1) Anche questo discorso, o Tat, io svolgerò per te, perché tu non rimanga non iniziato ai misteri di Colui che è superiore al nome di Dio. E tu cerca di apprendere come l’essere che alla maggior parte delle persone sembra non evidente diventerà per te evidente in massimo grado. Infatti, non esisterebbe per sempre, se fosse evidente ai sensi. Poiché tutto ciò che si manifesta ai sensi è generato, dato che a un certo momento è apparso. Ciò che, invece, non si manifesta ai sensi esiste in eterno; non ha bisogno, infatti, di apparire a un certo momento, poiché esiste da sempre. E fa apparire tutte le altre realtà, mentre esso stesso non appare, in quanto esiste eternamente. Esso, pur facendo apparire le altre cose, non lascia apparire se stesso, genera senza essere generato esso stesso, non si presenta in un’immagine sensibile, ma presenta in un’immagine sensibile tutte le altre cose. La rappresentazione sensibile, infatti, è propria soltanto degli esseri generati, dato che l’essere generati non è altro che un apparire ai sensi.

     2) Mai l’Uno è ingenerato, chiaramente, non è passibile di una rappresentazione sensibile e non è evidente ai sensi, bensì, presentando in un’immagine sensibile tutte le cose, appare attraverso tutte, e in tutte, e soprattutto a coloro ai quali egli stesso voglia apparire. Tu dunque, o figlio Tat, prega in primo luogo il Signore, Padre, Solo, che non è l’Uno ma quello cui l’Uno deriva, di esserti propizio, perché tu possa comprendere questo Dio così grande e far brillare anche un solo suo raggio sulla tua intelligenza. Infatti, soltanto l’intuizione intellettuale vede ciò che non è evidente ai sensi, in quanto anch’essa non è evidente ai sensi. Se puoi, si manifesterà agli occhi dell’intelletto, o Tat; il Signore, infatti, si manifesta in tutto l’universo generosamente. Puoi tu vedere l’intuizione intellettuale, prenderla con le mani e contemplare l’immagine di Dio? Se anche quello che è in te non ti è evidente, come potrà apparirti, † grazie ai tuoi occhi, esso stesso in se stesso?

     3) Se vuoi vederlo, considera il sole, considera il corso della luna, considera l’ordinamento delle stelle. Chi è colui che ne mantiene l’ordine? (Ogni ordine, infatti, è delimitato nel numero e nel luogo). Il sole, il dio più grande tra gli dèi del cielo, al quale tutti gli dèi celesti cedono in quanto re e sovrano, perfino questo, che è così grande, che è più esteso della terra e del male, sopporta di avere al di sopra di sé delle stelle più piccole che compiono i loro percorsi: perché? Di che cosa ha ritegno o che cosa teme, o figlio? Ciascuno di questi astri che sono in cielo non compie la stessa corsa, o una simile? Chi ha determinato per ciascuno la modalità e la grandezza della corsa?

     4) L’Orsa, qui, continua a girare attorno a se stessa, e fa girare insieme con lei tutto il cielo: chi ha in mano questo strumento? Chi ha posto i confini intorno al mare? Chi ha stabilito la terra sulle sue fondamenta? Esiste infatti qualcuno, o Tat, che è il creatore e il signore di tutte queste cose. È impossibile, infatti, che si mantenga o un luogo, o un numero, o una misura, senza colui che li ha creati. E infatti, ogni ordine è creato, mentre solo l’assenza di luoghi e di misura è increata. Ma non è priva di padrone nemmeno questa, o figlio. E infatti, se ciò che non ha ordine è manchevole, † …† anch’esso risulta sottoposto al padrone che non gli ha ancora assegnato un ordine.

     5) Magari ti fosse possibile di venire alato e volartene su verso il cielo, e, sollevato tra la terra e il cielo, vedere la solidità della terra, i flutti sparsi del mare, le correnti dei fiumi, l’estensione dell’aria, l’ardore del fuoco, la corsa degli astri, la velocità del cielo, la sua rotazione attorno agli stessi punti! Quello spettacolo, figlio mio, è il più beato: contemplare tutte queste meraviglie in un colpo solo, l’immobile che si muove, l’invisibile che appare attraverso le realtà che crea: questo è l’ordinamento del cosmo, e questo è l’ordinato decoro (kòsmos) di questo ordinamento.

