Della Ruota del Solfo del Mercurio e del Sale, della generazione del bene e del male e come si mutino l’uno nell’altro e si manifestino l’uno per l’altro a gloria di Dio, pur restando nella prima creazione del suo miracolo.

1.- Tutti dicono: che ci si mostri la retta via. O cara ragione, tu stessa devi diventare la via e l’intelligenza deve nascere in te. Io non posso far nulla di più, bisogna che tu cerchi perché l’intendimento ti sia aperto. Io descrivo, secondo lo spirito della contemplazione, la genesi del bene e del male e apro le scaturigini; farne zampillare l’acqua s’appartiene al predestinato da Dio. Io non posso che indicare come giri la ruota della vita.

2.- Trattando del Solfo del Mercurio e del Sale, intendo parlare d’una stessa cosa, spirituale e corporale e tutte le creatura sono questa cosa unica, differenziate dalle proprietà. Quando parlo d’un uomo, d’un animale, d’una pianta, o d’un essere qualsiasi, tutto ciò è la stessa cosa unica.

3.- Tutto quello che è corporale è una sola essenza, piante alberi e animali, ma ciascuno differisce secondo la qualità impressavi all’inizio dal Verbo Fiat. Tutto si riproduce somigliantemente, secondo il suo seme, e non v’ha nulla che in se non abbia una parte fissa, occulta o manifesta,perché tutto deve rendere testimonianza della gloria di Dio.

4.- Ciò che proviene dal fisso eterno, come le anime degli angeli e degli uomini, resta immutabile. Ciò che proviene dal movimento temporale, ritorna alla mutabilità da cui è nato e ne è la frantumazione, come il riflesso inanimato in uno specchio. Ciò che proviene dall’eternità, è stato immesso dall’Onnipossente nella via naturale concepibile, perché da noi si possano contemplare le meraviglie della Sapienza nell’essenza creaturale.

5.- Considerando la madre unica, essa produce la molteplicità innumerabile e genera nella vita e nella morte nel bene e nel male. Tutte le cose debbono ritornare al loro principio, al luogo da cui sono partite e la morte è il mistero di un tal ritorno.

6.- Nessuna cosa può ritornare al suo luogo d’origine è affatto simile a come la madre la generò nella sua radice, senza prima morire nella madre sua. Solo allora è di nuovo nel Verbo Fiat pronunciante, come lo era prima di essere corporificata.

7.- Tale è l’origine delle cose, né si può dire che questo mondo sia provenuto da alcunché. Ma è una bramosia venuta dalla libertà, in cui si rispecchiano l’abisso, il bene supremo e la volontà eterna. Quest’ultima si è impadronita di questa bramosia, l’ha impressa, configurata e corporizzata nel corpo e nello spirito, secondo tal forma o tal’altra. Così le possibilità sono divenute una Natura.

8.- Quest’impressione è l’unica madre della manifestazione del Mistero e la si chiama Natura o essenza perché realizza ciò che esiste nella volontà eterna sin dalla eternità. Nell’eternità si riscontra una natura, un’anima di volizione, ma soltanto come uno spirito e le sue potenzialità rimangono nello specchio della volontà o Saggezza eterna. Ivi tutte le cose di questo mondo sono distinte in due centri, l’uno di fuoco e di luce, l’altro di tenebre e di essenze. Il moto della volontà eterna è entrato in tutto ciò mercé il desiderio di un mistero manifesto, penetrando in una possibilità visibile.

9.- Tale è l’essenza pronunciata, tale quale esce dall’eternità per entrare nel tempo e consiste nelle tre forme del Solfo del Mercurio e del Sale, che non sono punto separate, ma riunite in un’essenza unica che prende corpo nelle proprietà del desiderio, secondo il potenziale della manifestazione. Bisogna comprendere che una proprietà non può esistere senza l’altra e che tutte insieme non sono che una sola possibilità. Adesso tratteremo della loro differenziazione in bene o in male, in pace o in lotta.

