NOTIZIA STRAORDINARIA !!!Diamo notizia a tutti, che oggi, in data 21 dicembre 2020, abbiamo finalmente aperto il “Testamento spirituale” del Maestro Osirideo Salvatore Mergè (Elis Eliah). Il Maestro Mergè si raccomandò al nipote Renato de Angelis, attuale preside della nostra Schola, di rivelare il suo “Testamento spirituale”, soltanto quando i tempi sarebbero stati maturi e nel giorno del solstizio d’inverno, ricorrendo in quella data anche l’anniversario del suo matrimonio con la cara Florence. Alla luce dei segni dei tempi, ormai visibili e tangibili ovunque a tutti, non potevamo attendere oltre. È giunto il momento che il testamento spirituale del nostro Maestro Salvatore Mergè veda la luce e disperda finalmente le ombre che da novant’anni gravitano intorno alla Fr+ Tm+ di Myriam “e sullo stesso Maestro Giuliano Kremmerz”. Stringiamoci tutti nella preghiera, chiedendo soccorso alla Myriam, Maria, nostra Madre Eterna, Luce nostra, per essere purificati dalla corrente del suo infinito AMORE. Le rivelazioni che il Maestro Salvatore Mergè ci ha riservato a mezzo del suo Testamento spirituale, verranno diffuse a tutti il 2 febbraio prossimo, nel giorno della Luce, giorno nel quale “Maria, in perfetta osservanza di quanto prescritto dalla Legge del popolo eletto, presentò al Tempio il Redentore del Mondo, portatore di Luce”. Attendiamo tutti, con spirito meditativo, gli insegnamenti spirituali che il Maestro Salvatore Mergè ci ha riservato in previsione di questa data divenuta ormai vicina, con la preghiera che ci porti la Vera Luce che tutti agogniamo. Invitiamo gli amici, i Fratelli e le Sorelle di tutte le Accademie kremmerziane, il giorno 2 febbraio prossimo, ad unirsi a noi sul sito della Schola, per condividere questa preziosa occasione di “VERITÀ di Luce trasmessa”, con preghiera di purificazione ringraziamo Myriam di averci donato tanto.
“PACE A TUTTI GLI ESSERI” baciati dalla VERA LUCE. |
KHEPRI“Gli dèi non sono che manifestazioni dell'Essere Supremo” KHEPRI Animale simbolico: SCARABEO - KHEPER
- KH P R A parer mio, uno degli animali sacri più affascinanti è lo Scarabeo,
per gli Egizi KHEPERER.
Il suo nome deriva da khpr che vuol dire "scarabeo",
ma nello stesso tempo esplicitava un termine astratto e difficile come il verbo
kheper che in origine significava "nascere
in una determinata forma" e da cui derivò poi "essere,
divenire, sorgere, svilupparsi, trasformarsi". Per questo doppio
significato lo scarabeo venne associato al concetto dell'auto creazione
e della rinascita e considerato una manifestazione del creatore
dell'universo: il dio Khepri, il sole che sorge. Khepri è una divinità solare egizia. Khepri rappresentava il sole del mattino e, di norma, era
raffigurato come uno scarabeo. L'associazione con il movimento solare deriva, con ogni
probabilità, dall'osservazione della circostanza che lo scarabeo
spinge e fa rotolare con le zampe posteriori palline di sterco la cui sezione circolare è facilmente associabile al sole
(raffigurato come un cerchio). Per tale motivo Khepri è colui che ogni mattina spinge Râ fuori dalla duat (oltretomba) rinnovando la rinascita di Nut. Per tale motivo la divinità rappresenta anche la
trasformazione che l'uomo
subisce nella morte e nella successiva rinascita.
Khepri era rappresentato principalmente come
un intero scarabeo, a volte in una barca solare
tenuta a galla da Nun, anche se in alcuni dipinti tombali e papiri funerari lo ritraevano con la testa, si, di scarabeo ma su un
corpo di sesso maschile. Nelle sue sembianze di scarabeo, egli
era tipicamente raffigurato mentre spingeva ogni giorno il sole
attraverso il cielo oppure mentre lo faceva rotolare in tutta
sicurezza attraverso l'oltretomba egizio, ogni notte.
Come aspetto di Râ, è particolarmente prevalente nella
letteratura funeraria del Nuovo Regno, quando diverse tombe ramessidi nella Valle dei Re vennero decorate con raffigurazioni di
Râ come disco solare contenente immagini di Khepri. Il Sole nell'aspetto di generatore del mondo è Khepri nella forma dello scarabeo. Khepra, lo scarabeo sacro è privo di femmina;
per generare la sua prole, costruisce una palla con lo sterco di montone;
in essa fa incubare il suo seme; con le sue zampe posteriori, fa rotolare
questa palla da Oriente a Occidente; in modo che lui stesso dall'Oriente
non si allontani. Nello stesso modo, la Terra si muove all'inverso del
corso apparente degli astri; perché una cosa è l'apparenza, e un'altra
il movimento reale. Lo scarabeo sotterra la palla per la durata
di una Luna esatta; covata dalla terra materna, la sua progenie
prende vita in seno allo sterco. Allora senza sbagliare di un giorno, esso
dissotterra la palla e la spinge nell'acqua; quand'essa si apre, ne
esce la sua prole, come Râ, il mattino sorge da Nu,
acqua primordiale di Nut, la notte celeste. Lo scarabeo è nero, come le tenebre
che sono al principio di tutte le cose; e sulle
zampe ha tante dita quanti sono i giorni del mese solare: esattamente trenta. Conta i giorni sulle dita!.... Quanto al suo nome, esso significa divenire e trasformazione. La natura dello scarabeo è luni-solare. Il suo principale significato è il mutamento che
si realizza attraverso la gestazione, di cui la palla di sterco –
che contiene il germe – rappresenta la natura e il frutto. Le diverse fasi della gestazione sono rappresentate, nei
disegni, con dei colori; la fase principale espressa dallo scarabeo è quella
nera. Prima di arrivare alla sua forma finale alata, lo
scarabeo passa attraverso tre fasi essenziali: di uovo, di larva e di
ninfa.
