RICORDO HIROSHIMARicordiamo a tutti i Fratelli e Sorelle ermetisti e a tutti i Visitatori che oggi ricorrono 75 anni dall'esplosione della bomba atomica di Hiroshima. Chiediamo a tutti di rivolgere una preghiera, con il cuore pieno di Amore, in memoria di tutte le vittime che ci furono in quella tragedia. |
SCHEDA ESOPIANETI
L’uomo ha da sempre visto i cinque pianeti del nostro Sistema Solare: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Esopianeta o pianeta extrasolare è il nome con cui si designano i pianeti che non appartengono al nostro sistema.
Fino alla fine del ‘500 esso coincideva con l’intero Universo. Digges nel 1576 col “A perfit Description of the Caelestiall Orbes” aveva per la prima volta concepito un Universo indefinitamente grande dove le stelle lo popolavano uniformemente. Giordano Bruno nel 1584 si spinse oltre e nel "De l’infinito Universo e Mondi" afferma: "Uno dunque è il cielo, il spacio immenso, il seno, il continente universale, l’eterea regione per la quale il tutto discorre e si muove. Ivi innumerevoli stelle, astri, globi, soli e terre sensibilmente si veggono, ed infiniti raggionevolmente si argumentano". Cartesio elabora una complessa teoria di vortici col quale spiegare le regioni di influenza entro cui si originano le stelle, e nelle quali non vi è ragione alcuna di non supporre la formazione pure di pianeti ed altri corpi minori. La licenza poetica ariostea dell’”Orlando Furioso” popola la Luna di esseri e Keplero fa altrettanto col suo fantascientifico “Sogno”. Voltaire nel Micromega riempie il Sistema Solare di abitanti nani e giganti coi quali si intrattiene il protagonista proveniente da Sirio, prima di imbattersi nei terrestri. Frattanto Herschel, se da un
lato ampliava la famiglia del Sistema Solare scoprendo Urano nel 1781,
dall’altro lato trovava pesanti indizi a sostegno delle parole di Bruno
constatando che la nostra Galassia era una regione smisurata, di forma
allungata, contenente un imprecisato ma enorme numero di stelle paragonabili al
Sole. Nel secolo successivo Galle, Piazzi e tanti altri ampliavano ancora la
famiglia del nostro sistema scoprendo rispettivamente Nettuno e molti corpi
minori, ma l’uomo pur essendosi ormai assuefatto ad accantonare ipotesi
narcisistiche dove il Sistema Solare fosse unico, ancora era impensabile
scoprire pianeti esterni. Era ragionevole supporre al loro esistenza ma fino a pochi anni fa non potevamo osservarli, data l’estrema lontananza. Un ipotetico pianeta, grande quanto la Terra, sulla stella più vicina dopo il Sole, Rigil (a) Centauri, risulterebbe grande quanto una moneta da 1 euro a 70 milioni di km (a metà strada fra noi e il Sole). Per giunta, se di pianeta si tratta, dovrebbe brillare di luce riflessa dalla stella, la quale di conseguenza sarebbe così angolarmente accostata da rendere ancor più ardua l’osservazione. Fatti salvi alcuni falsi allarmi
fra 8 e 900 (il primo segnale rivelatosi poi infondato risale al 1855, un altro
nel 1890 ed ancora negli anni ’50 e ’60), nel 1988 Campbell, Walker e Yang
affermarono di aver scoperto un esopianeta attorno a g Cephei. Essi rimasero cauti nell’asserire la loro scoperta e la comunità scientifica si mostrò sempre molto scettica sull’effettiva individuazione. Solo nel 2003 le migliorate tecniche hanno potuto confermarne l’esistenza. Nel 1991 Lyne, Bailes e Shemar affermarono di aver scoperto un pianeta in orbita attorno ad una pulsar ma poi ritrattarono.