10.- Nella Natura troviamo sette proprietà principali, per mezzo delle quali essa opera, che sono: la bramosia, aspra, fredda, dura e oscura; l’amarezza, pungolo dell’asprezza, attrattiva in sé, causa del moto e della vita; l’angoscia, furore dell’impressione, prodotta dalla durezza irritata dal pungolo; il fuoco, in cui la volontà eterna diviene un baleno mutevole in quest’angoscia e aumenta la voracità delle tenebre che, logorandone la durezza, produce uno spirito corporale abbondante; la volontà libera, che esce dalle tenebre del fuoco e dalla sua dimora, che brilla come la luce di una fiamma, il cui desiderio possente, acuito dal fuoco e calcinato nell’oscurità della prima forma, si produce nella luce fuori dell’agonia ignea, che, secondo la sua fame, è acqua, secondo il suo fulgore è la tintura del fuoco e della luce, il desiderio d’amore, la bellezza da cui nascono tutti i colori, come abbiamo spiegato nel libro della Triplice vita dell’uomo; la voce o il suono che, nella sua prima forma, non è che un urto della durezza, al fuoco della quale è morto per rinascere nella quinta forma secondo la luce della Tintura e in cui nascono i cinque sensi; il mestruo o seme di tutte queste forme, che il desiderio imprime in un corpo concepibile e che contiene tutto. Quanto le sei prime forme sono spiritualmente, la settima lo è essenzialmente.

11.- Tali sono le sette proprietà della madre universale, dalle quali è nato tutto ciò che esiste nel mondo. L’Altissimo ha dato loro la forma d’una ruota ed esse sono come l’anima della madre, che mercé loro crea senza tregua. Le stelle e i pianeti sono disposti sul modello della costellazione eterna, che è uno spirito o l’anima della Saggezza divina, o Natura eterna, in virtù della quale le forze dell’eternità son divenute creatura.

12.- Inoltre l’Altissimo ha dato a questa ruota quattro capi che dirigono la generazione della madre. Essi sono i quattro elementi, a cui la costellazione infonde un desiderio, in modo che quest’essere intiero non costituisce che una sola cosa, organizzata come l’anima dell’uomo. Come l’anima e il corpo non formano che un individuo, così tutto ciò non è che un sol essere, immagine dell’eternità secondo la sua anima e immagine del tempo secondo la forma esteriore; e le due immagini obbediscono alla volontà eterna.

13.- Consideriamo attentamente questa ruota solforosa, di tutti gli esseri ,di cui le qualità entrano nel bene e nel male e ne riescono.

14.-La prima forma, l’impressione, che si chiama anche il fiat, s’impadronisce del desiderio nelle sette forme, in modo che dal nulla si sprigiona una essenza analoga alla proprietà. La sua prima qualità, come bramosia, è oscura e produce un urto, causa del suono, che indurisce ancora nella quarta forma, dove si estingue la sua grossolanità, per essere ripresa nella quinta forma, da cui esce come sesta, fuori dall’acqua e del fuoco.

15.- Questo suono si chiama Mercurio nella prima forma per l’attrattiva in sé che produce il movimento e lo stimolo, i quali danno luogo alla seconda forma, figlia della prima e dimorante in essa.

16.- Questa seconda forma è il deliro e il dolore dell’amarezza che conglomera la bramosia in un’essenza, in cui l’attrazione è come uno stimolo che la durezza non può soffrire. Essa s’esalta nel voler contenere questo stimolo, che non ne diviene che più pungente e da ciò ne deriva  la prima inimicizia. Le due forme, che non sono che una sola, lottano l’una contro l’altra e senza lotta non vi sarebbe né essenza, né corpo, né spirito, né manifestazione dell’abisso.

17.- Poiché l’amarezza non può dominare e l’asprezza non può frenarla, esse si trafiggono ,mutuamente come una ruota turbinante in una essenza spaventosa, pur conservando le rispettive proprietà. Così si produce la terza forma, la grande angoscia, da cui la volontà primitiva chiede di venir fuori per ritornare nel riposo eterno, nella libertà, nel niente. Qui essa stessa s’è manifestata e non può cedere, ne fuggire.

