PRESENTAZIONE DELL’ARTICOLO ALCHIMIA SPIRITUALEIntroduzione all’articolo
Di seguito pubblichiamo un dattiloscritto alchemico giuntoci in busta anonima, firmato “Vehuiah”, davvero speciale per la completezza dei contenuti e per lo stile, tanto da farcene ritenere autentica la fonte da cui esso proviene. La prima parte dello scritto ripropone, in modo essenziale, una breve storia dell’Alchimia o Arte Regia, attraverso i suoi più noti protagonisti, con lo scopo di testimoniare la trasmissione ininterrotta dell’insegnamento alchemico orale. L’Alchimia, secondo l’autore dello scritto, è una scienza ermetica a pieno titolo, come l’Astrologia e la Magia divina, la sua origine risale direttamente ad Ermete Trismegisto, per alcuni il nome dato nell’antichità al sacerdozio ermetico spirituale, per altri lo stesso dio Thot degli Egizi, per altri ancora un profeta precristiano, in ogni caso il motivo per cui l’Alchimia non può essere inserita nella storia delle semplici scoperte scientifiche e materiali. L’autore dello scritto mostra, in modo incontrovertibile, il carattere essenzialmente spirituale dell’Alchimia, spiegando come essa abbia attraversato civiltà e fedi diverse, restando sempre in accordo con le rivelazioni divine che via via si sono succedute nella storia, senza mai negare lo Spirito Unico da cui ciascuna di esse deriva. Ciò è stato possibile, secondo l’autore, “Vehuiah”, soltanto grazie al perpetuarsi di una casta sacerdotale, parallela rispetto al sacerdozio religioso, di cui ha rappresentato l’effettivo punto di contatto con le realtà spirituali, costituita da saggi, santi ed illuminati, inviati sulla Terra, per mantenere vivo negli esseri umani il ricordo della nostra vera essenza, e sostenerli lungo la via ripida dell’ascesi. Sotto il simbolismo della trasmutazione dei metalli vili in oro, l’Alchimia ha continuato a rivelare le leggi di un’Arte sacra e di una scienza divina, la cui maestria, raggiunta solo da rarissimi predestinati, restituisce all’essere umano la dignità perduta ed il suo ruolo centrale nella creazione, essa consiste nella trasmutazione della coscienza ed anima umana, dallo stato grossolano, corporeo, alla condizione della Grazia Spirituale. La coscienza corporea è la pietra grezza da lavorare, per essere trasformata nella Pietra dei Filosofi, risultato dell’Opera alchemica. L’autore ribadisce, alla maniera degli antichi Maestri, che non si può intendere alcunché dei testi alchemici, se ci si ostina a negare la dimensione spirituale dell’esistenza, le cui rivelazioni storicamente date, l’Alchimia in nessun caso contraddice, anzi, conferma a pieno, come dimostra l’assimilazione della “Pietra filosofale”, nell’opera di S. Tommaso d’Aquino, allievo di S. Alberto Magno. Rispettando l’insegnamento ricevuto e l’intramontabile regola del TACERE, lo scritto di Vehuiah, come ogni scritto alchemico, è in verità un “libro muto”, diremmo noi parafrasando il titolo di un famoso testo alchemico, l’autore avverte infatti il lettore, da subito, di esprimersi in un linguaggio misterioso, simbolico, l’unico capace di mettere l’essere umano nella condizione di abbracciare la dimensione spirituale, vero motivo del segreto cui è tenuto ogni alchimista. Spesso leggendo i testi di Alchimia si nota che proprio dove la descrizione sembra scorrere più chiaramente, l’autore ha in verità meglio nascosto le realtà cui si riferisce. Gli alchimisti, prosegue Vehuiah, si sono sempre espressi nel linguaggio preso a prestito dall’ antica tecnica della lavorazione dei metalli, essi hanno utilizzato la terminologia di chi anticamente lavorava i metalli in senso lato, non solo metallurgici, argentieri ed orafi, ma anche gli stessi soffiatori del vetro, per rappresentare ciò che non è esprimibile se non utilizzando le corrispondenze esistenti tra i tre mondi, o diversi piani della Realtà universale, Zolfo, mercurio e sale, corrispondenti nel microcosmo dell’essere umano in corpo, anima e Spirito; non comprendere ciò rende impossibile la lettura di un qualsiasi testo di Alchimia, e condanna il lettore all’assurdo di disprezzare ciò che egli stesso ha già in verità rifiutato di accettare, prima ancora di cercare di comprendere. Per spiegarci, ricorriamo all’antica favola greca di Esopo, intitolata “La Volpe e l’uva”, nella quale la volpe simboleggia l’utilizzo materiale della facoltà razionale; l’astuto animale si limita a guardare i grappoli dorati del frutto sublime della vite, dal basso verso l’alto, non riuscendo a coglierli, perché al di là del suo campo di azione, la volpe infatti non è ancora adatta al delizioso pasto e finisce per disprezzarlo convincendosi che l’uva è “acerba”. l’Alchimia non ha nulla da dire ai moderni razionalisti, materialisti e scientisti, i quali analizzandone i testi, non vi troveranno che inchiostro e carta ingiallita da mandare al macero, accrescendo la propria vanagloria di adoratori della Dea Ragione, succubi della mentalità contemporanea, nel cui errore individualistico restano irrimediabilmente imprigionati. Ai creduloni e moderni bruciatori di carbone, invece, non rimane che la beffa che deriva loro da improbabili esperimenti, spinti dall’avidità essi saranno condotti fuori strada e, solo in casi eccezionalmente fortunati, dovranno accontentarsi di raccogliere le briciole, derivanti da scoperte del tutto casuali di qualche applicazione pratica, del tutto secondaria rispetto al vero fine dell’Opera alchemica, ovvero la trasmutazione dell’anima umana. A tutto ciò si aggiunge, per noi oggi, un’altra difficoltà, ovvero la povertà di significato che la vita moderna attribuisce all’esperienza, soggettiva e simbolica, del mondo che ci circonda, la mentalità moderna insegna infatti un approccio cerebrale alla vita, confondendo la probabilità teorica con l’oggettività, e negando la dimensione spirituale dell’esistenza; il disagio psicofisico, che Vehuiah ci avvisa caratterizza la nostra epoca, soprattutto rispetto alle nuove generazioni, è la più evidente, ed anche la più triste, delle conseguenze di questo approccio, miope, al dono grande della vita umana. L’Alchimia, come ogni Conoscenza sacra, comporta l’identificazione di soggetto ed oggetto della conoscenza, l’anima umana integrando in sé lo Spirito, l’Io divino, trasforma l’essere umano in un Uomo nuovo, fatto ad immagine e somiglianza dell’Essere Unico, a realizzazione di quella corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, ben rappresentata dall’antichissimo simbolo del doppio triangolo, noto agli ebrei come Sigillo di Salomone e divenuto per noi cristiani, ermetisti e non, l’emblema più grande di Dio. L’autore dello scritto nota come le trasmutazioni graduali della coscienza, nelle quali consiste il procedimento alchemico, non possono prescindere dalla condizione corporea, includendovi le sue funzioni, per cui esse necessitano di essere supportate, da una condizione psicofisica integra, corroborata da una condotta di vita intelligente, equilibrata, fatta di abitudini sane e salutari, oltre che virtuose, queste costituiscono le reali e vere cosiddette prove iniziatiche, ovvero le qualificazioni assolutamente indispensabili per intraprendere l’Opera alchemica: la Grande Opera. Diversamente le operazioni che il procedimento alchemico comporta, necessarie per risvegliare la materia oscura alla vita interiore, non condurrebbero che all’autoesaltazione ed alla follia, e non a conquistare il centro del cuore, in quanto luogo simbolico dell’Io purificato, in cui si riflette la luce dell’Amore di Dio, Amore che solo può illuminare ogni aspetto dell’esistenza umana, di cui rappresenta la vera natura e ragione d’essere. La seconda parte dello scritto entra nella materia specifica del procedimento alchemico, commentando con estrema chiarezza alcuni dei testi fondamentali della Tradizione ermetico alchemica, scritti considerati da ogni vero alchimista, la “LEGGE”, ovvero la Tavola Smeraldina ed il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto; ribadiamo che l’Alchimia va considerata, secondo l’autore, indipendentemente dalla collocazione geografica e temporale, una scienza ermetica, cosmologica, cabalistica, ovvero trasmessa oralmente da ogni Maestro. L’autore, nella seconda parte del testo, passa magistralmente in rassegna di tutti i grandi temi dell’Alchimia, iniziando dalla fondamentale distinzione tra via umida e via secca, dalla materia dell’Opera al dogma dell’Unità ed alla corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, alla triade di Zolfo, mercurio e sale, all’Atanor, fino alle nozze mistiche, ed alle fasi dell’Opera. Prima di ogni altra cosa, l’autore insiste sulla fondamentale distinzione tra le due vie alchemiche, la via secca e la via umida, nei cui misteri entra con lo scopo di evidenziare come la loro distinzione sia stata simbolicamente espressa, nei testi alchemici, dalla particolare forma dell’Atanor, il crogiuolo, in cui la materia subisce tutte le trasmutazioni. Entrambe le vie partono dal centro del cuore, là dove avviene la reazione tra i due principi, Zolfo e Mercurio, contenuti, sin da principio, nella stessa materia dell’Opera, la coscienza e anima, con tutte le sue principali funzioni, il cui risultato finale è l’Oro alchemico, la corpificazione della Luce dello Spirito. La differenza tra le due vie sta nel contatto diretto, o mediato da altri elementi, del fuoco alchemico con il vaso contenente la materia dell’Opera. La Via secca è la via diretta, la più rapida e pericolosa per l’integrità psicofisica, essa comporta il battesimo del Fuoco dello Spirito Unico, ed è accessibile solo in rarissimi casi e con eroici sforzi da santi ed illuminati, i quali vi sono stati predestinati. Non aggiungiamo altro per non condizionare il lettore nell’approccio al testo, auguriamo a tutti una meditazione serena, piena di Pace e Luce.
“L’Alchimia spirituale è la preghiera perfetta d’Amore universale che, gradualmente, risveglia nella nostra anima il ricordo della sua vera natura, trasformando la coscienza corporea, da materia caotica ed oscura, nel prezioso cristallo che risplende di Luce Divina”. ALCHIMIA SPIRITUALE
Indimostrabili sono le origini dell’autentica Alchimia, la quale si fonda sul mistero creativo della Divinità. Il Fuoco avvolse Adamo e la sua compagna Eva; Esso unì la prima coppia terrestre, forgiandone la sembianza paradisiaca, ma l’involucro non resse la fiamma generatrice, ed essi dovettero sottostare alla legge di ripristino dell’essere, perché persero il concetto divinizzante, ed il loro cammino si appesantì, durante il tragitto di risalita. Ciò che fu smarrito divenne attrazione per poche persone privilegiate, provenienti da dimensioni diverse, essi dovettero far riemergere la divina fiamma vitale, onde riportare le razze umane allo stato primordiale dell’uomo, in ascesa spirituale. Sin dall’antico Egitto gli alchimisti e filosofi ermetici, praticavano l’Arte Regia per la trasmutazione spirituale, graduale delle masse, cadute nella completa ignoranza del loro divenire ascetico. Misteriosi sono i rituali alchemici e non di facile accesso alle menti poco evolute, solo pochi eletti formavano dei nuclei dove il maestro dava loro l’insegnamento, preparando i futuri adepti, affinché continuasse, senza interruzione, il processo alchemico. Tali maestri realizzati, sacerdoti dell’antica “mistica”, possedevano l’armonia cosmica universale, e la trasmettevano, depurando l’inquinamento deformante dalle razze in crescita, ed è per questo che le varie dinastie erano di discendenza divina e possedevano il sacro fuoco alchemico. Nell’antico Egitto i faraoni sin dalla tenera infanzia ricevevano un insegnamento iniziatico, che li abilitava ad impugnare lo scettro accentratore di forze cosmiche, per il dominio delle sconvolgenti potenze, affinché non contrastassero le evolutive correnti superiori costruttive. Nell’antica Cina i figli del Cielo, così erano chiamati gli alchimisti, regnavano nel Celeste Impero attraverso le dinastie guidate da loro. Nella misteriosa Etruria, le cui autentiche origini sono pressoché sconosciute, come indecifrabili restano i loro scritti, non ancora completamente tradotti, dobbiamo capire l’opera svolta dai Lucumoni, il cui sacerdozio era sapienziale, avendo conoscenze che oggi dobbiamo ancora scoprire, possedendo il segreto della formazione della materia inerte, onde asservirla dopo averla vitalizzata. Dodici erano i saggi del concistoro etrusco, il tredicesimo saggio era il centro potente che collegava i dodici con le dodici costellazioni di provenienza. I sovrani ricevevano l’investitura divina onde espletare la loro particolare missione, essendo portatori della vita superiore, ed è per questo che tali personaggi erano di provenienza non terrena, attraverso di loro si compivano, tra i popoli a loro sottoposti, le varie fasi di un’Alchimia spirituale, realizzata solo per un diretto intervento Divino. Il Divino invia tali personaggi per realizzare, attraverso il discepolato, altri filosofi ermetici simili a loro. La Luce intellettuale ci fa comprendere che tali esseri illuminati sono in contatto diretto col Dio, tale contatto ha richiesto, per essere ottenuto, un eroico cammino, ed è mantenuto con dura fatica, da ogni alchimista, il quale deve saper domare il proprio io, onde realizzare la perfetta elevazione, quale modello da imprimere mettendosi al completo servizio dei propri simili, essendo immerso da un forte afflato di Amore. L’Alchimia spirituale proviene dal centro del Cuore ed è una rincorsa appassionata onde raggiungere la metamorfosi per celebrare le nozze mistiche con l’Io purificato, il quale diventa la sposa gemella riformando l’Unità dove la divisione era diventata da secoli una deformazione dell’anima, che ritrova se stessa, nel suo completamento armonico. L’alchimista avendo subito la trasmutazione entra nella dimensione spirituale, con l’anima che diventa amplesso fino alla morte fisica, essa diventa poi “vita interioritatis”. L’ascesi spirituale è l’unico fondamento, onde espletare una giusta mansione sociale, ed era questo l’esatto cammino delle antiche civiltà tradizionali, prima che la cosiddetta Dea Ragione travolgesse con il materialismo le menti umane, oscurandole, corrompendo le masse che continuamente partoriscono esseri deformati da tale corruzione. Toccando con mano simili deviazioni che ci sgomentano, dobbiamo volgere il nostro sguardo verso la benefica e illuminante Luce, che l’Arte Regia continua a donare al mondo intero. I popoli hanno di nuovo bisogno di essere governati e guidati da veri Re o dagli esseri illuminati o da illuminati maestri, la cui saggezza eleva, ed è questa l’Alchimia spirituale la cui opera non è mai venuta meno. Tali pratiche rientrano nel sovrumano, essendo discipline che toccano l’essere nel profondo, risvegliando l’autentica natura divina che vive assopita in noi, e che deve essere risvegliata dalle tecniche trasmutatorie. Ci sono testi composti da personaggi provenienti da dimensioni diverse, che spesso si incarnano nei momenti propizi lasciando scritti memorabili e insegnamenti sempre più ampi, (vedi Carol Wojtyla), secondo