All'inizio esiste in forma di baco o
larva che non può fare niente fuorché assorbire e digerire cibo; poi
viene tessuto il bozzolo all'interno del quale in assoluta
immobilità e senza alcun nutrimento, si compie la metamorfosi in insetto
alato.
Horapollon descrive tre scarabei venerati dagli Egizi. Lo scarabeo “sacro”, feconda il proprio
germe, lo tiene in gestazione in una palla di sterco (nelle tenebre), che
sotterra dopo averla fatta rotolare camminando all'indietro. Il secondo tipo è consacrato a Iside perché
ha due corna come la falce della Luna. Il terzo, dice Horapollon, ha un corpo unico ed è
consacrato a Thoth-Ermete. Lo scarabeo è consacrato da notevolissimi
simboli:
1. Simbolo solare: con le elitre dispiegate, esso è
l'immagine del Sole nel suo duplice cammino, ascendente e discendente. Quando
sotterra la palla, esso rappresenta “Râ che cala dietro la montagna”. Khepra,
nome dello scarabeo, è il nome del Sole all'alba. 2. Simbolo lunare: ventotto ore di gestazione. 3. Esso simboleggia il principio dell'essere che produce e
realizza da sé le proprie trasformazioni, come indicato dal nome e dalle parole
da cui questo deriva:
kheper = esistere, divenire, prendere forma;
kheprer = che produce da sé la propria
genesi; principio dell'essere che causa da sé le fasi delle proprie
trasformazioni;
khepru = forme, trasformazioni.
Per questo motivo, gli Egiziani mettevano uno scarabeo
sulla mummia all'altezza del cuore. Esso però non rappresentava il cuore carnale, bensì il
cuore psichico, cioè quel cuore sottile che il defunto non deve perdere, e che
subisce la prova dei khepru (trasformazioni). La scelta dello scarabeo come simbolo del Sole e del
suo Divenire è spiegata da Horapollon nel seguente modo: Volendo significare ciò che nasce solo, o il
divenire, o il padre, o il mondo, o l'uomo (il maschio) gli Egiziani
disegnavano o scolpivano uno scarabeo. Ciò che nasce solo, perché questo animale genera sé stesso senza essere
partorito da una femmina. Esso è il solo ad essere generato nel seguente modo: quando il maschio vuole procreare dei piccoli, prende dello
sterco di bue e ne fabbrica una palla avente una forma simile a quella del
mondo. Esso rotola la palla nelle sue parti posteriori dal levante al tramonto,
guardando sé stesso verso il levante, al fine di riprodurre la figura del
mondo: in effetti, questo è portato da Est verso Ovest, mentre il corso degli
astri è diretto dall'Ovest verso Est. Avendo dunque scavato un buco, ne sotterra la sua palla per
28 giorni, cioè il numero di giorni durante i quali la Luna
fa il giro dei 12 segni zodiacali. Nel frattempo che essa dimora sottoterra, la discendenza
degli scarabei prende una forma vivente. Il 29° giorno, avendo scoperto la palla, lo
scarabeo la getta nell'acqua, perché si pensa che quello sia il
giorno della congiunzione della Luna e del Sole e anche quello
della nascita del mondo. Quando la palla si è aperta nell'acqua,
gli animali, cioè gli scarabei, escono. E' evidente che la descrizione della nascita dello scarabeo
fatta da Horapollon ha uno scopo simbolico. La tradizione riguardante lo scarabeo, con il suo
simboleggiare le trasformazioni, il divenire e l'apparizione, e con la sua uscita
dalle acque, può motivare gli apparenti “errori” commessi da Horapollon, nel suo racconto riportando fatti
veritieri associati a leggende. 1°) - E' la femmina dello scarabeo, e non il maschio, che
foggia la palla specialmente destinata a ricoprire l'uovo unico. 2°) - Horapollon capovolge i movimenti degli astri, questo
è giusto se negli astri di cui si parla si comprende la Terra che,
effettivamente, gira da Ovest a Est a parte che il grande Mondo sembri girare
dall'Est verso l'Ovest. 3°) - E' esatto che lo scarabeo sotterra la sua palla in un
buco scavato nel suolo ma Horapollon omette un dettaglio importante: dopo aver
smantellato la sua palla e fatta una cernita minuziosa al fine di toglierne
ogni grossolana particella, lo scarabeo femmina la ricostituisce
e la prepara per riceverne l'uovo unico che, murato nel nido così
minuziosamente scolpito, dovrà schiudersi tutto solo e subire le trasformazioni
successive in verme, poi in ninfa, prima di apparire
alla luce del giorno. 4°) - Horapollon non parla che di una lunazione per la gestazione dello scarabeo, mentre in realtà il tempo che trascorre
tra il sotterramento della palla e l'apparizione della nuova generazione è di 4
lunazioni, cioè una stagione faraonica e non di un mese
lunare. Il primo mese è per la deposizione
dell'uovo e per il suo schiudimento. Il secondo mese corrisponde alla fase durante
la quale il verme ingrossa nutrendosi del contenuto della palla. Durante il terzo mese la ninfa – immagine
riproducente la mummia reale circondata dalle sue bende –
prepara la rinascita. Infine, quando lo scarabeo prende la sua forma finale, la “testa e il
torace sono di un rosso cupo, salvo i denti affumicati di bruno.
