Sarà utile per i nostri lettori tornare su varie cose, di cui già si è detto, attraverso la forma in cui esse figurano nell’insegnamento kremmerziano, e che peraltro è anche la stessa di quella talvolta figurante in alcuni scritti di nostri collaboratori, per es. di « Abraxa ». Ciò, ha lo scopo sia di constatare le dovute convergenze, sia di un particolare lumeggiamento di qualche singolo aspetto.

Ciò che segue, è costituito da passi stralciati da opere kremmerziane quasi tutte fuori commercio, o introvabili (Commentarium, La Porta Ermetica, Avviamento alla Scienza dei Magi, i quattro Fascicoli, I dialoghi sull’Ermetismo) (1) – Delle opere di Kremmerzstà nel frattempo curando una ristampa la casa editrice « Universale di Roma ».– e poi ricomposti, con qualche modificazione di forma resa necessaria da questa stessa ricomposizione.

  

La nostra purità, integralmente intesa, è la neutralità cosciente ed inalterabile della coscienza. Ogni odio e ogni amore, direi ogni interesse dell’operatore ermetico, nella riuscita della cosa voluta, rende inutile, annulla, distrugge il risultato aspettato.

Nel pieno equilibrio fisico e mentale, in un regime di vita sobrio, senza sforzi, osservando in silenzio, realizzando la vanità della parola, si propizia lo sviluppo dell’intelligenza ermetica.

Dall’ambiente, staccati mentalmente, come da cosa che non deve e non può offenderti. Dì : Gli ingiusti non arriveranno ad intaccare il mio equilibrio. E’ l’idea della più perfetta neutralità che assume l’immagine del completo Integrato: come un Signore giusto; spettro del Dio immaginato dai credenti, giudice, donatore opulento e magnifico nel dono, col senso eccelso del gigante che non schiaccia con la mano un uomo malaticcio.

L’uomo perfetto non è tutto corpo né tutto spirito, ma l’integrazione dei poteri dello spirito nel corpo che lo alimenta e serve alla sue manifestazioni, in un equilibrio costante che impedisce l’eccesso sia dell’uno che dell’altro dei fattori.

Nella vita fisica, usa di tutto e astieniti di tutto a volontà. Con un regime sobrio di vita, il corpo si fortifica. Se sei ammalto, digiuna. Rivolgi questo regime alle passioni e ai desideri. Le passioni sono sofferenze per desideri non conseguiti o non soddisfatti abbastanza. Desidera sobriamente e quando il desiderio eccede, astieniti. Ciò che più allontana dal potere, è il desiderio della voluttà.

Un Maestro deve esser superiore al bene e al male, perché dalla sua neutralità all’uno o all’altro effetto dipende il suo stato equilibrato continuo, tale da sviluppare i poteri interni e da servirsi di essi in tutti i sensi. Ogni operazione porta impresso lo stato di equilibrio o di squilibrio dell’operante.

Il laboratorio, sei tu stesso, ed occorre che tu vi veda chiaro come alla luce del sole. Rifletti sulle tua azioni e medita su di esse. Le caratteristiche, le impulsive, quelle che conservano il loro stile costante, disveleranno a te il tuo essere antico, la tua storia obliata e  ciò che sei stato. Prendi l’abitudine di esaminare con frequenza la tua coscienza.

Esser sinceri con se stessi è necessario, ed è la cosa più difficile.

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Il proprio corpo, come l’anima, può essere abituato al freddo e al caldo. Così tu devi dominarlo: proibendo o comandando: dando e togliendo. Il corpo fisico e l’anima tua debbono obbedire e mantenersi costantemente agli ordini della tua intelligenza, la quale ha diritto di soffiar caldo e freddo con la bocca. Così mangia e digiuna, veglia e dormi.

Il tuo pensiero agisce tanto sicuramente sul corpo, che con un allenamento sufficiente disporrai interamente di quest’ultimo. Non aver paura di contagi, infermità, disturbi di alcun genere. Basta pensare volendo che la tal cosa nel tuo organismo non accada.