     6) Se vuoi contemplare Dio anche attraverso le creature mortali, quelle che vivono sulla terra e quelle che vivono nell’abisso, considera, o figlio, come l’uomo si formi nel grembo materno, ed esamina attentamente la tecnica di questa formazione, e apprendi chi sia colui che forma questa bella e divina immagine dell’uomo. Chi ha disegnato le forme arrotondate degli occhi? Chi ha creato i fori delle narici e delle orecchie? E l’apertura della bocca? Chi ha steso i muscoli e i tendini e li ha legati? Chi ha derivato i condotti delle vene? Chi ha solidificato le ossa? Chi ha rivestito la carne con la pelle? Chi ha distinto le dita? Chi ha dotato i piedi di ampie piante? Chi ha scavato i condotti? Chi ha creato la milza, in forma allungata? Chi ha fatto il cuore in forma di piramide? Chi ha connesso insieme i † nervi †? Chi ha creato il fegato, con la sua forma piatta? Chi ha reso porosi i polmoni? Chi ha fatto il capace ricettacolo del ventre? Chi ha creato e sistemato in posizione visibile, le parti più nobili e ha nascosto quelle vergognose?

     7) Vedi un po’ quante arti applicate a una sola materia, quante opere riunite in un’unica figura, tutte bellissime e tutte misurate, e tutte differenti tra loro. Chi le ha compiute tutte? Quale madre, quale padre, se non il dio invisibile, che ha creato tutto per sua volontà?

     8) Nessuno afferma che una statua o una pittura possa essere stata prodotta senza uno scultore o senza un pittore: e questa creazione si sarebbe prodotta senza un Creatore? Che grande cecità, che grande empietà, che grande stoltezza! Non separare mai, Tat figlio mio, le creature dal Creatore! … … … O piuttosto, è ancora maggiore † di quanto implichi il nome di Dio †. Tanto grande è il Padre di tutte le cose; in effetti, esso solo è padre, e questa è la sua funzione specifica: essere padre.

     9) Se poi mi costringi a dire qualcosa di ancora più ardito, la sua essenza è quella di concepire, partorire e creare tutto, e, come è impossibile che qualcosa si produca senza un creatore, così sarebbe impossibile che esso esistesse sempre, se non creasse sempre tutte le cose, in cielo, nell’aria, sulla terra, nell’abisso, in tutto il mondo, in tutto l’universo, nell’essere e nel non essere. In tutto questo, infatti, non c’è nulla che non sia egli stesso. Esso stesso è sia le cose che sono sia quelle che non sono. Infatti, le cose che sono le ha fatte apparire, e quelle che non sono le ha in se stesso.

     10) Questo è il Dio superiore a qualsiasi nome, questo è colui che non è evidente ai sensi e che, al contempo, è evidente in massimo grado; e quello che è contemplabile da parte dell’intelletto e che al contempo è visibile agli occhi. È l’incorporeo ed è colui che ha molti corpi – o meglio: colui che ha tutti i corpi. Non c’è nulla che esso non sia. Tutte le cose che sono, infatti, le è anch’esso. E perciò esso ha tutti i nomi, poiché tutte le cose provengono da questo solo Padre, e al contempo non ha nome esso stesso, poiché è Padre di tutte le cose.

     Chi dunque potrà benedirti, parlando di te o rivolgendosi a te? Dove dovrò rivolgere lo sguardo per benedirti? In alto, in basso, dentro, fuori? Non c’è via, infatti, non c’è luogo intorno a te, né alcun altro essere: tutto, invece, è in te, tutto proviene da te. Tu doni tutto e non ricevi nulla: è perché hai tutto e non c’è nulla che tu non abbia.

     11) Quando dovrò inneggiare a te? Non è possibile, infatti, concepire né un’ora né un tempo riguardo a te. E per che cosa inneggerò a te? Per le cose che hai creato o per quelle che non hai creato? Per quelle che hai fatto apparire o per quelle che hai nascosto? E per quale motivo inneggerò a te? Come avente possesso di me stesso, come possessore di qualcosa di mio proprio, come altro da te? Tu, infatti, sei quello che io sono, qualsiasi cosa sia; tu sei tutto quello che faccio, tu sei tutto quello che dico. Tu, infatti, sei tutto, e non c’è null’altro (all’infuori di te): perfino quello che non è, tu lo sei. Tu sei tutto quello che diviene, tu sei quello che non diviene; tu sei intelletto, in quanto intelligente, Padre, in quanto Creatore, Dio, in quanto potenza attiva, buono e creatore di tutte le cose.

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