«Ma tu, o figlio magnianissimo, se vuoi sapere qualcos’altro, chiedi».

     E Horus disse: «O Madre molto onorata, voglio sapere come nascono le anime regali». E Iside disse: «Questa è press’a poco, figlio mio Horus, la differenza che si verifica riguardo alle anime regali. Poiché infatti esistono quattro luoghi nell’universo che ricadono sotto una legge e un’autorità che non possono essere trasgredite: il cielo, l’etere, l’aria e la terra santissima. In altro, figlio mio, in cielo, abitano gli dèi, sui quali comanda, come anche su tutti gli altri esseri, il demiurgo di tutte le cose. Nell’etere risiedono gli astri, ai quali presiede quel grande luminare che è il sole: nell’aria le anime dei demoni, sulle quali ha potere la luna; sulla terra dimorano gli uomini e gli altri viventi, su cui comanda chi, di volta in volta, è nato re. Gli dèi, infatti, o figliolo, generano dei re che sono degni di essere la loro discendenza sulla terra.

     E gli arconti sono emanazione dei re: di essi, l’arconte che è più vicino al re è anche più regale degli altri. Il sole, infatti, in quanto è più vicino a Dio, è più grande e più potente della luna. Rispetto ad esso, la luna viene in seconda posizione, sia per rango sia per potenza.

    E il re rispetto agli altri dèi è l’ultimo, ma rispetto agli uomini è il primo. E finché è sulla terra, rimane molto lontano dalla vera natura divina, ma ha, rispetto agli uomini, qualcosa che lo distingue e che è simile a Dio. Infatti, l’anima che è discesa in lui proviene da quella regione che è situata al di sopra di quelle dalle quali vengono che discendono negli altri uomini.

    E le anime discendono da lassù per regnare, per le seguenti due ragioni, figlio mio: quelle che hanno svolto la corsa della propria vita in modo bello e irreprensibile, e che si accingono a ricevere l’apoteosi, discendono per esercitarsi, anche nel regname, e gestire il potere che è tipico degli dèi; quelli che invece sono, per così dire, già divine, e hanno trasgredito la norma divina soltanto per poco discendono non per subire una punizione nell’incarnazione, ma, a motivo della loro dignità e della loro natura, per non patire, una volta incarnata, alcunché di simile agli altri uomini, bensì conservare anche nella prigionia quello che avevano da libere.

    Comunque, la differenza tra i sovrani, riguardo i caratteri, non risulta da una distinzione propria all’anima stessa: tutte (le anime regali) infatti sono divine. Piuttosto tale differenza dipende dagli angeli e dai demoni che l’hanno scortata durante la sua discesa e sistemazione. Infatti, le anime di questo tipo, che discendo per un tale fine, non discendono senza un corteo che le accompagni e una scorta di guardie del corpo. Infatti, la Giustizia superiore sa distribuire a ciascuna quello che si merita, anche se queste anime sono respinte dalla terra della serenità.

    Dunque, o Horus, figlio mio, quando gli angeli e i demoni che guidano le anime nella loro discesa sono bellicosi, l’anima che ha dimenticato le proprie opere deve appropriarsi del loro modo di pensare. Quando invece questi sono pacifici, allora anch’essa rende pacifica la propria corsa; se sono poi portati a giudicare, allora anch’essa giudica; nel caso in cui siano musici, allora anch’essa canta; se amano la verità, anch’essa allora esercita la filosofia. Come per necessità, infatti queste anime si appropriano delle convinzioni di coloro che le conducono giù sulla terra; esse, infatti, cadono nella condizione umana dimenticandosi della propria natura, tanto più in quanto si sono allontanati da essa, ma si ricordano del carattere di coloro che le hanno imprigionate».

    «Tu, madre mia», disse Horus, «mi hai spiegato bene tutto, ma non mi hai ancora descritto come nascono le anime nobili». «Horus, figlio mio, come sulla terra ci sono alcune strade che sono diverse dalle altre, così si verifica anche nel caso delle anime. Anche queste, infatti, hanno diversi luoghi dai quali prendono slancio, e quella che è partita da un luogo più glorioso è più nobile di quella che non gode di questa condizione. Come, infatti, tra gli uomini il libero è considerato più nobile dello schiavo (poiché quello che è superiore è sovrano asservisce necessariamente quello che è inferiore), così, figlio mio, avviene anche tra le anime».