l’evoluzione raggiunta dai popoli; testi da leggere con attenzione e con Amore per assimilarne la verità del contenuto e riceverne la trasmutazione alchemica, per diventare nel contempo persone saggiamente qualificate e preparate a propria volta per asservire il mondo intero. Sarebbe buono e utile leggere attentamente le vite degli asceti, in particolare le esperienze mistiche che li hanno trasformati in autentici maestri di vita, in concordanza con tutte le scuole iniziatiche, alchemiche e cabalistiche. In tutte le varie epoche storiche, nelle diverse aree geografiche e fedi religiose, non vi sono divergenze fra i vari autori di testi alchemici, e le molteplici scuole filosofiche, malgrado il diverso linguaggio espressivo, essendo solo Una la realtà alchemica che trasmettono. L’Oriente e l’Occidente sono uniti da un FILO D’ORO, formando come un gergo unico alchemico, dove non sussistono donazioni, permanendo in loro l’integrità sapienziale di una realtà, che trascende l’umano sapere, e che plasma i Figli di Ermete. Gli adepti, pur parlando lingue diverse, emanano un unico Sole, onde riscaldare il cuore umano, ed illuminare la sua mente nella Verità che viene donata ad ogni essere vivente. Vi sono vari scritti con una simbologia che ogni adepto sa decifrare, espressa in diverse mitologie, quali la egiziana, la greca e l’ebraica, ma in conclusione le parole “Arte Regia” ed “Alchimia”, a parte la diversità dei termini, sono la medesima cosa, in quanto lo scopo e la realizzazione dell’individuo e la pratica, sono la stessa cosa e usano tutti le stesse tecniche. I vari trattati di Alchimia, scritti dai Maestri, hanno sempre avuto la forma ermetica per custodire segreti, che solamente i chiamati e dotati assimileranno, non soltanto leggendo, ma con il contatto diretto del maestro, che gli darà anche oralmente l’insegnamento adeguato, perché nessun filosofo ha mai osato esprimere in chiare note i segreti dell’Arte Regia, il cui comando è di TACERE. Tale sublime e divinizzante Sapere è dato solo agli autorizzati, parte di caste sacerdotali, poiché al volgo è assolutamente vietato l’accesso ai grandi segreti, che custodiscono eccelsi poteri e forze di ogni potenza, ma soltanto a chi ha raggiunto una condizione spirituale superiore, ed a chi è preparato a riceverli. In proposito ricordiamo la frase di Sinesio da Cirene, vescovo di Tolemaide di Libia, “le funzioni sono necessarie al popolo perché la verità diventa funesta, per coloro che non hanno la forza di contemplarla in tutto il suo splendore, perciò la verità deve essere tenuta segreta e le folle hanno bisogno di un insegnamento proporzionale alla loro ragione imperfetta." Il sopra citato discorso lo si faceva anticamente ed è ancora attuale, tanto che oggi è sempre maggiore il numero dei saggi che ritengono necessario nascondere le conoscenze, anche scientifiche, specialmente quelle riguardo la manipolazione dell’atomo, che metterebbero a repentaglio l’intera umanità, dato il potenziale sconvolgente e distruttivo, persino del nostro sistema planetario, suscitando una reazione a catena. Entro gli oscuri meandri della Sfinge sono ancora celati i segreti alchemici, dato che essa era stata costruita per divenire il sacrario nel quale i sacerdoti, al servizio di Iside e Osiride, avendo ricevuta l’iniziazione, compivano nel segreto l’opera dell’Arte Regia, realizzando in se stessi ed in preparazione per l’intera umanità, la misteriosa Pietra filosofale da loro custodita gelosamente, come ancora viene custodita l’Arca dell’Alleanza dai sacerdoti ebrei, che erano anch’essi a conoscenza dell’Arte Regia. Tale misteriosa Arte veniva eseguita attraverso riti misterici ad Osiride, ed in Grecia sul monte Eleusi dove Ermete ebbe l’illuminazione che trasmise ad Asclepio e al di lui figlio, che ebbe direttamente da POIMANDRES, l’Intelligenza suprema. Entro le viscere del monte, sigillate all’occhio profano, sono racchiusi manoscritti ermetici che possono essere decifrati solo dagli adepti. Tali aperture segrete, di tanto in tanto, vengono dischiuse alla presenza di particolari inviati illuminati, onde rivitalizzare l’emanazione spirituale alchemica secondo il grado raggiunto dai popoli. Una è la forza celeste e terrestre, espressa in più aspetti, perché multiforme è la struttura spirituale e molecolare degli esseri umani; ogni aspetto delle varie divinità imprimeva nei popoli, sottoposti alla loro custodia, la facoltà divinizzante sulla via del sapere, onde salire gradino per gradino fino al raggiungimento della meta prefissata per loro. Sin dai tempi più remoti, gli alchimisti delle antiche religioni erano monoteisti perché credenti in un Dio Unico, ed i vari saggi ben sapevano che la loro fede non era in contrasto con la futura legge del Cristo. Purtroppo il volgo ignorante è stato sempre restio a tali sublimi verità, per il duro involucro dei suoi vizi che lo manteneva costantemente ad un livello inferiore, malgrado gli sforzi eroici degli inviati, che continuamente sono apparsi in ogni angolo della Terra, cercando di penetrare nei cuori e nelle menti onde risvegliare la divina scintilla rimasta assopita. Tali segreti documenti ermetici, per essere salvaguardati dall’incomprensione, non restava altro che nasconderne la diffusione, custodita per iniziazione continua, dandogli un aspetto diverso dall’originale, nello stesso tempo rispettando rigorosamente il segreto alchemico iniziatico: TACERE, per non destare dubbi nei seguaci delle varie religioni ufficiali ed evitare il pericolo delle persecuzioni. Le fucine alchemiche primordiali non hanno mai cessato di funzionare, anche nel tempo odierno, l’Atanor e gli alambicchi erano e sono in funzione, ed il divino Fuoco alchemico sta ancora oggi emanando le sue fiamme rigeneratrici di vita. “Il Poimandres mi dice che sono spiritualmente in contatto con tali filosofi ermetici e ne testimonio la realtà vivente anche nei pressi dove lo scritto viene redatto.” Zosimo, padre dell’Alchimia, dichiara che la sua dottrina risale ai tempi della Genesi, egli dedicò il suo scritto alchemico ad un sapiente vissuto 3000 anni prima, onde far capire che la Grande Arte è una realtà di tutti i tempi. Fra i neoplatonici e gli gnostici, dopo Zosimo, vi sono stati uomini che hanno lasciato le loro impronte, tra cui ricordiamo Pelagio, Stefano di Alessandria, Sinesio di Cirene, Cleopatra, i quali hanno lasciato ai posteri i loro trattati alchemici in forma ermetica. La trasmutazione attraverso l’Arte Regia dei metalli vili in oro simboleggiava la realizzazione dell’uomo nuovo, liberato dalla corruttibilità del corpo fisico che entrava così nella trasfigurazione, spiritualizzando se stesso attraverso la divinizzazione come inviato del cielo, portato dai grandi maestri sulla Terra in difetto, onde riammetterlo nella universale armonia divina cosmica. Il grande alchimista Fulcanelli, recandosi nel laboratorio di De Broglie, invitò i moderni fisici alla prudenza, dicendo loro che gli studiosi del Divino Sapere già conoscevano da 4000 anni i segreti ed i pericoli di una distruzione nucleare. Con la caduta dell’Impero romano e l’invasione dei barbari, ritornò la grande oscurità e l’Arte Regia si trasferì in Oriente, dove fu ripresa e portata avanti da Avicenna; solo attraverso le crociate, persone qualificate, comprendendone l’alto valore, ne riportarono il contenuto in Europa. Allora l’Arte Regia prese nuovo vigore grazie a personaggi tra i quali uno dei più conosciuti fu S. Alberto Magno ed il suo discepolo S. Tommaso D’Aquino, che ci ha lasciato il trattato intitolato la “Pietra filosofale”. Dopo secoli di oscurità comparvero altre figure importanti per l’Alchimia, tra le quali Ruggiero Bacone, Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo, fino ad arrivare a Basilio Valentino. Nel 1400 tra tutti emerse Bernardo Trevisano, la cui sacra pazienza alchemica ci ammonisce tutti con queste parole: “Voi non potete raggiungere il vostro scopo senza inclinazione e senza perseveranza e senza il coraggio dell’attesa, perché chi non avrà pazienza non penetrerà in questa Arte. Voi siete ricercatori di un grande segreto: perché dunque non volete darvi da fare?”. Nel secolo XVI venne alla ribalta Paracelso, allievo dell’abate Tritemio, il quale con il suo maestro applicò la conoscenza alchemica anche nel campo medico, supplendo all’ignoranza della scienza ufficiale con metodi nuovi che risultarono efficaci. Incontriamo quindi Giordano Bruno, ucciso sul rogo dall’inquisizione romana per ordine di Papa Clemente VIII. Tra i Rosa+Croce, custodi anche loro dell’Arte alchemica, troviamo Mayer e Boehme, autori di testi alchemici, fino ad arrivare a Saint Germain cioè Cagliostro. Giungiamo così ai giorni nostri, al Principe Raimondo di Sangro di San Severo che ci ha lasciato un trattato alchemico, oltre ai suoi capolavori esprimenti l’Arte Regia nella cappella da lui edificata in Napoli (la Cappella San Severo in Via Francesco De Sanctis). Nel secolo XIX Pasquale De Servis fu Il Grande Maestro di Ciro Formisano in arte Giuliano Kremmerz fondatore della Fratellanza di Miriam a scopo iniziatico, nella cui scuola l’Arte alchemica viene tramandata fino ad oggi, formando silenziosamente altri adepti nascosti, qualificati ed abilitati a svolgere, come donazione completa di se stessi, il servizio terapeutico a favore dei sofferenti e degli afflitti. Vi sono alcuni adepti i quali silenziosamente hanno assimilato il testamento spirituale alchemico, e ne fanno tesoro vivendone la potenzialità, non solo per alleviare i mali ma per trasmettere anche ad altri, ritenuti idonei, il grande arcano, affinché sempre più numerosi convergano fra le masse tra i seguaci di Ermete Trismegisto, la cui dottrina non si è mai spenta. Tali personaggi li possiamo considerare tra i rarissimi Figli del grande Trismegisto, i quali hanno incorporato l'autentica Sapienza svolgendo un’opera non solo esemplare in un cammino di vita altamente equilibrato, ma sono divenuti emanazione di poteri eccezionali, di penetrazione nel cuore umano, liberandolo da tutte quelle tenebrose sovrastrutture e sterili superstizioni, che ne avevano offuscato il palpito di un Dio che è amore e libertà di crescita spirituale, senza inutili e deleteri soffocamenti. I grandi maestri hanno tramandato ai loro discepoli non solo oralmente insegnamenti segreti, ma anche scritti sapienziali di eccezionale valore filosofico e anche storico riguardante i vari periodi del passato, dove l'Arte Regia venne applicata secondo la capacità delle genti, fino al presente, dove un più ampio risveglio ha scosso le coscienze, spronandole a scrutare per decifrare i vari enigmi che lo riguardano sia nella vita presente che in quella futura. L’Alchimia la possiamo paragonare ad un cammino di ascesi per incontrare il Dio di tutti gli dei, nelle varie espressioni (di fede). Dio non ha creato le varie esistenze umane e celesti per restare un Dio sconosciuto, essendo Egli generatore di vita, la quale sussiste in tutto il creato. Rivolgendosi attraverso i grandi maestri alla prole terrestre offuscata per un difetto avvenuto in origine, con la Sua Intelligenza suprema, “POIMANDRES”, Egli cerca di penetrare nelle coscienze assopite, risvegliandole. Se Lui non intervenisse nelle nostre menti e nei nostri cuori, e noi non collaborassimo per aprirci al contatto diretto con Lui, non potremmo mai capire la Sua Divina e Reale Essenza. Gli alchimisti realizzavano il processo alchemico attraverso l’Atanor, con i vari ingredienti misteriosi, nella fucina situata presso il Sacrario dove si preparavano spiritualmente, con astinenza completa da rapporti estranei che non riguardavano l’Arte Regia. Dopo il lungo periodo di incubazione avveniva la prodigiosa trasmutazione dei metalli vili, nell’oro alchemico simboleggiante l’incorruttibilità, ciò riguardava la loro stessa persona, perché avvenendo in loro questa trasmutazione, essi diventavano modelli per i corpi corruttibili della prole terrestre loro affidata. Gli Ebrei esperti in tale conoscenza nascosero un Dio in un triplice velo e gli diedero il sacro nome di Tetragrammaton <jod-he-vau-he> che significa lo jod maschile con la femminilità dell’Eva primordiale. Vivendo la vita umana con i suoi limiti e difetti, con la sofferenza, lo sgretolamento dell’involucro che lo riveste, e lo spegnersi provvisoriamente del soffio vitale, ci devono spingere a penetrare il mistero della vita e della morte, ed il segreto di un continuo divenire fino a raggiungere nelle varie esistenze la realizzazione di ciò che significa il prodigio dell’ ORO ALCHEMICO, cioè divinizzato completamente dentro di noi, per divenire con Lui vita continua nella condizione del raggiungimento “geniale”, cioè della perfezione angelica, pieni di Amore altruistico. Sapendo decifrare il libro della natura, dove è inserita la conoscenza divina, senza bisogno di altri insegnamenti, ci sarà dato di penetrare i segreti divini che riguardano direttamente ognuno di noi, ed il dono più bello, che il Creatore abbia concesso alle sue creature, ha impresso in ognuno di loro la sua divina immagine e somiglianza. La lettura di questo testo dischiude la suprema e vivente realtà della simbologia di un Dio accessibile alla nostra non completa capacità di assimilarne la divina essenza, perché ne vivremo l’incarnazione del cuore, onde assimilarne l’autentica immagine di una Legge Divina e Suprema che lo raffigura identificandolo. Legge perfetta con Suprema Intelligenza, Legge che opera con Suprema Forza, Legge che produce l’Unità nelle varie armonie creative strettamente connesse con la sostanza primordiale. La Legge è unica nel Dio Uno e Trino, la vita nei tre aspetti, paterna, materna, e la figliolanza divina. Attraverso i tre aspetti divini del Dio unico, generatore di vita, tutte le creazioni sussistono sottoposte alla Legge Unica, perfetta, attiva, scandita dalla Sua Intelligenza. Attraverso tali leggi divine viene eseguito il processo alchemico nelle varie fasi di maturazione che si realizzano nel laboratorio allestito, interpretando saggiamente il libro della Natura, e la Grande Opera viene alla luce trasmutando l’essere, che vi si dedica con assoluta purezza di cuore, entrando in intimo contatto con Dio nel sacrario realizzato nel suo cuore. Questo è il regno verso il quale siamo chiamati e se ne deve varcare la soglia con assoluta purezza e perseveranza, e ricordo ancora, con volontà attiva. Tale opera è vietata ai fraudolenti, che ne rimarrebbero folgorati dal fuoco alchemico, non sostenibile dagli incapaci e dagli inetti che affrontano l’opera senza la dovuta conoscenza e preparazione adeguata. Bisogna possedere le briglie, onde poter dominare le forze divine in gioco, le quali sono enormi potenzialità, molto pericolose se non si conosce la legge ed il potere di dominio. Dominare o essere dominati. Tali eccelsi segreti devono essere avvicinati con fede, umiltà, amore e purezza di cuore, affinché possano essere sciolti i sette sigilli, che racchiudono i segreti alchemici che vivono attorno a noi e dentro di noi, che facciamo parte del libro della natura scritto dal dito di Dio. La Tavola