6.
– CHE COSA BISOGNA FARE PER RAGGIUNGERE IL FINE DI
APPRENDERE I SEGRETI ERMETICI PER LA GUARIGIONE DELLE INFERMITÀ DEL CORPO UMANO?
Studiare l’ermetismo coi precetti dianzi
accennati e applicare le leggi assolute che si intuiscono, alla salute del
corpo umano. Ma lo studio di questo genere di medicina non si deve, né si può
fare con gli ordinari mezzi e coi metodi comuni, né è facile diventare un
MEDICO ERMETICO.
Tutti gli uomini ordinari e colti che
hanno frequentato le scuole e le università, possono esercitare l’arte medica
secondo le leggi dei paesi in cui vivono, ma per diventare MEDICO ERMETICO
bisogna essere coronato da una Università molto superiore a quelle ordinarie,
ed essere un ERMETISTA – cioè un sapiente equilibrato – prima di accingersi a
guarire un infermo.
La differenza che esiste tra un medico e
l’altro, è differenza di sviluppo animico nell’uomo e nell’altro.
Il medico ordinario fa le sue osservazioni
cliniche sull’ammalato, indi prescrive dei medicamenti secondo la scuola cui è
ascritto. Se Dio la manda buona, l’ammalato è salvo; ma se l’ammalato muore
può, prima di spirare, dichiarare che se ne va tranquillamente all’altro mondo
con tutti i conforti della scienza nota. Mentre l’ammalato muore, il medico può
stare tranquillamente a giocare una partita a briscola o a cenare con una signora
romantica: la scienza è salva!
Il medico ermetico, il terapeuta iniziato,
non procede nello stesso modo. Egli considera l’ammalato da un punto di vista
più elevato, guarda al bene della sua evoluzione progressiva animica, e studia
il male per rendersi conto s’esso dipende da una necessità coefficiente alla
sua forza evolutiva: ne annuncia e predice la morte come un fatto naturale, e
diventa l’aiutatore PSICURGICO dell’anima del moribondo; oppure attacca il male
corpo a corpo con tutti i mezzi che le sue forze le consentono, e vi porta la
salute con l’equilibrio e con la lotta contro il male, che è il disordine.
Il medico ordinario non ricorre che ai
ricettari officiali e alla terapeutica accettata dagli altri.
Il medico ermetico, invece, si serve di
tutte le forze, di tutti i medicamenti, di tutti i fluidi che gli paiono
acconci o opportuni, dalle calamite alle erbe, dalla volontà alla
magnetizzazione, dall’aiuto di entità estraumane allo scongiuro e alle
preghiere. Il primo è un dottore fisico, il secondo è un medico sacerdote.
L’olio santo che è uno dei sacramenti
della religione cattolica, aveva virtù di guarire; alcuni preti o monaci santi
hanno la potestà – con la benedizione – di cacciare i vermi dai corpi dei
bambini senza la più breve ombra di santità.
7.
– DA QUANTO VOI AVETE RISPOSTO ALLA QUESTIONE
PRECEDENTE, IN BASE A QUALE UTOPIA VI SIETE PERMESSI DI ASSERIRE LA POSSIBILITÀ
DI UN MEDICO IDEALE CAPACE DI FAR TANTO?
Eccomi a rispondere brevemente e
chiaramente, e raccomando di non perdere sillaba di quanto vado a dire, perché
pedestremente io mi studio di condensare tutte le verità disseminate
negl’insegnamenti occulti dei cabalisti, affinché chi ha orecchi per intendere
ascolti e chi ha occhi vegga.
L’ideale di un medico jeratico o
sacerdotale capace di compiere miracoli, stupisce come un paradosso inaudito
tutti i medici che studiano l’industria della medicina e dei medicamenti,
perché costoro non hanno trovato in loro vita un momento solo per pensare che
da quando il mondo è mondo, la sfinge innanzi a cui si perdono gli aghi
magnetici delle migliori bussole è l’UOMO, homo
sapiens dei zoologi e della filosofia zoologica, il degenerato del tipo
animale scimmia di cui sarebbe – secondo la vera filosofia – la sola evoluzione
della forma o aspetto esteriore.