Quella che di fatto viene considerata la prima scoperta risale al 1992 quando Wolszczam e Frail annunciarono la presenza di almeno un paio di pianeti attorno alla pulsar 1257+12. La scoperta fu in breve confermata. La notizia fece un certo scalpore soprattutto perché si pensava che una pulsar non potesse ospitare pianeti, visto che la precedente esplosione di supernova li avrebbe dovuti eliminare. Di recente Ireland, osservando Mira (o) Ceti ed elaborando simulazioni al computer, è giunto alla conclusione che le stelle allo stadio terminale della loro vita si liberano di parte del loro materiale il quale si dispone in un disco attorno alla stella. Se essa ha una compagna (ed i sistemi multipli sono più frequenti dei sistemi isolati) sussistono le condizioni dinamico-gravitazionali perché il materiale espulso vada ad accumularsi in un anello che va a circondare la compagna e dal quale si aggregheranno pianeti. Il sistema planetario di una pulsar si deve considerare quindi come un prodotto di seconda generazione, la cui formazione ha luogo in un contesto ben diverso dal nostro nel quale si crede che i pianeti si siano formati dalla nube primordiale allo stesso tempo in cui si è generata la stella, vale a dire il Sole. Per arrivare alla prima individuazione di un pianeta in orbita attorno ad una stella paragonabile al Sole dobbiamo attendere ancora tre anni, quando, nel 1995, Mayor e Queloz annunciarono di aver scoperto un pianeta attorno alla stella di sequenza principale 51 Pegasi, grazie ai telescopi dell’Osservatorio di Haute-Provence. Nel 2007 conoscevamo già circa 200 esopianeti, oggi abbiamo superato il migliaio e le scoperte proseguono ad un ritmo incalzante anche perché i satelliti in orbita, quali ad esempio Kepler, sfrutta metodi semiautomatici. Ricordando le difficoltà di individuazione, è bene precisare che la scoperta di regola non consiste nella sua diretta osservazione, il primo osservato fu 2M1207b a cui poi se ne sono aggiunti altri, ma nella deduzione in base agli effetti indotti sulla stella progenitrice. Vediamo dunque di analizzare i metodi utilizzati. Recentemente la NASA ha annunciato di aver scoperto, grazie a Kepler, un pianeta appena il 60% più grande della Terra, con una massa di circa 5 volte. E’ un bel risultato, tenendo pure conto che l’oggetto dista 1400 anni luce da noi, bisogna però ricordare che si tratta di una scoperta fatta dalla sonda Kepler, la quale è stata mandata nello spazio proprio per questo. A fronte dei primi clamori però, sembra che gli entusiasmi siano stati raffreddati da ulteriori analisi. Nonostante il volume ridotto deponga a favore di una natura rocciosa non abbiamo la certezza che il pianeta non sia gassoso, un po’ come un Nettuno in miniatura. La zona dove orbita è quella detta di abitabilità perché la distanza dalla stella permetterebbe all’acqua di sussistere allo stato liquido, un requisito fondamentale per ospitare forme di vita almeno come noi le conosciamo. Dalle prime indagini sembra però che l’esopianeta non abbia un campo magnetico. Ciò significa che se aveva un atmosfera gliel’ha progressiva strappata via la stella nel corso dei 6 miliardi di anni e dunque le speranze di poter trovare una qualche forma di vita sembrano svanire. Sempre nel 2015 Kepler aveva studiato anche un’altra stelle: la 432 scoprendo anche intorno ad essa l’oggetto classificato come Kepler432b. Anch’esso è un buon indiziato per essere una sorta di copia della Terra. La Nasa infatti, ogni volta che si scopre un nuovo pianeta dà un parametro, il quale tiene conto di diversi parametri (massa, raggio, velocità di fuga e altro). Più il valore è vicino a 1 più è simile alla Terra. Kepler 452b ha raggiunto il valore 0,82, ma Kepler 432b ha toccato quota 0,88.
Metodi d’individuazione