L'addome è di un bianco opaco, le ali indurite che coprono le ali
membranose sono di un bianco traslucido, molto debolmente tinte
di giallo …. Questo costume si offusca a gradi per fare posto
all'uniforme nera di ebano.” E' necessario circa un mese
all'armatura di corna per acquisire forma, consistenza e colore definitivo. Ora, secondo J.H. Fabre, 28 giorni rappresentano
la fase ninfale. Nei suoi studi, questa durata è stata l'oggetto di una
attenzione speciale; essa è variabile, ma in limiti ristretti: da 21 a 33
giorni, e la media fornita da una ventina d'anni di osservazioni è
effettivamente di 28 giorni, cosicché, in definitiva Horapollon diceva il vero
…. e trova modo di menzionare a questo proposito la conoscenza dei dodici segni
zodiacali. 5°) - Non è lo scarabeo – come dice Horapollon – che, il
29° giorno, scopre la sua palla e la getta nell'acqua; ma poiché la femmina
l'ha confezionata verso la prima quindicina di Maggio in un terreno secco,
questo deve obbligatoriamente essere inumidito al momento della maturità in
Agosto-Settembre, per permettere lo schiudimento. Quando Horapollon parla della
nascita dello scarabeo che esce dalla palla gettata nell'acqua, egli fa
allusione alla nascita del mondo, cioè ciò che si rapporta al
mistero di Elio dal quale RA, come TOUM, nasce dalle acque primordiali.
Accostando il mito alla realtà, constatiamo che
Agosto-Settembre, periodo dell'apparizione dei nuovi scarabei, - che non può
farsi in Europa a causa delle piogge d'autunno – è in Egitto la data delle
acque alte del Nilo (l'inondazione).
Khepri ha un ruolo
anche nella teologia dell'Ogdoade. Il sacro scarabeo è oggetto di venerazione già nei Testi delle Piramidi, anche se in questi non figura ancora come divinità a sé stante. Il sacerdozio di Heliopolis lo trasformò in divinità solare, e più precisamente nell’aspetto mattiniero del sole: « Io sono Khepri al mattino, Ra a mezzodì e Atum alla sera ». L'astro solare, Khepri, dotato di tutta la sua forza e maestosità, prendeva le forme dello scarabeo in quanto questi andava a simboleggiare il divenire (sorgere, tramontare e risorgere) del disco solare durante il suo ciclo giornaliero. Lo Scarabeo, quindi, simbolo sacro, è considerato dai sacerdoti anche perfetto simbolo dell’interpretazione del ripetersi del giorno e della notte, in analogia con le peculiari caratteristiche biologiche e riproduttive del coleottero. Come lo scarabeo spinge, infatti, in avanti una palla di sterco in cui deporrà le uova e da cui nasceranno le larve, allo stesso modo Khepri, il dio sole (interpretato dallo scarabeo), spingeva il disco solare al mattutino illuminando la terra e spazzando via il buio della notte al sorgere dell’alba. Questa similitudine determinò l'identificazione nello scarabeo della divinità solare, che rinasceva ogni giorno a nuova vita. La figura Khepri-scarabeo è quindi simbolo di rinascita, di vittoria della luce sulle tenebre, del potere generativo e della vita sulla morte. Secondo l'esoterista ed egittologo francese René Adolphe Schwaller de Lubicz, l'instancabile avvicendarsi costante, del lavoro dello scarabeo Khepri, incarna il modello delle forze della natura che sono in continuo movimento e trasformazione. Khepri venne raffigurato in forma umana col simbolo dello scarabeo sul capo, oppure con tale coleottero al posto della testa o anche semplicemente come scarabeo. In quest'ultimo aspetto ornava molti oggetti, veniva impiegato anche negli anelli sigillo o montato in stupendi pettorali e braccialetti.
"Lo scarabeo del cuore" - chiamato così, perché veniva posto sulla mummia
in corrispondenza del cuore - era un amuleto fatto di argilla
smaltata, diaspro o di pietra verde, il colore simbolo della rinascita,
e qualche volta anche di pietra nera (anche questo colore, oltre
a rappresentare la morte e l'oltretomba, era sempre
simbolo di rinascita e di rigenerazione).