La divisione tra mondo visibile e mondo
invisibile si completa nell’uomo, nel quale la forma esteriore procede dal
regno animale, perfezionamento evoluto del regno vegetale e minerale (1),(Adopero
parole: regno vegetale, animale, minerale, per farmi capire, ma non per essere
esatto.)
mentre che la sostanza interiore o mente o spirito ha origine da un mondo invisibile sul quale il volgo ha
delle opinioni imbrogliate ed imperfette.
Da queste opinioni imbrogliate sul mondo
mentale o spirituale, scaturisce la conseguenza immancabile che non si conosce
da cosa sia la mente umana, l’uomo
ragionante e pensante, nello stesso modo che un bambino che non abbia mai
visto un lago, uno stagno o un mare, non potrà mai formarsi un esatto concetto
del pesce che vi si trova a suo agio.
L’uomo esteriore (fisico) racchiude un
uomo interiore (spirito), il quale sfugge alle analisi dei metodi impiegati per
studiare l’uomo esteriore o visibile che è il suo involucro.
Se gli uomini volgari avessero
la conoscenza di quest’essere introvabile, invisibile, inafferrabile, che
esiste perché esistono le sue opere, che si manifesta nelle arti nelle
invenzioni, nelle scienze profane e meravigliose, sarebbe risolto il più grande
problema dei secoli, e i bambini imparerebbero a scuola tutta l’anatomia di
quest’essere non più introvabile, ma noto e ponderabile.
Però fino a che ciò avvenga, l’uomo
invisibile o mentale non è che la SFINGE, cioè l’enigma che a tutto si presta e
a tutto arriva.
La SFINGE, se ne guardate le forme nelle
antiche mitologie, o se ne leggete le descrizioni, è la trasformazione
possibile, fino ai limiti dell’utopia, dell’animo umano. I sacerdoti antichi
che avevano bisogno di governare masse di popoli poco progrediti,
s’impadronirono dei misteri profondi delle conoscenze sulla sfinge umana e se
ne servirono come arma di governo. Quando perdettero queste conoscenze
trovarono la loro arma potente spuntita e perdettero l’impero sulle coscienze e
sui miracoli.
Lo studioso, attraverso questo simbolo
della sfinge jeratica, vegga attentamente ritratto l’uomo invisibile, involuto
nell’uomo terrestre o animale.
Questo uomo invisibile, mente o spirito,
rappresenta tutte le possibilità di pervenire, cioè l’angelizzazione o la
divinizzazione dell’uomo vivente, e quindi di ogni potestà divina.
Gli antichi persiani zoroastrèi dicevano:
tu, o uomo, porti con te un amico potente oltre ogni dire, che tu non conosci e
che è il migliore dei tuoi amici. Con questo volevano alludere all’uomo
interiore, all’essere enigmatico, alla sfinge che riposa nell’intimo del corpo
fisico visibili e tangibili, cioè dall’essere misterioso che – per quanto siano
progrediti gli apparecchi fisici – per quanto sia perfezionato il metodo di
investigazioni profane, non può essere studiato con lo stesso processo
adoperato per la materia bruta organizzata o inorganizzata.
Questa diversità di procedimento nello
studio dell’uomo interiore invisibile rispetto a quello dell’uomo visibile,
permette ai materialisti, cioè a coloro che non veggono che attraverso gli
occhi fisici e non toccano che con le mani materiali del corpo bruto, di
affermare che l’essere interiore, quest’enigma di tutte le religioni, è un
inganno, che niente esiste oltre ciò che si vede con gli occhi e si tocca con
le mani, e che coloro i quali diversamente opinano sono o pazzi o illusi.
Ciò facendo i materialisti negano ciò che
vedono e ciò che non toccano, ma che non
di meno sentono, cioè il PENSIERO UMANO
e ogni produzione sua.
Se un materialista nega lo spirito o uomo
interiore, nega sé stesso perché il suo pensiero, la sua ragione, la sua logica
diritta o storta è UN ESSERE.