smeraldina, il testo degli alchimisti per eccellenza, è uscito dalla saggezza di Ermete Trismegisto, il Dio Thot degli egiziani. Tale scritto, la Tavola smeraldina, si compone solo di 20 righe incise su lamina di smeraldo, il cui colore è un bel verde vivo, colore della Sapienza sacra dell’Arte regia. Entriamo nell’argomento, ecco la prima frase incisa sulla Tavola smeraldina: “È VERO, SENZA MENZOGNA, CERTO E VERISSIMO”. Innumerevoli sono gli scritti su questa frase, ma pochissimi si sono avvicinati all’esatta interpretazione, racchiusa nelle tre frasi esposte nella Tavola, che sicuramente si riferiscono ai tre piani del Sapere. Tale Sapere è la chiave per dischiudere la porta onde penetrare nei Tre mondi della conoscenza unica, cioè la Materia, l’Anima e lo Spirito. Il Vero, cioè la verità, è la prima condizione di ogni sapere. L’iniziato dovrà partire con il cuore completamente sgombro e con purezza di intenti; diventare donazione di se stesso onde immergersi con il cuore nel cambiamento, perché il sovrumano rivela i suoi segreti altissimi, solamente divenendo quasi uno spirito puro di VERITÀ; ciò spiega perché la verità forgiava cavalieri che nell’etica cavalleresca onoravano la loro particolare causa d’azione, durante la veglia d’armi, fino a concedere nel giudizio di Dio un potere quasi magico. Ermete Trismegisto nell’assoluta verità ci conferma che in essa vi è l’essenza di ogni sapere e di qualsiasi possibilità per una valida via spirituale. Continuando nella lettura delle frasi incise sulla Tavola smeraldina, ne ripetiamo le frasi seguenti, cercando possibilmente di chiarirle: “CIO CHE È IN BASSO È COME CIO CHE È IN ALTO, E CIO CHE È IN ALTO È COME CIO CHE È IN BASSO, PER LA MERAVIGLIA DI UNA COSA UNICA. E SICCOME TUTTE LE COSE SONO E PROVENGONO DALL’UNO COSÌ TUTTE LE COSE SONO NATE DA QUESTA COSA UNICA PER ADATTAMENTO.” Adesso cerco di entrare nel sapere ermetico per chiarire il dogma dell’Unità. Il dogma, ossia la Verità Unica, non si può cercarla soltanto sulla Terra, ma attraverso la fede va cercata anche nelle sfere superiori, che ci vengono rivelate man mano che la nostra maturità spirituale possa concepirle dall’Intelletto. La Fede è il ponte ed il collegamento tra l’intelletto umano ed il Divino per la graduale comprensione, che ci viene facilitata attraverso tale contatto sapienziale, il quale insegna che tutto proviene dall’Uno. Sia Basilio Valentino che Raimondo Lullo si esprimono in tal modo nei loro trattati ermetici, anche Sinesio canta nei suoi Inni che la sorgente è una sola, “la radice è una e sprizza luce espandendosi in tre rami di splendore, per gli alchimisti sono il sale, il mercurio e lo zolfo”, affermando così che il soffio è uno il quale circola in tutto, compenetrando la terra stessa, onde vivificare le sostanze animate. Il processo alchemico è il risveglio dell’Io divino primordiale, prigioniero in un involucro di una materia chiusa, di cui l’Ente creativo divino non ha colpa. Il “conosci te stesso” significa lasciarsi redimere per riprendere l’aspetto primiero, dove le disarmonie di uno sbaglio di origine ritrovino l’unità armonica dell’Uno nella Trinità Divina. Tale conoscenza è divina trasmutazione, riguarda ogni singolo individuo il quale deve fare sua la conoscenza che gli viene trasmessa, per far entrare la pace di Dio su di lui; così potrà conoscere l'Amore universale, che plasma anche il suo pensiero, così potrà giungere alla conoscenza dei due volti di Dio, quello visibile nel mondo fisico e l’invisibile che è lo Spiritus Mundi, scoprendo il senso di questa legge e il modo di applicarla, avendo il dominio che Dio aveva concesso all’Uomo primordiale, attraverso il continuo divenire dovrà raggiungere quello che il processo alchemico materialmente realizza, cioè la trasmutazione dei metalli vili nell’incorruttibile Oro Alchemico, il quale simboleggia la redenzione, ossia la liberazione dell’uomo sottoposto alla morte. La Tavola smeraldina contiene ancora i versi seguenti: “IL SOLE È SUO PADRE, LA LUNA È SUA MADRE, IL VENTO LO HA PORTATO NEL SUO VENTRE; LA TERRA È LA TUA NUTRICE E RICETTACOLO. QUI È IL PADRE DI TUTTO, IL TELESMA DEL MONDO INTERO. LA SUA POTENZA RESTA INTERA SE CONVERTITA INTERA.” Tali versi racchiudono i segreti delle leggi fondamentali, ossia la generazione universale e le divine leggi dell’equilibrio cosmico. Il Sole, l’astro generatore di vita che riguarda il pianeta Terra, è la parte maschile che feconda la Luna, unendo i due opposti affinché la vita continui, e ciò vale per tutte le creazioni nel loro continuo cammino evolutivo. La Terra deve superare gradatamente il contrasto che ci fu tra i due fratelli, “Caino e Abele” dove prevalse la morte, non avendo compreso l’armonia della vita. In Abele era la fede dell’innocenza del cuore che si donava alla Divinità, mentre in Caino vi era un contrasto che lo portava ad odiare il fratello, vedendone la pace interiore ed il sereno colloquio con la Divinità. Tale ripercussione è un insegnamento ai popoli, affinché capiscano che vi sono due principi, i quali sono chiamati ad attrarsi onde unirsi alla parte maschile e femminile, simboleggiati dal Sole e dalla Luna donatori di vita. Il perfetto equilibrio è la Legge, che scaturisce benefica dal cuore di Dio che è Amore Universale. Il bene ed il male sussistono quando la parte maschile e femminile non entrano nella divinizzante attrazione, onde fare di loro due, la perfetta unità in uno sposalizio di amore che produce la vita. Dall’amplesso armonico dei due opposti avviene il fermento universale ed è questa l’immortale sostanza che perpetua l’eternità della vita. Il seme generativo paterno universale rimane sterile, se non incontra la matrice materna cosmica, onde fecondarla, se si fermasse tale incontro generativo continuo, la vita si spegnerebbe non solo sul pianeta Terra ma in tutto l’Universo avverrebbe la morte. Dio è perfezione assoluta, mentre nella creazione terrestre è avvenuta una rottura e una divisione della fase generativa che li completava, cioè il maschile e il femminile. Avvenuta tale divisione si trovarono spogliati della condizione primiera, essendo avvenuta una trasmutazione inversa ossia l’incorruttibile oro alchemico di cui erano composti, divenne il corruttibile ferro, soggetto all’arrugginimento, ossia al disfacimento. Il caduceo impugnato da Mercurio simboleggia l’albero della vita, cioè le due parti maschile e femminile e l’attorcigliamento dei due serpenti sono le due forze operative che mantengono vivo l’albero. Anche nel Calvario il Cristo crocifisso, tra i due ladroni, il buono ed il cattivo, riuniva in se stesso l’unità perfetta ed è questa la Redenzione onde riportare l’uomo dalla caduta nella sua condizione del giardino dell’Eden. Il Bene ed il male sono posti sulla bilancia dell’equilibrio cosmico, il cui benefico influsso è la potente forza divina e il magnete di attrazione, onde riunire la potenza che da sola potrebbe essere malefica ed unirsi in matrimonio con la parte benefica positiva. Il Bene è la forza divina creatrice positiva ed ha la facoltà di sottoporre al suo benefico influsso la parte del male, ed è questa la sorgente vitale dell’equilibrio universale dove le due facce e i due opposti si uniscono formando l’essere immortale in collegamento con la legge generativa. Mentre il discepolo alchimista apprende le varie fasi di un processo trasformatore, subentra in lui l’irradiazione del Fuoco divino alchemico, il quale brucia le scorie che lo appesantiscono, disciplinando la sua graduale ascesi che liberandolo lo collega con l’infinito e ne entra a far parte. In concomitanza con la disciplina, immediatamente, viene il soggetto immerso nella volontà, ossia di quell’arcano potere a realizzare se stesso verso la predestinazione per la quale è stato creato, onde realizzare il fine ultimo e tale è il vero segreto per affrontare l’opera alchemica, collegata con la colonna opposta di cui la volontà è forza, cioè maschile, mentre l’altra colonna è l’intelligenza ossia l’aspetto femminile, generativo della scintilla divina da noi posseduta. La volontà è la chiave per accedere ai segreti del processo alchemico. Gesù stesso ci conferma ciò quando dice “il Regno dei cieli lo rapiscono i violenti cioè i volenterosi, protesi verso il bene”. Il discepolo sin dall’inizio subisce un insegnamento completo e gli viene fatto comprendere, che il raggiungimento è una conquista, a volte anche dolorosa, dovendo annientare le false inclinazioni e seguire il Maestro, anche sul calvario, per essere crocifissi insieme a Lui onde risorgere come sapienti e donare ad altri quello che si è ricevuto, come fece il discepolo prediletto di Gesù Giovanni l’evangelista, il quale ha scritto il quarto Vangelo ed il libro dell’Apocalisse, trattato altamente simbolico che racchiude verità divine che riguardano l’intera umanità, ancora completamente da decifrare. Possiamo dire che tutte le fasi del processo sono racchiuse in questo testo. Il discepolo quando viene crocifisso subisce la passione imposta dal male, per la sua fase alchemica che è la redenzione del Cristo e dei suoi discepoli, e che ogni futuro maestro subisce onde attuare la redenzione per sé e per gli altri. Difatti uno dei grandi alchimisti e maestri di Spirito, Tommaso da Kempis, monaco agostiniano autore della “Imitazione di Cristo”, ci disse che, “nella Croce c’è la salute e difesa dai nemici; in essa vi è vigore di mente, gioia spirituale, somma di ogni virtù e perfezione di santità”. Il discepolo ermetico è chiamato a salire i gradini della scala sapienziale, armato di pazienza e sacrificio. Nove sono i simbolici gradini che portano il discepolo al possesso della croce, onde raggiungere la sanità e conquistare la scala della filosofia ermetica che distrugge la morte e produce la vita. Gli autori dell’Arte Regia devono possedere la pazienza e l’umiltà, anch’esse doti del perfetto discepolo, mite ad una incrollabile fede, per essere sottoposti al superiore volere di Dio, onde trascendere la condizione umana fino a raggiungere il possesso dei poteri e a chiusura congiungersi con Dio. Nel completo abbandono delle umane illusioni e chiudendosi alle molteplici attrazioni mondane, la mente inferiore si dispone per ricevere l’autentica sapienza dei vari maestri filosofici. Attraverso l’autocontrollo e signoreggiando i falsi istinti del proprio corpo, raggiunge il dominio dell’Arte Regia, avendone comprese le leggi universali che ci liberano dalla propria schiavitù. Questa è la rinascita per i chiamati alla realizzazione dell’Oro alchemico, fino a proclamarsi Figli di Ermete, seguaci dei suoi insegnamenti. Quando il cervello dell’uomo viene ripulito, divenuto limpido e luminoso, viene trasformato nello stesso laboratorio alchemico, dove si realizzano gradatamente le varie fasi, che l’alchimista compie nella fucina materiale, gli stessi pitagorici insegnavano la purificazione del proprio corpo affinché l’anima prigioniera ne venisse liberata per trasformarsi in Dio. L’abate Tritemio indicava dei requisiti necessari per entrare puro nel mondo dello Spirito, ossia essere adorni di virtù, avere la coscienza monda, desiderare il bene per Dio, per sé, per il prossimo e non tendere alle cose malvagie né fare il male. Lo stesso Gesù diceva “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, siate accorti come i serpenti e candidi come le colombe”. La veste bianca che gli alchimisti iniziati indossavano, mentre nel sacrario si preparavano alle varie fasi dell’Arte Regia, è simbolo di candore, potere divino che discendeva nel loro cuore mondo da ogni impurità, guidandoli nelle operazioni. Il candore deve permeare il pensiero, affinché anche il suo linguaggio esprima la saggezza, attraverso le sue parole di luce. La Vergine stessa, l’Immacolata, ha poggiati i piedi sulla candida Luna, dominando le forze disgregatrici del serpente che gli stessi discepoli dell’Arte alchemica devono sapere dominare per essere iniziati. L’uomo è animato a riscattarsi e non sottoporsi alle forze del male che ne distruggerebbero l’essenza divina. Al discepolo non sono richieste solo le virtù sopra menzionate, ma per essere un buon ermetista deve possedere una forte intelligenza ed uno spirito di sacrificio, essendo molto ardua l’impresa. È nella Legge dell’Amore che il discepolo dell’Arte Regia completa gradatamente se stesso, perfezionando la sua iniziazione attraverso il Fuoco divino dell’Amore, lo stesso Gesù ci trasmise l’Amore attraverso la corona di spine, i fori dei chiodi, lo squarcio della lancia che il soldato romano, “Longino”, produsse penetrando nel costato, raggiungendo il centro dell’Amore, racchiuso nel petto di Gesù, che si apri per la redenzione del mondo intero. Il buon discepolo dovrà fare una vita ritirata, per quanto è possibile, raccogliersi in profondi silenzi; praticare digiuni ed astinenze, deve amare il bene con entusiasmo e mutare il suo intelletto con letture edificanti le quali esprimono coraggio e realtà divine. L’Arte alchemica viene necessariamente velata perché non è un pasto adatto ai profani e ai non chiamati a tali iniziazioni. Molti sono i simboli attraverso i quali vengono espresse le varie fasi dell’opera, e lo stesso discepolo ne deve gradatamente cogliere i concetti onde penetrare in ciò che essi dicono allegoricamente. Senza possedere il filo iniziatico per introdursi nel labirinto, non si può penetrare in esso per lo smarrimento che ne avverrebbe nell’incanto. Il maestro iniziatore è il Glifo, cioè l’unica chiave di entrata nel labirinto, che custodisce il piccolo e il grande Arcano. L’Alchimia prosegue la sua opera per incidere nel grembo della terra l’apertura adatta a ricevere il sangue del Cristo, versato per la trasmutazione dal secco sterile all’umido che rinverdisce l’albero appassito, onde trasmettere la vita divina che il morente Cristo trasfuse sul Golgota dell’espiazione e della purificazione.
Vita è stata la morte dalla Sua resurrezione ed il Sepolcro rimase vuoto per la redenzione avvenuta.
Tale processo alchemico come in tanti maestri e altri capi di religioni che persero la vita fu la realizzazione dell’uomo nuovo simboleggiato dall’oro alchemico.
Poco compresi sono i segreti dell’Arte Regia riguardanti l’evoluzione spirituale umana che vive la sua ignoranza ed è preparata, al suo non tardo risveglio, perché il secolo ventunesimo chiudendo al suo cielo, darà inizio ad una umanità rigenerata, rendendo manifesta la gloria del Dio altissimo e di coloro che ne sono stati suoi strumenti, sia gli alchimisti che i grandi mistici, i filosofi e i martiri per incomprensione.
Tutta la terra gioirà per il lieto evento che vedrà fiorire con colori smaglianti ogni angolo del pianeta.
In compimento è la sua divinizzazione e le tenebre non avranno più ragione di sussistere, perché, il Sole e la Luna unendosi hanno riversato il flusso refrigerante della divina acqua di vita.
Le sorgenti sono ricolme e l’irrorazione continua ed è questa la potenza divina che ha ucciso la morte affinché si manifestasse soltanto la vita.
VEHUIAH |
L'UNICO VERO CORPUS HERMETICUMI DISCORSI SACRI DI ERMETE TRISMEGISTO.