Astrometria - consiste nel visualizzare una stella e nell’osservarne le variazioni di posizione nel corso del tempo rispetto allo sfondo del cielo. L’influenza gravitazionale di un pianeta causa il movimento attorno al comune centro di massa. Lo spostamento non può essere imputato ad una stella, altrimenti dovrebbe risultare individuabile, bisogna tuttavia riconoscere la difficoltà della tecnica data l’esiguo spostamento angolare a cui vanno soggette le stelle. Velocità radiale - si tratta di applicare l’effetto Doppler. Le variazioni di velocità verso la Terra o in allontanamento possono essere dedotte dal dispiegamento delle linee spettrali della stella genitrice. Finora si tratta del metodo che gode di maggior successo. Pulsar timing - - Le pulsar emettono onde radio con estrema regolarità. Delle lievi anomalie possono essere imputate a periodici allontanamenti e avvicinamenti della stella causati dalla presenza di un pianeta. Naturalmente il metodo consente di individuare solamente i pianeti che orbitano attorno a pulsar. Transito - se un pianeta passa davanti al disco stellare della stella genitrice ne blocca parte della radiazione. Non possiamo vedere il disco nero del pianeta ma l’abbassamento di luce prodotto dal suo interporsi. L’abbassamento di luce dipende dalle dimensioni del pianeta ed in maniera marginale anche dall’inclinazione e distanza dell’orbita rispetto alla linea di vista terrestre. Il metodo, buono in linea di principio, può essere camuffato dalla presenza delle macchie stellari (l’analogo delle macchie solari sulle stelle) che diminuiscono la radiazione superficiale. La periodicità, meglio se di corto periodo, dovrebbe scongiurare questi abbagli. Purtroppo l’inconveniente principale è che sono pochi i pianeti la cui orbita li porti a transitare davanti alla stella. Microlente gravitazionale - la relatività dimostra che un campo gravitazionale deflette la luce. Un corpo si comporta come una lente (gravitazionale), aumentando la luce di una lontana stella che si trova sul prolungamento della linea di vista tra noi ed il pianeta. Quello che osserviamo, in realtà, potrebbe essere anche l’effetto cumulato della stella genitrice e del pianeta, che contribuirebbe in percentuale. Al momento si tratta del fenomeno più elusivo. Allineare tutti i protagonisti della scena in un universo fondamentalmente vuoto è assai improbabile, per cui anche se l’effetto fosse consistente, ben raro sarebbe trovare dei pianeti con questa tecnica. Un progetto, denominato Optical Gravitational Lensing Experiment, portò all’individuazione di 46 candidati ma nessuno fu confermato. Disco circumstellare - I dischi di polvere circondano molte stelle. Essi sono facilmente identificabili tramite un’analisi spettroscopica perché assorbono la radiazione della stella e riemettono nell’infrarosso. Solitamente si tratta di dischi protoplanetari ma talvolta in mezzo possono trovarsi dei pianeti già completamente formati o in via di ulteriore aggregazione di materia.
Sviluppi ulteriori
Assodate le tecniche (indirette) il passo successivo consiste nell’individuare le caratteristiche. I pianeti scoperti finora sono piuttosto massicci, di massa confrontabile a Giove, perché altrimenti gli effetti indotti sulla stella risulterebbero troppo modesti, anche se sembra che le cose si stiano disponendo in maniera diversa. Se finora abbiamo trovato i cugini dei pianeti gassosi, la tecnologia futura, in rapido e continuo progresso, dovrebbe consentirci di vedere anche i consimili della Terra. Tuttavia già ora possiamo fare qualcosa. Abbiamo detto che i pianeti non possono essere individuati, oltre alla distanza, anche a causa dell’estrema vicinanza della stella compagna (sarebbe come vedere una lampadina in mezzo ai riflettori di un campo di calcio). Il coronografo è uno strumento che ha consentito agli astronomi di osservare la debole luminosità coronale del Sole, bloccando la più intensa radiazione fotosferica. L’espediente consisterebbe nel perfezionare un coronografo in modo da bloccare l’intensa luce della stella e permettere l’individuazione di quella debole, riflessa, del pianeta. L’intenzione degli astronomi, e forse di tutti, è trovare i pianeti più simili alla Terra. Oltre all’individuazione di pianeti di tipo roccioso quindi, un altro ambito nel quale gli astronomi stanno impiegando molte risorse, riguarda la presenza e le caratteristiche delle atmosfere. La prima ad essere individuata fu quella dell’esopianeta HD209458b, nel 2001 grazie al telescopio spaziale Hubble. L’analisi rivelò la presenza di sodio anche se in quantità minore rispetto a quella prevista.