18.- Quest’angoscia è la madre del Solfo, perché lo stimolo la tormenta e l’asprezza la imprime. E’ una agonia e a un tempo la generatrice dell’esistenza e possiede due proprietà. Secondo l’impressione è fosca e dura e secondo il desiderio che tende verso la libertà è spirituale e luminosa. Lo stimolo infrange l’essenza formata dalla durezza e perciò è fragile e screziata come un baleno.

19.- L’essere di queste tre forme è uno spirito furioso. La bramosia le imprime e le tramuta in essenze. Secondo la prima, il gran movimento iniziale è divenuto la terra; secondo la seconda, l’essenza è una passione che rende amara la materia; secondo la terza, è uno spirito solforoso che non è ancora un essere e che non di meno è il padre di tutti gli esseri.

20.- La quarta forma nasce da una parte dell’impressione tenebrosa e dallo stimolo dell’angoscia. E’ il giuoco e il tormento del gran freddo. Dall’altra parte nasce dalla volontà verso la Natura, che esce da questo freddo e ritorna in sé stessa verso la libertà. La sua acutezza accende il desiderio libero eterno ricevuto nella impressione e perciò è un’apparenza movente e mobile.

21.- La libertà non è oscura né luminosa. La rende luminosa il moto, perché il suo desiderio si concentra per manifestarsi nello splendore. Ciò non può prodursi che per l’azione delle tenebre, che fanno si che la luce si manifesti e che l’anima eterna ritrovi se stessa. Una volontà non è che un’essenza che riceve una forma dalla molteplicità sino all’infinito. Il nostro libro non è che il balbettio di meraviglie tanto grandi.

22.- La libertà giace nelle tenebre, s’oppone alla loro bramosia e le imprigiona col concorso della volontà eterna. A loro volta le tenebre vogliono impadronirsi della volontà libera, ma non vi riescono, perché questa si racchiude in se e diventa poco a poco una tenebra. Dalla reazione reciproca di queste due tendenze, nell’impressione, nasce il baleno o principio del fuoco e l’angoscia imprigiona la libertà apparsa nell’impressione come un baleno. Ma siccome questa libertà è inafferrabile, anteriore e esteriore all’impressione e non ha base, l’avversario non può trattenerla e si rende ad essa e in essa lascia inghiottire l’essenza sua oscura. Per conseguenza la libertà regna sulle tenebre, né è compressa da essa.

23.- Il fuoco consuma. La sua acutezza proviene dall’impressione severa fredda e amara nell’angoscia, la sua proprietà combustiva dalla libertà che d’alcuna cosa fa un nulla. Bisogna comprendere che la libertà non tende già verso il nulla, perché il suo desiderio si dirige verso la Natura per manifestarvisi in potenza e in essenza. Essa s’appropria delle qualità dell’impressione fredda con l’acutezza, poi arde nel fuoco l’essenza tenebrosa e esce dal fuoco e dall’angoscia sotto forma di luce con proprietà spirituali, nel modo istesso con cui vediamo fisicamente la luce uscire dal fuoco senza serbarne il tormento. La luce manifesta in se stessa la proprietà delle tenebre; essa resta luminosa e le tenebre permangono nella loro oscurità.

24.- La libertà, che è Dio, è la causa della luce e l’impressione è la causa delle tenebre e del dolore. Questi due principi sono eterni e abitano ciascuno in se stesso.

25.- E schiudono e si manifestano in sette proprietà. Nell’eternità non v’ha principio e questo generamento è perpetuo, operandosi pel proprio desiderio, sino a quel mondo invisibile che è un’immagine temporale dello spirito eterno.

26.- Il fuoco poi è il principio d’ogni vita. Esso dà l’essenza alle tenebre, che senza di esso non conterrebbero inimicizia né spirito, ma solo durezza e uno stimolo acuto rude e amaro, come si trova nella notte eterna. Così lontano ove possa estendersi il fuoco bruciante, la proprietà oscura esalta la sua essenza a guisa di follia spaventosa ed è qui riconoscibile cosa sieno la saggezza e l’insania. Il fuoco produce altresì la luce, quale desiderio della libertà.

