FATTI INCONFUTABILI

(Memorie e appunti)

 

26 marzo — ore 9 di sera

 

La mia signora è a letto alquanto indisposta. Io seduto accanto il letto, poggio il capo selle materasse  per rilassatezza e noia. Ho gli occhi chiusi, non dormo, né sono in assopimento. Vedo primo un uccello con becco lungo, quasi simile al piglia mosca, ma di un bel colore nero; poi un cerchio formato di molte figure strane e informi, tutte di una luce bianco-lattea. Apro gli occhi e, rinchiusili, veggo una testa con parte del collo, di un uomo sulla cinquantina. E’ bruno: ha naso piuttosto grosso, occhi chiusi: non ha barba, né baffi. La fisionomia non mi è nuova, ma non riesco a ricordarla. La visione dura qualche tempo: non vedo altro, sollevo il capo dalle materasse.

 

 

27 marzo 99.

 

 

A letto con gli occhi chiusi, vedo una testolina di donna, che dura un baleno e immediatamente dopo l’istessa testa apparsami la sera del 22 novembre 1898.

Questa visione svanisce. Apro gli occhi e, guardando involontariamente, nell’oscurità al di sotto della coverta, che alzo con la mano sinistra per meglio tirarmela su, rivedo (e’ la prima volta che vedo con occhi aperti una delle tante visioni) la testa, che dopo pochi secondi svanisce lentamente.

Resto svegliato molto altro tempo senz’altro vedere.

 

 

28 marzo detto.

 

 

Ore 5 ½ mattino. A letto, con gli occhi chiusi, vedo molte macchie bianche e vortici di massi neri che mi sembravano ora un cerchio ora un chiodo.

 

 

29 marzo detto.

 

 

A letto con gli occhi chiusi, vedo di profilo, una testa di uomo e immediatamente dopo quella di una donna. Le teste sono tagliate verticalmente verso la tempia a guisa di maschera.

 

 

2 aprile detto.

 

 

A letto, nell’assopirmi veggo un occhio umano chiuso. E’ di grandezza doppio del naturale. Ha parte della fronte e della guancia. Ha molta rassomiglianza alla testa del 22 novembre 98.

Sparita, mi si presentano confusamente molte figure di uomini. Son preso dal sonno.

 

 

7 aprile detto.

 

 

A letto con gli occhi chiusi, mi appare un popolano, seguita da molti altri (tipi di rivoltosi), il quale col braccio destro sostiene una bandiera spiegata sulla spalla, e col sinistro, in alto, pare che invitasse gli altri a seguirlo ad andare avanti. Tutti sono di grandezza meno della naturale.

 

 

16 aprile detto.

 

 

Ore 10 di sera. Nell’entrare nel salottino, vedo sopra una console, alla quale mi dirigo, per porre una sveglia, una luce bianco-lattea. Con freddezza di animo mi avvicino al mobile e lo guardo fisamente. Dopo qualche minuto primo sparisce di colpo.

La sua grandezza è di circa centimetri 40 x 45.

Il salottino non è illuminato, né riceve luce dalla sala precedente, che neppure è rischiarata da lume. Sulla console è così fitto il buio, durante la luce, che non distinguo gli oggetti che vi sono di sopra.

 

 

25 aprile detto.

 

 

A letto. Non posso dormire, l’insonnia mi tormenta da più notti! Mi assopisco, finalmente, e vedo la testa con parte del collo di un volatile: ha lungo rostro e penne verdi luccicanti sul capo. Sembrami un capoverde.

Apro gli occhi e, rinchiusili, mi si presentano molte figure in via di formazione. Tosto spalanco gli occhi per nulla vedere.

Dopo qualche tempo, per grazie, del cielo, son preso da leggiero e interrotto sonno!!!

 

 

26 aprile detto.

 

 

Mattino, ore 5 ½. Dopo una penosissima nottata, spoltroneggiando nel letto, con gli occhi chiusi, come sempre, veggo una picciolissima testa di donna, di color nero.

Sera. A letto. Preso da un dolce assopimento mi appare una brutta vecchia scapigliata, e con denti sporgenti come zanne; immediatamente poi, di prospetto, un simpaticissimo volto di uomo: ha calvo il capo, alta e larga la fronte, gli occhi chiusi.

Svanita l’apparizione apro gli occhi. Piglio subito sonno e dormo tranquillamente sino all’indomani.

 

 

4 maggio detto.

 

 

A letto, con gli occhi chiusi, mentre recito un pater noster (è mia devozione, coricatomi, rivolgermi allo Eterno con un pater) veggo un volto con gli occhi chiusi, il quale dopo parecchi secondi sparice. Appare una seconda volta per svanire subito.

Non rassomiglia al volto del 22 novembre 98.

