I MISTERI ISIACILode a te Iside-Hathor, Madre di Dio, Signora del Cielo, Padrona di Abaton, Regina
degli Dei. Tu sei la divina madre di Horus, Il Possente Toro, protettore di suo padre, Che fa cadere i ribelli(1). ![]() In Grecia i Misteri di Iside si diffusero intorno al IV secolo a.C., epoca alla quale risale un tempio dedicato ad Iside nel porto del Pireo. Non è invece noto il periodo preciso in cui penetrarono a Roma(2); Lucio Apuleio(3) afferma però che il collegio sacerdotale isiaco era presente a Roma fin dall’età di Silla, vale a dire dai primi decenni del I secolo a.C. Diffuso anche in Spagna e in Svizzera, il culto sopravvisse a lungo soprattutto in Francia dove la Dea era ancora venerata nel VI secolo(4). Per la comune identità di alcuni episodi, Iside fu talvolta sovrapposta alla dea greca Demetra tant’è che in alcune effigi Iside è raffigurata con le spighe di grano che sormontano il disco lunare sul suo capo. Come Demetra, anche la Grande Madre egizia veniva chiamata la Nera e tale caratteristica si perpetuerà nelle tante Madonne Nere sparse per l’Europa e tutte dotate, non a caso, di virtù terapeutiche al pari di Iside. ![]() Alcuni antichi autori scrissero che quando Iside è rappresentata con il capo ornato da un’acconciatura a forma di corna vuol dire che la Dea esprime il potere della Luna nel momento in cui l’astro è crescente; quando, invece, indossa un abito nero, Iside-Luna è nella sua fase oscura, quella del lutto e della separazione dallo sposo Osiride-Sole. La versione più semplice del mito pone Osiride come figlio di Nut e di Geb, cioè il Cielo e la Terra. Nut e Geb generarono anche Iside, Nephtys e Seth. Osiride sposò sua sorella Iside e Seth sua sorella Nephtys. Osiride fu il primo sovrano divino d’Egitto. Quando arrivò, trovò il paese immerso nella barbarie e nell’ignoranza. Non esisteva la legge e il popolo viveva in miseria. Osiride visitò tutta la regione portando ordine, dettando regole e civilizzando le genti che lo ricambiarono con il loro amore. Questo dio, dunque, è l’espressione della “Sacra Parola”, creatrice e ordinatrice di un mondo nuovo. Seth, suo fratello, si ingelosì e incominciò ad odiarlo; decise così di ucciderlo. Aiutato dai demoni, Seth costruì una grande bara dalle esatte dimensioni e forme di suo fratello. In occasione di una festa organizzata da Osiride, Seth offrì la bara a chi meglio l’adattava al proprio corpo. Naturalmente solo Osiride riuscì ad adagiarvisi; in quel preciso momento, Seth richiuse la bara e, sempre aiutato dai demoni, la portò fuori dalla sala e la gettò nel Nilo. Iside, allora, prese una barca e andò alla ricerca del corpo di suo fratello e sposo Osiride che infine trovò sulle spiagge fenicie di Byblos; il corpo, però, fu nuovamente rapito da Seth che lo smembrò in quattordici pezzi che sparse per tutto l’Egitto. Iside partì nuovamente alla ricerca delle parti del corpo di Osiride, ma ne trovò solo tredici perché non riuscì mai a recuperare il quattordicesimo pezzo, il fallo. La Dea, tuttavia, non si perse d’animo; ricompose il corpo dello sposo, sostituì ai genitali mancanti un fallo d’oro e, grazie alle sue arti magiche, portò temporaneamente in vita il marito che, impossibilitato a procreare naturalmente, la fecondò con lo sguardo. Nacque così Horus che, istruito da Thot, il dio della Sapienza, ereditò i poteri del padre sulla Terra; Osiride, invece, andò a regnare sul mondo dei morti. ![]() Inizialmente Iside sembra essere stata una dea del focolare per la sua fedeltà e devozione al consorte, ma progressivamente il rapporto con lo sposo Osiride perse d’importanza rispetto al suo ruolo di madre di Horus, sebbene la Dea continuasse a simboleggiare la Terra-Egitto che attende l’inondazione feconda del Nilo, personificato da Osiride. Seth, simbolo della siccità, uccide, smembra e rende infecondo Osiride (il Nilo), ma la Dea (l’Egitto) ricompone nuovamente il corpo del dio. La resurrezione è celebrata dal figlio Horus (il Sole). Il mito, letto in chiave misterica, rappresenta la continuità della vita dopo la morte. Come tutte le Grandi Dee, anche Iside è vergine e madre, spesso rappresentata con il piccolo figlio