Educati gradatamente. Con le sensazioni di caldo e di freddo: in un giorno rigido, pensa p. es. che puoi continuare a fare a meno del pastrano, perché il freddo non ti nuoce, anzi ti energizza. Nel caldo, comincia a volere che la tua pelle non trasudi; poi, che il caldo esterno non ti si renda molesto. Rivolgiti ai vari bisogni: a quelli dell’abitudine: non astenerti dal bene, se ne hai l’abitudine, ma volere che il bisogno del bere cessi. A quelli fisiologici: volere che la sera a tale ora il sonno venga o, al contrario, volere che fino a determinata ora il sonno non venga. Digiuna, non per penitenza, ma per inibire allo stimolo della fame di affacciarsi prima di un dato momento.

Potrai per tal via operare direttamente sull’organismo, per piccoli disordini che possono affacciarsi. Nei più deboli la volontà è immaginativa, nei più abituati è semplicemente enunciativa. Allora non avrai bisogno di « suggestione »: ti basterà volere con sicurezza, come il padrone che dispone di uno strumento.

L’educazione ermetica tende dunque a rendere le facoltà integrative dell’intelletto umano padrone assolute dell’involucro animale, per farne un servo obbediente e pronto all’autorità psicodinamica che è in noi. Purificati di ogni ostacolo al libero esercizio della volontà intelligente: liberati da qualunque necessità.

L’uomo essendo concepito come analogo al cosmo, la magia ha per base dei suoi precetti le leggi analogiche delle cose e degli atti che si compiono. Per esempio, la lavanda è simbolo analogico dell’apparente virtù dell’acqua che monda la pietra che bagna; quello del digiuno è analogo alla liberazione dalle ostruzioni; quello della castità, allo stato libero, e non di passione concupiscente, cioè di patimento. Lavati per render con l’atto che compie la tua mano non solo monde le carni e i sensi esteriori, ma soprattutto l’essere nascosto che nel giorno ha ricevuto impressioni impure. Sii per abitudine temperante e compi il digiuno del plenilunio mangiando una sola volta – perché tu sappia che nel primo giorno della sua apparizione la luna è verginale, innocente e pura analogicamente al corpo lunare o astrale dell’uomo, che all’atto di nascere è senza le stimmate della nuova vita umana. Sii casto, cioè non concepire lo stato di turbamento della passione – né obbedirvi, né provocarlo, né saziartene.

Per compiere un rito, non occorre la « fede ». E’ necessario solo che esso venga eseguito senza alcuna alterazione di forma. Con tutta la precisione opportuna, come il contadino che va nel suo orto, nasconde il seme nella terra e aspetta che divenga pianticella, poi albero.

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La realizzazione, in alto come in basso, è un atto di amore: sia per il bene che per il male: per ciò che reca utilità e per ciò che reca danno.

Qualunque idea di vantaggio personale intorbida ed arresta – compenso morale o materiale, è lo stesso. Se un innamorato « prega » per la sua donna, non ottiene nulla se non converte il suo amore di innamorato in quello della madre che si immola per il figlio. Domandati se, quando l’infermità di un altro passasse nel tuo corpo, avresti la forza di soffrire in vece di lui senza lamentartene e pentirtene. Se senti di poter rispondere si – sei pronto ad ottenere le virtù taumaturgiche.

Stato di amore: sottilmente, benevolmente, devi sentire tutta l’ampiezza di uno stato di tenera responsabilità come si sentirebbe spontaneamente per un bimbo che senza parlare domandasse aiuto. Come l’ospite che apre la porta di sua casa ad una persona amica, e la avvolge della sua padronanza. Sentimento che è pietà , compassione, carità, un esser come il protettore che lascia in sé riposare l’altro e che vedrà tutto compiuto. Avvolgi l’altro in un’onda di bene, pensa a lui e dagli (non vi è altra parola) la calma, l’insensibilità al dolore, la vita. (1) – Il tutto rimanendo lo stesso, non vi è che da cambiare la qualità di ciò che si dà, e che come stato o immagine fluidificata va prima suscitato in se, quando si voglia condurre l’operazione ad un esito opposto, o semplicemente diverso. Cfr. v. II, cap. VIII: « La Magia delle Statuette ». Per il bene, come per il male, ha detto K.., la condizione è l’amore, inteso in senso ermetico, come semplice forza di rapporto avvolgente e di penetrazione.