Coloro che sono più progrediti hanno il
dovere di insegnare agli altri la esistenza di quest’amico interiore che ognuno
porta con sé, di consigliare i modi più elementari per meglio entrarvi in
rapporto e, tra le altre necessità, spiegare agli afflitti, agli infelici, ai
sordi, ai presuntuosi, che l’uomo progredito non ha bisogno di scienze vane e
teorie insane, e che il libro della sapienza eterna gli è aperto appena è in
grado di intendere il linguaggio della sfinge enigmatica di cui egli stesso è
il TABERNACOLO SACRO.
Di qui la SCIEZA DELLE SCIENZE o filosofia
jeratica che rappresenta il punto di origine di ogni verità, la sorgente di
ogni conoscenza nuova, la fonte di ogni sapere.
Nel putiferio delle false scienze o
conoscenze fondate sulla meccanicità delle impressioni, tutti i sintomi
deduttivi sono erronei, perché non essendo incrollabile e immutabile la
impressione sensista, base di un apprezzamento analitico, tutto l’edificio
costruito su premesse parziali è un’illusione, torre di bronzo su piedi di
creta.
L’uomo comincia a diventare sapiente appena
in lui prende il predominio quell’essere enigmatico, altissimo, omniscente che
è meraviglioso per quanto insondabile con la profana cocciutaggine
investigatrice, e diventa un dio appena lo sviluppo dell’essere nascosto in lui
acquista l’ascenso sublime che non è
misurabile con le ordinarie condizioni della superbia umana.
Il medio ideale di cui ho sbozzato il
ritratto nella risposta precedente, è l’uomo progredito che pone la sua
progredita intelligenza a servizio dei suoi simili ancora stretti nelle spire
della falsità, cioè della materia che li serra come in una morsa.
Il medico ordinario è un uomo profano alle
verità della sfinge, è l’uomo che si preoccupa dell’azione dei composti del
ferro sui globuli rossi del sangue, è l’uomo che crede di estrarre
meccanicamente dalla segale cornuta il principio attivo per servirsene come
medicamento o come veleno, è l’uomo che grida ogni minuto che la scienza è impotente quando la natura non
opera; è, infine, l’uomo che vede nella morte del corpo fisico la fine di una vita.
Il medico ideale o ermetico è colui che ha
rapito agli dei il segreto della vita,
che alla sorgente della vita universale attinge la sua forza di terapeuta, e
alla sublime scienza dell’eternità domanda il bene assoluto di un essere a lui
simile e non evoluto.
8.
– QESTE SONO PAROLE ELASTICHE: LA MORTE, LA VITA, IL
BENE, IL MALE, CHE COSA SONO PER GLI ERMETISTI CHE SI DANNO ALLO STUDIO DELLA
MEDICINA?.
– Eccomi ad accontentarvi.
Se un viaggiatore ascende il dorso di una
montagna e dalla sua pendice guarda le casette nascoste nella valle senza sole
e senza aria, dirà: l’uomo che come il bruco si è scavato la tana nel profondo
della roccia, non vede il sole e non respira l’aria che io respiro.
Così l’uomo progredito di fronte al suo
simile, ancora vivente della vita della materia. Così nella società volgare
nelle lettere umane di fronte all’analfabeta. Così in noi e fuori di noi.
Ora gli ermetisti devono considerare la
esistenza umana di un punto da un punto di vista che non è l’ordinario da cui
tutti gli uomini mirano lo spettacolo delle miserie quotidiane.
La vita
è per noi non un fenomeno chimico o di un’elettricità speciale della materia in
speciali condizioni, ma lo stato di
essere (2) (Manca nella lingua umana la parola
adatta.)
della nostra eterna natura angelica involuta, cioè maritata con la materia
grave.
La morte
per noi è il sonno che ci prepara una novella fase della ininterrotta esistenza
eterna, è la notte che precede ciò che gli spiritisti chiamano una incarnazione
nuova, è una necessità ineluttabile, è un bisogno per rifarci da capo, come è
un bisogno il sonno, come è una necessità la notte.
Il Bene
non è ciò che piace, ma quello che ci fa spiritualmente avanzare, che ci
evolve, cioè che ci toglie dall’atroce schiavitù della materia. Il dolore, la
lotta aspra, il pianto, lo spasmo, possono essere un bene. Questo è il grande
significato del sacrificio della redenzione e del simbolismo della Via crucis cristiana.