Horus in braccio(5) . È la Terra-Natura e la Luna: madre e figlia, figlia e madre l’una dell’altra. È la Terra feconda (madre) che prescinde dal coito (vergine). È la Madre Natura, fonte di Vita e Vita ella stessa: creatrice, nutrice e dispensatrice, ma anche distruttrice in quanto in Natura tutto nasce, cresce e decade. È la Dea degli opposti che in lei trovano armonia. ![]() Perché io sono la Prima e l’Ultima Io sono la Venerata e la Disprezzata Io sono la Prostituta e la Santa Io sono la Sposa e la Vergine Io sono la Madre e la Figlia Io sono le Braccia di mia Madre Io sono la Sterile, eppure sono numerosi i miei figli Io sono la Donna Sposata e la Nubile Io sono Colei-che-dà-alla luce E Colei-che-non-ha-mai-generato Io sono la Consolazione dei dolori del parto Io sono la Sposa e lo Sposo E fu il mio uomo che mi creò Io sono la Madre di mio padre Io sono la Sorella di mio marito Ed egli è il mio figliolo respinto Rispettatemi sempre Perché io sono La Scandalosa e la Magnifica (6) Per i fedeli Iside è la Divinità Assoluta, come dimostra il suo nome egiziano, Aset, che vuol dire “trono”. Ella è la Dea dai diecimila nomi, e ogni essere vivente è una goccia di sangue della Dea. In effetti, con Iside il culto della Luna raggiunse forse la sua espressione più alta e spirituale come testimonia l’episodio dello smembramento di Osiride in cui ricorrono i numeri ritmici delle fasi lunari: il corpo del dio è diviso in 14 pezzi, tanti quanti sono i giorni di un emiciclo lunare; le parti vengono gettate nei 7 bracci del Nilo (il numero dei giorni di una settimana); sono tutte recuperate tranne una e 13 sono i cicli completi della luna in un anno. Oltre ad essere la personificazione della Vita, Iside incarna anche la Sapienza ed i Greci, infatti, accostavano foneticamente il suo nome, Isis, al greco isia, “conoscenza”, collegando questo termine ad un altro, sempre greco, usia, che esprime l’idea di “essenza”. Con questo gioco di assonanze, i Greci riconoscevano in Iside l’Essenza della Conoscenza. La “Sacra Parola” (il corpo di Osiride), e dunque la Tradizione, smembrata da Seth, il male, l’ignoranza, può essere recuperata, ricostruita e portata a nuova Vita attraverso la Conoscenza. Fatto a pezzi e gettato nel Nilo, Osiride è oggetto di cerca e di ri-cerca come il Graal. Plutarco nella sua opera Iside e Osiride chiarisce che la “Sacra Parola”, una volta ricostituita, venne affidata da Iside ai suoi iniziati che divennero così i depositari della “resurrezione” e Lucio Apuleio, nelle Metamorfosi, racconta di una “redenzione” avvenuta attraverso l’iniziazione ai Misteri di Iside(7). Sia in Medio Oriente, sia in Grecia che a Roma e in tutto il bacino mediterraneo Iside fu adorata come la Dea suprema ed universale. In un inno, Iside recita: «Io sono la Madre e la Natura intera, Signora di tutti gli elementi, origine e principio dei secoli, divinità suprema, regina dei Mani, prima fra gli abitanti del cielo, prototipo degli dèi e delle dee. Le vette luminose del cielo, le brezze salutari del mare, i silenzi desolati degli Inferi, sono io che governo tutto, secondo la mia volontà». In onore della Dea si svolgevano processioni e sacre rappresentazioni nelle solennità invernali e primaverili. Figura di primo piano nelle feste religiose era il portatore del sistro (she shesh), strumento caro ad Iside perché il suo magico suono risvegliava il fedele dal “sonno”(8). La musica che accompagnava i canti innalzati ad Iside è ignota. Gli Egiziani avevano un concetto elevato della musica, tanto che Platone la considerava superiore a quella greca, sia per melodia che per pathos. Vi erano due tipi di armonia noti agli Egiziani che i Greci definivano “dorico” e “frigio”. Il primo era grave, solenne e calmo; l’altro, che probabilmente era quello adottato nei canti, era forte, impressionante e dinamico. Per i fedeli la cerca dolorosa di Iside rappresentava un cammino luminoso da percorrere per raggiungere la salvezza attraverso la pratica dei suoi misteri e la recita di aretologie, litanie molto simili alle preghiere mariane. Per gli Egiziani la Morte era solo una “soglia da varcare”, come si evince da questo splendido passo di Lucio Apuleio tratto dal Libro XI delle sue Metamorfosi: «Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro fulgore del sole; mi avvicinai agli dei inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino». ![]() Note 1] Inno a Iside, Tempio di Philae, Egitto. 