
nella gioielleria popolare, nell’arte e nel disegno. Molti ne sono attratti
senza conoscerne il significato, forse perché esso risveglia l’innato legame
con gli antichi egiziani e con i miti di Osiride. Vorrei concludere questo scritto con una sintesi riportando
le parole che in La Porta Ermetica il Kremmerz
utilizza per spiegare il significato dei primi tre numeri e della
trinità o legge del tre.
“La legge del mondo è una, sempre
uguale e costante. Un principio attivo feconda un passivo
che nutrisce e accresce la forma embrionale del primo, poi la distacca e la fa
vivere di vita propria. L'uomo, la donna, il figlio. Il Sole, la Luna, la creazione. 1 (attivo), 2 (passivo) = 1 + 2 = 3
cioè attivo più passivo dà vita ad una forma che è la somma dei due. …..Osiride agisce su Iside, nasce Horus”. Dua-Kheti Note:
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