DEL RIBOLLIMENTO SOLFOROSO DELL'ACCRESCIMENTO DELLA TERRA E DELLA DISTINZIONE DELLE SPECIE, CON CHE SI LASCIA DISCHIUSA UNA PORTA ALLA SAGACIA DEI CERCATORI.

 

1.- Tutto ciò che è corporizzato, tanto spiritualmente che materialmente, consiste in una proprietà solforosa egualmente spirituale o materiale. 

2.- Perchè tutto proviene dallo spirito eterno, che è l'immagine di tutto. L'essenza invisibile, che è Dio, s'è introdotta di sua volontà in una essenza visibile e s'è manifestata nel tempo, che non è altro che un suo istrumento. 

3.- Così tutte le cose sono comprese nel Numero, nel Peso e nella Misura, secondo la generazione eterna e Dio ha affidato al compimento della sua grande opera l'Anima del gran mondo, in cui giacciono tutte le cose. 

Per dirigere questa Anima egli adopera la ragione e questa ragione si chiama il regime proprio di Dio.

4.- Tutte le cose sono comprese nel corpo solforoso. Il Mercurio è la vita del Solfo e il Sale ne è l'impressione, mercè la quale lo spirito si manifesta in una essenza comprensibile. La proprietà del Mercurio è per il Solfo come l'ebollizione dell'acqua; il Solfo è quest'acqua dalla quale genera due forme, l'una oleosa vivente, uscita dalla libertà divina, l'altra mortale, uscita dal fuoco dell'effervescenza salnitrica.

5.- La forma oleosa si trova nelle pietre, nei metalli, negli alberi, negli animali e negli uomini; la forma nuova è nei quattro elementi, di cui l'olio costituisce lo spirito vitale e tale forma oleosa è la luce degli elementi, che ne genera la vita vegetativa. 

6.- La proprietà oleosa non esercita la sua facoltà vivificante che allorchè è compressa dell'angoscia della morte, la quale la commuove e la esalta. Cercando fuggirla, essa evade e crea così la vita vegetativa. 

7.- Pertanto la morte è una causa della vita e il Mercurio vi è cattivo così da essere allora chiamato la vita dell'inferno e la collera di Dio. Nella proprietà oleosa è invece buono per la potenza della dolcezza e della libertà divina ed è l'architetto dell'anima del gran mondo. Distingue i gradi della vita vegetativa, il vivo dal morto, l'essenza celeste dalla mortale e ordina il doppio regno; il buono, nell'olio luminoso e celeste; il cattivo, nelle tenebre. 

8.- Questi due regni sono mescolati l'uno all'altro e si combattono perpetuamente, come un'acqua ribollente  per l'azione del fuoco. La luce è la morte delle tenebre; in essa l'angoscia perde il suo potere e si converte in gioiosa esaltazione; la dolcezza è un silenzio che commuove il ribollimento dell'Angoscia.  Quando la morte sopraffà l'olio, ne forma una sorgente velenosa, vale a dire uno spirito e un corpo affatto terrestri, come in Adamo allorchè appetì il male. 

9.- Nondimeno non si può dire che la proprietà oleosa si tramuti da sola in un ribollimento velenoso. Il Mercurio, che è la vita ignea, la trascina verso l'angoscia, corrompendo l'essenza temporale. in altri termini, il Mercurio esce dall'essenza oleosa interiore, che resta immutabile mentre lo spirito del tempo si separa dallo spirito della eternità e questi due spiriti permangono in una essenza senza toccarsi e senza menomarsi reciprocamente. Adamo ed Eva sono morti nel seguente modo. Il Mercurio dell'anima uscì dall'essenza dell'Eternità, immaginando nell'essenza del tempo, sorgente dell'angoscia. Così l'essenza dell'eternità perdè quel conduttore, che più tardi Cristo le ha reso col Verbo divino. Si osservi come questa essenza  sia nascosta nel Mercurio angoscioso come nella morte.

10.- Io mostrerò come il Mercurio velenoso possa volgere il suo desiderio in questa essenza eterna e,  servendosene come di un corpo, possa unificare il mondo interiore e esteriore. Quando ciò sarà fatto, non vi sarà più che una sola volontà e un solo spirito animato da un desiderio amoroso e ciascun spirito si sostenterà del corpo suo particolare,  in modo che ogni cattiva volontà, sarà ridotta all'impotenza. 