2] Nel II sec. a.C. venne dedicato ad Iside un tempio sul Campidoglio di cui oggi resta solo l’obelisco che nel 1500 fu trasferito a Villa Celimontana. In seguito le vennero eretti altri due splendidi santuari in Campo Marzio e sulle pendici dell’Esquilino, verso il Celio. Augusto, che per motivi personali non amava l’Egitto, proibì il culto di Iside all’interno della città. In seguito i divieti cessarono e il culto largamente seguito anche dagli imperatori fra i quali, ad esempio, Adriano e Commodo; quest’ultimo portava i capelli rasati come i sacerdoti di Iside e partecipava in prima persona alle processioni durante le festività isiache. A Roma il culto aveva la stessa forma e le stesse caratteristiche di quello egizio-ellenico. Una festività tipicamente romana, invece, era il Navigium Isidis (la “Nave di Iside”) che si celebrava il 5 marzo, aperto da un solenne sacrificio espiatorio. Il rito è descritto da Apuleio: il sommo sacerdote, seguito dai fedeli, portava in processione sulle rive del Tevere una piccola nave; dopo averla purificata con zolfo, una torcia ed un uovo, l’abbandonava alle acque del fiume impetrando la protezione di Iside sulla navigazione che, dopo l’inverno, riprendeva proprio in quel tempo dell’anno. 3] Lucio Apuleio: scrittore latino di origine africana (Madaura, 125 d. C. circa - Cartagine, 180 d. C. circa). Narratore abilissimo, è una delle figure più singolari della letteratura latina; il suo stile, ricco di accorgimenti retorici ma personalissimo, esercitò notevole influsso sulla letteratura successiva. Capolavoro di Apuleio è il romanzo Metamorfosi, conosciuto anche come L'asino d'oro. 4] La tradizione racconta che Parigi derivi il suo nome originale, Parisis, per l’appunto da Iside in quanto la città sorse nei pressi di un tempio dedicato alla Dea. 5] Statue di Iside con il piccolo Horus furono adottate dalle prime comunità cristiane che le identificarono con rappresentazioni della Vergine Maria e di Gesù Bambino: l’assimilazione è comprensibile in quanto anche Iside, come Maria, era venerata come la Vergine Madre di Dio. 6] Inno a Iside (IV-III sec. a.C.) rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto. 7] A tale narrazione si ispira certamente la scena dell’iniziazione isiaca contenuta nel Flauto Magico di Mozart. 8] Plutarco così spiega il significato del sistro: «Dicono infatti che Tifone (Seth) è messo in fuga e respinto dai sonagli del sistro, significando così che ove mai lo sterminio avvinca e irretisca il principio operativo della natura, il divenire di nuovo lo libera e lo risolleva per mezzo del movimento». E poi aggiunge: «La parte superiore del sistro è tondeggiante; tale disco precinge i quattro elementi della sonagliera. Ed ecco il perché: la parte del mondo che è soggetta al ritmo delle generazioni e della distruzione è contenuta al di sotto della sfera lunare; e in essa tutte le cose sono soggette al moto e al cambiamento attraverso i quattro elementi: fuoco, acqua, terra, aria». Illustrazioni Iside che allatta Oro (VI sec. a.C.). Firenze, Museo Archeologico Vergine Nera (XII sec.). Santuario della Madonna di Rocamadour (Francia) Triade divina: Iside, Osiride e Oro (IX sec. a.C.). Parigi, Louvre Museum Iside Capitolina (I sec. d.C.). Roma, Musei Capitolini
Per gentile concessione di www.arca-cultura.it Articolo redatto dalla Dott.ssa Donatella Cerulli
Lettera di ringraziamento indirizzata alla dott.ssa Donatella Cerulli per il suo articolo “I misteri isiaci” pubblicato sul sito della Scuola Ermetica Salvatore Mergé
Gentilissima dott.ssa Donatella Cerulli,
con estremo interesse ho letto il Suo articolo “I misteri isiaci” pubblicato sul sito della Scuola Ermetica Salvatore Mergé, e desidero, con questa mia breve lettera, che spero le venga girata, mostrarLe apertamente la mia più sincera riconoscenza per la Sua straordinaria, chiara quanto preziosa testimonianza.