PRESENTAZIONE
a cura della Schola Philosophica di Teurgia Ermetica “Salvatore Mergè”
Ermete Trismegisto rappresenta la personificazione della Sapienza, la sua Parola è l’unico vero Corpus Hermeticum mai esistito, che rivive nelle diverse epoche storiche attraverso l’INSEGNAMENTO ORALE. Così è stato per i sacerdoti “egizi” che negli antichi templi mediarono la Conoscenza sacra e scientifica dall’Oriente antico in Occidente, verso i filosofi greci. Nella storia più recente non sono mancati contatti, da parte di centri iniziatici d’Oriente, volti a costituire in Occidente élite intellettuali, che rivestissero esteriormente le forme di organizzazioni ormai decadute dalla natura spirituale originaria, con lo scopo di raddrizzare il corso della storia ed evitare i pericoli derivanti all’umanità dalla cecità intellettuale. “NON HANNO L’INTELLETTO TUTTI GLI UOMINI?” - domanda ERMETE a POIMANDRES - “STAI ATTENTO A QUELLO CHE DICI, AMICO - risponde POIMANDRES - IO, IL NOUS (L’INTELLETTO DI DIO) SONO PRESENTE AI SANTI, AI PURI, AI MISERICORDIOSI, AI PII E LA MIA PRESENZA COSTITUISCE UN SOCCORSO, E SUBITO ESSI CONOSCONO TUTTE LE COSE, ED ESSI ATTRAVERSO L’AMORE SI RENDONO BENIGNO IL PADRE, E LO RINGRAZIANO CON BENEDIZIONI E CON INNI, SECONDO QUANTO È ORDINATO RIGUARDO DIO, CON AFFETTO.” Poimandres, 22 Così si spiega, a ridosso della rivoluzione atea e sanguinaria che sconvolse la Francia e non solo, l’opera incompresa dell’iberico Martinez de Pasqually e dei Cohens. Un secolo dopo, mentre in Europa si diffondevano ad una velocità impressionante ideologie folli, la storia si ripeteva nella nostra penisola con l’ermetista napoletano Giuliano Kremmerz e gli Osiridei. Il Maestro Kremmerz vide che era giunto il tempo, per l’urgenza del momento storico, di aprire a tutti gli uomini di buona volontà le porte di una Schola Italica, che riconducesse i cristiani, divenuti scettici, all’Amore di Dio, affratellandoli nella preghiera volontaria d’Amore per il prossimo, rivolta al sollievo delle sofferenze, nel nome di Myriam, Maria in ebraico, Madre e soccorritrice degli afflitti e non solo. La Schola Philosophica di Teurgia Ermetica “Salvatore Mergè” prosegue ininterrotta la sua testimonianza, riproponendo oggi, in una situazione per certi versi drammaticamente analoga, la visione del Maestro Giuliano Kremmerz, attraverso l’insegnamento orale tramandato direttamente al suo ultimo discepolo Salvatore Mergè, e da questi al nipote e discepolo Renato de Angelis. Il Maestro Salvatore Mergè così insegnava al nipote, Renato de Angelis, Maestro e Preside della nostra Schola: “per CORPUS HERMETICUM dobbiamo intendere la raccolta dei discorsi sacri di Ermete Trismegisto, comunemente noti tutti insieme sotto il nome unico di Poimandres. Tutto ciò che nascostamente va in giro sotto denominazioni similari non è che un prodotto della fantasia e della superbia umana, il velenoso frutto dell’autoesaltazione individuale: questo è il caso del “corpus philosophorum totius magiae” e delle assurde “istruzioni pratiche” contenutevi in appendice, falsamente attribuite, per ignoranza e con dolo, a Giuliano Kremmerz, ma introdotte da Giustiniano Lebano e dai suoi seguaci.” Il Maestro Renato de Angelis, preside della nostra Schola, raggiunta l’età di ottantotto anni può ancora testimoniare che quanto scritto sopra non è soltanto una nostra congettura, ma esattamente quanto gli è stato insegnato dal Maestro Salvatore Mergè e a quest’ultimo, direttamente, dal suo amato Maestro Giuliano Kremmerz. “Quando Giustiniano Lebano andò dal Maestro Giuliano Kremmerz per fargli sottoscrivere le assurde “istruzioni”, che purtroppo molti pseudo maestri conoscono bene e continuano ad insegnare tutt’oggi – diceva Salvatore Mergè - il Maestro Giuliano Kremmerz si rifiutò di sottoscriverle, preferendo piuttosto lasciare fuori Giustiniano Lebano ed i suoi seguaci dalla costituzione della Fratellanza di Myriam e dalla relativa Schola Italica. Tanto è vero che Giustiniano Lebano ed i suoi seguaci non entrarono mai a far parte, a nessun titolo, della Fratellanza Terapeutico magica di Myriam e neppure dell’Ordine Osirideo di cui Giuliano Kremmerz fu nominato Maestro e suo successore direttamente da Izar.” “Da quel momento Giustiniano Lebano – proseguiva Salvatore Mergè - dichiarò apertamente guerra al Maestro Giuliano Kremmerz, ostacolando il suo programma in ogni modo, guerra che continuarono i suoi seguaci, adoperando ogni mezzo a loro disposizione, arrivando perfino a segnalarlo in modo anonimo ad esponenti dell’ordine pubblico del governo di quegli anni, accusandolo di far parte della Massoneria e di costituire gruppi eversivi. “I seguaci di Giustiniano Lebano, approfittando dell’assenza forzata da Napoli del Maestro Kremmerz, ebbero gioco facile a diffondere la raccolta di folli istruzioni, spacciate come “documenti segreti interni all’Ordine Osirideo”. “La mancanza di preparazione e la non qualificazione spirituale di alcuni miriamici, fece sì che questa versione dello pseudo corpus, piena di nefandezze, trovasse a Napoli i suoi “stregoni” che la diffusero poi nel resto della penisola anche per mezzo di contatti con altri gruppi di occultisti, contribuendo ad ingenerare le tante e gravi incomprensioni sull’opera del Maestro Kremmerz, del tutto estraneo a tali aberrazioni.” “NESSUNO MAI DEGLI EDITORI DELLE OPERE DI GIULIANO KREMMERZ, A PARTIRE DALLA UNIVERSALE DI ROMA DEL 1951 - FINO A QUELLE PIÙ RECENTI DELLE MEDITERRANEE (1976) E DEI FRATELLI MELITA (1987) - OSÒ INSERIRE IL “CORPUS PHILOSOPHORUM TOTIUS MAGIAE” TRA GLI SCRITTI ATTRIBUITI AL MAESTRO KREMMERZ, APPUNTO PERCHÉ NON SCRITTO DALLA SUA MANO, COME BEN NOTO A TUTTI I DISCEPOLI DI GIULIANO KREMMERZ.” “QUESTO È QUANTO IL MIO MAESTRO SALVATORE MERGÈ, ULTIMO DISCEPOLO DIRETTO DI GIULIANO KREMMERZ, MI HA SEMPRE DETTO – SCRIVE IL NIPOTE RENATO DE ANGELIS.” COME MAI FINO AL 1965, ANCORA IN VITA SALVATORE MERGÈ, MAESTRO MIRIAMICO ED OSIRIDEO, NESSUNO AVEVA MAI OSATO PUBBLICARE IL CORPUS PHILOSOPHORUM TOTIUS MAGIAE, CERCANDO DI FARLO PASSARE COME SCRITTO DA GIULIANO KREMMERZ? TEMEVANO FORSE DI ESSERE SBUGIARDATI DAL MAESTRO MERGÈ VIVENTE? PERCHÉ ALL’EPOCA ERA COSA BEN NOTA CHE NON ERA GIULIANO KREMMERZ IL SUO VERO AUTORE! “Alcune associazioni che oggi si presentano al pubblico come “kremmerziane” – diceva Salvatore Mergè - di Giuliano Kremmerz utilizzano soltanto il nome, essendo in realtà molto lontane dai suoi insegnamenti, fatti di altruismo e di tanta preghiera d’Amore per il prossimo, insegnamenti che chi non ha ricevuto direttamente dal Maestro, non ha il cuore predisposto ad intendere, tanto meno a praticare. I maestri di suddette associazioni, che per intenderci chiameremo neokremmerziane, non sono stati né discepoli diretti né discepoli di discepoli di Giuliano Kremmerz e neanche Maestri fatti da lui e non.” Come si è potuto assimilare due personaggi così distanti tra loro come Giustiniano Lebano e Giuliano Kremmerz per il solo fatto di essere stati entrambi discepoli del Maestro Izar, al secolo Pasquale de Servis? Né i contenuti e neppure lo stile delle loro testimonianze sono per nulla similari: mentre il primo sfoggiava titoli ed erudizione profana, in un linguaggio non ermetico spirituale, fatto di superstizioni materiali, l’altro ha mantenuto sempre un profilo ed un linguaggio umile, dettato dal Divino Amore, alimentato dalla preghiera unita ad una fede incrollabile nell’Eterno! Esaminiamo solo per un attimo quanto Giustiniano Lebano affermava con disinvoltura nel suo volumetto “Del Mistero e della Iniziatura”: nel racconto il Satyricon di Petronio, dietro il cui nome si nascondeva un cortigiano del famigerato e dissoluto imperatore Nerone, “Il Filosofo vi legge – scrive Lebano - quasi tutto lo stadio mistico che si percorreva nella Iniziatura - e proseguiva - in tutte le Iniziature vi sono i piccoli e grandi misteri. In Napoli i piccoli (misteri) si celebravano nel delubrio di Priapo. Chi vuol meglio persuadersi che legga l’illustrazione fatta alle antichità rinvenute in Ercolano”. Come ci si può trattenere dalle risate, leggendo Giustiniano Lebano paragonare il Satyricon ad un “romanzo iniziatico”? Come se fosse possibile che esista un nesso tra l’ambito iniziatico antico, o moderno che sia, ed i racconti tanto vergognosi quanto ambigui dei personaggi di Petronio! Tutto ciò pone dei forti dubbi su cosa Giustiniano Lebano intendesse davvero per “iniziatura” e quale fosse la natura degli insegnamenti connessivi, di certo egli non doveva intendere il principio di una vita nuova dedita alla ricerca spirituale, perché ben lontana dalla realtà descritta da Petronio. Ricordiamo in proposito che Il Maestro Kremmerz, in Elementi di magia naturale e divina, avvisava il lettore che "della parola “iniziazione” si fa un grande abuso - non si deve far derivare da “initium” ovvero “ingresso” ma da “in-itio” (itio - itionis movimento generante il principio) che equivaleva nel linguaggio antico sacro al “soffio” di cui la Genesi ebraica dice che si servì Dio Grande per comunicare il suo Spirito divino ad Adamo, l’uomo di fango.” Per iniziazione non dobbiamo dunque intendere, come oggi purtroppo generalmente accade, l’ingresso in luoghi riservati ad una ristretta cerchia di amicizie, per mezzo di organizzazioni o stili di vita più o meno particolari, ma piuttosto la comunicazione dell’influenza della dimensione spirituale mediante tutte quelle azioni che la Preghiera di un Maestro può compiere su di un discepolo qualificato. Viene spontaneo domandarsi quanto lo “stregone di Torre Annunziata” (appellativo con cui i concittadini di Giustiniano Lebano lo accarezzavano, come riportato anche da Wikipedia), fosse riuscito davvero a comprendere dell’insegnamento di Izar e quanto egli fosse stato invece succube di condizionamenti personali e di incontri avuti con personaggi ben diversi dal Maestro Giuliano Kremmerz. Verrebbe da rispondere ai seguaci del Lebano, dunque, proprio come scriveva il Maestro Kremmerz in Elementi di magia naturale e divina, ovvero che l’Adepto “trova il suo magisterio nella zona altissima di purificazione” e se così non fosse convivrà con la bassezza dei sensi, prigioniero delle realtà materiali. “Giuliano Kremmerz, altro discepolo di Izar, nei comportamenti come nei suoi scritti, al contrario, manifestò sempre i caratteri di un uomo spirituale, puro, equilibrato, di natura pacifica, gioviale, di animo generoso, forte e soprattutto sereno, per niente interessato alle polemiche, disinteressato a parteggiare per questa o quella fazione politica - non si iscrisse mai a nessun partito al potere né mai parteggiò per le ideologie rivoluzionarie e comuniste – egli venne additato dai suoi detrattori nella doppia veste, di eversivo, di “mago” e di indovino, figure molto ricercate dalle gerarchie dell’epoca anche se per motivi del tutto opposti.” Il “CAPO” di allora infatti non aveva la mano leggera con i nemici politici e non perdeva occasione per ricercare i responsi dei “veggenti” per i suoi piani, ma non è il caso di rattristare gli animi dei nostri già pochi lettori con questa storia imbarazzante del nostro bel Paese. Sappiamo con certezza che Giuliano Kremmerz fu costretto dalle continue perquisizioni della sua abitazione, provocate dai suoi “DETRATTORI”, tra cui in specie figurarono i seguaci di Giustiniano Lebano, prima ad allontanarsi da Napoli, e poi a trasferirsi al sicuro con la sua famiglia ed i preziosi documenti che custodiva, oltre i confini nazionali; la stessa sorte era toccata a Martinez de Pasqually che aveva abbondonato l’Europa per il centro America, poco prima della Rivoluzione francese. “Non mi stancherò mai di ribadire – aggiunge Renato de Angelis, preside della nostra Schola - le parole che mi ripeteva spesso mio zio, il Maestro Salvatore Mergè, facendomi promettere di non dimenticarle mai, perché un giorno avrebbero giovato a tanti aspiranti ermetisti, volenterosi di mettersi sulla retta via, alla ricerca della Luce, e quel giorno ormai è giunto!”. “Per Corpus Hermeticum dobbiamo dunque intendere niente altro che la raccolta dei discorsi sacri di Ermete Trismegisto, il cui insegnamento orale comprendeva anche la Cabala angelica, con tutte le sue rituarie, cosa ben nota ai suoi primi interpreti fiorentini e di certo non le scelleratezze del “corpus philosophorum totius magiae” (vedi Testamento spirituale di Salvatore Mergè - parte prima), con cui si vollero introdurre in ambienti neokremmerziani pratiche materiali assurde ed influenze altrettanto negative.” Le prime versioni scritte del Corpus Hermeticum, ovvero dei discorsi sacri di Ermete Trismegisto, consistono in copiature da manoscritti precedenti a fini di insegnamento e risalgono, verosimilmente, ai primi secoli dell’era cristiana; già nel Medioevo i discorsi sacri di Ermete erano noti, di sicuro l’Asclepio. La raccolta di testi, come la conosciamo oggi, giunse in Occidente, almeno ufficialmente, preceduto dalla sua fama, soltanto qualche anno dopo la caduta dell’Impero romano d’Oriente ad opera degli ottomani, a seguito dei contatti, rinnovatisi negli anni precedenti, tra le due confessioni cristiane, cattolica e ortodossa. Il manoscritto in greco antico del Poimandres, di cui in seguito riportiamo un estratto da una traduzione in italiano, venne ritrovato tra i beni personali di un monaco ortodosso dopo la sua dipartita, si ritiene che la versione originale del testo greco ritrovato dovesse risalire all’anno mille. La prima traduzione in latino è invece della seconda metà del XV° secolo e fu commissionata da Cosimo dei Medici, al governo di Firenze, al celebre filosofo e sacerdote cattolico Marsilio Ficino, il quale venne ripagato del lavoro con la villa di Careggi, poi sede della sua Accademia…decisamente altri tempi! Sempre a Firenze vide la luce anche la prima versione italiana, in fiorentino. Il Poimandres è nello specifico il titolo che viene dato al primo discorso di Ermete Trismegisto, insieme all’Asclepio, di sicuro il più completo, rispetto agli altri discorsi attribuiti ad Ermete, che ne sviluppano ciascuno uno dei suoi aspetti. Il Poimandres mostra sin dalle prime battute il carattere sapienziale sacro, di rivelazione, della Tradizione Ermetica e la natura cosmologica delle scienze ermetiche; esso addita a tutti noi la via della reintegrazione dell’Essere Umano innanzitutto nella purificazione dai vizi, che rendono il corpo una prigione, e nella conversione dall’ignoranza all’Amore di Dio, grazie alla provvidenziale guida e soccorso dell’Intelletto divino, il Nous (in greco antico) o Poimandres, il cui nome letteralmente significa “Pastore di uomini”. L’immagine di Ermete Trismegisto fu intarsiata sul pavimento del Duomo di Siena, consacrato da Papa Alessandro III a Santa Maria Assunta, volendo cosi celebrare l’antica Sapienza dei Magi, e così recita il monito che avverte ogni visitatore all’ingresso della navata centrale del Duomo: “CASTISSIMUM VIRGINIS TEMPLUM CASTE MEMENTO INGREDI”, “Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine”. Oggi i discorsi sacri di Ermete Trismegisto non possiamo affermare che vivano la stessa fortuna tra i testimoni della fede, sembrano piuttosto essere ignorati, quando non sono visti con sospetto, forse perché appaiono frutto di un’intelligenza misteriosa, che bisogna ancora decifrare, occorre un Maestro esperto di quest’Arte per poter penetrare oltre il velo dei simboli. Tutti possiamo apprezzarne nel Silenzio le parole ispirate dal Divino Amore e meditarle; come avveniva nella Scuola di Pitagora dove gli iniziati erano invitati “oltre il velo, ad ascoltare gli insegnamenti, a contatto visivo con il Maestro”, mentre per tutti gli altri era possibile solo ascoltare, dal di fuori, almeno prima di essere ammessi all’interno del velo, provata la capacità intellettuale di trattenere l’insegnamento e la volontà solare rivolta al Bene. Quale insegnamento potrebbe essere più adatto ad un’epoca come la nostra dei discorsi sacri di Ermete Trismegisto? Sempre che gli “ermetisti”, oggi vittime della mentalità materialista contemporanea, non vogliano perseverare a brancolare nel buio dell’ateismo, e i credenti e religiosi ritrovino l’umiltà in un cuore puro colmo di AMORE, pieno di gratitudine verso l’ESSERE UNICO che tutti preghiamo. Soltanto grazie all’Intelligenza dell’AMORE GRANDE possiamo specchiarci nella Luce e nella Bellezza delle parole sacre del Corpus Hermeticum. I discorsi sacri di Ermete Trismegisto non appartengono ad un’epoca piuttosto che ad un'altra, non hanno età, essi hanno rivelato attraverso civiltà, religioni e linguaggi diversi, e continuano a rivelare oggi, “l’Eterna Verità della dimensione sacra della Vita”. Le parole d’Amore divino di Ermete, risollevano la nostra natura umana dall’ignoranza, portando in nostro soccorso l’Intelligenza di Dio e la Sua Sapienza, che sono “Luce e Vita”, essi elevano i sentimenti e dirigono le nostre azioni che ad opere di Bene. Si avvicina il giorno in cui tutti si sveglieranno finalmente dall’ubriacatura della mentalità contemporanea e si renderanno conto di quanta ignoranza con il materialismo si è fatta strada, approfittando del grave sonno cui si sono lasciati andare gli esseri umani. L’augurio che vogliamo condividere con i lettori è che le parole dei “discorsi sacri” di Ermete Trismegisto prendano vita, risvegliando in noi un CUORE IMMACOLATO COLMO D’AMORE, affinché ci venga in soccorso come un faro sempre acceso, su un cammino fatto di opere di Bene.