Il male – viceversa – è la seduzione, è
l’orgoglio, lo spirito di divisione che separa i fratelli e, fisicamente, è lo
squilibrio che regna fra i due principi formanti l’uomo (spirito e materia) e che genera la loro separazione prematura. Il
medico ermetista non si commuove della relatività dei fenomeni, ma li guarda e
li considera nella loro evoluzione e nella loro finalità. Egli cura il male e
lo guarisce, ma se il dolore è un bene, egli non fa che abbreviarne più
intensamente la durata.
9.
– IN TAL MODO NON ESISTE UNA TERAPEUTICA OCCULTA O
ERMETICA CON CARATTERI BEN DISTINTI COME NELLE SCUOLE MEDICHE PROFANE?
Se s’intende per terapeutica una scienza della preparazione e della somministrazione
dei rimedi tale e quale si studia nelle
università e nelle cliniche, bisogna disingannarsi. Ciò che fa differire il
medico ordinario dall’ermetista è appunto questo: il primo crede nell’efficacia
determinata dal proprio rimedio come il generatore di una reazione chimica
sullo stato morboso dell’inferno, e il secondo non crede che a una sola virtù
equilibrante, generatrice di ogni bene e di ogni male: il VERBO.
Il Verbum
caro che il prete cattolico pronunzia sull’altare è il verbo fatto carne, cioè il lapis philosophorum o pietra filosofale del
cielo mistico.
VERBUM si traduce parola; in greco è logos cioè Dio parlante da cui logica, parte della sofia umana che
imita l’ordine immutabile dei cieli.
VERBUM è la parola detta, pronunziata,
articolata nei cielo etereo, cioè
nell’Onnipotente sottilissimo (Jeva)
padre di tutte le cose. il saper pronunziare questo Verbum nell’etere sublime, significa saper generare e determinare
tali oscillazioni da produrre qualunque miracolo, e quindi qualunque fenomeno
magico o sapiente.
La terapeutica ermetica si riduce, quindi,
a questa sovrana sapienza della volontà e della potenzialità umana: di creare
nella matrice universale (il Deus dei
profani e delle plebi) il movimento capace di avere una reazione sul mondo
materiale e visibile.
Il mezzo per produrre tale grandioso e
costante fenomeno è uno: perfezionarsi, cioè evolvere, cioè divinizzarsi, per
compiere atto o potestà divina. Né s’intenda però che questa forma vaga,
perfettamente teosofica, sia l’unica che astrattamente si personifichi e si
applichi nell’ermetismo.
L’uomo perfezionato è un ERMES cosciente. Il suo spirito, o favilla
intelligente di vita, ambasciatore delle eteree
creature del mondo divino, sale e scende a volontà dal campo o zona dell’etere; il quale aeter (lat.) detto anche etra,
etera, non è – come s’intese – la parte più sottile e sublime dell’aria, ma
la parte più eccelsa e sottilissima del
cielo, soggiorno dei numi e degli dei. L’ermetista, per montare e sublimare
sé stesso per la produzione di una realizzazione, si può servire – secondo il
suo grado e la sua perfezione – di sistemi diversi, e quindi agire con una
diversa terapeutica secondo i casi e secondo le contingenze, onde – sublimando
sé stesso – il proprio ERMES arrivi a generare nell’etere divino il movimento
generatore dei miracoli.
Le
sue operazioni, se analogicamente coscienti, sono MAGICHE, se idealmente
eteree, sono DIVINE.
Chi può enumerare tutte le efficaci
manifestazioni magiche e divine di un uomo evoluto? – Chi può prescrivere o
indicare a chi non è arrivato, in quali e quanti modi di un ermetista può
giovare al suo simile, se è una fonte o sorgente di bene, e in quanti modi può
nuocergli?
Il bene e il male hanno una stessa
matrice. La Provvidenza, con la saggezza infallibile che sintetizza tutte le
opere divine, ha stabilito che l’uomo perverso non è uomo evoluto, e che
carattere principale dell’evoluzione è la bontà e la carità.