Dalle Sue parole appare tangibile il bagliore che doveva trasparire dal sottilissimo velo di Iside; velo che, sebbene dovesse essere di tessuto finissimo, ancora resiste alle indagini cui il nostro essere storico ritiene di volta in volta di sottoporlo; velo impalpabile che tuttavia rende vani i tentativi di penetrarne i misteri che nasconde, occultati come sono ai nostri occhi dallo stato individuale umano stesso nel quale ci troviamo ed al cui linguaggio siamo indissolubilmente legati.
Come non restare abbagliati tuttavia dalla luce diamantina che improvvisa appare tra le infinite sfaccettature di quella Natura universale le cui leggi ci governano e ci conducono come amatissima Madre nel nostro viaggio verso l’Eternità.
La ringrazio per aver condiviso questa preziosa perla di saggezza con tutti i lettori del Blog. Antimonio Un appassionato di ermetismo
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ISIDE REGINAIo sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la totalità dei poteri divini, la regina degli spiriti, la prima dei celesti; l'immagine unica di tutte le divinità maschili e femminili: sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi degli inferi.
Indivisibile è la mia essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi. Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano madre degli dei, adorata in Pessinunte; gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia; i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo; i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia; gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea; alcuni Giunone; altri Bellona; gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del dio Sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani valenti per l'antico sapere, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano col mio vero nome: Iside Regina.
Tratto da "Apuleio - Le Metamorfosi o l'Asino d'Oro - Rizzoli Editore" PREGHIERA A ISIDEO Regina del cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi, che, nella gioia di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza di nutrirsi ghiande come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra di Eleusi; tu Venere celeste, che agli inizi del mondo congiungesti la diversità dei sessi facendo
sorgere l'Amore e propagando l'eterna progenie del genere umano, ora sei onorata nel tempio di Pafo che il mare circonda;
tu [Diana] sorella di Febo, che, alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte, hai fatto nascere tanti popoli, ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso;
tu Proserpina, che la notte con le tue urla spaventose e col tuo triforme aspetto freni
l'impeto degli spettri e sbarri le porte del mondo sotterraneo, errando qua e là per le selve, accogli propizia le varie cerimonie di culto; tu [Luna] che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città e
col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore;
con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualunque aspetto è lecito invocarti:
concedimi il tuo aiuto nell'ora delle estreme tribolazioni, rinsalda la mia afflitta fortuna, e dopo tante disgrazie che ho sofferto dammi pace e riposo. Tratto da "Apuleio - Le Metamorfosi o Asino d'Oro - Rizzoli Editore"
LA LEGGE DELLE LEGGI![]() ![]() Maat – Dea della Legge, Verità, Equilibrio, Ordine, Armonia,
Giustizia I sacerdoti egizi che ben conoscevano l'animo
umano, a conferma della loro saggezza, affidarono il compito di tramandare la
loro scienza ad un custode fedele nel tempo: la pietra. Sulle pagine di questo libro originale, essi, utilizzando
varie chiavi di lettura, hanno fissato le leggi della Natura
ed il sentiero che l'uomo deve percorrere per reintegrarsi coscientemente
con il Tutto. Innumerevoli sono i testi che hanno cercato di tradurre ed
