Porfirio ha dei dubbi, perché talvolta invochiamo gli spiriti supplichevolmente, come a noi superiori, talaltra quasi li costringiamo, comandando loro come ad inferiori.

Giamblico così distingue.

Gli dei e tutti gli esseri superiori alla nostra natura, per la pienezza della loro bontà e per la loro volontà di bene e per una certa benevolenza, donano cose convenienti alle anime degne. Scelgono gli uomini religiosi come loro creature ed alcuni e discepoli, ed hanno pietà dei sofferenti; vi sono inoltre dei generi medi di dei che come degli efori presiedono alla scelta ed al giudizio; stabiliscono che cosa sia lecito fare, che cosa declinare invece, aiutano le imprese giuste; intralciano quelle ingiuste e spesso ritorcono contro gli ingiusti quelle soperchierie che tentavano di imporre ad altri, di modo che essi stessi le sopportino. Vi è inoltre un altro genere di spiriti a noi circostanti, che non è distinto dagli altri né preso in considerazione e che ha ottenuto in sorte una sola potenza numerica per la distribuzione stessa delle singole parti dell' universo.

Per cui ciascun spirito è addetto ad un solo compito; come, infatti, la spada divide solamente, né compie, alcun altra cosa, così degli spiriti distribuiti sul mondo per sopperire alle necessità particolari della natura, uno divide solamente, un altro lega le cose che avvengono e sono generate; infatti alcuni spiriti occulti, che hanno avuto in sorte ciascuno una potenza propria, compiono ciascuno ciò cui sono ordinati. Se infatti qualcuno accogliendo quelle cose che per un ordine distribuito, ritornano al tutto, deflette al di fuori della sua orbita, e compie qualcosa quasi abbandonando la retta via, ciò stesso che avviene segue in modo che nessun danno giunga a colui che a male agito; ma ritorniamo alla questione. Per rispondere alla questione, i comandi e le imposizioni violente sono dirette agli spiriti che non usano di una ragione propria, né possiedono un principio di giudizio e di distinzione.

Quando infatti il nostro pensiero ha facoltà di giudizio e  di discernimento, per la quale condizione le cose possiedono se stesse nella vita, abbraccia in sé molte potenze della vita e suole comandare agli spiriti, che non usano di ragione e che non sono determinati ad una sola azione. Li invoca, infatti come superiori; poiché cerca di trarre quelle cose che tendono a portarsi al tutto dal mondo universo, che li contiene fino a quando si riferisce a particolari individuali. Comanda loro, quindi, come a degli esseri inferiori, perché la nostra natura intellettuale è più forte di quella che manca di intelletto, anche se quella ha un'azione più vasta del mondo.

Nel sacerdote, quindi, esistono due aspetti, come due vesti;  una umana; l'altra divina che assume dai sacramenti nei quali sta nascosta una forza divina che eleva l'anima fino alla divinità e la congiunge al dio. 
Perciò sovrapponendo all'animo l'aspetto divino e valendosene, può, sotto la protezione divina, comandare agli spiriti come superiori; tuttavia, l'uomo suole pregare invocandoli come superiori, fino a quando invoca le potenze dell'universo. Ma così con più verità risolviamo la questione;  una certa comunione di consenziente benevolenza ed una complessione di indissolubile unità, compie operazione sacra, perché abbia un effetto divino e superi qualsiasi forma di azione umana. Perciò dobbiamo trasporre tutto da questo a quel punto. Infatti il sacerdote non invoca la misura, come se ne fosse privo, né affida quanto è da compiere a qualcosa di separato, come avviene fra gli uomini.

Al contrario, una certa e uguale azione comune al fuoco divino, per una spontanea volontà è già pronta e da sé presente, e con una sua propria influenza risplende ed agisce, nel medesimo modo contemporaneamente, in tutte le cose; poi queste, la tramandano ad altre che ne possono accogliere una parte. Infatti l'opera divina che si esplica nei sacrifici, non si compie per un contrasto fra questo e quello come avviene per le cose generate, non è richiamato dalla diversità di chi chiama e muove, né si trasforma nel movimento come è solito delle cose umane, ma si compie per una fondamentale identità, unione, consenso; e tolto qualsiasi contrasto, agisce proprio in funzione di ciò; e quanto è compiuto in virtù di questo fatto, è comune comunque e semplice. Porfirio chiede perchè mai gli dei comandino ai loro fedeli di essere giusti, ed invece talvolta, pregati di colpire qualcuno, lo facciano.