    «E come nascono, o madre, le anime maschili e femminili?»

    «Le anime, o figlio Horus, sono tutte della stessa natura tra loro, in quanto provengono da un unico luogo, nel quale il Creatore le modella, e non sono né maschili né femminili. Infatti, una simile condizione si ha solo nel caso dei corpi, e non per esseri incorporei.

La differenza, poi in base alla quale alcune sono più fiere e altre invece facili da trattare, consiste nell’aria in cui tutti gli esseri nascono, figlio mio Horus. Ebbene, l’aria, per l’anima, è il corpo stesso nel quale essa era avvolta e che è una combinazione di elementi terra, acqua, aria, fuoco. Poiché, dunque, nel composto che forma gli esseri femminili prevalgono l’umido e il freddo, mentre il secco e l caldo sono in minoranza, per questo l’anima racchiusa in un’opera plasmata in tal modo risulta compenetrata di umidità e caratterizzata da mollezza, mentre nel caso delle creature maschili è possibile costatate il contrario. Presso queste, infatti, prevalgono il secco e il caldo, il freddo e l’umido rimangono in minoranza: pertanto, le anime che si trovano in corpi del genere sono più rudi e portate a lavoro».

    «Come nascono le anime intelligenti, madre mia?».

     Iside rispose: «l’organo della vista, figlio mio, è avvolto da membrane: nel caso in cui queste membrane siano fitte e spesse, l’occhio non ha una vista acuta; nel caso in cui, invece, esse siano rade e sottili, allora l’acutezza visiva risulta la massima possibile. Allo stesso modo accade anche per l’anima. Anch’essa, infatti, ha certe strutture sue proprie, incorporee, che la avvolgono, come anch’essa è incorporea. E queste strutture che la avvolgono sono gli strati d’aria presenti in noi. Quando questi strati sono sottili, radi e trasparenti, allora l’anima è intelligente; quando invece, al contrario, sono fitti, spessi e torbidi, allora, come quando c’è brutto tempo, non riesce a vedere a lunga distanza, ma soltanto quello che ha vicino ai piedi».

    E Horus domandò: «per quale ragione dunque, madre mia, gli uomini che abitano al di fuori della nostra santissima regione non sono nella loro mente, veramente intelligenti come i nostri?».

    E Iside rispose: «la terra giace supina al centro di tutto come un essere umano sta a guardare il cielo e si trova suddivisa in tante parti quante sono le membra umane. Essa guarda verso il cielo come verso il proprio padre, per cambiare anch’essa in quello che le è proprio seguendo i mutamenti del cielo. E ha la testa rivolta verso il meridione dell’universo, la spalla destra verso l’Oriente, la sinistra verso l’Occidente, i piedi sotto l’Orsa: il destro sotto la sua coda, il sinistro sotto la sua testa, le cosce nelle regioni che vengono dopo l’Orsa, le parti mediane nelle regioni mediane.»

    E segno ne è che gli uomini che ne abitano nel meridione, sulla cima della terra, hanno la cima della testa ben sviluppata e bei capelli; gli orientali sono portati alla battaglia e capaci di usare l’arco: infatti queste facoltà dipendono dalla mano destra; quelli che abitano a Occidente hanno sicurezza in quanto per lo più combattono con la mano sinistra, e tutto quello che gli altri riescono a realizzare stando dalla parte destra essi ottengono stando sulla sinistra. Quelli che abitano sotto l’Orsa, poi rispetta ai piedi, e, d'altronde, hanno buone gambe. Coloro che sono situati dopo questi e un poco più avanti, nella fascia climatica dell’Italia e della Grecia, hanno tutti cosce belle e glutei ben fatti, cosicché, per l’eccessiva bellezza di queste parti, anche gli uomini di laggiù si abbassano all’unione con i maschi.