Ultime dal settore e le missioni future
Una svolta significativa sembra essersi verificata nel gennaio 2006. Gli astronomi hanno scoperto mediante la tecnica della lente gravitazionale un pianeta di soli 5.5 volte la massa della Terra (OGLE-2005-BLG390b). Si tratta con molta probabilità di un pianeta roccioso, quindi più simile alla Terra di quanto non siano molti altri. Dista 21500 anni luce dalla Terra mentre la distanza approssimativa dalla stella attorno a cui orbita dovrebbe aggirarsi intorno alle 2.6 UA, rendendolo l’esopianeta più freddo fra quelli scoperti. Nel febbraio 2007 sono stati scoperti due pianeti (HD189733b e HD209458b) dei quali si è osservato direttamente lo spettro. I dati del primo astro sono stati raccolti da un gruppo capeggiato da Grillmair dello Spitzer Science Center ma attendono ancora di essere pubblicati. Il secondo esopianeta appartiene al gruppo di quelli che transitano sul disco stellare. Alcuni dei team che l’hanno preso in esame hanno evidenziato nella sua atmosfera la presenza di nubi di silicati e una ragionevole certezza dell’assenza di vapore acqueo che, secondo i nostri modelli biologici, è l’elemento essenziale perché possano svilupparsi forme di vita. Tuttavia secondo i risultati resi noti da Barman e dal gruppo del Lowell Observatory, combinando misurazioni eseguite dall’Hubble Space Telescope con modelli teorici, i dati non escluderebbero la presenza di vapore acqueo nell’atmosfera. Il 25 aprile 2007 sono apparsi due articoli che prendono in esame Gl581c. Si tratta di un pianeta la cui orbita ha un’eccentricità di 0.16 ed un periodo orbitale di 13 giorni. E’ distante circa 20 anni luce e situato nella costellazione della Bilancia. La singolarità di questo pianeta consiste nella massa che potrebbe aggirasi intorno tra 1.5 e 5 volte quella della Terra con dimensioni probabilmente solo una volta e mezzo maggiori (e dunque sicuramente roccioso, almeno per gli standard del Sistema Solare), ad una distanza dalla stella genitrice, una nana rossa, di 0.073 UA, il che farebbe supporre che la temperatura superficiale dovrebbe contenersi fra 0 e 40 oC. La scoperta è stata effettuata con il sistema HARPS (High Accuracy Radial velocity for Planetary Search) dell’ESO installato sul telescopio di 3.6 metri di diametro presso La Silla in Cile. Tra gli scopritori vi è anche Queloz, che nel 1995 scoprì il pianeta attorno a 51 Pegasi. Il pianeta tra l’altro non è solo. Attorno a Gl581 ruotano almeno tre corpi. Anzi, per la verità, il pianeta non è stato individuato direttamente, ma ne sono stati evidenziate le perturbazioni sui compagni. I due restanti di massa rispettivamente 8 e 15 volte quella della Terra appaiono meno ospitali: uno orbita in 5 giorni, troppo vicino alla stella madre, l’altro, in 84 giorni, troppo lontano. Ancora è presto per dire se il pianeta c, oltre alle ottimali condizioni di temperatura, presenti un’atmosfera ed in caso di risposta affermativa, se essa contiene ricche quantità di vapore acqueo (e dunque se fosse appetibile per i nostri standard biologici). Possiamo comunque affermare che ai primi risultati ne seguiranno altri. Siamo sicuri della nostra affermazione per l’interesse che tutta la comunità scientifica sta dedicando al settore e per le parole di Delfosse, uno degli scopritori, che ha dichiarato l’astro come uno dei primi obiettivi delle future missioni che partiranno alla ricerca di vita extraterrestre. Una missione è già partita. Il 27 dicembre scorso è stato lanciato il satellite Corot, la cui sigla (COnvection ROtation and planetary Transit) evidenzia fra gli scopi precipui quello di osservare il transito di pianeti esterni sulle superfici stellari e determinarne quindi le caratteristiche salienti. Corot è un occhio infrarosso di appena 30 cm di apertura, ma ha il vantaggio di osservare da fuori dell’atmosfera, al riparo da tutte le fonti di disturbo. Si tratta di una postazione davvero invidiabile. Inoltre la speciale camera è in grado di rivelare variazioni di luminosità di una parte su centomila, afferma Fridlund, scienziato progettista della missione. Possiamo peraltro affermare che l’uso di sonde dedicate ai cugini della Terra non si esaurisce con Corot. Nel novembre 2008 è stato messo in orbita Kepler, con l’intento precipuo di individuare pianeti extrasolari di dimensioni paragonabili a quelli terrestri e perfino più piccoli! Kepler sfrutta il metodo fotometrico del transito ed analizza alcune migliaia di stelle candidate nella regione del Cigno. Per l’immediato futuro la NASA sta lavorando al progetto TPF (Transit Planetary Finder). Picard sarà impegnato in misure solari ma anche nella caccia agli esopianeti e l’ESA ha già in cantiere Darwin (ben sei satelliti che voleranno in formazione intorno alla Terra). Anche qualora dovessimo trovare un esopianeta ospitale, la tecnologia attuale non ci consentirà di raggiungerlo. Tuttavia l’idea di poterlo vedere ci renderebbe più felici. Abbiamo difatti detto che se ne suppone l’esistenza sulla base delle perturbazioni che induce sui suoi compagni.