IL POIMANDRES:
Paragrafi 1-17 tratti dall’edizione Bompiani - Milano 2005
10. Il Logos di Dio balzò subito fuori dagli elementi portati a discendere, verso quella pura creazione della Natura, e si unì al Nous demiurgo – poiché era della sua stessa sostanza -, e gli elementi della natura tendenti verso il basso furono abbandonati ad essere irrazionali, così da risultare esclusivamente materia. 11. E il Nous demiurgo, insieme con il Logos, che abbraccia i cerchi e che li fa girare con un sibilo, fece volgere le sue creature, facendo loro compiere questo movimento da un inizio indefinito a un fine indeterminato; infatti, incomincia nel punto in cui termina. E la rotazione di questi cerchi, secondo come ha voluto il Nous, produsse, a partire dagli elementi che si spostano verso il basso, animali irrazionali (poiché non avevano più con sé il Logos); l’aria, poi, ne produsse di alati, e l’acqua di natanti. E la terra e l’acqua erano state separate l’una dall’altra, secondo la volontà del Nous, e la terra fece uscire dal suo seno gli animali che aveva in sé, quadrupedi e rettili, bestie selvatiche e domestiche. 12. Il Nous poi, Padre di tutti gli Esseri, che è vita e luce, generò un Essere Umano simile a lui, e prese ad amarlo come un proprio figlio. Era infatti bellissimo, in quanto riproduceva l’immagine del Padre. Veramente, infatti, Dio si innamorò della propria forma, e le affidò tutte le sue creature. 13. E, avendo notato la creazione che il Demiurgo aveva fatto nel fuoco, l’Essere umano volle anch’egli produrre un’opera, e ciò gli fu consentito dal Padre. Entrato, dunque, nella sfera demiurgica, dove avrebbe avuto pieni poteri, osservò le opere del fratello, e i governatori si innamorarono di lui, e ciascuno lo rese partecipe della propria magistratura. Ed egli, avendo appreso la loro essenza e avendo preso parte alla loro natura, volle infrangere la circonferenza esterna dei cerchi, e scorgere la potenza di colui che sovrintende al fuoco. 14. E l’Essere Umano, che aveva ogni potere sul mondo delle creature mortali e sugli animali irrazionali, si piegò per osservare attraverso l’armonia delle sfere, dopo averne spezzato l’involucro, e mostro alla natura inferiore la bella forma di Dio. La Natura allora quando vide che esso in se ha una bellezza inesauribile, ogni potenza dei Governatori e la forma di Dio, sorrise d’amore, poiché aveva visto riflessa nell’acqua la forma dell’essere Umano, e la sua ombra sulla terra. Ed esso, vedendo nella Natura, riflessa nell’acqua, questa forma che gli somigliava, vi si affezionò, e volle abitare laggiù. E, insieme all’atto di volontà, avvenne la sua realizzazione, ed esso prese ad abitare la forma irrazionale. La Natura, allora, avendo ricevuto il suo amato, lo abbracciò completamente e si unirono, poiché erano innamorati. 15. E per questo, a differenza di tutti gli altri esseri che vivono sulla terra, l’uomo è duplice: mortale nel corpo, immortale nella sostanza di Essere Umano. Pur essendo, infatti, immortale e avendo il potere su tutti gli esseri, subisce le vicissitudini dei mortali, soggiacendo al fato. Dunque, sebbene sia al di sopra dell’armonia delle sfere, vi è divenuto sottoposto, e, sebbene sia androgino in quanto figlio di un Padre androgino, e anche insonne in quanto è figlio di un insonne, tuttavia si lascia vincere dal desiderio e dal sonno. 16. Dopo di che: “…mio Nous; anch’io, infatti, amo il logos”. E Poimandres disse: “Questo è il mistero che è rimasto nascosto fino ad oggi”. La Natura, infatti, unitasi con l’Essere Umano, generò un prodigio davvero sorprendente. Infatti, l’Essere Umano aveva in sé la natura dell’armonia dei Sette, i quali ti ho detto che sono composti di fuoco e di soffio. E la natura, subito, senza attendere, diede alla luce sette uomini, le cui nature, corrispondevano a quelle dei sette governanti, androgini, che tendevano nel cielo”. Quindi: “O Poimandres, io sono giunto ora a un grande desiderio, e bramo di ascoltare. Non allontanarti dal tema”. E Poimandres rispose: “Sta’ zitto, allora. Non ho ancora finito di esporti il primo discorso”. “Ecco, vedi? Sto zitto”, dissi io. 17. “Dunque, come ho detto, la generazione di questi sette uomini avvenne in tal modo. La terra, infatti, era femminile, e l’acqua svolgeva la funzione generativa maschile; il fuoco portò le cose a maturazione; dall’etere la Natura ricevette il soffio e produsse i corpi secondo la forma dell’Essere Umano. E quest’ultimo, da vita e luce che era, divenne anima e intelletto; dalla vita l’anima, dalla luce l’intelletto. E tutti gli esseri del mondo sensibile rimasero in questo stato, fino alla fine di un periodo e fino all’inizio delle specie.
………continua COMMENTO ALL'INNO AL SOLE DI GIULIANO KREMMERZa cura della Schola Philosophica di Teurgia Ermetica “Salvatore Mergè”
All’ ESSERE UNICO, tra tutti gli esseri, l’ONNIPOTENTE IDDIO!
Tu che abbracci d’innumerevoli raggi ogni esistenza visibile ed invisibile, la vita si muove in Te, come l’onda nell’Oceano.
Tu che vesti la forma perfetta d’ogni esistenza, Sei Luce per l’intelletto, Amore e Perdono per il cuore, Carità per lo spirito assetato di Verità.
Tu che ami gli umili e i puri di cuore chè si sentono ignoranti e sanno di non sapere, colma le loro bisacce leggere di parole d’Amore.
Tu che non conosci il male e perdoni ogni errore, non restare indifferente alle ferite delle passioni che le pesanti catene infliggono agli uomini, prigionieri nel lordo fango mobile.
Tu che formi cuori e menti docili all’intelligenza delle cose visibili, svela loro la Tua Legge e la virtù dei Numi.
Tu che ogni nodo terreno sciogli, prestaci la forza per vincere ciò che ci trattiene dal risalire la scia al raggio infinito, oltre ogni vetta visibile, fino alla sorgente di Vita.
Tu che sei il Clemente ed il Magnifico, donaci di invocare il tuo Ineffabile Nome, al cui richiamo ogni ginocchio e capo s’inchina.
Con i tuoi raggi fecondi illumina le tenebre angosciose, nell’attesa che il Sole ritorni tra noi, vittorioso il Cristo sulla bestia immonda, l’essere umano d’orgoglio e di superbia abbonda.
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Nel buio della notte un raggio di Luce prese forma, una lingua di Fuoco irruppe dal silenzio profondo, animandosi in una danza armoniosa, il cui significato si tradusse nel cuore:
“Figlio mio, ascolta, non avere paura, il Fuoco divino non brucia che la morte!”
Tra i presenti un uomo buono e puro tese aperte le mani al cielo mosso dall’entusiasmo e dalla gratitudine, a nome di chi non aveva ancora compreso, a voce alta e fiera invocò la Sapienza dei Magi con inni di lode al Signore che iniziavano così…
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INNO AL SOLE
UNUS, POLLENTISSIMUS OMNIUM! O SOLE, radiante Iddio, Padre nostro, Tu, che crei le forme e dai con l’ombra rilievo alle cose visibili nell'onda del Tuo splendore eterno, illumina della tua Luce Divina colui che, puro di mente e cuore, leggerà in questo libro le leggi e le pratiche per assorgere alla potestà dei Numi: fa che egli intenda e non fraintenda: dagli l'umiltà di sapersi ignorante e la virtù di prescindere dalla sorda sensività della vita terrena, affinché dove la voce della bestia non lo seduca, senta l'alito del tuo Spirito fecondo. O SOLE, Tu, che spazzi le tenebre della gran notte dei fantasmi passionali, degli spettri delle concupiscenze più sfrenate, delle superbe creazioni dell’orgoglio umano, illumina l'ignoranza di colui che, mondo dai fremiti della voluttà delle cose temporanee, ha sete di verità eterne e fa che l'idolatra della bestia, incatenato alla vanagloria dell’ignoranza, senta il tuo raggio divino e si prepari all’avvento del Cristo. O SOLE, sfolgorante Iddio, perdona a chi mi leggerà in mala fede, ai massoni ignoranti, ai preti mestieranti o ciechi, ai dottori di teologia che non intendono la parola del tuo Spirito, ai sapienti adoratori dell'acido fenico, dei microbi e dei sieri, ai critici che non sanno e ai pinzocheri che hanno paura; fa che i tuoi Messaggeri di Luce, angeli alati e demoni cornuti, li convertano alla intelligenza della verità delle cose visibili. Ma Tu che solo ai ciechi nascondi la tua Luce, O SOLE, non negare il tuo raggio e la tua provvidenza a colui che leggendo senza la virtù dell'anima e del cuore voglia una prova sola per convertirsi alla verità. Ma se la PROVA non basta e il tentatore degli Dei, ostinato, ritenta ancora una prova senza la fede, sii clemente come sei magnifico. Perdona alla fragilità dei presuntuosi. Fa che il tuo demonio rosso non gli avvampi il sangue nelle vene e che il suo cervello non bolla per pazzia innanzi alle vaganti e fuggevoli immagini della lussuria dell'inesistente. Perdona, O SOLE, e risparmia la tua collera terribile ai ciechi conduttori della cieca turba, ai Sofi maligni e ai giullari della sapienza umana. Mentre essi negano, il gallo canta, e l'alba della luce, delle anime, delle intelligenze si annunzia all'oriente, di sopra alla catena serrata dei monti altissimi che precludono all’occhio umano la città di Dio. Mentre essi deridono ciò che non veggono, accarezzano le pecore da tondere, e i tordi grassi da pelare, cercano le carte monetate e il paradiso della suburra - fra tanto il gallo ripete il canto, l'alba diviene aurora, il mondo si risveglia alla luce e lascia i gufi, padroni della lunga notte, nelle tane a divorare il cadavere della grande menzogna che li ha nutricati la vigilia. A chi crede, a chi ama, a chi spera il senso vero della mia parola, che è la tua Legge. GIULIANO KREMMERZ L'INNO ALLA CARITA'L’influenza di San Paolo nell’opera di Giuliano Kremmerz a cura della Schola Philosophica di Teurgia Ermetica “Salvatore Mergè”, ultimo discepolo del Maestro Kremmerz.
Giuliano Kremmerz nominava ripetutamente san Paolo nelle conversazioni private con i rari discepoli che lo seguivano, tra cui il suo ultimo discepolo Salvatore Mergè; così anche nelle sue opere, il Maestro Kremmerz, divulgatore instancabile della dottrina ermetica cristiana, trovava sempre modo di farvi riferimento, sia esplicitamente che anche implicitamente (vedi note 1 e 2). Come mai nessuno dei tanti studiosi kremmerziani ha mai notato ciò? Qualcuno se n’è mai domandato la motivazione? Possibile che professori, giornalisti, scrittori, seguaci, pseudo maestri ed editori delle opere di Giuliano Kremmerz siano stati così miopi da non accorgersene? Sono stati forse e perseverano ad essere tutti atei? È pur vero che ciascuno comprende soltanto ciò che il cuore gli suggerisce, ma come è possibile che ancora in tanti non si vergognino di aver travisato a “sfondo sessuale” (vedi le false istruzioni pratiche dello pseudo-corpus) il contenuto puro e spirituale degli scritti del Maestro Giuliano Kremmerz, uomo fuori di ogni dubbio casto, come testimoniava Salvatore Mergè nel suo Testamento spirituale? Sono stati scritti fiumi di parole per ricostruire alberi genealogici di filiazioni iniziatiche, allo scopo di rivendicare fantomatiche primogeniture, quasi si trattasse di una corsa all’eredità, possibile invece che nessuno dei suoi “seguaci” e sedicenti autoproclamatisi maestri abbia speso un decimo del tempo per restituire la dignità “rubata” agli scritti del maestro Kremmerz, riportandone alla luce i contenuti unici ed essenziali, contribuendo così all’edificazione dei fratelli miriamici e non solo? Le opere di Giuliano Kremmerz sono state e sono ancora oggi oggetto di vili speculazioni che le hanno deturpate, privandole dell’Amore e della cristianità da cui furono all’origine concepite. Individui, vittime della mentalità piena di fango e gelida di un epoca impermeabile ad ogni tendenza spirituale, hanno fino ad oggi strumentalizzato gli scritti del Maestro per fini del tutto personali; essi, non vedendo oltre la sfera materiale, non hanno potuto penetrare la scorza del significato letterale per gustarne il frutto della dimensione spirituale, ed hanno finito per ridurre le opere del Maestro, quando non ne hanno addirittura travisato il senso, ad un manuale di magia, di consigli pratici e di ricette salutari, che Giuliano Kremmerz per spirito di carità inseriva tra le righe. Tralasciamo le sterili polemiche, ed entriamo nell’argomento scelto per questo breve articolo: di certo possiamo innanzitutto dire che la figura di san Paolo è stata di ispirazione continua per Giuliano Kremmerz e che nelle sue opere se ne avverte la presenza fortemente. Grande doveva essere la determinazione del Maestro Kremmerz nel rievocare l’insegnamento cristiano originario, ma quanto ardua era la missione che aveva preso con se! Quale sacrificio essere un divulgatore della dottrina ermetica cristiana, per questo motivo egli fu costretto ad abbandonare la sua amata città natale e poi a fuggire lontano; perseguitato dai suoi nemici giurati, sobillati dall’avvocato Lebano, egli trovò riparo solo al di là dei confini del nostro bel paese, che malgrado tutto amò sempre tantissimo. Non dobbiamo dimenticare che il Maestro Kremmerz visse in un’epoca molto particolare, in cui si faceva strada, battendo ogni campo, “LA FALCE” dell’avversione alla spiritualità, tanto che in tutta Europa ormai si faceva fatica a vivere liberamente una religiosità pura, scevra da strumentalizzazioni politiche; il cattolicesimo stesso aveva seppellito. sotto molteplici stratificazioni di altri pensieri, l’idea primitiva intorno alla quale erano nate le prime comunità cristiane, fino ad assumere, a seguito di un processo di secolarizzazione che continua incessante anche ai giorni nostri, le vesti esteriori di una ideologia politica e sociale, basata sulla paura di tremende punizioni nell’ al di là. Con la scusa di rimanere al passo con i tempi, si è mascherato il tentativo di conservare, ad ogni costo, il potere materiale acquisito attraverso secoli bui per la spiritualità, tutto ciò almeno fino a quando non è giunto tra noi il Papa Santo, con cui è iniziata l’era del Perdono, dell’Amore e della Carità, che fino ad allora era stata oscurata. Quando si sveglieranno i popoli e prenderanno coscienza di tutto ciò? Nelle intenzioni del Maestro Kremmerz la Fratellanza di Myriam avrebbe dovuto ridestare una volontà solare in tutti i cristiani, divenuti anticlericali e scettici, quando non addirittura atei, riaccostandoli alla fede cattolica, attraverso la pratica caritatevole ermetica fatta di preghiera d’Amore per il prossimo. Tra rievocazioni storiche ed echi di culture lontane, Giuliano Kremmerz mette in luce la figura eroica di san Paolo, quale simbolo della Carità, ed è proprio nel riconoscere nella Carità l’idea principale della dottrina cristiana, che si salda il legame del Maestro Kremmerz con Paolo di Tarso e la sua missione apostolica. “Il mio comandamento è questo: Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi” dice la Sapienza divina. Scrive Giuliano Kremmerz nella Breve relazione “ai Dodici supremi Vecchi Maestri del Collegio Operante”, nell’introduzione alla Pragmatica Fondamentale: “Questo ho compiuto, sicuro di interpretare il Vostro Volere che è la semplice idea di quell’Amore e quella Carità che non ho osato consacrare nel testo della regola fondamentale, spogliando l’esteriore di ogni abbreviatura settaria, mutando le logge in accademie (che altrove definisce istituzioni di carità), statuendo la festa solare (dell’Agape) come disperdimento di tenebre angosciose che s’addensano sulla grande coscienza dei popoli sottratti ai tempi prostituiti.” Si tramanda che Paolo si fosse convertito sulla via di Damasco, egli depose le armi folgorato dalla Luce del messaggio cristiano che Dio è Amore e la CARITÀ è lo Spirito di Dio in Terra; la sua missione apostolica divenne l’evangelizzazione dei popoli, divenuti ormai incapaci di intendere il significato della complessa mitologia e delle figure divine tramandate dai tempi antichi, come quella di Venere-Amore o di Bacco-Ebbrezza, per ignoranza svilite al culto dell’amore profano e dei piaceri del vino. Il Maestro Kremmerz venne considerato da molti dei suoi contemporanei egli stesso un visionario, rapito da un mondo ideale che già all’epoca era così distante dalla realtà da ritenersi utopico. In piena euforia positivistica era difatti un tabù cercare di conciliare scienza e religione, impossibile pensare di rievocare le antiche vestigia delle scienze sacerdotali, senza essere preso per pazzo o visto con sospetto. È passato più di un secolo e nulla è cambiato ai giorni in cui scriviamo, sebbene la mentalità contemporanea si sia radicalizzata, cristallizzandosi in figure disarmoniche prive di punti di riferimento stabili, il programma della Fratellanza di Myriam è rimasto identico, nella speranza che ogni battezzato divenuto scettico, agnostico o perfino ateo, torni ad avere fede, ad essere cattolico, dopo essere venuto a contatto con LA SCIENZA DELLA CARITÀ, OPERATA DALL’ERMETISMO CRISTIANO SPIRITUALE KREMMERZIANO: PERCHÉ LA PREGHIERA FA PARTE DEL MONDO SUPERIORE, CIOÈ QUELLO SPIRITUALE. Resta aperta per tutti noi per mezzo della nostra Schola, la via tracciata dal Maestro Giuliano Kremmerz con la Fratellanza Terapeutico magica di Myriam. PER CHI NON HA CAPITO E SI OSTINA A NON CAPIRE, LA NOSTRA FRATELLANZA CONSISTE NELLA