11.- Tutto, gioia e dolore, amore e odio, proviene dall'immaginazione e dal desiderio. il regno della gioia si forma dal libero amore, in seno alle angosce istesse della morte. Egualmente,  quando il desiderio si volge dal libero amore verso l'angoscia della morte,  se ne impregna e il mercurio altresì s'immerge in essa.

12.- Così che si può dire con ragione non esservi cosa tanto cattiva da non racchiudere qualche bontà, sebbene la cattiveria non sia capace di produrre la benevolenza. La Perla Subblime può trovarsi nel Mercurio più velenoso, che la rivela da sé stesso trasmutandosi, come si può osservare nella terra, in seno alla quale esso cerca la Perla, producendo l'oro e i metalli secondo il Solfo che si trova ovunque. 

13.- La terra cela una lotta continua. L'Eternità vi lavora a liberarsi dalla vanità mercè il tempo e per tale scopo si abbandona al Mercurio, che è il suo architetto, che la riceve con gioia e corporifica tale libero desiderio. Tale è l'effervescenza, tale è il metallo prodotto dalla terra, il tutto secondo la proprietà di quella delle sette forme della Natura che predomina. 

14.- I medici dovranno apprendere a riconoscere quale sia la proprietà dominante in ciascuna cosa; ove non lo sapessero fare, darebbero spesso la morte ai loro ammalati. Bisogna anche che sappiano quale sia la proprietà dell'infermo e quella secondo cui il Mercurio agisce nel Solfo per produrre un sale. Quando il medico dà al Mercurio un sale contrario alla sua vera proprietà, il Mercurio diventa più velenoso; mentre, se gli si offre il sale della proprietà che appetisce, perde il suo veleno nell'effervescenza marziana. 

15.- Il vero medico comincia anzitutto col mettere fuori dell'angoscia della morte, nella libertà, il Mercurio che vuole piegare. ogni altro metodo è pericoloso e incerto e incapace a guarire completamente alcuna malatia, perchè il Mercurio esteriore non può commuovere nell'essenza mortale che i quattro elementi e nulla può sul corpo astrale. Ma se è volto verso l'amore, esso attacca il male alla radice e opera sino al secondo principio.

16.- Un bell'esempio di ciò lo riscontriamo tra le erbe campestri. Il Mercurio della terra è velenoso; il Sole l'impregna e lo conduce, col suo desiderio marziano o igneo, verso la sua essenza corporale salina. Allora la libertà, secondo la sua natura solare, trascina il Mercurio.

17.- Quand'esso ha gustato ciò che è celeste, desidera tanto fortemente la virtù dell'amore, che si trasmuta in una sorgente di gioia col suo sale e col solfo, sua madre. 
Così si compie l'accrescimento della radice. originariamente l'acutezza, o il sale impresso secondo Saturno, era un'angoscia mortale poi è divenuta una virtù amabile, perchè il sapore, nelle erbe, proviene dal Sale. 

18.- Quando la virtù interiore si slancia in tal modo attraverso la libertà del Mercurio sino alla manifestazione della deità, la virtù del Sole fa sua la tintura più sublime della virtù divina trae un corpo solare dal corpo terrestre. 

19.- Il sole eleva la virtù della radice colla forza del Mercurio gioioso e le sette forme della Natura si elevano combattendosi. Così, in qualunque modo le cose provengono dalla madre loro il Solfo, tutto obbedisce ancora alle leggi dell'eternità. 

20.- Rimarchiamo che l'erba che spunta dal grembo della terra è bianca verso l'estremità inferiore, bruna un po' più sopra e verde alla sommità. questa è l'impronta dell'essenza interiore. Il bianco è la libertà del piacere amabile, il bruno l'impressione saturniana terrestre e marziana ignea, il verde il Mercurio di Giove e di Venere.

21.-  Perchè Giove è la virtù, Venere il desiderio e tutti e due tendono verso il Sole, come verso il loro equilibrio. Così lo spirito delle stelle si imprime nella creatura. In essa Mercurio è l'architetto e il separatore, Saturno imprime, Giove agisce come un Solfo amoroso, Marte è il ribollimento igneo del solfo, Venere l'acqua e il desiderio dolce, Mercurio la vita,  la Luna il corpo, il Sole il cuore, il Centro, in cui penetrano tutte le forme. 

