La sapienza è un seme presente nel cuore di tutti gli uomini, ma pochissimi lo fanno crescere, nell'altissimo albero che li porta in cielo.

     I più lo lasciano lì ad avvizzire e se ne ricordano troppo tardi nei momenti bui della vita. Alcuni lo fanno nascere ma al primo germoglio lo mostrano a tutti vantandosi della loro grandezza.          Pochissimi lo fanno crescere, e di quei pochissimi meno della metà, riescono nel duro viaggio, che li porterà alla conoscenza.

     Molti sono i libri che parlano delle cose spirituali, ma di questi pochissimi dicono delle cose completamente giuste, e di quei pochissimi meno della metà hanno impresso al loro interno il sigillo della vera sapienza e dell'anima del loro autore.

     Far crescere l'albero della sapienza in noi è cosa relativamente semplice: bastano molti anni di duro studio, arrivarci in cima è cosa molto ardua, perché la scalata, avviene solo se sappiamo condividere e vivere con l'umanità.

     Per scalare l'albero dobbiamo essere buoni ed amorevoli con il prossimo, ma soprattutto giusti con tutti.

     Accettare i nostri difetti ma soprattutto lottare tutta la vita per correggerli.

     Sempre costantemente ogni attimo deve essere dedicato al miglioramento di noi stessi.

     Per scalare l'albero della sapienza abbiamo bisogno degli altri uomini, sono loro che con il confrontarsi continuamente con noi ci rivelano consciamente od inconsciamente gli appigli per proseguire la nostra scalata.

     Quando il mio Maestro morì, continuai la mia preparazione e l'opera ermetica su me stesso.

     In quel primo periodo feci molte conoscenze, ma la più intensa e carica di frutti, fu quella passata nell'accademia Pitagora di Bari del Maestro Donato Harael De Cristo.

     Se devo essere sincero da lui ho avuto molto, ermeticamente parlando.

     Andai a trovare de Cristo su consiglio di un fratello della CEUR, era il 1976, gli telefonai e mi accordò un appuntamento, per la domenica successiva.

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     Alle 23,30 della sera di sabato presi il treno che da Roma mi portò a Bari, arrivai alle 6,30  della Domenica mattina con largo anticipo, e nell'attesa che arrivasse l'ora pattuita gironzolai ansioso nei dintorni di casa sua.

     All'orario prestabilito suonai il campanello.

     Quando la porta della casa del Dott. De Cristo si aprii, mi accolse la figura piccola e sorridente della moglie "Donna Chiara", che mi accompagnò nello studiolo del Maestro, situato alla destra dell'ingresso.

     Dopo alcuni rapidi convenevoli di rito, sbottò:

     “La tua fama ti precede ragazzo” con il fare burbero che lo contraddistingueva.

     “Ma come Maestro...?”, replicai io in tono interrogativo, “Sì mi è giunta notizia che sei uno psicometra d'alto livello”. Io cercai di minimizzare il più possibile, ma lui incuriosito da queste mie doti non perse tempo e mi mise subito alla prova.

     “Ecco tieni questo anello vorrei saperne di più?”, e me lo mise in mano.

     Dopo pochi attimi di esitazione mi concentrai, con l'oggetto tra le mani, e gli riferii di come mi vedessi circondato da molta acqua.

     In quel mentre  mi resi conto che non potevo proseguire oltre, perché un forte malessere e senso di vomito mi stava sopraffacendo, mi alzai di soprassalto dalla sedia in cui ero seduto e dissi al Maestro che non potevo proseguire oltre e ne illustrai i motivi.

     Egli stupito mi confidò che quell'anello lo comprò da uno strano venditore alcuni anni prima su una di quelle navi che trasportano passeggeri lungo il Nilo”. Da lì capii tutto, infatti ho sempre sofferto il mal di mare.

     Successivamente quando il malessere passò, altre cose gli dissi riguardo a quell'anello ed egli fu soddisfatto, e mi prese in simpatia.

     Il Maestro De Cristo era un uomo all'antica, un uomo d'altri tempi, diremmo oggi, più vicino come mentalità ai Maestri che ci hanno preceduto che a quelli odierni, un uomo che per poter entrare nella sfera delle sue simpatie si doveva sudare sette camicie.

     Quando dovetti lasciarlo per tornare a Roma, si fece promettere che lo sarei andato a trovare anche il mese successivo, e così feci per ogni mese fino alla sua morte nel 1985.

     Ed egli fu sempre contento di vedermi. Tant'è che ricordo una volta in cui per impegni personali mi dimenticai di avvisarlo della mia visita, la domenica successiva; allarmato qualche giorno prima, chiamò a casa e trovando mia moglie gli disse “Mi raccomando signora ricordi a suo marito che domenica prossima dobbiamo incontrarci”.

     Di lui ho ancora molti ricordi: la pagellina che mi fece, che concordava con quella fattami dal mio Maestro, lettere, inviti, talismani, foto ed insegnamenti ... ... anche questi, in uso nella mia accademia.

     Fu un periodo molto proficuo, e capii molte cose della via ermetica.

     Ancor oggi serbo del Maestro Dott. Donato  Harahel De Cristo un bellissimo ricordo.

     Per poter scalare l'albero della sapienza dobbiamo essere disposti ad imparare e a confrontarci con tutti, con l'amore che ci distingue  fratelli di myriam, come ha moltissime volte insegnato il Maestro Kremmerz, perché ogni essere umano ha in se un piccolo tassello della verità, che può aiutarci a proseguire il nostro cammino verso il ritorno a casa.

I Fratelli di Hermes
discepoli della scuola del Kremmerz

 
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