L’uomo che dà al suo simile sofferente
tutto il suo io, tutta la sua carità,
si sacrifica a lui nelle opere e nella volontà. Ma lo spirito umano che,
montando nell’etere vi genera il bene senza passione alcuna e senza secondi
fini, è un emmanuel, cioè un
salvatore o un cristo.
Sulla materia agiscono la materia e
l’intelligenza: sullo squilibrio determinante il male o un’infermità del corpo
umano agiscono egualmente la materia e l’intelligenza umana.
Gli agenti terapeutici che cosa sono?
Sono spiriti
o ermes? Sono corpi organizzati di materia o spiriti? Sono materia?
Esaminiamo: le virtù dei minerali, delle piante, delle carni, che cosa sono se non
la diversa materia di essere dell’unica
essenza di tutte le cose?
In un esteso campo di terra vegetale
seminate le erbe più varie, i fiori più diversi, le piante più disparate. La
rosa, il garofalo, la belladonna, la cicuta, il prezzemolo, il pino, la
lattuga, sono piante e virtù diverse
di una grande virtù centrale che,
passando attraverso tutti i semi e moltiplicandosi e aumentando in diversa
forma nei germogli nuovi, ha preso parvenza e carattere differenti.
Questa virtù centrale è il succo o anima della terra.
Questo succo o PRINCIPIO UMIDO O ELEMENTO
ACQUEO secondo le antiquate e nebulotiche definizioni degli antichi sapienti, è
– a sua volta – lo stesso principio che dà, con la respirazione, la vita agli
animali; è lo stesso principio che liquefa il piombo e l’argento sotto forma di
FUOCO, è lo stesso che si nasconde nei zoospermi per la riproduzione dei corpi
organizzati, è lo stesso – infine – che muove i pianeti, che dà la luce alle
stelle, che ci fa apparire incandescente il sole, che ci fa amare, che ci fa
sentire, che ci fa odiare.
L’anima dell’universo (ANIMA MUNDI) è una,
la sua manifestazione è infinita.
Ora se gli agenti terapici siano spiriti o
virtù, siano corpi organizzati di materia e virtù o siano materia, nessuno può
negare che possono essere ridotti ad un solo agente: il VERBO, di cui tutte le
cose visibili non sono che la manifestazione.
Se volete che la terapeutica occulta sia
per essere definita nelle strettoie di una definizione, non avete che a
ripetere un tentativo titanico: la definizione del VERBO MAGICO, è morire come
Polifemo di cui tutti possono rinvenire la storia pietosa.
10.
– RIDOTTO TUTTO ALL’ASCENSO INDIVIDUALE, QUALI SONO LE
VIE PER PERVENIRVI RAPIDAMENTE ED ENTRARE NEL MONDO DELLE CAUSE?
Due sono i mezzi e molte le vie.
La vita ascetica o religiosa passiva è la
più facile e la più lunga. La via iniziatica o magica attiva è la più breve,
cioè la più rapida.
Se non che in natura tutto è evoluzione e
tutto procede a gradi: la rapidità non è soppressione di stadi intermedi, ma
condensazione di periodi. Quindi dolori più eccelsi, livellamenti più crudeli,
ferite più sanguinose e corone di spine più tremendamente acute.
Il simbolismo cattolico ci presenta il
cuore del Cristo sanguinante. Vedivi l’iniziato alla conquista della sua
divinità: ecce homo, questo è l’uomo
che sparisce a brandelli sotto la ricostituzione della sua sublime ascensione
divina!
I teologi insegnano ai cattolici che il figlio dell’uomo soffrì i tormenti della carne, ma che il figlio di Dio
non potè né soffrire, né patire!
Ora è per la resurrezione del figlio di
Dio che il figlio dell’uomo finisce negli spasmi di un calvario. Questo per la
Pasqua di Resurrezione che ci ricorda simboli antichi più del salterio, quali
le uova, nonché l’agnello – paziente e innocente martire di un mistero
evolutivo profondo di cui i profani ai misteri sacri non hanno ancora attinto
né la verità, né la intelligenza!
Tratto da Kremmerz III editrice «Universale di Roma» anno 1957