interpretare i geroglifici (dono di Toth all'umanità) al fine di
riconquistare la Sapienza Perenne. Avranno tenuto conto
questi lodevoli studiosi dell'impossibilità di una corretta interpretazione, se
fatta tramite la lente della loro mentalità moderna e risultato di un altro
spazio-tempo rispetto a quella dei sacerdoti egizi? La speranza è che qualcuno di essi si sia riallacciato alla
“Tradizione” che per essere tale, deve attingere ad una fonte
autentica ed ininterrotta. Qual'era il rapporto che il Discepolo egizio aveva con la Natura e quindi con la Divinità? Per non perderci nel mare magnum dell'argomento e per
attenerci al fine di questa ricerca, tentiamo di estrapolarne alcuni sintetici
aspetti, tanto per poterci approssimare, per quanto sarà possibile, alla
mentalità di quel tempo. Nel tempio egizio, così insegnava....il Maestro al
Discepolo. “Come la luce ardente di Râ è riflessa dalla Luna
in luce fredda ed attenuata, così la visione del cuore è riflessa
dal cervello. Però mentre il cuore sintetizza
tutte le percezioni creandone una coscienza vitale, il cervello le separa
e le fissa in determinate zone.... Ecco perché il nome del cervello
aàs è l'inversione di sàa, la coscienza del cuore. Il pensiero deve tradurre ciò che la coscienza ha inciso nel
corpo intero, ma il processo inverso è sbagliato: se tu inscrivi nella
coscienza ciò che hai elaborato con i tuoi ragionamenti, ne risulteranno delle
fantasticherie e dei sistemi arbitrari. Tu non puoi inventare nulla; devi
assimilare a te ciò che esiste in realtà: è il rovescio della mentalità di cui
il cervello è re. Affinché le mie parole risveglino in te una logica vitale e non vengano tradotte in nozioni morte, devi imparare a distinguere queste due mentalità; usa pure quella più complessa per registrare i particolari delle cose che ti si rivelano, ma sappi evitare l'analisi degli elementi 'dissezionati', perché è un'analisi che distrugge ogni legame vitale e oscura l'idea semplice originaria.” A queste due mentalità mi riferivo quando accennavo al
rischio di una non corretta interpretazione dei geroglifici egizi, scrittura
simbolica e sintetica, poiché per leggerne il senso profano – essoterico
– è sufficiente la grammatica egittologica. Per leggerne il senso esoterico,
è invece necessario pensare allo stesso modo di coloro che li hanno composti e
cioè con l'Intelligenza del cuore.
Secondo la concezione egizia della Natura,
tutti i prodotti della terra, tutte le piante e tutti gli animali sono i
simboli di un insieme di elementi vitali cristallizzati in ciascuno di essi; e
ognuno può essere ciò che è soltanto per le condizioni e le circostanze che ne
hanno causato la nascita. Ciascuno è la manifestazione o
incarnazione di un'Idea, e costituisce un anello nella catena
evolutiva della Coscienza, dal Verbo originario (il verbo di Ptah), fino al ritorno
cosciente nella Causa. Gli egizi stabilivano una stretta connessione tra i fenomeni naturali e le Funzioni originarie o Neter. Non esisteva un solo fenomeno “naturale” che non fosse
attribuito all'azione dei Neter: se il seme si decompone in radici che vanno in
profondità, in germoglio che spunta, e in sostanza per alimentare il germoglio,
è la forza Sethiana che smembra Osiride, è la forza Osiriana che si manifesta
nell'”erezione” del germoglio, ed è la potenza di Renenutet (una delle funzioni
del principio femminile universale Iside-Hathor) che “fa scorrere il latte” per
nutrire il nuovo germoglio. Queste immagini non sono delle figure retoriche: sono l'espressione di forze causali naturali che agiscono in modo analogo in tutti gli esseri terrestri in quanto esseri dipendenti dalla Natura. Ma il carattere della Natura è
Osiriano-Sethiano: la Natura è sempre costretta a subire dei
cicli, come Osiride, o a provocare la divisione-dualizzazione, come Seth.