Giamblico risponde che non colpiscono, ma danno le giuste pene; e se talvolta queste sono ingiuste, non sono opera degli dei; ma dei demoni cattivi.
Gli dei non vedono solamente una parte limitata di questa vita, ma tutta, e non questa sola, ma la universale vita dell'anima di età in età, perciò a seconda dei meriti ottenuti in una vita precedente, spesso puniscono nelle seguenti, sia pregati di punire, che non pregati.
Frattanto noi che non vediamo niente altro che il presente, pensiamo che ci tocchino delle avversità che non ci meritiamo, mentre spesso paghiamo in questa vita quanto abbiamo compiuto in un'altra, e quello che facciamo adesso, lo avremo ricambiato un'altra volta. Inoltre a noi sono nascosti molti peccati che agli dei sono manifesti.Così noi chiamiamo giustizia il compiere ciascuno il suo dovere secondo le presenti leggi della patria.

Gli dei invece le definiscono vedendole in un modo assai più ampio, cioè in tutto l'ordine dell'universo e specialmente considerando quell'intenzione che conduce le anime agli dei, e quindi danno un giudizio. E vi è tanta differenza fra il giudizio divino ed il nostro, per una stessa cosa, che non possiamo giungere fino ad esso. Infatti gli dei giudicano in modo diverso quanto è giusto per una sola anima e quanto alla comunità di tutte le anime. Se infatti l'unione di una medesima natura esistente fra le anime sia viventi nel corpo, sia poste al di fuori di esso, provoca una certa complessione di enti simili, e comuni per tutta la vita e l'ordine del mondo, è necessario richiedere un giudizio da tutte cioè dall'ordine universale e lo si deve ricercare dal vincolo di affinità delle anime fra di loro, specialmente quando la grandezza dei delitti commessi da un'anima supera il supplizio conseguente ai peccati. Gli dei, dunque, non pregati mai, non danno supplizi se non giusti. Infatti, avendo essi una essenza secondo il bene, non possono essere causa di male e di ingiustizia.

In verità se qualcuno per caso riuscisse, con preghiere agli dei, a fare in modo che qualcuno fosse ingiustamente colpito da avversità, saremmo costretti a cercare cause diverse dagli dei e dai buoni numi; e se per caso non le trovassimo, tuttavia non dovremmo sospettare per questo, qualcosa di indegno della divina natura, nei riguardi degli dei; e questo per una conoscenza certa che è innata alle nostre intelligenze per benevolenza degli dei. Nella quale senza dubbio, credono tutti i Greci ed i barbari. Inoltre, poichè le specie dei mali sono diverse, e discordi, le cause di essi da ricercarsi sono diverse. Se è vero quanto dicevamo degli idoli e dei demoni cattivi, di qui ha giustamente origine la molteplice causa dei mali. Essi simulano la presenza degli dei e dei demoni buoni. Perciò comandano al loro fedele di essere giusto, per sembrare buoni come gli dei; perché sono di natura cattivi, pregati di compiere il male, lo fanno liberamente e ci inducono ad azioni ingiuste. Questi sono quelli che mentiscono negli oracoli ed ingannano e consigliano cose turpi e le compiono.

Gli dei, invece, ed i demoni buoni, non ingannano mai, non portano a compiere iniquità; inoltre la natura dei demoni cattivi è incostante con se stessa, instabile, diffidente e cerca di convincere a cose diverse; la natura degli esseri superiori, invece, è sempre coerente a se stessa e conserva sempre lo stesso tono di azione.

Le parti materiali del mondo non sono prive di virtù, ma quanto sono più grandi e più belle, e più compiute dei nostri corpi, tanto maggiori forse ed azioni possiedono. Per cui ciascuna di esse ha forze particolarmente differenti e produce azioni diverse. Così, per una certa abitudine, possono compiere molte più cose. Che anzi, da tutte le parti del mondo discende nelle particelle una certa azione multiforme; e discende assai facilmente a causa dell'affinità delle potenze, fino a quando le potenze seguenti corrispondono a quelle antecedenti. Inoltre chi riceve si predispone all'azione della forza; giungono infatti alle necessità del corpo, scendendo dal tutto in certe particelle, come cattive e perniciose, per quanto fossero benefiche nel tutto, e consone all'armonia dell'universo, tuttavia sono nocive a certi parti, sia perché non possono sostenere azioni universali, sia per l'interferenza di qualche azione inferiore o per la naturale impotenza delle cose più basse, sia perché le parti non sono commisurate alle parti. Poi, oltre che il corpo del mondo, può anche molto la natura stessa del mondo.

Infatti la concordia delle somiglianze ed in contrasto delle differenze non producono poche cose, che anzi, l'unine di molti in uno solo, tutto animale e le potenze vigenti nel mondo, quante e quali siano, agiscono in modo diverso, a seconda che nel tutto o nelle parti, a causa della debolezza stessa distribuita e divisa fin nelle ultime parti.

L'amicizia del tutto e l'amore e lo sforzo di purificazione e simili cose sono azioni del tutto, passioni nelle parti.