SCIENZA DELLA CARITÀ, IL SUO GRADINO INIZIALE È SPERIMENTABILE DA OGNI UOMO E DONNA, PURCHÉ DOTATI DI VOLONTÀ E DI UN MINIMO DI SENSIBILITÀ, E DELLA CAPACITÀ DI AMARE IL PROSSIMO, ESSO È COSTITUITO DALLA COMPASSIONE. “Compassione” è parola latina, il cui omologo greco è sympátheia, la loro etimologia comune rimanda al significato di “soffrire insieme”, a chi si ama. La compassione come la sensibilità e la capacità di amare sono connaturati nell’individuo, tutti prima o poi ne facciamo esperienza: ogni madre avverte se il figlio piange per una ragione o solo per un capriccio, perché ne condivide in un certo modo la sensibilità, tutti noi avvertiamo la sofferenza altrui, e la scienza scoprirà forse un giorno che questa condivisione (o risonanza) non è solo un comportamento umano ma che è insito in ogni essere vivente e in tutto l’universo, perché anch’esso vive e proviene dall’AMORE che è CARITÀ. “Per esprimere idee – così scrive il Maestro Kremmerz nella Pragmatica Fondamentale - occorre un linguaggio ancora tra i terrestri ignorato. Ho dovuto bandire le parole abusate per non essere malinteso. Non ho potuto dire: questa (la Fratellanza di Myriam) è la scienza della Carità che nessuno intende; questa scienza è Amore. Chi mi avrebbe compreso se non l’adepto ermetico che già ne conosce la radice? “La Carità non avrà mai fine – dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi - le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è Perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.” Ai giorni nostri di certo non esistono più profeti, prolificano le ribellioni degli scismatici, all’interno delle famiglie i genitori non insegnano più ai figli con amore il loro credo, la supremazia delle “nuove tecnologie” ha cancellato ogni vestigia di conoscenza che non sia materiale, si vuole sostituire la stessa capacità di discernimento umano con il surrogato di una cosiddetta “intelligenza artificiale”, tutto ciò per privare i popoli dei tesori dell’Intelletto e dello Spirito, insieme all’unica risorsa che rende liberi ciascuno di noi, la Volontà di Amare l’ ESSERE UNICO e gli altri disinteressatamente. Giuliano Kremmerz aveva visto lontano, bene comprese che alla fine dei tempi, cadute in oblio le scienze sacerdotali, non sarebbe rimasta altra via per l’ascensione umana che la Carità, come aveva profetizzato San Paolo, Essa infatti non morirà mai, proprio perché insita nella stessa natura umana. La Carità è attributo divino insito nell’individuo, dall’Eternità, perché a mezzo di Essa egli perfezioni se stesso, oltrepassi i limiti impostigli dalla natura individuale e si reintegri, a mezzo dell’Amore, nell’Unità del Tutto. Quando il profumo della Carità pervade la nostra coscienza, i suoi doni ci ricolmano di pace, accendendo in noi la fiamma invisibile fatta di Luce vera che riscalda ed illumina di gioia il nostro cielo interiore. E ripetiamo ancora come si esprime nella introduzione alla Regola fondamentale il Maestro Kremmerz rivolgendosi come discepolo ai “dodici saggissimi e venerandi Maestri”: “Questo ho compiuto sicuro di interpretare il Vostro Volere che è la semplice idea di quell’Amore e quella Carità che non ho osato consacrare nel testo della Regola fondamentale, spogliando l’esteriore di ogni abbreviatura settaria, mutando le logge in accademie (istituzioni di carità), statuendo la festa solare (dell’Agape = della Carità) come disperdimento di tenebre angosciose che s’addensano sulla grande coscienza dei popoli sottratti ai tempi prostituiti.” Qualcuno si è mai domandato chi sono i “dodici saggissimi e venerandi Maestri” invocati da Giuliano Kremmerz nella Regola Fondamentale della Fratellanza di Myriam? “Il mio discepolo - continua Giuliano Kremmerz - impari che per spogliarsi di tutte le passioni degli uomini, per purgarsi di tutte le gravi e pesanti catene che precingono il corpo dell'angelo involuto, non bisogna che coltivare due virtù divine: L'AMORE AGLI UOMINI e il PERDONO: queste due virtù sono racchiuse nell'ideale della CARITA'. Nel fulgore delle passioni umane, quando l'amore degli uomini si traduce nella libidine e il perdono nella sommissione alle forze fatali e violente che ci opprimono senza darci il potere di ribellarci, la CARITÀ è l'araba fenice che pone le sue uova sul cunicolo di una montagna introvabile. L'uomo si foggia, come del Dio, una statuetta curiosa della carità, e la nutrisce di ambizione, di vanagloria, di ignoranza, di provvidenza umana e di filantropia.” La Carità che il Maestro Kremmerz addita nella Pragmatica Fondamentale non indossa la “maschera della filantropia”, perché non vuole divenire uno strumento di potere ad uso dei più fortunati ai danni dei più deboli, ma piuttosto Essa è la chiave che apre le porte della libertà del mondo interiore. La Carità è Misericordia, non si trova tra gli orgogliosi che tutto credono di sapere, ma si accompagna agli umili, poveri nello spirito, che sanno di non sapere, nascostamente li precede lungo tutto il sentiero pieno di insidie della ricerca spirituale, perché non perdano di vista il traguardo finale. “Amore e Perdono – scrive il Maestro Kremmerz - sommati nella Carità differiscono completamente dalla filantropia, pel carattere divino della prima e dello umano della seconda. La Carità è potente come un sacrificio dell'essere relativo per l 'ESSERE ASSOLUTO; la filantropia è la passione degli zoofili che cercano di proteggere le bestie, di alleviar loro i tormenti, ma non di farle sedere alla propria mensa, né di trascinare i carri pesanti in loro vece.” “L'Amore è la Carità più affascinante dell'istinto; la sua decadenza è la prostituzione di tutti i sentimenti nobili, cioè divini e divinificati nell'uomo.” Il Maestro Kremmerz insegna che lo spirito di Carità diventa luminoso quando impariamo a perdonare, rischiara con il suo Amore solare le imperfezioni e le manchevolezze umane, causa di sofferenza fisica e morale, liberandoci dalla necessità della legge di causa effetto. Egli scrive ancora: “L'Amore è il complemento più prezioso della sociabilità ed è la chiave di Iside purissima che schiude i fecondi tesori della Divinità nelle creature umane e decadute. I misteri di Venere non furono che celebrazioni del culto di questo Amore comprensivo che unisce i due poli della creazione nella creazione del mercurio vitale e intelligente.”
COME SI PUÒ PENSARE AD ALTRO!?
(nota 1) Le frasi sottolineate sono del Maestro Kremmerz (nota 2) Segue l’elenco delle citazioni di San Paolo nelle opere di Giuliano Kremmerz, per chi volesse rileggerle e meditarle. La prima raccolta in un’opera unica degli scritti di Giuliano Kremmerz venne pubblicata in tre volumi a Roma dalla Ceur nel 1950-51, fu ripubblicata poi a Milano nel 1987 da Fratelli Melita editori, rispettandone sia la scelta che l’ordine dei testi anche nella numerazione delle pagine. Per convenienza abbiamo indicato le pagine su queste pubblicazioni anche se dal nostro punto di vista costituirono una forzatura degli scritti di Giuliano Kremmerz; egli infatti prediligeva la forma dello scrivere più vicino possibile all’insegnamento orale, ovvero il dialogo, l’epistolario, la presentazione di libri classici e non, per lo più scrisse articoli sulle riviste del settore, alcune delle quali curava in prima persona. Per tali motivi le sopra citate edizioni, sebbene si presentassero come “Opera Omnia”, non si può ritenere potessero comprendere davvero tutto il materiale disponibile, anzi nell’assemblare frammenti così differenti tra loro e nel tentativo di dare continuità al testo, spesso finirono per tradire il significato dei singoli scritti e confondere il lettore.
Ediz. Ceur-Melita. Volume primo - Il Mondo secreto - Preparazione - pag.121 citazione di San Paolo. Volume primo - Il Mondo secreto – Preparazione - pag.135 si nomina San Paolo. Volume primo - Il Mondo secreto – Preparazione - pag.190 si invoca San Paolo.
Edizioni Rebis – Il Mondo secreto. lettera finale fasc. nov-dic 1899 mettiamo le cose a posto marzo 1898 fascicolo luglio 1898
Edizioni varie La porta ermetica cap.III
Il libro degli arcani maggiori - ricorre tre volte il termine “paolottismo” e “paolotto” ad indicare i diversi tentativi di “scimmiottare” San Paolo falsificandone l’idea della Carità cristiana. Il libro degli arcani maggiori - nominato San Paolo due volte nel Prologo del pazzo
Dialoghi sull’ermetismo capitolo 4°………… Dialoghi sull’ermetismo capitolo 9°…………
Angeli e demoni dell’Amore cap. I
Pragmatica fondamentale - dedica ai saggi e venerandi dodici – ricorre il termine “paolottismo”
Commentarium fascicolo I – nego, confirmo…. Commentarium ANNOTAZIONI - Il novizio incerto, dubbioso e insoddisfatto. Commentarium ANNOTAZIONI - Le incompatibilità.
La morte cap.5
PAOLO DI TARSO
INNO ALLA CARITA', ALL'AMORE GRATUITO (Lettera ai Corinzi I, 13)
1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. 2 E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. 3 E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. 4 La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5 non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7 Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9 Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. 10 Ma quando verrà ciò che è Perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. 12 Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13 Ora dunque rimangono queste tre cose: la Fede, la Speranza e la Carità. Ma la più grande di tutte è la CARITÀ! CHE COSA E’ LA FRATELLANZA TERAPEUTICO MAGICA DI MYRIAM?Presentazione del manoscritto di Giuliano Kremmerz a cura della Schola Philosophica di Teurgia Ermetica ”Salvatore Mergè”
Riproponiamo di seguito il manoscritto di Giuliano Kremmerz già noto con il titolo “Catechismo della Fratellanza di Myriam”. Lo scritto è davvero rilevante, in quanto risponde in maniera esaustiva e concisa a molte delle domande di carattere generale più comuni, specie tra coloro che vengono in contatto per la prima volta con la Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam. Tanti seguaci di Giuliano Kremmerz, tuttavia, anche in passato, hanno tralasciato di interpretare il contenuto di questo straordinario testo, o quanto meno non ne hanno voluto trarre tutte le conseguenze, forse perché contrarie alle loro aspettative. Nelle brevi ma luminose pagine che seguono, redatte in uno stile essenziale ed in un linguaggio semplice, il Maestro Giuliano Kremmerz chiarisce una volta per tutte, agli appassionati di Ermetismo, cosa è la Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam, che cosa dobbiamo intendere con il nome di Myriam ed in che consiste la Terapeutica Magica che la contraddistingue. Iniziamo dalla parola “Fratellanza”, questa, scrive Giuliano Kremmerz, non è da intendersi in senso profano o come diremmo noi oggi a più di un secolo di distanza, non si esaurisce nella connotazione sentimentale del termine, ma piuttosto il suo significato primario è da ricercarsi in senso spirituale. La nostra Fratellanza sottolinea il Maestro Kremmerz è “Fratellanza di Myriam”, Essa, se a qualcuno ancora non fosse chiaro, lo ribadiamo, è una Fratellanza spirituale; Myriam, Maria in ebraico, rappresenta per tutti noi, se siamo credenti e non atei, la disposizione dell’essere orante, in preghiera, e tale è l’immagine di Maria in tutte le raffigurazioni dell’annuncio dell’Angelo, che la ritraggono sempre nell’atto di pregare. “Myriam, Maria, Madre di tutti i cristiani, ogni fratello ascritto alla nostra Fratellanza Ti appartiene, perché Tu sola incarni la Preghiera d’Amore, con la A maiuscola, che al pari dell’amore materno, è dono di se, senza aspettativa di premi o di ricompense.” “Myriam, Maria, Madre e Misericordia di Dio, il Tuo frutto è il Salvatore del Mondo, il Christós (come dice il Maestro Kremmerz), il Verbo fatto carne, tutti noi ci poniamo sotto la protezione del tuo manto celeste, adornato delle gemme più preziose, e nella notte della vita Ti rivolgiamo le nostre preghiere come figli. Ascoltaci!” “Myriam, Sposa di Dio, Vergine potente, portatrice del mondo della Luce, da cui ogni cosa prende forma secondo la propria specie, accendi in noi il Fuoco del Tuo Amore senza confini, perché venendo in contatto con noi ciascuno possa accogliere i doni che Tu sola elargisci copiosamente, per mezzo Tuo troviamo la Pace.” La Fratellanza di Myriam si propone, per definizione e per statuto (vedi Pragmatica Fondamentale) il fine terapeutico, esclusivamente attraverso la preghiera; Essa è costituita dall’unione di uomini e donne, dotati di tanta buona volontà di amare il prossimo fino allo stremo delle forze, in nome di una causa sacrosanta, sollevare l’umanità dalle sofferenze fisiche e morali, che ne ostacolano il libero sviluppo verso la piena consapevolezza dell’essere una creatura unica, Figlia, Sposa e Madre dell’Essere Unico. Lo spirito umano si nutre dalla volontà di pregare, soltanto attraverso la Preghiera fatta con Amore, volontariamente, si entra in contatto con la dimensione spirituale. La via tracciata dal Maestro Kremmerz con la Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam è aperta a tutti coloro che desiderano sinceramente intraprenderne il cammino, consapevoli che Essa è una via essenzialmente spirituale, proprio perché fatta esclusivamente di tantissima Preghiera d’Amore, e di nient’altro. La nostra Schola ermetica potremmo dire è una “scuola di preghiera”, se non si ha la volontà di imparare a pregare con Amore, per il bene altrui, conquistando i doni di Luce e Saggezza per se stessi e per gli altri, meglio lasciar perdere e dedicarsi ad altro. Qualsiasi istruzione pratica che contraddica tutto ciò, a qualsiasi titolo, va bandita, insieme a chi avesse l’ardire di farsene portatore all’interno della Fratellanza. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio,” così dice la Sapienza divina. La Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam secondo le intenzioni del suo primo maestro ed iniziatore Giuliano Kremmerz, ripetiamo ancora una volta, per chi si ostinasse a non accettarlo, è una Fratellanza spirituale; seguaci, scrittori ed editori kremmerziani hanno tutti dimostrato, almeno fino ad ora, di essere atei, non hanno avuto la Volontà di vedere al di là, soggiogati dalla corrente dei pensieri che domina il mondo contemporaneo, non hanno compreso che la nostra è una Fratellanza incentrata sulla volontà dei suoi ascritti di pregare quotidianamente con infinito Amore per gli ammalati ed i bisognosi, ponendoli sotto la protezione di Myriam, Maria, agevolando così anche il proprio ascenso individuale. Il termine “magica” utilizzato nella denominazione della Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam, nelle intenzioni del Maestro Kremmerz, denota le caratteristiche peculiari proprie della “medicina ermetica”, distinguendola, senza contrapposizione, da tutte le altre forme di medicina, compresa quella ufficiale e accademica. Rimandiamo i lettori al significato proprio del termine “magia”, quale insieme di conoscenze di ordine naturale e cosmologico, ricordando in proposito che i Re magi, venuti dall’Oriente ad adorare il Signore, erano sapienti ed astrologi. Le connotazioni negative che oggi sono legate al termine “magia” dimostrano soltanto l’avversione della mentalità moderna ad ammettere l’esistenza di leggi naturali che le scienze contemporanee, con i loro strumenti, non riescono a cogliere, né tanto meno a riprodurre con le tecniche di cui attualmente dispongono; tali suggestioni costituiscono il pregiudizio comune a tutto ciò che non si è disposti ad accogliere perché ancora non si conosce. Il manoscritto prosegue con una serie di avvertenze e precisazioni circa cosa non vuole essere e neppure diventare la Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam, ed una lista dettagliata delle realtà con cui Essa non deve essere confusa. “La Fratellanza cui io appartengo, - scrive il Maestro Kremmerz - non è una società massonica perché non mira a nessun fine profano sociale, né promette aiuti ai fratelli iscritti a detrimento dei diritti che ogni uomo, in nome dell'eguaglianza dei diritti e dei doveri, ha innanzi a Dio e alla società civile”. Le finalità della Fratellanza Terapeutico magica di Myriam, scrive Giuliano Kremmerz, sono esattamente il contrario rispetto agli scopi perseguiti dalla Massoneria moderna, per cui egli proibì l’ammissione al suo interno, ad ogni livello, a tutti gli iscritti alla Massoneria, con la sola eccezione per coloro che avessero presentato le proprie dimissioni scritte ed irrevocabili dalla loggia di appartenenza. La Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam non voleva costituire e non doveva divenire, secondo Giuliano Kremmerz, una delle tante propaggini della Massoneria; le sue Accademie non si sarebbero dovute comportare come delle “Logge”, acclamanti con favore solo gli amici degli amici, ma piuttosto nelle intenzioni di Giuliano Kremmerz dovevano rappresentare associazioni libere di uomini e donne uniti dalla volontà attivissima nel Bene, predisposti ad ascoltare le ragioni di chi si fosse rivolto loro per ricevere Parole di conforto e per lenire le sofferenze. La Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam, secondo Giuliano Kremmerz, non doveva presentarsi quale una nuova terapia, alla stregua dell’omeopatia, della psicodinamica e di tante altre discipline che si stavano affacciando allora sul panorama scientifico-terapeutico di fine Ottocento; neppure fu costituita per sostituirsi alla medicina ufficiale e accademica nella somministrazione dei medicinali, piuttosto, nell’intenzione del Maestro, e così che va inteso anche oggi il termine “Terapeutico magica”, Essa deve affiancare le cure debitamente prescritte dal medico specialista, aggiungendovi quel “quid” di cui spesso lo scienziato accademico è carente o si dimentica che l’ammalato ne necessita, ovvero la forza vitale, valore umano attivato nel paziente dal sentirsi amato disinteressatamente, senza il quale valore, difficilmente inizia la guarigione. “Amor vincit omnia” diceva il poeta latino Virgilio. La Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam non vuole essere né diventare una nuova religione, Essa non si presenta portatrice di nuovi dogmi, differenti rispetto al Credo della religione di appartenenza dei suoi aderenti, Credo cui non intende in nessun modo prendere il posto, semmai Essa offre a tutti i suoi aderenti, secondo la prospettiva del suo fondatore, per mezzo della via “Terapeutico Magica di Myriam” che la caratterizza, la possibilità di interpretarne i simboli nella esperienza sincera della vita vissuta, fatta di tantissima preghiera, di altruismo e di sincero Amore e non solo per chi ci è accanto. Oltre all’esclusione dalla Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam degli iscritti alla Massoneria a qualsiasi titolo e dei “catecumeni” di nuove pseudo religioni, il Maestro Kremmerz, per gli stessi motivi, dichiarò inconciliabile l’iscrizione alla Fratellanza con l’appartenenza a gruppi che, parteggiando per interessi particolari di questa o quella parte della variegata compagine umana, potremmo definire faziosi, come partiti politici ed associazioni lobbistiche di ogni genere, agli affiliati di gruppi segreti e sette di qualsiasi natura ed ai collezionisti di titoli “iniziatici”, così come a tutti quei faciloni, sperimentalisti empirici, che per curiosità e vanagloria tutto vogliono provare solo per poterlo raccontare. __________________