Non conosci l’amore che unisce due anime senza desideri, senza eccezioni, senza particolarismi, senza interesse, e che nel tempo stesso vivono dello stesso desiderio, dello stesso particolarismo, dello stesso interesse, in una comunione di bene profondo, dove nessuna ombra è possibile. Questo amore si chiama Beatrice, perché è Luce, Lavacro, Beatitudine. Non è un’arte e non è una scienza. E’ uno spirito che annuncia l’Ermete, come l’aurora il Sole. Bisogna invocarlo. Se viene, non allontanarlo, perché non tornerebbe più. Se viene accoglilo. Chi tu amerai, sarà preso dallo stesso amore e se è più perfetto ti darà tutto ciò che chiederai al tuo spirito. (2) – Un tale amore cessa di essere necessariamente legato ad un particolare essere. Riteniamo anzi l’allusione all’amore suaccennato fra due persone abbia soprattutto per scopo, il far capire, per analogia, di che stato si tratti: uno stato che in magia  si deve giungere a saper evocare in sé senza appoggiarlo e legarlo a nulla.

Questa è la prima piccola chiave .

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La preghiera, ermeticamente, è un atto di concreta fluidificazione della volontà. Formulare l’idea, e desiderarne (1) – E’ evidente che qui si tratta di una specie di « desiderio », diverso da quello, in ordine al quale Kremmerz stesso, conformandosi a ciò che è stato sempre insegnamento magico, dice che il desiderio paralizza la realizzazione. – la realizzazione, è preghiera.

L’immaginazione delle cose ben definita, pittorica, minuta, cesellata nei più fini e definiti particolari, è volontà in atto, è creazione. Concepire, immaginare, ritrarre bene l’idea, poi sentirsi nello stato di verità, d’accordo, ed in coscienza, con la pensata, è atto di volontà ,sia che la parola esprima il pensiero volitivo, sia che non lo esprima. La volontà è perfetta quando nella coscienza l’idea plasmata è l’idea vissuta. Pace fra idea immaginata e coscienza, volontà in azione, amore che interviene e feconda.

Nella coscienza così integrata, con la volontà profonda, fuor da ogni influenza d’ambiente, credenza o passione, il potere ermetico si manifesta spontaneamente, senza sforzo, attraverso il solo atto immaginativo. L’immaginazione è lo strumento di creazione delle coscienze integrate. Basta la creazione di una forma pensata in tale condizione interiore, perché la forma si realizzi, non come risultato di uno sforzo, ma come quello di uno stato ti essere indipendente  ed intimo, che non conosce ostacoli. La concezione, in magia, è un lampo, una fulminea operazione che implica educazione perfettissima sia nel corpo fisico che in quello mentale.

Dunque: chiudi gli occhi, crèati una immagine e mirala. Nel buio, vedrai di una vista che non è quella sensibile. Fa che più persone nello stesso modo chiudano ed aprano la vista intellettuale – allora si è stabilito per rapporto la comunione con la luce. Il rapporto fra le vibrazioni astrali percepite dai singoli forma la corrente astrale, che a suo tempo devi imparare a padroneggiare.

Ermete deve farti concepire il moto mentale fuori di ogni corpo, superficie, spazio: moto libero in un ambiente intellettuale senza dimensioni. La mente umana ermeticamente penetrata in questa funzione, ne ritrae una virtù divina che si muta in poteri miracolosi.