Ricerca da Terra
Se solo il potere risolutivo e la luminosità della stella centrale ci impediscono la loro osservazione diretta, la soluzione più ovvia consiste nell’aumentare il potere risolutivo dei telescopi di terra. Saremmo già in grado di realizzare telescopi terrestri da 100 metri (il telescopio avrebbe già un nome: OWL Over Whelmingly Large, che in inglese significa anche gufo). Tra i problemi da affrontare sono i fondi insufficienti. Tuttavia le varie agenzie sono impegnate su più fronti con lo scopo di portare a compimento telescopi di almeno 30 metri di diametro. Un progetto molto ambizioso ma che al momento sembra ben avviato vede impegnata l’ESA nella realizzazione, prevista per il 2017, dell’E-ELT (European-Extremely Large Telescope). Un telescopio di 42 metri di diametro. Con simili mostri si potrebbe sperare anche di vedere monetine da un euro anche sulla superficie del Sole. Il sogno, non troppo nascosto dell’uomo, rimane quello di trovare la nostra cugina, per andarvi un giorno ad abitare, ma come abbiamo detto, la tecnologia attuale non lo consente. Tuttavia non possiamo escludere che una qualche forma di vita abbia potuto attecchire anche là. E se sulla Terra si è sviluppata una civiltà tecnologica, niente ci impedisce di ipotizzare che abbia avuto luogo uno sviluppo analogo altrove. Sarà proprio così? Qualora esistessero molte civiltà, appena più progredite della nostra, perché non siamo invasi da continue visite di alieni, obiettava Fermi. SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence) sta scandagliando dagli anni ‘70 il cielo in attesa di un segnale radio proveniente da una civiltà intelligente, finora senza risultati. Dal canto suo Drake (nel 1962) ha formulato una celebre equazione che tiene conto del numero di stelle in formazione nella Galassia, di quelle che possono ospitare pianeti, del numero di pianeti che godrebbero di condizioni tali per cui la vita possa svilupparsi, della frazione di quelli in cui effettivamente la vita si è sviluppata, della probabilità che l’evoluzione abbia condotto ad una forma di vita intelligente ed al fiorire di una civiltà, della frazione di queste che cercherebbero (al par di noi) di comunicare a distanze interstellari e del tempo in cui una tale civiltà persisterebbe, per derivare il numero di diversi contatti che possiamo sperare di ricevere. I parametri sono molto incerti e fra ipotesi ottimistiche e pessimistiche intercorrono molti ordini di grandezza. Se però consideriamo il numero di stelle presenti ed il fatto che si è sviluppata almeno una civiltà tecnologica, allora possiamo immaginare davvero di non essere soli nell’Universo. Abbiamo dimostrato che il Sistema Solare non è un eccezione, trovare pianeti abitabili ed infine realmente abitati è il passo successivo, ma questa è un’altra storia.
Curiosità
Gli esopianeti sono classificati con una sigla che designa la stella, seguita dalla lettera b (minuscola). Se la stella ospita un sistema con più corpi dopo il primo gli altri prendono le lettere c, d e via dicendo. A rendere più complicate le cose, prima che prendesse piede questa nomenclatura qualche corpo aveva già assunto una propria sigla che non è stata cambiata. Così troviamo PSR1257+12A, B e C. L’IAU per ora ha deciso di non attribuire nomi propri, tratti magari dalla mitologia, anche se ogni tanto, ufficiosamente, qualche pianeta ne ha assunto uno, come HD209458b denominato Osiride e 51Pegasib denominato Bellerofonte. La scoperta di Gl581c non ha prodotto ancora nomi e la scoperta di Kepler 452b è ancora recente per cui non hanno ancora assunto nomi, ma crediamo che qualche ufficioso ma anche affettuoso nomignolo possano meritarselo. Chi ha qualche idea si faccia avanti. CIO' CHE E' IN BASSO E' COME CIO' CHE E' IN ALTO
Quando farete in modo che due siano uno, e farete si che l'interno sia come l'esterno e l'esterno come l'interno, e l'alto come il basso,
e quando farete del maschio e della femmina una cosa sola, cosicché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina,
e quando metterete un occhio al posto di un occhio e una mano al posto di una mano e un piede al posto di un piede, un immagine al posto di un immagine, allora entrerete.
(Vangelo di Tommaso)
fiat volúntas tua,
sicut in cælo, et in terra. (preghiera del padre nostro)
Quando parliamo di alchimia e di ermetismo, normalmente chi è alle prime armi, pensa che tutto ciò che l’alchimista compie, è atto a cambiare il mondo che chiamiamo esteriore.