Sul retro spesso si può trovare incisa qualche formula dal Libro dei Morti, per esempio dal capitolo XXX: "Dalla madre celeste mi viene il cuore ib,
Khepri incarna il risveglio di un rivoluzionario modo di vedere la vita e di porsi in essa, un approccio creativo completamente svincolato dai classici modelli trasmessi dall'educazione e dalla cultura. Egli è più propriamente l'INTELLIGENZA DEL CUORE, generalmente assopita nella maggior parte degli esseri umani e facilmente confusa con aspetti caratteriali emotivi o buonisti. Tale intelligenza va al di là di parametri specifici con cui poterla identificare dall'esterno; essa emerge in ciascuno di noi a mano a mano che si dissolvono i veli delle proprie false personalità tenute in vita da una moltitudine di paure e attaccamenti. Interessante notare infatti come la prospettiva dello scarabeo visto dall'alto ricordi quello della calotta cranica, custode dell'organo preposto alla ragione umana, così come Khepri lo è dell'intuito. È a questo tipo d'intelligenza, la ROSA DEL CUORE, nella sua disarmante semplicità, cui tutte le dottrine fanno riferimento come prerogativa per riscoprire la realtà divina dentro di sé. Vorrei concludere questo scritto con una interessante curiosità messa in evidenza da alcuni studi scientifici e che potremmo denominare “Dalle stalle alle stelle”. Gli scarabeidi sono coleotteri molto popolari tra gli entomologi a causa delle loro grandi dimensioni, dei colori brillanti e della loro interessante storia naturale. La specie Scarabeo stercorario è riferita agli scarabei che si nutrono di sterco e che raccolgono questo nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova), facendone delle caratteristiche pallottole che rotolano facilmente sul suolo. La costruzione di palle con capacità rotolante è studiata per poter trasportare più facilmente il cibo verso un nascondiglio. Le pallottole di sterco hanno un doppio utilizzo: servono come riserva di cibo, e come protezione delle uova. Il trasporto dal luogo di raccolta alla tana o nascondiglio è fatto dallo scarabeo seguendo una linea retta, orientandosi, incredibile a dirlo, attraverso la luce emessa dalla via lattea: se nel viaggio incontrano un ostacolo, essi cercano di superarlo scavalcandolo, senza cambiare direzione. Se è vero che, fin dalla notte dei tempi, l'uomo si è orientato seguendo le stelle... com’è che gli scarabei stercorari fanno altrettanto? Un recente studio ha dimostrato che questi coleotteri si orientano proprio seguendo la Via Lattea, un comportamento osservato per la prima volta nell'intero regno animale! Questi insetti prendono come punto di riferimento per i loro spostamenti la brillante striscia luminosa generata dalla nostra galassia, e si spostano lungo la linea corrispondente, come dimostra un esperimento condotto di recente in Sudafrica. “Orientarsi in questo modo è davvero un'impresa, ed è sorprendente che riesca a farlo un animale così piccolo", dice il biologo dell'università svedese di Lund, Eric Warrant, uno dei firmatari della ricerca. Gli studiosi già sapevano che gli scarabei stercorari riuscivano ad allontanarsi lungo un linea retta rilevando uno schema simmetrico di luce polarizzata che appare attorno al sole. Luce polarizzata che noi umani non possiamo vedere, ma gli insetti si, grazie a speciali fotorecettori di cui sono dotati i loro occhi. Se la teoria valeva per il giorno, non era chiaro, invece, quali segnali fossero in grado di utilizzare di notte, considerato che essi riuscivano a spostare le sfere di sterco sempre lungo una linea retta. Gli studi effettuati hanno dimostrato che questi usavano come riferimento la Via Lattea, scoprendo che gli scarabei riuscivano a orientarsi perfettamente sia con un cielo pieno di stelle che solo con la Via Lattea. Ad ulteriore conferma delle loro osservazioni, hanno posto sulla testa dei coleotteri impiegati nello studio una sorta di "visiera" di cartone che impediva loro la visuale del cielo: gli scarabei, perso in questo caso l’orientamento, continuavano a girare attorno senza meta, senza raggiungerla, come riferisce lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology. Dalle stalle alle stelle, potremo dire, considerato il materiale con cui essi hanno quotidianamente a che fare, un ennesimo tassello, questo studio, che si aggiunge al suggestivo mosaico etologico di questo animale, lavoratore forte e attivo tutto l'anno, abituato a faticare da solo o con l'aiuto del partner, sempre con un unico obiettivo: garantire il sostentamento della famiglia.
Dua-Kheti
Bibliografia: Khepri – Miezewau Khepri – Wikipedia HerBak – Cecio – Isha Schwaller de Lubicz HerBak – Discepolo – Isha Schwaller de Lubicz
Egitto – Aton-Ra.com * (Gli egizi credevano che, dopo la
morte, il proprio cuore fosse la prima istanza a giudicare la passata vita
terrena e temevano una testimonianza negativa) ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA20) L’UOMO DALLA
PAZIENZA DI ASPETTARE
Il
sapere attendere presuppone un gran cuore e una ancor più grande pazienza. Non
bisogna mai affrettarsi né appassionarsi. Sé
uno riesce ad essere in primo luogo signore di sé stesso, lo
diverrà poi anche degli altri. Nel
trascorrer del tempo, bisogna sapersi indirizzare al centro dell’occasione. Il
prudente indugio ammannisce i successi e matura i segreti. La
stampella del tempo giova più ed è più efficace della clava ferrata di Ercole. Dio
stesso non punisce subito, e
il proverbio dice che non paga il sabato. Famoso
detto è questo: “Il
tempo è io valiamo per due”.