L'origine della divisione risale a Atum o Tum, che è il primo principio
di nascita e morte conseguente alla prima dualizzazione dell'Origine. Per gli Egizi, la Natura inizia a questo
punto, e finisce solo quando il principio Horiano, divenuto cosciente
nell'Uomo, acquisisce, tramite l'unificazione con la Causa, la
padronanza sui Neter della Natura, ossia della Terra e dei cieli
inferiori. E' il principio della Redenzione, che nell'Egitto è solo annunciato mediante la figura del giovane “Horus salvatore” che soggioga gli animali malvagi (scorpioni, serpenti ecc.). Questa realizzazione, che rappresenta la vittoria della
coscienza spirituale sulle forze naturali, segna dunque il limite del regno
della Natura. Per gli Egizi, una sola potenza trascende la Natura: l'anima universale, lo Spirito. Un Neter, se considerato sotto questo aspetto, viene designato come signore di tutti i Neter, o come Signore del Cielo, della Terra e della Duat, oppure, al grado supremo, come l'Inconoscibile. Vi sarebbero dunque due limiti al regno della Natura:
la Causa spirituale che lo precede, e la spiritualità cosciente e vittoriosa
che lo segue. Tra questi due limiti, tutti i Neter sono della Natura;
in quanto tali, essi dimostrano la loro relatività a causa di una limitazione,
o condizionamento della loro potenza. * * * * Uno dei principi fondamentale tramandati...da Maestro a
Discepolo nella Tradizione Esoterica è quello della “Legge
Unitaria”. Il Kremmerz scrive: “L'espressione grafica di
Dio cabalisticamente è un tetragramma, un nome di quattro
lettere, cioè: jod: il principio
attivo di tutte le cose, fecondante – (il contadino che fa il buco). he: il principio
recettore passivo – (la terra o elemento passivo in cui il buco è fatto). vau: la
fecondazione e la generazione attiva – (il seme fruttificante). he: il principio
recettore passivo – (la realtà del raccolto). L'operazione del contadino è simile a quella che fa l'uomo per riprodurre se stesso ed è simile a qualunque operazione di creazione in tutti i regni della Natura. Le quattro lettere esprimono una Legge
Eterna”. Per l'ermetista, in ultima analisi, il corpo umano si riduce alla cellula. L'umanità si riduce alla molecola sociale che è l'uomo, il
mondo si riduce all'astro e l'universo al
mondo: cellula, umanità, astro, mondo, universo non sono che delle ottave
dell'unità, sempre identica a se stessa. La legge seguita dalla Natura
è tanto vera che, dovunque, noi la ritroviamo identica, qualunque
sia l'estensione degli oggetti considerati. L'uomo si riunisce per formare la famiglia, la famiglia si
riunisce per formare la tribù, le tribù stabiliscono il raggruppamento
gerarchico per costituire la nazione, riflesso dell'umanità. I satelliti sono disposti intorno ai pianeti, i pianeti intorno al sole per costituire i mondi; i mondi – che sono essi stessi cellule dell'universo – segnano nell'infinito le leggi eterne della Natura. Dovunque c'è questa progressione, questo accomodamento
delle unità inferiori d'innanzi all'Unità superiore, questa gradazione
universale che va dall'atomo, per salire dall'astro al mondo, fino a
quell'Unità Prima intorno a cui gravitano gli Universi. Tutto è analogo: la Legge che regge i
Mondi, regge la vita dell'insetto. Dovunque è l'assoluto. Tutto è in tutto. Il metodo analogico si manifesta così in tutto il suo splendore. L'uomo è una cellula dell'umanità, l'umanità a sua volta è l'apparecchio superiore di un essere animato che si chiama Terra. La Terra è un organo di un essere superiore chiamato Mondo, di cui il Sole sarebbe il cuore. Questo mondo costituisce la serie inferiore dell'Essere