    Ora, se tutte queste membra, rispetto alle altre, sono inattive, rendono tanto più inattivi gli uomini che le possiedono. Poiché invece la santissima terra dei nostri progenitori è situata nel mezzo della terra, e poiché il centro del corpo umano è il santuario del solo cuore, e poiché il cuore è il quartier generale dell’anima, per questa ragione, figlio mio, gli uomini che abitano qui hanno le altre parti e facoltà non minori degli altri, ma sono eccezionalmente più intelligenti e assennati degli altri, poiché sono nati e sono stati allevati sul cuore del mondo.

    D’alta parte, figliolo, il meridione rende fiacchi, in quanto riceve dalle nubi che nascono, addensandosi, dall’atmosfera (ad esempio, anche a motivo della precipitazione delle nubi così prodottasi laggiù dicono che scorra anche il nostro fiume, quando la brina, là si scioglie) e, laddove sia capitata una nuvola, ha avvolto di brume l’aria che circonda la terra e, in certo modo, l’ha riempita di fuoco, ebbene, fumo o bruma non solo sono un impedimento per gli occhi, ma anche per l’intelletto. L’Oriente, poi, o Horus, molto glorioso, essendo turbato e riscaldato dalla terra del sole li contigua, e similmente anche l’Occidente, ad esso opposto, che partecipa delle stesse caratteristiche al tramonto, fanno si che non si dia nessuna osservazione pura da parte degli uomini che nascono in quelle zone. Il settentrione, con il freddo corrispondente alla sua natura, congela, insieme con i corpi, anche l’intelletto degli uomini che vivono sotto questo clima.

    Invece la regione mediana, essendo pura e non turbata da nulla, ha la meglio in sé e per tutti quelli che vi si trovano. Grazie alla sua costante serenità, infatti, essa genera, adorna ed istruisce, e viene a contesa soltanto per tali qualità, e invece, e, presiedendo sugli altri, come un buona satrapo, rende partecipi della propria vittoria anche i vinti.

    «Rendimi noto anche questo, signora madre: per quale ragione nel caso di uomini che continuano a vivere, durante lunghe malattie, sia la parola, sia il ragionamento, sia l’anima stessa, talvolta subiscono danni?».

 E Iside rispose: «tra i viventi, figlio mio, alcuni sono affini al fuoco, altri all’acqua, altri ancora all’aria, altri alla terra, altri a due o tre di questi elementi, altri infine anche a tutti quanti. Al contrario, poi alcuni sono avversi al fuoco, altri all’acqua, altri alla terra, altri all’aria, altri ancora a due di questi elementi, altri a tre, altri a tutti.

    Ad esempio, la cavalletta, figliolo, e ogni mosca, evitano il fuoco; l’aquila, lo sparviero e tutti gli alati che volano in alto tra gli uccelli, evitano l’acqua; i pesci, l’aria e la terra; il serpente si rivolge lontano dall’aria pura. D’altra parte, i serpenti e tutto ciò che striscia amano la terra; amano l’acqua tutti gli animali che nuotano; i volatili amano l’aria, in cui abitano anche tutte le creature che volano in alto e che sono vicine all’aria per la vita che conducono. Non di meno, alcuni animali amano anche il fuoco, come le salamandre, che nel fuoco, infatti, hanno persino le tane.

 

    In effetti, ciascuno degli elementi costituisce un rivestimento per i corpi. Ogni anima, dunque, mentre è nel corpo, è appesantita e oppressa da questi quattro elementi. E infatti è verisimile che anch’essa sia deliziata da alcuni di questi e molestata da altri. Perciò, dunque, essa non gode della sua più alta felicità. Ma, poiché è, per così dire divina per natura, anche quando si trova in questi elementi, essa continua a combattere e a pensare, ma non tanto quanto penserebbe se non fosse vincolata ad un corpo. Ebbene, qualora questi corpi siano anche in balia di marosi e di sconvolgimento per effetto di una malattia o di una paura, allora anche l’anima come un uomo venuto a trovarsi in un abisso marino, è sballottato dalle onde e non riesce a produrre nulla di stabile».

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