27.- Questa libertà, considerata come nulla, non contiene essenza, perché essa è prodotta dall’impressione severa. Lo spirito della volontà libera s’impadronisce di questa essenza e si manifesta in essa per la bramosia e attraverso il fuoco, mentre la grossolanità vi si estingue.

28.- Quando il baleno igneo raggiunge l’essenza oscura, si produce uno scroscio, in cui il fuoco freddo sprofonda e si spegne. Ciò avviene nel momento in cui il fuoco s’accende nell’angoscia e da una parte l’essenza sprofonda nella morte ove agonizza il fuoco freddo e ne provengono l’acqua e la terra, dall’altra questa essenza si dirige verso la libertà e aumenta il fulgore del reame della gioia.

29.- Quando il baleno si produce tra la libertà e il fuoco freddo, questi formano una croce e circoscrivono tutte le proprietà, esalando lo spirito nell’essenza, come è raffigurato dal segno astronomico della terra. Se tu sei intelligente, non chiederai più cosa siano l’eternità e il tempo, l’amore e la collera, il cielo e l’inferno. Il semicerchio inferiore è il primo principio, la Natura eterna nella collera, il regno delle tenebre. Il semicerchio superiore con la croce è il salnitro. La croce è il regno della gloria manifestato con lo splendore della libertà che sorge dal fuoco. Lo spirito acquoso che emana con essa è la corporeità del libero desiderio, nella quale il fulgore combinato del fuoco e della luce forma una tintura, un verdeggiamento, una crescenza e una manifestazione dei colori.

30.- Questa separazione dell’essenza viva e dell’essenza morta è la quinta forma, l’Amore. Il suo principio è la libertà che sprizza come una fiamma nell’esaltazione del regno della gioia, che imprime alle proprietà ricevute dal volere eterno il suo desiderio d’amore. Così la gioia esce dall’angoscia.

31.- Senza l’angoscia non si potrebbe conoscere la gioia e in questa forma le proprietà si dividono in cinque, l’acqua dell’Amore s’impregna della tintura ed è la vista. Lo stimolo che fora la durezza produce l’udito, che diviene un suono che afferra la tintura nel nulla calmo e libero. L’acutezza del furore produce il tatto, che fa che le proprietà si percepiscano l’un l’altra. La reazione mutua delle proprietà, per cui si modificano a vicenda, dà il gusto e infine lo spirito che esse sprigionano uscendo l’una dall’altra dà l’odorato.

32.- Queste cinque qualità comprese nella quinta forma costituiscono la sesta, il suono, in cui si trovano tutte avviluppate dallo spirito acquoso del desiderio igneo di luce. Questo desiderio forma a sé stesso un’essenza nella quale opera e che è la settima forma, ricettacolo delle altre sei, dalla quale è provenuto il regime di questo mondo visibile a immagine della generazione eterna.

33.- Tutto ciò non è la divinità, ma la sua manifestazione, riconoscibile nel ternario. La divinità è l’abisso libero, senza fondo, fuori d’ogni natura; ma si manifesta in un fondo pel miracolo della Saggezza.

34.- Il Padre si manifesta pel fuoco, il Figlio per la luce del fuoco, lo Spirito Santo per la vita e pel moto, sprigionati dal fuoco come una fiamma d’amore. E ciò diciamo soltanto in modo simbolico e creaturale.

35.- La divinità è universalmente tutto in tutto, ma solo secondo la luce dell’amore. Secondo lo spirito della gioia si chiama Dio, secondo l’impressione tenebrosa, Collera divina, e secondo lo spirito eterno igneo, Fuoco divorante. Tutto ciò si intende dell’Essere degli esseri, di cui uno è il principio, ma di cui è multipla la manifestazione per sua gloria maggiore. Noi vogliamo mostrarvi cosa sia la vita creaturale secondo questa essenza universale.