Sotto certi punti di vista è vero, infatti parlando in chiave ermetica tutto è al di fuori della consapevolezza, tutto possiamo vedere fuori, tranne l’esisto o l’esistente in noi, se una persona ha praticato correttamente la scienza ermetica questa cosa la comprende bene, chi non la comprende se pratica bene un giorno la capirà. In realtà l’alchimia pratica è atta ad avere una visione corretta dell’esistenza, una visione non appannata dai legacci socio culturali, che ci vengono inculcati fin dalla più tenera età. La pratica dell’alchimista è quella costantemente di sciogliere e coagulare, i punti di frizione della propria personalità, rispetto alla visione pura e totale della realtà fenomenologica universale. E come si compie l’opera alchemica? Semplicemente purificando il più possibile la propria personalità inferiore (l’animale) per far crescere in sé la propria essenza divina, oltre non si può andare perché ognuno deve sperimentarne gli effetti. Ecco perché nella tavola di smeraldo si dice: "ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola". Pochi purtroppo hanno capito questa cosa, nessuno ne ha parlato, l’uomo integrale di cui parla il Kremmerz è proprio questo, un essere che ha trasformato il suo sé inferiore, rendendolo specchio del suo sé superiore. I puristi dell'ermetismo nel sentire queste parole si scandalizzeranno sicuramente, “ma no diranno l’alto è il cielo il basso è l’uomo”, non hanno torto, ma purtroppo non hanno ancora visto. C’è un punto nella frase che chiarisce inequivocabilmente il significato della stessa, ed è la preposizione "per" ed il verbo "fare". Infatti se tutte le interpretazioni classiche fossero vere, ciò che è in alto e ciò che è in basso sarebbero un dato di fatto e non un risultato da ottenere, come quel “per fare”, indica. Raise your buy levitra Heightened sexual performance At this time! All monthly payment credit. payday advance loans payday loan online payday loan consolidation I FRUTTI NON SONO ANCORA MATURIQuando il Kremmerz iniziò la sua scuola, pensava di trovare degli studiosi seri, che con lui volessero condividere, un nuovo approccio al percorso di vita che viene chiamato Ermetismo. Ben presto però capì che la maggior parte dei membri della scuola, era più propensa alla creazione di un gruppo elittario-settario, che si orientava verso una conformazione di tipo massonico. Egli di questo ne fu veramente deluso, perché il suo intento non era quello, ma piuttosto di creare un gruppo di veri appassionati che si impegnassero a trasformare l’occultismo in vera e propria scienza, cercando vere e proprie formule fisico-matematiche, che se correttamente applicate, arrivassero ad ottenere dei risultati desiderati. Molti dei nostri lettori nel sentire queste parole, sicuramente, rideranno beffardi: l’occultismo come scienza dimostrabile attraverso proprie leggi e dettami, è per loro una cosa inimmaginabile o ridicola. Questi signori si ricordino che già Einstein quando parlava di un legame tra massa tempo ed energia, veniva beffeggiato dalla scienza accademica, che mai avrebbe immaginato che questa relazione esistesse. Oggi la relatività è un fatto assodato, ed un giorno il legame magia / scienza sarà anch'esso un legame assodato e palese, ora non lo è, ora è più legato alla superstizione, ma ci sarà un giorno che non lo sarà più. Le energie umane dirette verso un obiettivo, che nel caso della Miriam sono rivolte al miglioramento dello stato psico/fisico degli ammalati, è ormai qualcosa di misurabile. Molti sono gli esperimenti che la scienza ufficiale svolge sull'argomento, vedasi i risultati ottenuti dall' Ing. Marco Todeschini. Il Kremmerz si auspicava questo dalla sua scuola, ma purtroppo, questa forma pensiero poco si sviluppò; egli diede delle basi filosofiche da cui iniziare, (Il mondo segreto, la medicina ermetica, i riti, i simboli, ecc..) ma forse nessuno capì appieno ciò che intendeva creare, la maggior parte dei suoi adepti infatti volevano dei riti belle e pronti, una classificazione di livelli di anzianità, delle logge elittarie ecc.. Il suo vero intendimento non era quello, voleva dei veri studiosi che partendo dalle sue basi ne dimostrassero le leggi, ne misurassero i confini, ne analizzassero i risultati. I Fratelli di Miriam, devono essere degli studiosi, devono capire perché ciò che fanno si avvera o viceversa, anche se ciò non basta, perché per portare avanti questi studi, innanzi tutto si deve essere mossi da energie totalmente positive nei confronti del proprio prossimo e specialmente degli ammalati, che si sta cercando di aiutare, altrimenti nessuna cosa di quanto detto prima verrà realizzata. Sentire e vivere il dolore degli altri, è