Ugualmente quelle che nell'intelletto divino sono specie e ragioni pure, nella natura dell'universo subiscono quella certa povertà della materia e la diversificazione dei singoli; perciò quanto è unito nel tutto contrasta nelle parti; frattanto alcune particelle si corrompono ed affinché ogni cosa costituita secondo natura si conservi, si consumano, e questa avviene anche ad alcune parti che si deformano, perché ogni cosa che nasce da ciò è così priva di passioni.

Quando un mago cattivo con le sue invocazioni attira qualche calamità su qualcuno, usando per questo delle potenze naturali e corporee, la legge tradizionale dell'universo agisce per un'azione di questo genere senza scelta e cattiveria; quantunque nel frattempo il maleficio, usandola, pieghi questa legge ad azioni contrarie e cattive, ma la stessa legge e la sua azione, scendendo dall'alto, si muove per una certa particolare sensibilità e somiglianza ai contrasti delle passioni. Il maleficio, poi, per sua scelta, trae al di là del giusto quanto è destinato al male; e la legge stessa, poi, agisce secondo una sola armonia nel mondo, affinché anche le cose più distanti cooperino fra di loro; se qualcuno poi, avendo appreso ciò, tenta di trasporre le parti e le sorti del tutto da una parte all'altra ledendole in questo modo, l'universo non è causa di un danno di questo genere, ma lo è l'abuso umano, che trasgredisce l'ordine dell'universo. Non sono quindi gli dei a mandarci dei mali, ma la natura ed i corpi dipendenti dalla volontà divina. Ed anche questi non erano stati mandati in basso come gli influssi cattivi, ma come buoni e salutari al mondo; ma subiscono una mescolanza di cose cattive, così che vengono accolti in modo assolutamente contrario a quello con cui erano stati dati.

Dopo questo chiedi perchè gli dei, per la loro natura non esaudiscono le preghiere di chi non è casto; eppure essi talvolta, invocati, aiutano gli amori illeciti e non si vergognano di incitare i loro fedeli a turpe libidine.
Per cause occulte possiamo essere incitati ad un'unione non legittima, naturalmente legittima, per caso, nelle leggi umane, cioè nelle leggi del mondo, quando da ciò deve nascere qualcuno necessario agli uomini. Infatti l'istinto d'amore nel mondo tende all'amicizia ed all'armonia; nelle parti, invece, diventa più violento, perchè queste concordano troppo facilmente fra di loro e col tutto quando sono da esso prese.
Infine quanto scende dal cielo di buono, qui spesso è  mutato in male.

Il mondo animale è uno; ed in esso le parti per quanto distanti fra di loro di luogo, tuttavia sono portate una verso l'altra per la loro unica natura. Inoltre la stessa forza conciliatrice del mondo, che è causa comune della mescolanza di tutti, trae le varie parti ad incontrarsi per sua natura; può, in questo modo, l'attrazione ed il desiderio essere aumentato ad arte fuori di qualsiasi ordine. Questa stessa forza conciliante infusa in ciascuna cosa è buona e dovunque è causa di vicinanza, di comunione e di armonia, e di scambievole amore e di unione al mondo; tutte cose che avvengono per comando di chi le tiene; nelle parti invece, a causa della distanza fra di loro ed al tutto e perchè la natura qui è debole e povera, produce un mutuo incontro di passioni. Per cui il desiderio ingenito è più violento e grande.

L'arte, impadronendosi così di questa forza di unione ovunque dispersa nella natura, la intensifica e la raccoglie e ne fa derivare un'unica cosa. E così il desiderio naturalmente moderato di unione necessaria è reso sfrenato da questi artifizi; infatti essa muove la materia che porta particolarmente al desiderio di generare e mescola in una le forze naturali differenti fra di loro e regge la loro mescolanza al suo arbitrio e produce le unioni generatrici; inoltre, poiché anche nelle erbe e nelle pietre vi sono forze dissolvitrici e di nuovo generatrici, ed essendo queste di molto più grandi nelle cose e nature più elevate, si può essere spinti al desiderio di unione generatrice dall'uso di queste cose e l'amore può essere acceso e tratto ad agire così per queste cose, senza alcun artifizio.

Abbiamo per certo che i demoni cattivi hanno molta potenza nella generazione, nelle cose terrene ed umane. Per ciò non deve sembrare per niente strano che l'ardore per una unione illecita sia frequentemente acceso in noi da essi; possono portare forza a ciò alcune anime, sia ancora viventi nel corpo ed aventi una mirabile forza di attrazione, sia sciolte dal corpo, ma ancora in uno spirito torbido, umido, ed ancora involute, per questo erranti intorno ai luoghi che favoriscono la generazione, quindi propensi a commettere tali cose.

Nessuno perciò può dire che gli dei ed i demoni loro seguaci, siano causa di amore ed unioni illegittime, ma lo sono i naturali istinti corrottisi in noi o l'arte magica od i demoni cattivi o le anime non ancora pure.

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