36.- Il Solfo il Mercurio e il Sale sono spirito nell’eternità. Allorché Dio commosse la Natura eterna, estrasse dall’essenza spirituale un’essenza manifesta e mise nella creazione le proprietà eterne. Io non voglio intrattenervi che nel regno esteriore, o terzo principio. La luce e le tenebre sono mescolate in questo mondo; Dio ha delegato il Sole a divinità delle forze esteriori, ma egli solo le governa. L’esteriore è opera Sua che regge con l’armonia, così come l’artefice compie il suo lavoro mercé gli utensili.

37.- In questo mondo il Solfo rappresenta il mistero della manifestazione divina della prima madre, perché procede dalle tenebre dal fuoco e dalla luce. Da una parte esso è amaro secondo l’impressione, dall’altra, come immagine della Divinità, fuoco luce e acqua. Nel fuoco si separa in due forme; in acqua secondo l’agonia e secondo la vita in olio, che è la vera vita delle creature fisiche.

38.- Mercurio è la ruota del movimento del Solfo e secondo l’impressione è il grande agitatore, il vessatore. Il fuoco solforato della madre lo scinde in una duplice acqua, regime di gioia luminosa che, combinandosi con il Solfo, produce l’argento nella settima forma della Natura. Nel fuoco quest’acqua diventa il mercurio metallico, nell’asprezza una fuliggine o un’esaltazione. Perciò esponendo al fuoco la materia esteriore acquosa del mercurio, svapora come un’esalazione, perché il fuoco restituisce tutto nella essenza originaria, in cui tutto non è che uno spirito solo. D’altra parte il fuoco risolve con ogni proprietà il Mercurio nell’acqua dell’impressione tenebrosa in un tormento avvelenato. A dire il vero, non è un’acqua, ma una essenza corporea dello spirito e dopo il baleno igneo l’acqua è affatto simile alla qualità spirituale.

39.- Molti Sali si originano nello scoppio del Salnitro. Il movimento dell’Essere degli esseri ha corporizzato le qualità dello spirito, rendendole visibili e concepibili.

40.- Questo scoppio si produce quando il fuoco si accende e s’imprime anche allorché  il fuoco si estingue, al nascere dell’acqua. Quest’acqua contiene molto fuoco, ma la sua essenza morta ha la stessa qualità dello scoppio; essa circoscrive tutte le qualità e riceve meglio quelle della luce  che quelle delle tenebre, rendendole tutte ignee, secondo il freddo o secondo il caldo, ma soprattutto secondo il Mercurio indefinito, che è la vita universale nel bene e nel male.

41.- Il Salnitro è il principio di tutti i sali, che si trova nelle piante negli alberi e nelle creature, ovunque si incontrino l’odore e il sapore. Esso è la prima radice. Nelle cose buone che l’amore fa nascere nell’olio del Solfo, è buono amorevole e forte; nelle cose cattive per l’angoscia solforica è cattivo; nelle tenebre è lo spavento perpetuo, che cerca sottrarsi all’azione del fuoco e da cui provengono la volontà diabolica e l’orgoglio, che solo si sottrae all’umile desiderio d’amore. Il fuoco è la prova sua, come si costata nel baleno in cui si consuma con la rapidità del pensiero, perché la sua essenza non deriva dall’eterno, ma dalla combustione del fuoco temporale. E’ percettibile nello spirito eterno a causa dell’esaltazione del regno della gioia; nell’agonia lo si trova nel fuoco, giacché nasce dalla prima bramosia, dalla prima impressione; ed è il Saturno dei saggi e perciò possiede gran numero di sali.

42.- Ogni sapore è salino. I gradevoli nascono da un sale oleoso, così come i buoni odori, che ne sono l’esalazione  o la Tintura.

43.- Lo scoppio del Salnitro è la divisione delle proprietà in morte e in vita. La vita prende un’essenza per l’Amore e quando lo scoppio agonizza per la congelazione, il suo svanire dà la densità. La sua sottigliezza dà l’acqua, la sua grossolanità la terra, il Solfo e il Mercurio, vi producono la sabbia e le pietre, la sottigliezza di questo Solfo e di questo Mercurio dà la carne e l’angoscia tenebrosa deposita una fuliggine. La qualità oleosa secondo l’Amore produce un’essenza, di cui lo spirito è il profumo gradevole; la reazione del fuoco e dell’acqua produce l’elemento e l’esplodere della luce ne forma la nobile tintura, che a tutti i sali oleosi dà il buon sapore e il buon odore.

