Due Croci si fronteggiano sul Tevere,
in apparenza ostili,
come l’arena dell’arido deserto e l’acqua di fonte,
ma in secreto concordi,
quando per guerra sanguinosa la LUNA si eclissa,
mal doma, meditando vendetta.
La CROCE, allora, volge al tramonto
dico di quella Croce
che a mezzo giorno sta fra Centauro e Nave,
poiché dell’una CROCE
morrà prima il Console più fedele,
in ora insospettata,
e poi la LUNA sanguigna tenta vendetta,
con inaudito oltraggio
e ROMA, per l’onta, ne piange e per cordoglio
altamente grida, come lupa ferita.
Perché oh Croce, non distruggesti CROCE?
Questo errore segna la tua fine.
Il Mandato Divino – spergiurato dal Corso,
prima che nascesse in grembo a Samo
tu raccogliesti;
esaudito non l’hai e, in un baleno, sparisci,
mentre le stelle del Naviglio,
annebbiate e fosche, guardano il Centauro sanguinare e,
nelle selve umane della Terra Latina,
tempesta il Vento,
distrugge, rovina per volere del più gran Nume.
Piange l’Italia e trema la terra,
Pluto vomita fuoco, arena e acqua bollente.
Tre grandi Pompei piangerà il Mondo e
la più grande è una Sirena,
che si prostituì ad un Satiro,
che la calpestò da vile.
Nell’orrore del tempo dei tempi,
dal Ceppo Latino,
l’Anima di un Romano antico,
che spaventò l’antico mondo,
inizierà la vendetta del Gran Pane
e la Terra giammai vide un Cesare così improvviso,
che nessuna forza piegherà,
infondere il terrore nei barbari antichi,
che hanno cangiato il vello delle fiere in veste d’acciaio.
I Galli superbi piegheranno la testa,
gli Sciti fuggiranno nelle steppe cavernose,
l’Unicorno perde la signoria del mare e si inabissa,
la Luna ferita a morte, rivolge il suo corso
ad oriente.
Invano Demoni dell’Inferno, armati,
scaglieranno saette nell’aria oscura e sanguigna;
invano Mostri dell’oceano vomiteranno fuoco;
invano viventi muraglie di ferro si opporranno
all’invincibile,
che divelle dal fango del Tevere in piena
le radici della Vecchia Croce.
L’Impero di ROMA non ha fine;
Bisanzio ridiventa greca e soggetta alla Lupa;
Cartagine risorge,
avanguardia della potenza dell’Urbe Novella.
Allora, sarà Pace e
trionferà il Diritto delle Genti e
un Uomo, di scienza inaudita,
insegnerà alle turbe il nuovo miracolo
Di più non posso scrivere, o umiliato lettore
perché il NUME lo vieta.
ODER-BNE-ORMAZ