CHE COSA È LA FRATELLANZA TERAPEUTICO MAGICA DI MYRIAM? Il manoscritto di Giuliano Kremmerz
D. Tu ti sei professato Fratello Terapeutico magico di Myriam. Sarei contento se tu potessi darmi delle notizie su questa Fratellanza. R. Son pronto a darne a chiunque le più diffuse spiegazioni. D. Che cosa è dunque questa Fratellanza Terapeutico-Magica di Myriam? è una società massonica? è una confraternita religiosa? è una associazione di sperimentalisti? è una setta civile o scientifica? R. Rispondo chiaramente: La Fratellanza cui io appartengo, non è una società massonica perché non mira a nessun fine profano sociale, né promette aiuti ai fratelli iscritti a detrimento dei diritti che ogni uomo, in nome dell'eguaglianza dei diritti e dei doveri, ha innanzi a Dio e alla società civile; non è una confraternita religiosa, perché non ha dommi cui obbedire per fede; non è un'associazione di sperimentalisti increduli perché tutti coloro che vi partecipano hanno completa coscienza di ogni loro atto e delle relative conseguenze; non è una setta perché non ha niente da nascondere che possa offendere anche la minima parte della società civile. La Fratellanza di Myriam è un'associazione di volontà umane votate al bene dell'umanità, un'associazione scientificamente costituita, affinché l'uomo che ne faccia parte compia la sua missione di venire in aiuto del proprio simile con tutte le sue energie psichiche, messe in movimento dalla propria volontà, purificata da ogni egoismo, e animata da tutta la coscienza di produrre il bene altrui senza ambizione di merito premiabile e senza speranza di alcun compenso. D. Dunque questa vostra Fratellanza è basata sull'utopia filosofica di trovare dei fratelli perfetti, cosa che la scienza sociale e politica ha dimostrato impossibile, poiché l'uomo che non sia egoista e che produca il bene altrui senza neanche la speranza di una pubblica onorificenza è un paradosso. R. La nostra Fratellanza non cerca per fratelli dei perfetti, diversamente sarebbe una vera associazione di santi e di eroi, ma cerca ed ascrive a sé tutti gli uomini di buona volontà, che, quantunque non perfetti, possano essere considerati come perfettibili. Tutte le religioni, tutte le fedi politiche, tutte le storie dei popoli di ogni razza annoverano a migliaia i nomi di questi perfettibili, ora considerati come santi, ora come martiri, ora come esempi di virtù e di carità. Ciò dimostra che l'uomo, come si riscontra ordinariamente, può essere migliorato fino ad un ascenso straordinario, in alcuni campioni tipici, veri luminari delle plebi morali e intellettuali, e che sono i re della virtù in mezzo alle turpitudini delle passioni egoistiche, patrimonio esclusivo dei volghi senza luce intellettuale. Colui il quale si ascrive alla Fratellanza deve già aver compreso che il Mondo Universo non è estraneo all'uomo e che l'uomo è un tutto completo con la società umana di cui egli è una cellula infinitesima. Quindi egli non considera gli uomini come esseri singoli estranei a lui per una individualità che li separa in eterno, ma come sangue del suo sangue, carne della sua carne, pensiero del suo pensiero. Questa teoria dell'Unità parrà a prima vista una utopia come quella dell'uomo perfetto, ma non lo è, perché nel fondo dell'uomo più volgare esistono quotidiane ed ininterrotte prove che egli non è estraneo a coloro che lo circondano, come non è estraneo neanche alle cose considerate per inanimate che colpiscono i suoi sensi. Gli uomini meno proclivi ad occuparsi del loro prossimo si commuovono del pianto di un bambino martoriato, del lamento di un sofferente, delle grida di disperazione di una vedova, delle lacrime di un'orfana. Che significa tutto ciò se non un senso misterioso di verità, che è nel fondo di ogni essere pensante, il quale avvisa che il pianto, il lamento, le grida, le lacrime lo riguardano più da vicino di quanto apparentemente creda? La civiltà e il progresso dei popoli moderni sono fondati sulla maturità di questi sentimenti. Per le quali ragioni tutti coloro che si sentono uniti alle gioie e ai dolori dei propri simili, sono esseri perfettibili fino all'assoluta santità, e diventano soldati anonimi di una grande società di perfettibili che lavorano per il bene dei meno progrediti. D. Da ciò comprendo che la tua Fratellanza è una società di filantropi puri e semplici; come ne esistono tante altre di forme differenti in tutto il mondo. R. Se ti piace di chiamarci filantropi, chiamaci come meglio ti aggrada, ma è necessario non fraintendere e non confonderci con le società profane. La nostra è Fratellanza Terapeutico Magica di Myriam, o, più seccamente, Fratellanza di Myriam. D. Che cosa è questo nome di Myriam? Ebraizzate il nome della Maria dei cristiani cattolici, o esumate dalle ombre dei secoli la sorella di Aronne e di Mosè? o è un nome ideale che ponete come insegna di una idealità irrealizzabile? R. Myriam è lo stato di purità verginale che fa nascere il Christós miracoloso nell'uomo, cioè il Verbo divino fatto carne oppure è lo stato operante per amore fraterno (come nel simbolismo ebreo) che da possanza alla verga del potente Mosè, il salvato dalle acque, cioè il principio divino mentale che regge in noi e da legge a tutto il mondo dell'anima umana in ogni singola manifestazione interiore o esteriore. Comunque preso, Myriam è la mistica rosa dei Rosa + Croce, l'eterna manifestazione dell’Amore che ci attira al centro unitario nel Dio, Centro universale e Legge immutabile; — è l'antera della rosa di cui tutta la umanità è un'infinita distesa di petali olezzanti, disposti in simmetria come corone invaginate l'una nell'altra intorno al trofeo dell'armonia che tutte le cose universe collega e dispone;— è una Dea, cioè la parte muliebre del classico tipo ideale del Dio Androgino, creatore e fattore di tutte le forme e tutte le specie, in un atto di amore generativo, fecondo, immenso, continuo, irresistibile, onnipotente. Perché il volgare infonda questo nome, senza aver sudato sui vecchi scartafacci della cabala ebrea, filosofia caduta in disgrazia dei moderni filosofi perché è osso duro alle bocche meglio indurite ai vetusti parlari delle scuole sapienti antiche, s'immagini Myriam o come il tipo della più benefica divinità, pulcrissima Diana, incantevole Iside miracolosa, o come il simbolo di uno stato speciale di purificazione dello spirito umano che è sorgente di tutti i più maravigliosi portenti. Questo è ciò che bisogna intendere per Myriam. D. Benissimo! È la parte mistica dell'associazione. R. Mistica no, ma scientifica. D. Il tuo linguaggio è improprio. Qui la scienza che è rappresentata, per tutti gli uomini istruiti, come una serie di precetti provati e controllati con metodi costanti e precisi, non ha niente a che vederci. R. E la nostra è una scienza per questo, perché tutti i precetti dei nostri Maestri, sono controllabili con metodi costanti e precisi da tutti gli uomini di buona volontà e di retto intendimento che vogliono e persistono nel volerne la prova. Questa che non è una scienza delle forze palesi della fisica e della meccanica comune, è scienza delle forze occulte della psiche o anima umana, e si chiama scienza occulta non perché sia settaria e tenebrosa, ma per la specie delle proprietà non palesi, non ancora delucidate, dell'anima umana. D. E' condizione indispensabile di credere per fede a questa anima umana tanto discussa dalla scienza moderna e quindi la vostra pretesa scienza occulta cessa di essere tale, perché non è fondata su di un assioma, ma su di un atto di fede, sul vecchio preconcetto di un'anima che sia parte distinta del corpo umano. R. L'anima per te è un preconcetto dommatico, quasi che per te sia prepotente il dubbio che il ragionamento inquisitorio che mi vieni snocciolando possa essere un insieme ben misto della digestione che in questo momento il tuo stomaco elabora! — Ma diciamo le cose più alla moderna: mentre il sangue circola nelle tue arterie e vene, e mentre gli acidi dello stomaco attaccano inesorabilmente la sanguinante bistecca ingoiata, tu non pensi, non ragioni, non discuti, non idei, non senti in te simpatie o avversioni? Questo essere che in te pensa, immagina, ragiona e discute, è il tuo pensiero, cioè il tuo io pensante, cioè l'anima tua. Se chiamiamo dubbia e preconcetta l'anima, debbo negare che tu pensi e ragioni. Hai il coraggio di sottoscrivere la sentenza di morte della tua ragione? Se si, l'anima è un preconcetto stupido. Non pertanto per noi, coi nostri metodi, con la nostra investigazione, noi scientificamente dimostriamo di essere composti di una forma corporea e di un pensiero o anima pensante separabili, e chiunque segua i nostri metodi con pertinacia e con prudenza arriva alla dimostrazione della verità. Se il tuo maestro ti ha detto che l'aria è un composto di ossigeno e di idrogeno; io posso sorridere a questa affermazione e crederla un domma di fede per te; — ma tu per convincermi non puoi rispondermi che così: Prova, esperimenta col metodo della nostra chimica e saprai se il domma è una verità. Le stesse parole io rispondo a te quando mi domandi dell'anima umana. D. Solamente se per anima intendete il pensiero amano, non troverete nessun uomo che rinneghi il proprio pensiero. Ciò che non comprendo è in qual modo questo pensiero umano possa diventare o essere per sé una forza. R. Tutti i filosofi, specialmente coloro che si occupano di politica e di arte, hanno dimostrato quanto sia onnipotente il pensiero umano nella storia di tutti i tempi. Ma non basta. Se tu pensi e non manifesti il tuo pensiero in nessun modo, né con la parola, né con lo scritto, né col suono, né coi colori, chi di te è più purificato e quindi più sensibile, percepisce il tuo movimento mentale, ti legge o ti intuisce nel pensiero. Se questo è vero, come ogni giorno è dimostrato nella vita comune, significa che il tuo pensiero è percepito come un movimento attivo o una vibrazione; ma la scienza sperimentale dimostra a tutti i suoi discepoli che ogni movimento è forza, quindi il tuo pensiero è una forza. Quali siano poi le leggi che regolano le manifestazioni del pensiero come estrinsecazioni di attività e di forza, è pertinenza della Scienza occulta. D. Noi non possiamo negarvi quanto tu dici, ma con ciò non provate che il pensiero o anima o psiche sia cosa che continui senza il corpo fisico. Il vapore è una forza sempre che la caldaia bolle; se spegnesi il fuoco, la forza cessa di essere prodotta. Finché l'uomo mangia e beve secondo il suo bisogno, il pensiero potrebbe anche essere una forza ponderabile, ma se cessa di alimentarsi, muore, così pensiero o anima che sia riducesi tutto a men che polvere. R. Nello stesso modo potresti dimostrarmi che il vapore acqueo ritornando allo stato liquido, perde la proprietà di ridiventare vapore una seconda e terza volta? Se il vapore ritorna acqua, e l'acqua di nuovo vapore, il tuo pensiero che è una forza ritorna allo stato di idea, di pensiero e di forza. Perciò io ti ho premesso che noi siamo Unitari, pensiero e materia è Uno, perché Una è la Legge che il volgo chiama Dio e che gli occultisti chiamano il Supremo Androgino. Se la materia è eterna, eterno è il pensiero, se l'una segue una legge immutabile di ricostituzione e di disfacimento, l'altro non cessa di vivere come immagine morta o pensiero vivo; e se la prima è materia decomposta che si ricompone in una forma, il secondo è il germe di tutte le forme che dà vita alla ricomposizione degli organismi o forme determinate. Per noi quindi il pensiero che è forza o anima è sopravvivente alle forme corporee. D. Eccoci in pieno spiritismo. Dunque la vostra Fratellanza si occupa di spiritismo? R. Della parola spiritismo si è fatto un grande abuso. Ordinariamente lo spiritismo è inteso come un cumulo di pratiche per entrare in rapporto con lo spirito o anima dei defunti poiché comunemente si crede che l'uomo morto conservi persistentemente l'individualità pensante dopo la morte del corpo fisico, cosa che la scienza dei nostri Maestri dice che non è sempre vera. Più tardi alcuni uomini preclari per il loro studio hanno voluto investigare con metodi scientifici lo spiritismo che essi hanno chiamato sperimentale e si sono imbattuti nell'inizio di alcune scoperte nuove ed inaudite di proprietà occulte dell'organismo umano di medii speciali. Altri posteriormente hanno riunito lo sperimentalismo di questi ultimi con i dommi dei primi e s'è venuto manifestando lo spiritismo moderno. Ma la nostra non è una Fratellanza Spiritica, ma Fratellanza Magica. La Magia è la scienza dell'anima umana, nei vivi e nei morti. E' la conoscenza scientifica di tutte le leggi sussidiarie della Legge Unica, tanto nel mondo delle forze conosciute o note, quanto nel campo delle forze ignorate od occulte. La Magia è la scienza assoluta delle cose nella loro essenza fondamentale, quindi il suo campo di realizzazione è immenso. Particolarmente, nel caso della nostra Fratellanza, la sua realizzazione è terapeutico-magica: è la terapeutica per mezzo delle forze occulte di cui disponiamo tanto nel visibile quanto nell'invisibile. D. Spiegami che cosa volete dire per terapeutica magica. R. Ed è necessario, diversamente è evidente il pericolo di essere malinteso. La parola greca therapeuo ha due significati affini, io servo ed io curo. Da ciò il senso diverso come questa parola venne usata. Si chiamarono terapeuti gli esseni ebrei che menavano vita austera di contemplazione e più tardi i Cristiani che vivevano nelle solitudini dell'Egitto che rinunziando ai beni terrestri non aspettavano che la vita celeste, propiziandosela con preghiere e digiuni. Più tardi la terapeutica divenne la parte della medicina che si occupa dei mezzi di guarire le infermità o addolcire i dolori. Noi adoperiamo la parola nell'un senso e nell'altro poiché il Fratello terapeuta di Myriam è uomo che si accinge volontariamente alla conquista delle sue virtù super-umane o divine, per mezzo di una vita rettissima e pura; e contemporaneamente pone la conquista delle sue forze al servizio dei dolori che affliggono il suo prossimo meno progredito spiritualmente. Da questo punto di vista, il Fratello terapeuta si serve della scienza delle cause delle cose, che noi abbiamo detto chiamarsi Magia, da cui il nome della Fratellanza di Terapeutico-magica. D. Allo sguardo del profano allora può considerarsi codesta associazione come avente il fine di mettere in pratica un nuovo sistema di Medicina; come esiste la allopatia e la omeopatia, il sistema di Kune e di Kneipp, la sieroterapia, la elettromiopatia e tanti altri caduti in disuso, mirate a mettere di moda un sistema novello. R. Niente di tutto questo. La novità è radicale e comprende tutti i sistemi di cura passati e futuri senza eccezione, e dopo quanto ti ho esplicato innanzi, è facile intendermi. L'uomo volgare considera tutti i disordini fisici, le infermità dell'organismo