La
stessa fortuna premia la prudente attesa con la grandezza del guiderdone. 19) SAPER
RICONOSCERE CHE OGNUNO DI NOI ABBIA LA PROPRIA STELLA
Nessuno
è tanto derelitto da non avere la propria stella; e
se è sventurato, ciò accade perché non ha saputo riconoscerla. Alcuni
trovano buona accoglienza presso principi e potenti, senza
sapere né come né perché: è
stata semplicemente la loro sorte che ha reso possibile tanto favore; all’abilità
non rimarrà altro compito che quello di aiutare la sorte. Altri
si trovano a godere della simpatia dei saggi: qualcuno
si vide meglio accetto in una nazione che in un’altra, e
più ben visto in questa città che in quell’altra. Può
accadere che s’abbia più fortuna in un posto o in una carica che in un’altra, e
tutto ciò pur essendo uguali ed anzi addirittura identici i meriti. La
sorte mescola le carte quando e come vuole; ognuno
conosca il proprio gioco come deve conoscere le proprie capacità, perché
dalle carte che ha in mano dipende il guadagno o la perdita. Sappia
servirsene giocandosele bene, ma
non tenti di cambiarle;
non
farebbe che sviarsi dalla direzione del nord segnata dalla stella polare. 18) NON DOBBIAMO
COMPORTARCI MAI SECONDO LE INTENZIONI CHE NOI ATTRIBUIAMO ALL’AVVERSARIO
Lo
stolto non farà mai quel che pensa il saggio, perché
non sa distinguere ciò che gli conviene. E
se l’avversario è saggio, sarà peggio ancora, perché cercherà di smentire la
persuasione che vi siete fatti delle sue intenzioni, e
le previsioni conseguenti. Le
cose si debbono guardare da tutte e due le parti, e
ci si deve voltare di qua e di là, disponendoci
ad affrontare entrambe le eventualità. Le
sentenze son diverse: l’uomo
equilibrato deve star pronto non soltanto per quel che avverrà,
ma
per quel che potrebbe avvenire. 17) ESSERE GIUSTI E DECISI AD OGNI TEMPO Al
leone morto, persin le lepri tirano la criniera. Non
si può giocare con il valore; se
si cede al primo, bisognerà cedere anche al secondo, e così via, via
fino all’ultimo: si
finirà per superare tardi quella stessa difficoltà che sarebbe stato bene
vincere al primo colpo. La
risolutezza dell’animo val più di quella del corpo; è
come la spada, e
deve stare sempre inguainata nella sua saggezza, ma
pronta ad ogni occasione. È
la salvaguardia della persona. Fa
più male il declinare dell’animo che quello del corpo. Ebbero
doti eccelse molti che, per
mancanza di questa risolutezza, parvero
già morti da vivi e rimasero sepolti nella loro ignavia. Non
senza il volere della Provvidenza, la
natura sollecita sposò la dolcezza del miele all’acutezza del pungiglione, nell’ape. Se
nervi ed ossa abbiamo nel corpo,
neppur
l’animo deve essere tutto mollezza. 16)
ESSERE RIFLESSIVO È UNA DOTE
Far presto, ma far bene. Ciò che si fa istantaneamente, istantaneamente si disfa; ma ciò che deve durare per l’eternità, si deve tardare un’altra eternità a farlo. Non si tiene in conto che la perfezione, e soltanto ciò che riesce bene permane. L’intelletto che è veramente profondo s’acquista l’eternità. Ciò che molto vale costa molto, giacché anche fra i metalli il più prezioso è il più pesante e quel che più tarda a fondere.
15) CONTENERSI DA
SAGGI Non
ci si deve mostrare ugualmente destri con tutti, né
si debbono impiegar più forze di quelle che sono necessarie; non
s’hanno da sprecar il sapere, né il valore. Il
buon falconiere non lancia sulla preda un falco più robusto di quel che sia
necessario per coglierla. Né
si deve sempre mettere in mostra quel che si sa e si può, perché
il giorno dopo non si desta più la meraviglia di nessuno. Ci
deve esser sempre qualche novità da mettere in evidenza, perché
chi di giorno in giorno scopre qualche cosa di più, mantiene
sempre viva l’aspettazione, e mai gli altri riescono a scoprire dove finiscono le sue capacità. 14) TUTTE LE COSE
ANDREBBERO VENDUTE CON CORTESIA E GENTILEZZA In
tal modo ci si accaparra meglio la gratitudine. Ciò che l’interessato chiede sarà sempre nulla a petto del generoso dono di chi spontaneamente dà. La cortesia, la gentilezza non solo dà, ma suscita
riconoscenza, e una gentilezza ricevuta obbliga più di qualunque altra cosa a
ricambiare. Per
la persona dabbene non esiste cosa più cara di quella che gli si dà; e
così chi dà gentilmente, la vende due volte e ha due prezzi: quello
del valore e quello della cortesia. È
vero che per l’uomo meschino, ignorante, la cortesia è arabo addirittura,
perché non riuscirà mai a comprendere i termini del buon procedere.