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Magia, è lo stato di mag, cioè uno stato intensivo di trance, che mette in diretta comunicazione il nostro corpo fluidico con la corrente astrale cosmica; proiettandolo fuori dal corpo fisico come un’ombra senza luce, giacché la luce astrale è la luce nera. (1) - Nei  « Dialoghi », Kremmerz espone inoltre l’insegnamento, che lo spirito è soffio, e come soffio dopo la morte va a confondersi e a dissolversi nella massa dell’etere cosmico. Solo il mago, operando la proiezione, non emette il suo spirito (aria, vento, soffio), ma un secondo sé stesso che contiene lo spirito e gli fornisce un corpo simile all’umano, invisibile all’occhio fisico, indistruttibile, capace di compiere capace di compiere col potere della mente ciò che l’uomo ordinario fa con le membra, e non più bisognoso del copro fisico per spostarsi. E K. Conferma rigorosamente che quell’uscire a nuova vita con la morte, che gli « spiritualisti » ammettono come un postulato naturale per tutti, è invece una creazione eccezionale e privilegiata dell’iniziato ermetico.

Quando il centro intellettuale predomina sugli estremi periferici in contatto col mondo esterno, è possibile di staccare e di isolare il corpo fluidico dall’esterno, liberando il potere mentale, che allora vede. Rendere inerti i sensi animali per dare completa libertà all’altro, all’Ermete, che è il senso conduttore tra l’ultraumano e l’umano. Non estasi passiva che vede le manifestazioni, ma potere di dirigerle, dandovi la forza.

Tutto ciò che si pensa in astrale, è realizzato in atto: le cose ermeticamente pensate con fatti veri, perché  divengono reali. Entrare in tutti i modi in contatto col mondo di là, e agire attivamente in esso per avere le reazioni, o effetti, nella vita reale comune. 

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Gli spiriti degli elementi, o elementari, sono condensazioni di materia etera, con determinazione di vita e finalità determinata. Secondo l’elemento che, per la specifica funzione, predomina sugli altri pure presenti, essi appartengono ad una delle quattro classi, gli elementari del Fuoco, dell’Aria, dell’Acqua e della Terra. Ognuna di queste famiglie è innumere, riproducentesi, ricostituentesi, vivificantesi, rinnovantesi continuamente. Ogni spirito, di vita limitata. Ogni elementare, inesorabile ricercatore del suo fine.

Immobilizzati da questo fine, essi possono divenire immortali quando per opera dell’uomo acquistano le proprietà ermetiche della mente umana: con la libertà volitiva e negativa che in loro si fa precisa e libera che nella incarnazione. Questi enti però conservano la inesorabilità del loro primo carattere quando siano attratti nell’orbita di fini simpatizzanti con l’indole loro.

La forza mentale ermetica, divenuta attivissima, ha poteri dominanti sugli spiriti elementari, fino a poterli dissolvere e, negli ultimi gradi della magia, renderli immortali.

Vi è uno stuolo grandioso di spiriti elementari in desiderio di immortalità – dicono i libri sacri; e tu con questi sei, per condizione fatale della via, maggiormente in contatto, perché sono tutti elementari di Fuoco, hanno sete, e tu hai l’acqua per dissetarli.

Di Fuoco è l’etere, di fuoco inconcepibile finché il tuo spirito non sia giunto ad uno stato speciale. Lo scopo è appunto: 1) Ridurre l’uomo allo stato di etere; 2) Ridurre l’etere allo stato di Fuoco (1) – E’ ciò che è stato anche chiamato ignificazione della luce astrale.; 3) Ridurre il male che viene in nostro contatto a mezzo  del movimento purificatorio integrato (2) - « Male » è da prendersi nel senso più lato. In generale, si tratta di creare un vortice intorno all’idea di una realizzazione, il quale travolga e trasmuti ogni elemento che vi si opponga. Si cfr. il seguente insegnamento kabbalistico: « affinché un avvenimento si produca quaggiù, occorre che un avvenimento simile si compia in alto, tutto essendo quaggiù un riflesso del mondo superiore… Per separare il mare è occorso che  la regione celeste cui il Mar Rosso corrisponde fosse egualmente separata » (Zohar, I, 208 a).

 

Il Simbolo: Ermete che ama Venere.

Il Nome:Piromagia, o Magia eonica.

La Forma: La veste rossa con  triplice nodo al cordone serico.

Il Mistero: L’iniziato chiuso nel dubbio profondo del cappuccio.

Il Fine: L’Ermafrodito, unità indissolubile dei complementari.

Il Segno: La palma in alto – la Fiamma.

Il Mezzo: Il Silenzio.

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