una dote fondamentale per il vero ermetista kremmerziano, senza questa visione, la sua arte è sterile e morta, senza questa visione, non ha ancora salito il primo gradino della scala, è inutile che si illuda, il nostro percorso, è un sentiero Cristiano nel vero senso della parola, cioè la nostra felicità passa inevitabilmente dalla felicità degli altri (ama il tuo prossimo come te stesso). Molti oggi additano il Kremmerz a fattucchiere e persona che viveva dei proventi ricevuti da donatori, iscritti all'Ordine Osirideo Egizio, il dibattito in internet sulle presunte 90 sterline d'oro per l'ammissione all'ordine stesso, è uno dei forum più seguiti. Noi sicuramente replichiamo con questa battuta, e il Papa non fa lo stesso?, e i ministri della chiesa non fanno forse lo stesso?, vivendo ed arricchendosi con i proventi dei donatori, e i Buddhisti Tibetani italiani non fanno lo stesso? ecc.. Nessuno ha mai messo in discussione il loro "far niente" (pregare, rituare), ma del Kremmerz se ne dicono di peste e di corna, quando in realtà egli propugnava, una via legata all'amore fraterno e solidale tra tutti gli aspiranti alla luce, senza distinzione di ceto sociale, e senza chiudere gli esseri umani in sterili settarismi e logge di appartenenza. Tutti i veri cercatori per lui erano degni di nota, ma pochi lo capiscono e comprendono appieno il suo messaggio, il mondo purtroppo è sempre andato così. Il Kremmerz tentò di imprimere, nuova linfa ad una certa visione luminosa dell'esperienza umana, era la sua missione, e per questa missione ha pagato uno scotto molto caro, basta analizzare la sua storia, ebbe molti oppositori perfino nella sua famiglia e pochissimi amici, ricco non lo fu mai, di tesori non né lasciò, se non qualche oggetto simbolico, e con la sua morte tutto si sfaldò in una miriade di diramazioni. Col senno di poi, oggi possiamo dire che il tempo scrisse ancora una volta un’altra storia, peccato, perché una vera occasione l’abbiamo persa, sfruttare l'enorme energia che il Kremmerz aveva, per poter dimostrare ciò che esiste ma non è ancora dimostrato, i frutti di ciò che egli seminò allora non erano ancora maturi, e forse nemmeno oggi lo sono, ma un giorno lo saranno, e dimostreranno che il Kremmerz aveva ragione. I fratelli di Hermes discepoli della scuola del Kremmerz Levitra is a drug delivered to achieve fixed long erection in sexual intercourse for a woman levitra canada struggling with impotence problems. We have order zithromax dealing with internet shops, that enables spending no amounts of funds transforming your own personal shopping and confirming your general Zithromax is of the most useful good quality achievable. Tabletten is a viagra online cheap treatment that only improves the caliber of erections by just intensifying blood circulations from the pelvic area. AGAPEChi è un ermetista, cosa fa un ermetista, come vive un ermetista? Sicuramente possiamo parlare di ciò che non fa, come per esempio rifugge la folla, se non per studiarla, rifugge i banchetti se non per parlare di ermetismo, rifugge tutti gli inganni della vita. ![]() Perché l’ermetista rifugge le cose mondane di cui la vita umana ci delizia? Perché egli è concentrato principalmente su se stesso, la ricerca interiore è la sua vita, e le luci scintillanti e passeggere dei giochi umani, altererebbero l’equilibrio psicofisico che con anni di pratica si è costruito. Alcune volte anche lui può partecipare alle voluttà del mondo, ma in questo caso egli deve mettere tutta la propria energia, affinchè questi giochi illusori non penetrino all’interno della scorza (la sfera o piramide divina), che lo isola dal mondo, e non risveglino ciò che il Kremmerz chiamò la bestia, e cioè il fardello che ogni essere umano nato da donna è costretto a portare e a combattere costantemente. Finché la bestia è sedata egli può procedere, ma se essa si risveglia il suo cammino per un po’ si deve fermare. Cos’è questa bestia di cui il Kremmerz parla tanto, nel suo inno al Sole, che da sempre ci viene additato come l'inno da comprendere profondamente prima di accingersi all'agape? 