13) PARLARE QUALCHE VOLTA IN MODO ORIGINALE E FUORI DAL COMUNE METTENDO IN LUCE LA VERITÀ
È
indice di capacità superiore. Non
s’ha da stimare chi mai ci fa opposizione, perché
ciò non è segno dell’amore che lui ci porta, ma
di quello che porta a sé stesso; non
ci lasciamo trarre inganno dall’adulazione, finendo
per ricompensarla, ma la dobbiamo condannare. Essere
oggetto della mormorazione di alcuni, si
deve considerare un segno di stima, soprattutto quando si tratta di coloro che
sogliono dir male di tutti i buoni, in particolar modo dei fratelli. Quando
le nostre parole e le nostre azioni piacciono a tutti, bisognerà
preoccuparsi, perché sarà indice che non sono buone:
la
perfezione, infatti può piacere soltanto a pochi. 12) SAPER
RICONOSCERE IL PIÚ GRANDE DEI PROPRI DIFETTI Nessuno
al mondo può vivere senza il contrappeso della sua qualità migliore; ma
se l’indole favorisce il difetto, questo s’impadronirà dell’uomo
tirannicamente. S’incominci
a fargli guerra, mettendo
ogni cura nel combatterlo apertamente; e
il primo passo sia quello di scoprirlo, giacché,
una volta riconosciuto, sarà
bell’e vinto, soprattutto se interessato se ne farà quello stesso concetto che
se ne fanno coloro che lo osservano. Per
essere veramente padroni di se, bisogna andare anche contro se stessi. Una
volta che si sia abbattuto questo creatore di imperfezioni, anch’esse saranno presto finite. 11) NON COLPIRE IN
MALO MODO I GUSTI ALTRUI Facendolo, si
infligge una pena invece di dare un piacere. Certuni
infastidiscono il prossimo proprio quando pensano di renderselo riconoscente, perché non son capaci di comprendere i caratteri. Ci
sono azioni che risultano lusinghiere per certuni, mentre
per altri suonano offesa; e
quello che s’intendeva fare per vantaggio altrui, diventa insulto. A
volta dare un dispiacere costa più di quanto sarebbe costato fare un favore: e
si perde la riconoscenza e il dono va perduto perché non si è cercato di agire, in
modo da riuscire graditi. Se
non si conosce l’altrui indole, difficilmente
si riuscirà a soddisfare colui che intendiamo beneficare; da
questo consegue che mentre qualcuno pensa di tessere un elogio, pronuncia
invece un vituperio: e
questo è castigo ben meritato da chi non sa regolarsi. Altri
pensano di interessare con lo sfoggio d’eloquenza, e invece tormentano l’anima altrui con la loro loquacità. 10) APRIRE GLI OCCHI
PER TEMPO
Non
tutti coloro che vedono hanno aperto gli occhi, e
non tutti coloro che guardano, vedono. Accorgersi
troppo tardi delle cose, non giova più, ed anzi rattrista; certuni
incominciano a vedere quando non ce n’è più motivo: prima
di farsi loro stessi, hanno disfatto le proprie case e le proprie cose. È
difficile dare intelletto a chi non ha volontà; ma
più difficile ancora è dare volontà a chi non ha intelletto; chi
sta loro intorno, li scarnisce come cechi, offrendo
motivo di riso a tutti gli altri; e
poiché sono sordi per udire, non aprono gli occhi per vedere. Ma
non mancano di quelli che fomentano questa sorta di insensibilità, perché
l’esser loro consiste unicamente nel non essere degli altri. Infelice è il cavallo, il cui padrone non ha occhi, perché non ingrasserà mai. 9) NON DIVIDERE
MAI UN SEGRETO CON CHI È PIÙ POTENTE
Si
crede di spartire pere e si spartiscono pietre. Molti
morirono per essere stati confidenti. Costoro
si possono paragonare a cucchiai fatti di pane Che
finiranno per essere mangiati anch’essi. Il
fatto che un principe comunichi un segreto, non
è un favore che si riceve, ma un tributo che si paga. Molti
infrangono lo specchio perché rammenta loro La
bruttezza che ha riflesso; non posson vedere chi li ha veduti; e
non è mai ben visto chi ha visto il male. Non
conviene troppo stretto nessuno, e tantomeno il potente. O,
se si vuol farlo, ciò potrà più facilmente avvenire grazie ai benefici fatti, che
non contando sui favori ricevuti. Sono
soprattutto pericolose le confidenze fatte tra amici. Chi
ha comunicato i suoi segreti ad un altro ne è divenuto lo schiavo; se
si ha poi che fare con sovrani, si tratta di una violenza che non può durar a
lungo. I
potenti anelano a redimere la propria libertà perduta, e
per raggiungere lo scopo si metteranno sotto i piedi ogni cosa, perfino
la ragione. Perciò i segreti non s’hanno né da dire né da ascoltare. 8) È SAGGIO
SAPERSI RISPARMIARE I DISPIACERI È
proficuo atto di saggezza evitare i dispiaceri. E
la prudenza ne evita molti: essa
è la LUCE della prosperità e per conseguenza della contentezza. Le
notizie odiose, si cerchi di non darle e meno ancora di riceverle: si
deve chiuder loro ogni ingresso, quando non si dia adito contemporaneamente al
rimedio. A
certuni si consuman le orecchie a forza di ascoltare la gran dolcezza delle
adulazioni; ad
altri a forza di udire amarezze e mormorazioni; e
c’è infine chi non sa vivere senza un pochino di quotidiana afflizione, allo