44.- Lo scoppio salnitrico è nell’essenza il ribollimento che dà luogo al crescere; la sua impressione, o sale, è la conglomerazione che corporifica le essenze, ciò che unisce il Solfo e il Mercurio.

45.- Queste tre cose si incontrano in ogni cosa e il Salnitro separa in quattro l’elemento unico, che non è in sé stesso che un movimento pieno di vita nel corpo. Come lo spirito eterno di Dio Padre esce dal fuoco e dalla luce quale movimento vitale dell’eternità, così lo spirito aereo esce dallo scoppio salnitrico dell’angoscia solforosa e va verso la ruota mercuriana, che fa roteare tutte le forme. Esso è il figlio e la vita di queste qualità. Il loro fuoco gli dà la vita e gliela ritoglie, l’acqua costituisce il corpo per cui si produce il ribollimento e la terra è la forza in cui si infiamma.

46.- Questa combustione dell’elemento unico nel Salnitro produce quattro parti: il fuoco consumante tenebroso e il freddo che proviene dalla morte per lo scoppio. Inoltre l’oscurità si separa in acqua nella sua sottigliezza, in terra nella sua grossolanità, in aria nella sua mobilità. Questa ultima è la più somigliante all’elemento unico, benché esso non sia né freddo, né caldo, né impulsivo, ma ribollente.

 

DEL DESIDERIO DELLE PROPRIETA’


 

47.- La proprietà è una fame che s’impadronisce di sé stessa e forma un’essenza simile a se e produce nei quattro elementi uno spirito analogo col ribollimento salnitrico. L’elemento unico è il principio del ribollimento e il Salnitro lo scinde in quattro.

48.- Ogni corpo, con la vita interiore, risiede nell’elemento e nei quattro col suo crescere; ma gli spiriti elevati gli angeli e le anime umane vivono solo per l’elemento unico, perché provengono dal primo principio, che nel terzo guida nascostamente i quattro elementi, per mezzo dei quali opera e crea.

49.- Ogni proprietà cerca nei quattro elementi un alimento conveniente alla sua fame, ogni spirito si nutrisce del proprio corpo e i quattro elementi sono il corpo delle proprietà. Queste s’alimentano anzitutto della impressione tenebrosa e amara, poi dell’impressione luminosa e del male e del bene.

50.- La fame tenebrosa ricerca le cose terrestri, la fame amara trae dagli elementi i veleni pungenti, la fame dell’angoscia cerca nel Solfo l’angoscia, la melanconia, la tristezza, il desiderio della morte. Il fuoco prende la collera, l’orgoglio, la dominazione,  la devastazione; l’amarezza pencola verso l’avarizia e il fuoco verso il furore.

51.- Tale è la reale appetenza dei demoni e di tutto ciò che è contro Dio e contro l’amore, come si può costatare nelle creature e nelle piante.

52.- Il baleno igneo del primo desiderio è la finalità della natura tenebrosa. Esso si dirige verso il fuoco che consuma la grossolanità della prima forma e la precipita nella morte, dove si separa in due volontà, l’una delle quali è oscura e ritorna nella morte. Ciò che fecero i diavoli allorché, volendo dominare nel baleno del ribollimento salnitrico sul tempo e sull’eternità, lo spirito di Dio li respinse e li rigettò fuori dell’Amore, come avviene altresì agli uomini empi.

53.- Tale è lo scopo dell’elezione della grazia, di cui la scrittura dice che Dio riconosce i suoi: il desiderio della libertà s’impadronisce dello spirito volitivo, che è nato nel centro tenebroso, e lo riconduce nell’elemento unico mercé l’estinzione del fuoco.