degli esseri del Macrocosmo di cui gli Universi sono gli organi. La vita che circola nella cellula e nell'uomo da dove
viene? La cellula umana è immobilizzata nell'organo, l'energia
vitale portata dal sangue le passa rapidamente davanti; essa
prende da questa energia ciò che le serve a compiere la sua funzione;
l'energia è dunque identica ma ogni cellula la trasforma differentemente. E' possibile dunque che una stessa forza, la vita,
sia trasformata in forze di ordini differenti e ciò per la diversa forma degli
organi. Se un contadino semina nel proprio orto semi di piante diverse, una stessa forza, la vita, li farà germogliare e crescere ed a seconda della “natura del seme”, si differenzierà nella vita del basilico, del prezzemolo, dell'alloro ecc. L'energia cosmica circola attraverso il pianeta e ogni cosa
e individuo, dal minerale all'uomo, aspira e trasforma la vita in vita
particolare di un organo o di una specie. Analogicamente la Terra attinge la sua vita e quella di tutto ciò che in sé comprende da quella corrente luminosa e vitale nella quale è immessa, corrente che proviene specie dal Sole, il quale a sua volta, l'attinge per vivere e per diffonderla, dall'Universo stellare. Questo nel suo insieme è la sintesi della vita, vita che la
Terra ci ha dato, vita che ha ricevuto e riceve dal Sole, e il Sole riceve
dall'Universo, e che l'Universo ha ricevuto dal Centro misterioso e ineffabile
dove l'Essere degli Esseri, l'Unità Dio, risiede nella sua eterna unione. Questa energia rivela sempre e
dovunque la sua manifestazione trinitaria, cioè Attivo+Positivo, Passivo-Negativo, Neutro
?Equilibrio. L'essere che fa da capo nella famiglia, in cui rappresenta
l'attivo, si piegherà dinnanzi alla legge della tribù, e così diverrà passivo. La Terra che attiva e riunisce, nella sua assorbente unità,
tutti gli esseri situati sulla sua superficie, agendo così come attiva,
obbedisce passivamente all'astrazione del Sole, suo superiore. Il caldo appare positivo nel caldo, negativo nel freddo,
equilibrato nel tiepido; lo stesso dicasi per il freddo. La luce appare positiva nel chiaro, negativa nell'ombra,
equilibrata nella penombra; lo stesso dicasi per l'ombra. L'energia quindi si mostra positiva nel positivo, negativa
nel negativo, equilibrata nel neutro. Il calore, la luce, l'elettricità rappresentano le tre fasi di una cosa unica. Quando di progressione in progressione, d'Universo in
Universo, avremo raggiunta la più alta astrazione, noi scorgeremo un'unica
forza che, opponendosi a se stessa, crea nella sua attività il Movimento,
nella sua passività la Materia e, nel suo equilibrio,
tutto quello che è compreso tra la divisibilità e l'Unita, cioè gli scalini
infiniti per i quali la forza risale dallo stato solido fino alle forme più
elevate dell'intelligenza, del genio, fino alla sua origine: la Divinità. * * * * Facendo un salto nella Tradizione Indiana, riporto il pensiero di un grande saggio: Patanjali. La filosofia Yoga insegna che Purusha
(la Realtà Prima), di per sé, è immoto e non può perciò creare né
entrare in comunicazione col mondo creato, che è in realtà il prodotto di Prakriti,
o materia primordiale; che agisce all'unisono con le tre
Gunas o qualità: Satva, Raajas, Tamas, principii rispettivamente
dell'illuminazione, dell'attività e dell'inerzia, tutte inerenti a Prakriti che
nelle sue forme potenziali è Materia Prima, la materia
primordiale degli ileomorfisti e, nella sua forma attuale, è Natura,
Madre dell'intera creazione.