stesso modo che Mitriade non poteva stare senza veleno. E
non è neppure il modo migliore di mantenersi bene, il volersi procurare un
dispiacere eterno per arrecare ad altri piacere per una sola volta, anche
quando si tratti della persona più intrinseca. Non
si deve mai peccare contro la propria felicità per compiacere chi ci consiglia
ma si tiene poi alla larga dalle conseguenze; e
in ogni occasione, sempre che vengano ad accompagnarsi il desiderio di far
piacere ad un altro e la necessità di procurare a se stessi un dolore, si
scelga la via più conveniente: è meglio che l’altro abbia ora un dispiacere, purché non tocchi poi a te soffrirlo senza rimedio. 7) COMPORTAMENTI
SAGGI Certuni
nascono prudenti; entrano nella vita con questo vantaggio dell’intuizione
connaturata nella saggezza, e in tal modo si trovano già a metà strada per
raggiungere il successo. Con l’età e con la esperienza, la ragione giunge a perfetta maturità, e anche il
giudizio diviene assai moderato. Aborriscono
ogni capriccio, come vana tentazione per la saggezza, e per questo soprattutto
in materia di Stato, laddove per la somma importanza delle decisioni di
richiede la più completa garanzia. Costoro meritano di stare al timone, o come consiglieri, o come esecutori. 6) LA MATURITA' E'
dote, questa, che risplende all'esterno, ma più ancora nei costumi di chi la
possiede. Il
peso materiale rende prezioso l'oro, e quello morale la persona: è
qualità che aggiunge decoro a tutte le altre doti, e procura venerazione. La
compostezza d'un uomo è come la facciata della sua anima. E
non si tratta di una stoltezza che non s'abbandona a troppe smancerie, come
vorrebbe che fosse la leggerezza, ma d'una autorità che s'impone con estrema
gravità; parla
per via di sentenze, e ha successo quando agisce. Presuppone
un uomo perfetto, perché la maturità corrisponde in tutto alla perfezione; e l'uomo, quando cessa d'esser bambino, incomincia ad assumere responsabilità e serietà. 5) SANTO, SAPIENTE E SAGGIO La virtù è catena di tutte le perfezioni, è
centro di tutte le felicità: essa fa l’uomo prudente, attento, sagace, saggio,
sapiente, valoroso, sereno, integro, felice, lodevole, veritiero e universale
eroe. Tre
sono le cose che rendono beati: santo, sapiente e saggio. La
virtù è il sole del mondo interiore ed ha come emisfero la buona coscienza; è
così bella che attira l’amore di Dio e della gente. Non
c’è che una cosa amabile, la virtù; e una sola da aborrire è il vizio. La virtù
è l’unica cosa che conta davvero tutto il resto è nulla. La
capacità e la grandezza si debbono misurare alla stregua della virtù e non
della fortuna. La virtù basta a se stessa: finché l’uomo è vivo, lo rende amabile, e quando è morto, lo renderà immortale. 4) NON
CONFONDERSI MAI CON GLI SCHIOCCHI Sciocco è chi non sa riconoscer gli sciocchi, ma più ancora chi, dopo averli riconosciuti, non li allontana dalla sua strada. Son
già pericolosi per chi li tratta superficialmente, ma divengono addirittura
esiziali per chi li ammette nella propria confidenza. E
per quanto la loro stessa cautela e l’altrui accortezza riescano a trattenerli
per qualche tempo, alla perfine commettono la sciocchezza o la dicono; e quanto
più tardano, tanto più solenne essa riesce. Mal
può giovare all’altrui credito chi non ne ha di proprio. Son
la gente più infelice del mondo, perché l’infelicità è come il soprosso della
stoltezza, e l’una chiama l’altra. Solo una qualità essi posseggono non del tutto cattiva, ed è che, mentre gli uomini saggi non possono esser d’alcuna utilità per loro, essi sono di gran giovamento ai saggi, giacché servon loro d’informazione o di esempio da evitare. 3) PAROLE FINI E CARATTERE DOLCE Se gli strali trafiggono il corpo, le cattive parole trapassano l'anima. Una buona pasta per i denti profuma la bocca; gran sottigliezza della vita è saper vender l'aria. La maggior parte delle cose si può pagar con parole, e le parole bastano a liberarci da situazioni che parevano impossibili; si discute col vento nel vento, e un alito superiore giova assai ad animare. Si deve aver sempre la bocca piena di zucchero per confettar parole che risultino gradite agli stessi nemici. L'unico mezzo per esser amabile consiste nell'esser dolce. 2) LASCIARE FAME DI SE NEGLI ALTRI