54.- Se la volontà ritorna indietro nello scoppio del Salnitro, diventa terrestre in questo mondo e nel mondo eterno cade nella collera divina, ne potrà vedere Iddio sé, convertendosi, non distrugga interamente il suo io col fuoco e non rientri per l’abbandono nell’elemento unico o corporeità celeste, di cui dovrà nutrirsi senza avere altro desiderio, poiché sarà morta alla malvagia fame tenebrosa.

55.- La luce nasce da questa morte ignea, perché la libertà si accende e s’affama dell’Amore. Esteriormente è la luce del Sole secondo gli elementi, l’amore animale secondo l’essenza solforosa da cui provengono la riproduzione e la vita vegetativa. L’azione del Mercurio e del Salnitro dà origine alla vita sensoriale, a cui gli astri largiscono l’intendimento secondo le proprietà del Salnitro.

56.- L’intera costellazione è un Salnitro del Fiat, preso nel moto dell’essenza di tutte le essenze nel momento del baleno igneo, sotto la proprietà salina. Tutte le forze elementari vi s’incontrano, s’immette nei quattro elementi come un sale salnitrico e per mezzo loro fa passare nei corpi il suo desiderio, come si può rimarcare osservando il regno vegetale.

57.- Il secondo centro, la luce che esce dall’agonia del fuoco, fa passare la libertà abissale nella base della Natura, tanto pel regno interiore dell’eternità, che pel regno esteriore del tempo.

58.- Questo centro, che anch’esso possiede le proprietà del desiderio, nasce dal primo principio e non è propriamente la morte ignea. L’essenza tenebrosa muore e lo spirito ne esce con la volontà eterna nella luce, per una trasmutazione che eccita un’appetenza verso la libertà, un desiderio d’Amore.

59.- Nell’anima dell’uomo questo centro attrae l’elemento divino, o Salnitrico celeste, e con esso i Sali o potenze divine. Nel mondo esteriore genera l’olio del Solfo, che alimenta la fiamma della vita minerale e vegetale.

60.- Il sole compie la trasmutazione esteriore e il sole divino quella interiore. Secondo l’ordine di ciascuna cosa, la sua fame s’impadronisce di questa o quella proprietà temporale eterna.

61.- La fame eterna si nutrisce dell’eternità e quella temporale del tempo; la vita vera delle creature s’alimenta del Mercurio spirituale, o sesta forma, in cui si trovano in essenza tutti i sali; lo spirito si nutrisce dei cinque sensi, che ne costituiscono il corpo; la vita vegetativa si nutrisce del Solfo e del Sale, perché il Cristo ha detto: « L’uomo non si nutrisce solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ».

62.- La sesta forma è il verbo spirituale pronunciato e contiene il verbo spirituale pronunciante. Nell’impressione tenebrosa è il verbo della Collera divina; nel mondo esteriore è il Mercurio, causa della vita e della sonorità. Lo spirito del Mercurio e quello del Solfo non sono due cose distinte, ma due proprietà.

63.- Ciò che nasce da un solo principio, non ha che un regime, ma due tendenze: verso il bene e verso il male. Ciò che esce da due principi, come l’uomo, ha due appetiti e due reggimi, l’uno del centro esteriore, l’altro del centro tenebroso. Ma se l’uomo muore a se stesso e tende verso il regno di Dio, l’anima sua potrà nutrirsi del Mercurio divino, cioè i cinque sensi divini e l’elemento unico. Nondimeno l’uomo esteriore non potrà farlo in questo mondo che con l’immaginazione. Il corpo interiore penetrerà il corpo esteriore, come allorché il sole rischiara l’acqua, ma questa resta pur sempre la stessa.

64.- Perché prima della caduta l’elemento unico penetrava gli altri quattro e dominava nell’uomo. Ma la maledizione lo isolò nell’anima.

65.- E quest’ultima è avviluppata nei quattro elementi, sino a che non perisca alla volontà terrestre per rinverdire nell’unico elemento.