Purusha Prakriti La Natura stessa è inconsapevole e inattiva se lasciata a se stessa, ma diviene attiva in presenza di Purusha, alla stessa maniera del ferro che si attivizza in presenza della calamita; (Ah Talete!)* cominciano così a sbocciare i fiori, cinguettare gli uccelli e l'uomo a lavorare col sorgere del sole. Poiché l'assoluto sostiene il relativo, l'intera creazione,
compreso il Dio personale, diviene attivizzata e compie le sue funzioni. * La filosofia ilozoista viene strettamente
collegata con gli insegnamenti della scuola ionica o di Mileto
ed in particolar modo al suo fondatore, cioè Talete che derivava
questa sua convinzione dall'osservazione che il magnete attrae il
ferro ed è perciò “vivente”. In effetti il termine filosofico “ilozoismo” deriva dal greco h?le = materia e zôê' = vita. Se ne deduce quindi una dottrina secondo cui la vita è una
proprietà della materia: la materia e la vita sono inseparabili; la
vita è derivata dalla materia o la materia ha proprietà spirituali. Talete L'Unità assoluta sfugge alla ragione. Gli antichi, in Egitto come in India, ne parlavano come dell'Inconoscibile, e usavano invece la sua manifestazione ternaria come base di ragionamento, dimostrabile con fatti naturali. Il visibile è la manifestazione dell'invisibile, la manifestazione del ternario dunque rivela la Legge immutabile dell'Unità. Termino questo scritto sulla “Legge delle Leggi” ricordando le
parole del “sempre presente” Kremmerz: “La legge del mondo è una, sempre eguale e costante.
Un principio attivo feconda un passivo che nutrisce e accresce la forma
embrionale del primo, poi la distacca e la fa vivere di vita propria. L'uomo,
la donna, il figlio. Il sole, la luna, la creazione. 1 (attivo), 2 (passivo) = 1 +2 = 3,
cioè attivo più passivo da vita ad una forma che è la somma dei due”.
Dua-Kheti COMUNICAZIONI![]() A TUTTE LE SORELLE E AI FRATELLI
ERMETISTI DI BENE E A TUTTI QUELLI CHE CI SEGUONO SUL
SITO Io Renato de Angelis Preside della SCUOLA PHILOSOPHICA di TEURGIA ERMETICA “Salvatore Mergè” vi informo che il 21 marzo, entrata del Sole nella costellazione di Ariete e giorno di inizio della Primavera, per il rinnovarsi dello Spirito Ermetico Kremmerziano, metterò sulle pagine del sito un articolo di profonda meditazione. Noi, nel senso più
antico, siamo anche cristiani di credo cattolico, battezzati e cresimati, anche
se, come molti italiani, non praticanti fervidi. Non siamo però atei, invece,
come la maggior parte degli Ermetisti. La nostra Scuola si
riconosce nel credo del Cristo e noi infatti iniziamo ogni giornata recitando al
mattino il Salmo 90, preghiera di aiuto e protezione divina. Preghiamo con fervore,
per noi e per la catena degli ammalati, con volontà e Amore e mai costretti, e
così la preghiera diventa Attiva e
non Passiva. Con questo spirito
intendo parlarvi di una preghiera in modo speciale e dal più intimo del Cuore. Vi aspetto tutti per l’Equinozio
di Primavera. Con fraterno affetto vi
abbraccio tutti. P.S. Sarei lieto che coloro che accetteranno questa mia meditazione, che verrà divulgata il 21 marzo P.V. vorranno inviarmi il loro pensiero di condivisione con una e-mail sul nostro sito. |
LISTA ARTICOLI
- UN OMAGGIO AL MAESTRO GIULIANO KREMMERZ
- LUZ, IL NOCCIOLO DELL'IMMORTALITÀ
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA DIMENSIONE TRASCENDENTE È IL CULTO DIVINO.
- DAL LIBRO I FONDAMENTI SPIRITUALI DELLA VITA DEL FILOSOFO VLADIMIR S. SOLOVIEV
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- PREGHIERA A MARIA
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- IL CUORE
- IL TERZO OCCHIO LA GHIANDOLA PINEALE O EPIFISI
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
- PREGHIERA A ISIDE
- LA LEGGE DELLE LEGGI
- COMUNICAZIONI
- ALMANACCO 2018
- INNO AL SOLE
- GENIO DI LUNA
- THOTH
- IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
- ASTRONOMIA AD OCCHIO NUDO
- KEPLERO IL PREVEGGENTE
- ILLUMINAZIONE ... VENDESI
- IL PROFESSORE DI FILOSOFIA
- RICORDO HIROSHIMA
- SCHEDA ESOPIANETI
- CIO' CHE E' IN BASSO E' COME CIO' CHE E' IN ALTO
- I FRUTTI NON SONO ANCORA MATURI
- AGAPE