Anche se il cibo è nettare, bisogna che ne rimanga il desiderio sulle labbra. Il desiderio dà l’esatta misura della stima. Perfino la sete materiale sarà opportuno stuzzicarla, ma non spegnerla poi del tutto: ciò che è buono, se è poco, riesce doppiamente buono. Ogni cosa scade di molto quando se ne usa per la seconda volta. Pericolose sono soprattutto le scorpacciate di soddisfazione, perché sono foriere di disprezzo anche per le cose più durevolmente eccellenti. Una sola è la regola per farsi apprezzare: prendere all’amo l’aspetto stuzzicato, usando come esca la fame che ancora ha. Se in qualche modo si deve irritarlo, è preferibile che ciò avvenga per l’impazienza del desiderio, che non per la stanchezza del godimento. Si gusta doppiamente la felicità faticata. 1) LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONECarissimi Fratelli e Sorelle, trovandoci tutti ad attraversare questo momento di grande difficoltà per il diffondersi del coronavirus, abbiamo pensato di pubblicare "La Piccola Coroncina per la Divina Protezione" presa dall'archivio del Nostro Maestro Salvatore Mergé il quale la recitava nei momenti particolari (come questo) della vita. Vi prego di recitare la Coroncina più volte possibile, se volete anche per tutto il giorno, in modo che la stessa acquisisca la sua Virtù. Il Maestro dell'Accademia LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE Sia Gloria infinita a Te, o Spirito di Dio. Ti ringrazio e ti prego, proteggi me, la mia famiglia e i miei cari, Amen. CURIOSITA' ASTRONOMICHELa sonda Exomars Per il mese di marzo 2021 era previsto l’atterraggio sul suolo marziano
della sonda Exomars, realizzata dalla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale
Europea ESA e la russa Roscosmos. La missione è stata in seguito rinviata al
2022/2023. La sonda, che a sua volta si compone di due moduli, un lander il cui compito è analizzare le
condizioni atmosferiche e la distribuzione del ghiaccio sotto la superficie ed
un rover che invece, dopo
l'atterraggio, si sgancerà e discenderà sul Pianeta Rosso da una delle due
rampe, studierà pressione, temperatura, irraggiamento, campo magnetico ed
eventuali variazioni stagionali del pianeta, indipendentemente o in coppia col lander, per almeno un anno. Il lander, alimentato da celle
fotovoltaiche, dovrebbe avere un’autonomia che gli permetterà di percorrere
almeno 70 metri per ogni giorno marziano (che dura 40 minuti più di quello
terrestre). La missione è la sorella minore di Exomars 2016, la missione che recava a
bordo lo sfortunato lander
Schiaparelli, sfracellatosi a poche centinaia di metri dal suolo, il 19
ottobre. Il rover Perseverance Per restare
in tema di missioni marziane, lo scorso anno dalla base di Cape Canaveral la
NASA ha lanciato il rover Mars 2020
Perseverance. Al momento in cui scriviamo non sappiamo esattamente il giorno,
ma la finestra di lancio si colloca fra il 17 luglio ed il 5 agosto, per
atterrare nel febbraio di questo anno. Il sito scelto per l’atterraggio è il cratere
marziano Jezero. La missione avrà durata pari
ad almeno un anno marziano (quasi due anni terrestri) e lo scopo sarà di raccogliere
campioni da riportare a Terra successivamente. Con questi
dati sarà possibile studiare l’abitabilità futura del pianeta e le eventuali
tracce di vita passata, con maggior efficacia di quanto fatto in passato. Per un certo
periodo, a titolo completamente gratuito, la NASA aveva messo a disposizione la
possibilità di iscriversi. Chi l’ha fatto ha oggi il proprio nome memorizzato
su un microchip a bordo della sonda e
destinato a restare sul Pianeta Rosso. Le Superlune
del 2021 Col termine Superluna si indica la particolare configurazione orbitale per
cui la Luna si trova ad essere piena il più vicino possibile al passaggio dal
perigeo, il punto più vicino alla Terra, risultando quindi più grande. In
questa coincidenza la Luna irradia effettivamente una maggiore luce sul nostro
pianeta, ma la differenza di luminosità ad occhio nudo è praticamente
irrilevante. Basta una piccola velatura del cielo per perdere alcune
magnitudini. Quest’anno avremo due scialbe Superlune, il 28 marzo ed il 24 giugno, ed altre
due ottime, una il 27 aprile, in cui il passaggio al perigeo avverrà 11 ore e
52 minuti dopo il plenilunio, e un’altra nella notte fra il 25 ed il 26 maggio;
stavolta il passaggio al perigeo sarà 9 ore e 32 minuti prima dell’istante di
plenilunio. Al massimo dei quattro avvicinamenti dell’anno passerà ad appena
357453 km dalla Terra, un primato che solo nella Superluna del 13 luglio 2022
verrà superato. Per gentile concessione del nostro Astronomo. |
LISTA ARTICOLI
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- PREGHIERA A MARIA
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- IL CUORE
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
- PREGHIERA A ISIDE
- LA LEGGE DELLE LEGGI
- COMUNICAZIONI
- ALMANACCO 2018
- INNO AL SOLE
- GENIO DI LUNA
- THOTH
- IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
- ASTRONOMIA AD OCCHIO NUDO
- KEPLERO IL PREVEGGENTE
- ILLUMINAZIONE ... VENDESI
- IL PROFESSORE DI FILOSOFIA
- RICORDO HIROSHIMA
- SCHEDA ESOPIANETI
- CIO' CHE E' IN BASSO E' COME CIO' CHE E' IN ALTO
- I FRUTTI NON SONO ANCORA MATURI
- AGAPE
- IL CERVELLO E IL CUORE
- TRATTENERE L'ACQUA CON UN COLABRODO
- PURI INIZIATI
- DISCORSO ALLA LUNA
- IL SECONDO SEPARANDO