66.- Il corpo esteriore è nella maledizione e si nutrisce del Salnitro terrestre per le proprietà terrestri maledette. Gli appetiti terreni lottano gli uni contro gli altri, perché la maledizione è un disgusto in tutti i sali. Questa lotta si ripercuote nel corpo come un ribollimento e per esserne liberati occorre passare per la morte del fuoco.

67.- Il processo è uguale a quello necessario a curare la vita vegetativa. Il disgusto proviene da un’opposizione tra il Sale e l’olio vitale; s’accende negli elementi e s’esalta nel Salnitro come una vita estranea.

68.- Questa oscura e infrange la vera vita, se non vi si ponga rimedio, ne ve n’ha altro fuor che propinare al disgusto un alimento analogo.

69.- Occorre trascinarlo nella morte elementare e tingerne lo spirito nella quinta forma col desiderio di Venere, perché in Mercurio spirituale ascenda nella proprietà di Giove. E occorre che passi per la putrefazione elementare. Il fuoco lo fa morire alla terrestreità, la fermentazione acquosa lo sbarazza nella terrestreità acquosa, e lo stesso dicasi dell’aria, poi passa a Venere, indi a Giove e infine sorge il sole del desiderio d’amore.

70.- Ogni altra cura è cattiva. Se si oppone il caldo al freddo e il freddo al caldo, ciò produce un’esplosione ignea, il fuoco desiste da ogni attività, l’essere cade nella morte e la radice del disgusto diviene un Mercurio velenoso. Se si tempera il caldo o il freddo con Venere e Giove, il disgusto si placa nel ribollimento salnitrico, ma la sua radice persiste sino a che la vita sia diventata robusta.

Il medico rimarcherà agevolmente che le piante grossolane non attaccano questa radice, che persiste come un male nascosto, mentre il miglioramento non si produce che nei quattro elementi.

71.- Lo stesso si verifica per gli astri, nel corpo elementare dei quali si produce il ribollimento. Se sono liberati dal disgusto, il loro desiderio si indirizza verso il bene e il corpo, liberato dalla vanità, guarisce. Tale è la maledizione della terra, in cui la costellazione riversa la bramosia vanitosa; se essa può assaporare una vita pura, se ne rallegra e respinge il disgusto.

72.- Nell’olio vitale il disgusto proviene dal Mercurio e dal Solfo interiore. Il Mercurio velenoso, dirigendosi verso l’egoisticità, nel momento del balenare igneo, alla nascita del salnitro, produce il peccato e la vita velenosa.

73.- Per essere senza macchia ogni vita deve passare, a mezzo del suo spirito volitivo, per la morte ignea della prima impressione e abbandonarvisi sino alla luce dell’amore. Sia celeste o terrestre, il metodo è lo stesso, se vuole raggiungere la più grande perfezione.

74.- Per l’uomo abbisogna che il centro dell’Amore rientri in se stesso e che la vita propria o egoismo ne esca. Per gli elementi è mestieri passare per la morte ignea e ciò dicasi altresì pei metalli e le piante utili nel ribollimento salnitrico. Ogni proprietà desidera la sua simile e non la trova che nell’amore; egualmente la libertà eterna è introdotta dal fuoco nella natura eterna in potenza e in maestà.

75.- Tutto segue la stessa legge, perché tutto è venuto da un’unica essenza misteriosa, che è la manifestazione dell’abisso in una base.

76.- Se la creatura resta nel suo ordine, non raccoglie che il disgusto, sia vegetale o vivente, perché ogni forma si nutre della sua qualità e non ne soffre.

77.- Ma se la volontà entra in una proprietà estranea, diventa desiderosa, il desiderio genera la fame e la fame assorbe l’essenza estranea. E siccome ciò è contrario all’ordine naturale, il disgusto e l’effervescenza irosa si manifestano e l’essenza estranea e la volontà lottano l’una contro l’altra.

78.- Sorge la Collera, le proprietà rientrano nel loro centro della prima impressione a cercarvi la possanza del fuoco e da ciò derivano il caldo e il freddo nel corpo. La cattiveria più furibonda è risvegliata da questa lotta nella prima madre e la proprietà vinta si consuma nella morte.

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