 

 

7 maggio detto.

 

 

A letto, con gli occhi chiusi vedo una brutta donna, di mezzana età, che rincorre due bambini. Apro gli occhi per non vedere.  Richiusili, mi appare una macchina-locomotiva. Anche questa volta apro gli occhi per nulla vedere.

Entrambo le visioni sono di piccola grandezza.

 

 

8 detto

 

 

A letto. Nell’assopimento vedo un individuo che si avvicina ad un altro, che sta fermo sulla soglia di un magazzino e, in un attimo, se ne danno di santa ragione!

Sopraggiunge un terzo individuo contro il primo, che, con la testa chinata sul petto e con le braccia in alto; come per difendersi dalle busse, che piovono sine fine, cerca scappar via dalle mani dei due aggressori.

Giunti a pochi passi da me, il primo cade bocconi in un vuoto, gli altri due gli cadono sopra.

Così finisce la scena, durata pochissimi secondi.

Le figure sono di grandezza inferiore alla naturale.

Ricevo una sgradevole sensazione. Mi addormento.

 

 

9 maggio detto

 

 

Sera. Entrando in una stanza oscura, vedo al di sopra della mia fronte delle grosse e sferiche chiazze bianche. Come fo ad alzare il capo per osservarle, esse, con velocità, si alzano per scendere verso le mie spalle, descrivendo delle curve al pari delle stelle cadenti.

Il fenomeno si ripete più volte.

 

 

20 maggio detto

 

 

A letto. Come mi assopisco, un volto di uomo, sfumato verso il mento, con gli occhi chiusi.

Ha sul capo, in modo da lasciar vedere tutta intera la fronte, un berretto, di color nero, di forma tra quello dei marinari e il tocco dei giudici.

Il volto non rassomiglia a quello del 22 novembre 98

 

O.C.

 

 

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Poche osservazioni su questa serie di visioni che, per la cortesia dell’autore, io ho pubblicato per gli studiosi del Mondo Secreto, onde imparino a conoscere l’importanza del periodo lungo di incubazione, come si direbbe alla moderna, che prepara lo sviluppo visionale del soggetto.

In questa non breve esposizione le comunicazioni con l’invisibile cominciano con uno di quegli esseri indefiniti ed indefinibile con le attuali conoscenze umane e che prendono ora la forma di spiriti di morti, ora l’attitudine di piccoli e permalosi protettori di famiglie ed uomini — indi cominciano e continuano una serie di visioni che non possono ingannare per la loro importanza circostante e diversa delle diverse produzioni di luce come cronologicamente l’autore ha esposto. A volta le immagini sono prettamente della più vasta zona eterea delle visioni, a volta si hanno tentativi più significanti, di trasportare il soggetto in un modo più completo per quanto più fugace per la rapidità della concezione visionale.

Determinano lo stato basso o incipiente visionale — in quel dormiveglia che precede il sonno ed ha tanti caratteri comuni con le prime fasi del sonno ipnotico — tutte le visioni incerte o prettamente mondane: acquistano invece maggior valore le visioni di luci, le più complete e quella più completa del 27 marzo 1899.

Come avvengono queste visioni senza meta fissa, senza esser né procurate né desiderate, né pensate? — nella più semplice maniera: per l’indipendenza del corpo glorioso o psichico padrone già in quell’organismo fisico di lavorare per suo conto incoscientemente o riverberando e riproducendo immagini non passate per la via abituale dei sensi.

Questi fatti prenunziano negli uomini e nelle donne che vi vanno soggette con frequenza, sempre uno stato preparativo per entrare nel campo delle visioni volontarie o costanti.

La virtù di vedere nella zona bassissima dell’astrale terrena è preziosa solamente quando non si sottrae alla coscienza ed alla volontà dell’individuo che vede, diversamente è una vera e profonda disgrazia perché assume quasi la forma di una ossessione e l’individuo cade, senza volerlo, sotto l’imperio di un tormento inaspettato, di vedere quel che non gli interessa di vedere.

Se non che questo stato tormentoso di visioni alternanti precede (come nell’autore di questi fatti inconfutabili) un periodo di perfezionamento visuale più elevato e lo renderà più progredito.

Forse l’autore non avrà mai il piacere di dirigere a suo libito le visioni della zona astrale bassa o ricca di effluvii terreni ed umani — ma certamente egli entrerà in una zona di visionalità più ricca nella quale potrà incontrare e comprendere il suo invisibile protettore — ed allora benedirà ai tormenti che lo hanno preparato a tanto.

L’avviso giovi ai molti che si trovano nell’identico caso e che ricorrono ai bagni freddi o al medico per essere guariti dai dolori necessari per montare in alto: senza pensare che ai cieli non s’accede senza soffrire.

 

G. Kremmerz

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