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La bestia è il nemico principale dell’essere umano, un’entità eterica che si aggrappa silenziosamente a noi fin da piccoli, che succhia la nostra energia, e filtra la nostra visione reale delle cose, perché essa vuole vivere al nostro posto, Non ti sembra di essere un po’ troppo visionario, nel parlare in questi termini di un entità di cui non è stata provata l’esistenza, e di cui pochissimi in vita loro hanno parlato? Coloro che non l’hanno vista, pensano che non esista, ma è giusto così, è giusto che vivano la loro esistenza ignari, non vogliamo convincere nessuno, vogliamo solo fare presente del perché da sempre tutti gli ermetisti che si rispettino sono stati disposti a morire tra atroci dolori, ma non a tradire la loro ricerca, pensiamo a Cagliostro, o a Giordano Bruno. Oggi la vita e la morte vengono banalizzati a tal punto, che nessuno analizza più il sacrificio che alcuni esseri hanno dovuto sostenere per professare le proprie idee. Quando diciamo di analizzare il sacrificio, diciamo di capire che quelle vite sono state spezzate perché lottavano per far evolvere l’umanità e la loro morte è anche la nostra sconfitta. Se essi infatti fossero stati liberi di esprimersi, sicuramente oggi ciò che chiamiamo la bestia, forse sarebbe vista da quasi tutti. Avrebbero potuto fare come Galileo Galilei: se avessero abiurato le proprie idee, sarebbero sicuramente stati salvi, e avrebbero continuato a vivere, e invece no e sono stati uccisi, perché essi non erano dei semplici scienziati, ma esseri che avevano visto. Dove abita la bestia? La bestia al contrario di ciò che tutti pensano non è al di fuori di noi, non è davanti a noi, ma è dietro di noi, governa la maggior parte delle persone istigandogli il terrore, che non è altro che il suo terrore di essere scoperta e sconfitta. Puoi dirmi di più per farmi rendere conto di questo fenomeno! Tutti noi ermetisti Kremmerziani, abbiamo un rito da assolvere quotidianamente ed infatti questo rito lo chiamiamo rito quotidiano (nome voluto dallo stesso Kremmerz), normalmente durante questo rito tutti e dico tutti, nel recitarlo, hanno il pesiero che vaga fra mille immagini ed illusioni, tanto che il nostro Maestro Salvatore Mergè soleva dire: “se sono pensieri che siano almeno pensieri ermetici”, questa è la bestia, ha paura che noi la annientiamo con il nostro percorso di conoscenza, allora cerca mille sotterfugi per distrarci. Ha paura di essere scoperta. Normalmente noi viviamo ventitré ore e mezza del nostro giorno senza problema di concentrazione alcuna, ma in quei 30 minuti si scatena l’inferno, tanto che molti kremmerziani tra cui anche degli anziani, hanno ormai rinunciato a fare questo semplice rito, troppa fatica troppo impegno richiede. Pensateci bene, e da ora in poi, siate sempre più coscienti di cos’è questa lotta costante, siate sempre vigili, non fatevi più sopraffarre. Come fa la bestia a controllare gli esseri umani? Attraverso le emozioni psicologiche. Essa sa che più l’essere umano è travolto dalle passioni, più egli passerà da uno stato di esaltazione ad uno stato di depressione, ed invece che ascoltare la parte profonda di se stesso, agirà con la superficie del proprio essere, facendola di conseguenza vivere. Il lavoro alchemico/ermetico da qui inizia, chi non è cosciente di ciò detto sopra, non ha nemmeno iniziato a praticare l’ermetismo, e si illude che egli è sulla via. Le feste i balli i banchetti sono per gli ignari, non per gli ermetisti, l’Agape del Sol Leone, voluta da Giuliano Kremmerz non è, un banchetto, ma un modo per contarci, ed è legata ad un preciso rituale, in cui il convivio è solo l’ultima parte del rito. L'inno al sole del Kremmerz, è da sempre legato al significato dell'Agape, che si svolge nel primo giorno del plenilunio del Sol Leone, in esso si trova spiegato il significato profondo di questo incontro plenario. L’Agape è un rito silenzioso e mesto, ma non muto di parole, consumato in sordina, colla veste e coi fianchi cinti, con i calzari ai piedi, il bastone in mano, pronti per il lungo viaggio iniziatico, verso la terra promessa, è un rito per onorare i nostri morti, fratelli del viaggio ermetico. Nel giorno del sole che spazza la tenebra e le illusorietà della vita, i veri fratelli uniti da un vero legame d’amore, rinnovano il loro giuramento, di non tradire mai la propria arte. I fratelli di Hermes discepoli della scuola del Kremmerz |
LISTA ARTICOLI
- UN OMAGGIO AL MAESTRO GIULIANO KREMMERZ
- LUZ, IL NOCCIOLO DELL'IMMORTALITÀ
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA DIMENSIONE TRASCENDENTE È IL CULTO DIVINO.
- DAL LIBRO I FONDAMENTI SPIRITUALI DELLA VITA DEL FILOSOFO VLADIMIR S. SOLOVIEV
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- PREGHIERA A MARIA
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- IL CUORE
- IL TERZO OCCHIO LA GHIANDOLA PINEALE O EPIFISI
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
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- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
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- RICORDO HIROSHIMA
- SCHEDA ESOPIANETI
- CIO' CHE E' IN BASSO E' COME CIO' CHE E' IN ALTO
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