umano, come produzione di cause fisiche esteriori o originarie dell'organismo stesso, e quindi cerca da secoli incessantemente affaticandosi il rimedio fisico che ristabilisce in un corpo ammalato la sanità temporaneamente perduta. La storia della medicina è là per dimostrare che i lunghi secoli di ricerca sono stati in gran parte infruttiferi, e che gli stessi medici più studiosi, quando la natura stessa dell'organismo ammalato non li rendono fortunati, si sentono in dovere di confessare che la terapeutica medicamentale è cosa tanto imperfetta da farli rinnegare la scienza che professano. Ciò procede da un errore fondamentale nell'indirizzo degli studi sul corpo umano. Infatti l'uomo si studia nelle università moderne solamente sotto le sue apparenze fisiche. L'anatomia del corpo umano prima e poi l'esame chimico dei suoi succhi e poi l'osservazione microscopica di ogni sua cellula ha fatto progressi rapidissimi; di pari passo sono progrediti gli studi sulle funzionalità degli organi singoli, le osservazioni sul percorso e la sintomatologia delle infermità che affettano l'organismo umano, ma il buio più misterioso si condensa sulla domanda: che cosa è la vita? Quale è la genesi della meccanica visibile delle funzioni corporee? Quale la causa di ogni infermità che si riscontra nel fisico dell'uomo? Se la scienza investigasse il problema enunciato e ne scoprisse il segreto, l'enigma terapeutico sarebbe risoluto. Il peccato scientifico è di considerare il corpo fisico dell'uomo esclusivamente come un apparecchio meccanico nell'officina di un produttore di macchine. Viceversa l'uomo è uno strumento di funzionalità complesse, le une meccaniche, ed altre intelligenti, e a completare l'anatomia dell'uomo non è sufficiente l'esame del suo corpo e degli organi corrispondenti a tutte le sue funzioni, ma l'anatomia di una seconda parte più alta che è il centro produttore di vita organica, la mente, la intelligenza, lo spirito pensante insomma che è il solo produttore delle forme umanizzate, che è la causa di tutte le alterazioni apparenti del corpo visibile. Poiché il mistero umano, patrimonio di tutte le sapienti investigazioni dei sacerdoti del vero, ci è stato tramandato sotto la forma trinitaria. Così il mondo Universo, così l'uomo vivo e pensante. L'uomo, dice la tradizione, è un angelo decaduto. I mistici intendono, a loro modo il simbolismo, ma la spiegazione più propria è questa che l’angelo è la mentalità libera che decade imprigionandosi in un corpo fisico, e creando nel suo cammino un'anima, cioè un legame di unione tra sé, pensiero o mentalità, e il suo corpo o involucro materiale. Il triangolo che la chiesa cattolica ha comune con la Massoneria simbolica, è la rivelazione dell'arcano umano il quale a sua volta è l'arcano del mondo. Ora l'anatomia degli altri due fattori dell'uomo non si fa sul marmo nudo e freddo di un teatro anatomico, ma coi mezzi e le proprietà investigatrici di cui il nostro spirito e la nostra mente sono forniti. D. Dimmi allora chiaramente, tutti voi cercate di provocare il miracolo come nei tempi di tutte le religioni? R. La scienza positiva non riconosce il miracolo, il quale non esiste che pel solo volgo ignorante, perché il miracolo è inteso come violazione della legge unica che regge tutti i fenomeni della vita universale. Ma in questo senso il miracolo è un assurdo anche per noi perché la legge unica è immutabile ed inviolabile. Nonpertanto ogni giorno avvengono e si controllano dei veri miracoli nella guarigione delle infermità fisiche, dunque bisogna conchiudere non che la Legge Unica inviolabile sia violata, ma che la Legge Unica non è nota in tutte le sue parti. Negli ultimi anni due fattori potenti sono entrati nella terapeutica comune che accennano al nuovo indirizzo che la Medicina volgare può attingere in poco tempo, il magnetismo e l'ipnotismo. Basta aver notizie di queste due pratiche per convincersi che la medicina tende alla conquista anatomica dell'anima umana, poiché l'uno e l'altro toccano i primi e più bassi strati dell'anima umana, cioè i primi gradi di quest'anatomia occulta dell'anima e della mentalità che ora sembrano utopie filosofiche. Ora noi ci occupiamo appunto di questa terapeutica complessa, che studia nell'ammalato prima del corpo fisico le proprietà della sua anima pensante, e poi magicamente, cioè con perfetta cognizione delle cause, noi curiamo o mitighiamo i suoi dolori. D. Ed in qual modo curate? servendovi di medicamenti o delle sole forze del vostro spirito pensante? R. Ho detto già che la nostra terapeutica abbraccia tutte le scuole terapiche note ed ignorate, quindi il terapeuta ha a sua disposizione tutto ciò che la natura o l'arte gli fornisce, ma soprattutto un farmaco onnipotente, l'Ermes, da cui prende nome la Medicina Ermetica. D. Un nuovo specifico? o una ricetta segreta? R. Una ricetta secretissima che non troverai mai scritta in nessun libro, perché ogni uomo che legge nella natura delle cose, perfezionandosi, spogliandosi di ciò che in lui rappresenta la preoccupazione dell'organismo, intuisce e penetra una luce misteriosa, bellissima, che gli ridona l’integrità dello spirito e dell’intelligenza del sottile e dell'inafferrabile, facendolo rivivere nel regno che ha perduto ridiventando angelo dominante la necessità costrittiva delle cose. Nessuna penna, nessun maestro può darti ciò che da te stesso devi riacquistare ascendendo la mistica scala di oro che unisce l'uomo ai cieli della intelligenza e delle cause. L'eresia manichea, tanto perseguitata dalla chiesa cattolica, aveva il suo fondamento nel conflitto delle due forze contrarie parteggiantisi il mondo, il Bene e il Male, quindi l'ipotesi di due Dii sommi in conflitto perpetuo, creatori l'uno del Bene e l'altro del Male. Ma innanzi alla scienza dell'anima umana, che si connette alla verità assoluta della Magia, Bene e Male sono i due poli dell'identica creazione positivamente intesa. L'uomo era intelligenza libera; la sua involuzione nella materia, creandosi un corpo di cui rimane prigione, gli imprimono il marchio della decadenza. Era Angelo alato, dice la leggenda orientale, e si tarpò le ali; era veggente e si accecò. Il male è la costrizione del suo involucro, è la necessità dalla vita animale e vegetativa insieme del suo corpo fisico. Perciò tutte le simboliche dipinture religiose chiamano cieco, insaziabile, vorace quel Satana che simbolizza la necessità della vita dei sensi e che è il sovrano delle tenebre, poiché ove la necessità, che è il male, impera non vi è luce. A misura che l'uomo redime se stesso, cioè affranca dalla schiavitù del corpo il suo spirito mentale prigione, l'Angelo antico, l’Ermes, il Mercurio alato messaggero degli Dei, lo Spirito Santo a forma di Colomba, riappare, ed egli monta e ridiscende dai cieli occulti nella realtà della vita palese, e parla la parola della verità. Questo è l'Ermes, questa è la luce che ritrae le immagini delle verità occulte, questo è il Trismegisto che ebbe sapienza infinita, questo è il Nebo che insegnò agli uomini la scrittura e la parola. Ora la Medicina Ermetica è la pratica di questa terapia di luce che muta il sistema empirico dell'osservazione positiva dei fenomeni nello studio delle cause che generano i fenomeni stessi. Nell'assoluto tutte le cose hanno la virtù della loro natura specifica. Tutte le erbe hanno virtù e proprietà di vegetali, tutti i minerali virtù e proprietà di minerali, e ciascun erba, e ciascun minerale, la individua virtù specifica. Il medicamento che si somministra all'infermo è dato dal medico con l'intenzione di un controveleno chimico all'azione dei fermenti velenosi che il microscopio o la chimica iatrea scopre nell'organismo infermo. Ma al di là di tutte le proprietà e virtù relative alle specie diverse dei corpi che la Natura ci appresta, v'è una parola che diventa sostanza, è la parola dello Spirito o Intelligenza umana libera, che muta tutte le virtù delle cose nell'unica virtù di produrre il fenomeno voluto — è la legge della parola del Cristo che tutti i giorni il prete celebrante pronunzia ai fedeli: Verbum caro factum est; cioè la parola si è trasmutata in fatto. Allora non esiste più la sola virtù chimica del medicamento nella cura dell'infermo, ma la Virtù trasmutatoria che lo spirito divino residente nell'uomo, nella sua perfezione, appiccica a tutte le cose. I santi non guarirono i loro infermi con delle ricette debitamente approvate dal Consiglio Sanitario del Regno, né nei tipici miracoli della leggenda evangelica il Cristo fa un esame clinico dell'infermo e analizza il suo espettorato al microscopio, ma prega e guarisce. Prega perché l'Ermes divino arrivi, e dia virtù trasmutatoria alla sua parola ed egli, l'uomo perfetto, dice: guarisci e la carne guarisce. Egli ha parlato all'anima della carne inferma, e le ha dato la forza virtuosa di risanare. I taumaturghi, i profeti, i rosacroce, non trasportavano seco un milione di barattoli delle farmacie; l'olio, l'acqua, l'aceto, il sale, il miele, roba da cuoco più che da farmacista, nelle loro mani acquistavano la virtù di purganti, di dissolventi, di purificanti, di sudoriferi, e di controveleni. Chi arriva alla conquista, per ascenso individuale, dell’Ermes è un Medico Ermetico. La Fratellanza terapeutico-magica di Myriam, non promette ai suoi ascritti che vogliono praticare il Bene, che la realizzazione più splendida della Magia, la più umana, la più facile opera della Grande Opera magica, di conquistare il potere di attirare a se l'Ermes divino e in nome della Scienza e della Luce, mitigare il dolore dei sofferenti. D. Impresa eroica! e vi pare che al secolo ventesimo possiate riuscire? R. Il ventesimo come il centesimo secolo è una maniera convenzionale per contare dei periodi degli errori umani. Ma l'uomo è lo stesso, sempre la stessa pianta che può fruttificare il bene o il male, secondo la coltivazione che gli si appropria. Il nostro simbolo è la croce essenica:
+ che comprende quattro parole capaci di tutte le novità più inaudite:
Purità Sacrificio Amore Scienza Senza la Purità non è possibile il sacrificio per il tuo simile, e senza di questo è impossibile l'Amore. L'Amore è purità e sacrificio insieme, che penetra la porta occulta dei Cieli invisibili e ne conquista la Scienza. Ho premesso che non siamo dei mistici, quindi tutto in noi è positivamente studiato; ora la fede non esiste per noi che dopo la conquista scientifica del mondo delle cause. Al ventesimo secolo noi diciamo all'uomo: non credere per fede, ma aspettati tutto dalla scienza dello Spirito umano.
II.
IL TETRAGRAMMATON
Le quattro forme intelligenti elementari D. Ora che mi hai spiegate le oscure parole di Fratellanza di Myriam, di Medicina ermetica, di terapeutica magica, dimmi più particolarmente che cosa tu chiami Dio, o meglio in che modo concepisci la potenza creatrice centrale che la Chiesa chiama Dio e la Massoneria appella il Grande Architetto dell'Universo. R. Da quanto ho detto nel precedente dialogo già avrai compreso che il nostro non è un Dio personificato che noi mettiamo al posto supremo di tutti gli esseri intelligenti esistenti. Per noi, come pei Buddisti, come per i cabalisti, gli ebrei e gli esseni, non esiste che l'Universo con una Legge inesorabile, con un Ordine, a cui nessuna cosa può sottrarsi. Se questa Legge intelligente e inesorabile tu vuoi impersonarla in una figura di uomo, io ti pregherò di non crearti per Dio Supremo un Idolo. L'universo è troppo immenso per essere abbracciato in una parola o in una figura umana. Quando gli antichi patriarchi della favola biblica parlavano della inesorabile giustizia del Geova, che rasentava la crudeltà e mai il capriccio, volevano appunto riferirsi a questa Legge Universale, rettrice e creatrice di tutto ciò che è, la cui anima è l'Essere, cioè l'Ente, cioè sostanza prima ed immutabile, e forma seconda e variabile. Questa Legge immutabile, che è anche intesa sotto la apparenza di prima sostanza intelligente universale, che scaturisce da tutte le forme delle cose visibili ed invisibili, è la più chiara concezione scientifica del Dio, la cui etimologia il Vico fece venire dal Zeus greco, che è lo scrosciare della saetta del mitico Giove. Iddio è quindi la forza intelligente infinita ed indefinibile che anima, commuove e trasmuta tutte le forme nell'Universo visibile ed invisibile. Il nome vetusto di Eà, da cui posteriormente l'Ieve ebreo, voleva dire principio e fine, e gli antichi sacerdoti delle classiche religioni iniziatiche non si servirono mai di forme definite per rappresentare il primo principio o la prima sostanza intelligente; invece abbondarono sempre nelle forme plastiche, quando vollero definire i momenti diversi dell'atto creativo — o meglio della Incarnazione del Dio Universale, come si esprimono gli orientali. Nella scienza positivamente intesa, tutti rifuggono, credendo di poter essere ingannati, dalla credenza di un Dio, e se ne evita perfino la parola. Parrebbe cosa stranissima che un uomo, il quale ha coltivato le scienze positive esperimentali, si inchini a un Dio che tutti i volgari ignoranti adorano, e la massima concessione che uno zoologo, un fisiologo, un botanico può farci è di ammettere la Natura come unica e sola divinità da poter essere discussa e studiata. Or bene tutti i simboli e i geroglifici degli antichi sapienti non ci dicono che questo: Éa ha due facce: una visibile che rappresenta la sua manifestazione nel mondo dei sensi fisici, cioè la Natura dei moderni filosofi materialisti; e l'altra invisibile che rappresenta lo spirito della Natura, cioè l'Intelligenza che è la legge di ogni manifestazione della natura. L'uomo guarda intorno a sé tutto ciò che colpisce i suoi sensi, e dice: l'albero fiorisce, l'acqua è trasparente, il minerale è duro e grave, il sole splende etc. Tutto ciò è la Natura: ma se l'albero fiorisce, se l'acqua è trasparente, se il minerale è duro e il sole splende, deve esistere invisibile ai miei occhi una Forza, una Intelligenza, un'Anima immensa che fa fiorire l'albero, trasparire l'acqua, indurire il minerale e splendere il sole. Ora il Sacerdote iniziato, che rappresenta tutto l'universo in una sintesi divina, dice così: - l'intelligenza che regola tutte le manifestazioni che colpiscono i nostri sensi è il Dio Invisibile dell'Universo, le cui manifestazioni stesse non sono che prove positive della sua esistenza; questa intelligenza universale (Dio Invisibile) per la costanza ragionevole delle sue manifestazioni è La Legge Regolatrice della Natura universale. La Massoneria ha chiamato il Dio Invisibile Supremo Artefice o Grande Architetto dell'Universo, che è l'identica concezione, seguendo un simbolismo di costruttori di tempi. Infatti tu se ti imbatti in un'opera grandiosamente artistica, come la Chiesa di S. Pietro a Roma, ammirerai le mura, l'originalità delle costruzioni, le statue, gli ornamenti, e non potrai negare che quella Chiesa è cosa vera. Ma esaminando tutte le parti dell'opera, o compendiandola tutta in sguardo sintetico, tu sarai costretto a confessare che un Architetto l'ha costruita. Ora ciò che è l'architetto di fronte all'opera realizzata, è Dio rispetto alla Natura visibile. Il primo è una mente umana che crea opera o forma umana, il secondo è una mente universale che compie ogni giorno opera universale. Un artefice è il primo, un immenso artefice il secondo. Il nome che determina la vera potestà di Dio, non esiste nel linguaggio umano, perché dei milioni di nomi dati a questa Intelligenza Prima, nessuno è universale, e tutti corrispondono a concezioni particolari, cioè ciascun uomo concepisce il Dio Universale secondo lo sviluppo suo intellettuale. Il selvaggio, che rappresenta la minima intellettuale umana lo idealizza in una statuetta di creta e l'uomo civile, cioè la massima intellettuale umana, lo intuisce come un Primo Principio astratto. Nella stessa Bibbia è chiamato ora Onnipotente, ora Creatore, ora Immensità, Saggezza, Verità Luce, Provvidenza, Santità, Giustizia, Dio, Misericordia. Tutti questi appellativi non sono che differenti qualità dell'Unica Potestà Anonima.
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LISTA ARTICOLI
- PRESENTAZIONE DELL’ARTICOLO ALCHIMIA SPIRITUALE
- L'UNICO VERO CORPUS HERMETICUM
- COMMENTO ALL'INNO AL SOLE DI GIULIANO KREMMERZ
- L'INNO ALLA CARITA'
- CHE COSA E’ LA FRATELLANZA TERAPEUTICO MAGICA DI MYRIAM?
- TRATTO DALLA CORRISPONDENZA DELLA NOSTRA SCHOLA
- LA COSCIENZA CHE DIVIENE AMORE DI DIO
- UN OMAGGIO AL MAESTRO GIULIANO KREMMERZ
- LUZ, IL NOCCIOLO DELL'IMMORTALITÀ
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA DIMENSIONE TRASCENDENTE È IL CULTO DIVINO.
- DAL LIBRO I FONDAMENTI SPIRITUALI DELLA VITA DEL FILOSOFO VLADIMIR S. SOLOVIEV
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- PREGHIERA A MARIA
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- IL CUORE
- IL TERZO OCCHIO LA GHIANDOLA PINEALE O EPIFISI
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
- PREGHIERA A ISIDE
- LA LEGGE DELLE LEGGI
- COMUNICAZIONI
- ALMANACCO 2018
- INNO AL SOLE
- GENIO DI LUNA
- THOTH
- IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
- ASTRONOMIA AD OCCHIO NUDO
- KEPLERO IL PREVEGGENTE