22.- In tal modo il Sole esteriore penetra sino al Sole dell'Erba, e reciprocamente, con un sapore aggradevole, Saturno dà un sapore acre, Giove un sapore amabile, Marte un'amarezza angosciosa, Venere la dolcezza, Mercurio separa i sapori e la Luna, dalla proprietà celeste e terrestre a un tempo, dà il mestruo. E ciascuna forma tende verso il Sole. Il desiderio amoroso di Giove s'eleva verso l'acqua superiore ove Marte conduce - lo spirito del Solfo, Mercurio dà il movimento e Saturno imprime. La sua effervescenza è il Salnitro, secondo la terza forma della natura; Mercurio lo lavora e raggiunge Venere. Così crescono i rami e i ramoscelli e ciascuno è simile alla pianta intera. 

23.- Allora il Salnitro si spegne, ciò che fa sì che il Sole tolga a Marte la sua possa e la proprietà amara; Giove e Venere s'arrendono egualmente al Sole interiore. Si osservi che il Sole interiore è un Solfo prodotto dal Mercurio ed è la proprietà della libertà divina distributrice della forza e della vita.

24.- Allorchè Giove e Venere si sono sottomessi al Sole, Marte e Mercurio seguitano ad elevare lo stelo. La congiunzione del tempo e dell'eternità si compie nella virtù dei due Soli. 

25.- Il Solfo  che il suo Sale si trasmutano allora in una gioia paradisiaca, che, esteriorizzandosi, produce i fiori e i semi. L'odore dei fiori è paradisiaco, provenendo dalla libertà divina e da quella terrestre, giacchè procede anche dal Sole esteriore. 

26.- La proprietà celeste marchia per i petali dei fiori e la proprietà terrestre per le foglie che circondano i fiori. Ma siccome il regno del mondo esteriore non ha che un tempo, la proprietà paradisiaca scompare ben presto con la sua impronta, lasciando il seme che cresce nel fiore. In questo seme si raccoglie la proprietà dei due Soli. Non si deve pensare che l'esteriore sia divino, ma la virtù divina penetra il manifestato. Dio ha detto che la semente della donna schiaccerà la testa del serpente e ciò deve aver luogo, secondo la maledizione in tutto ciò che s'approssima alla Divinità. Quando il Mercurio è velenoso, Dio gl'infrange il capo col sole interiore ed esteriore. 

27.- Piacesse a Lui che voi, fratelli amatissimi, poteste intendere cosa sia quel Mercurio interiore, necessario a guarirvi, tralasciando quell'altro maledetto e velenoso in così tante erbe. se volete divenire medici e maestri, dovrete altresì conoscere come sia possibile cangiare in amore il Mercurio esteriore del Solfo, l'angoscia in gioia, la morte in vita. 

28.- Dio ha collocato l'uomo nel suo regno proprio e gli ha conferito il potere di trasmutare la Natura e di cangiare in bene il male a patto ch'egli stesso si sia trasmutato in precedenza.

29.- O voi orgogliosi, l'ambizione e i piaceri terreni vi sbarrano la via dei secreti. Nondimeno voi volete seguire questa via e benchè novizi, non volete toccare i carboni ardenti. Ora vi sarà chiseto conto della vostra stoltezza. 

30.- Il turbinio solforoso dei metalli terrestri si compie in modo analogo. la virtù è più possente nei metalli che nelle pietre e la tintura più celeste. La trasmutazione può avvenire per la potenza del Mercurio, senza l'intevento dell'Artista. La terra, proprietà mortificata del Salnitro, nulla può invece, perchè non contiene nulla di fisso. 

31.- Ecco dunque il processo dell'ebollizione solforosa della Terra, dato un luogo solforoso e saturniano ove regni il Sole. il sole esteriore si dirige verso l'interiore, che risiede nel centro solforoso. Ogni creatura temporale, ricordiamolo, desidera liberarsi dalla vanità. 

32.- La libertà quindi è l'alimento della fame solare e se il Mercurio perviene egualmente a nutrirsene, passa nel regno della gioia. Saturno s'imprime allora nella dolcezza e, uscendo dalla ruota mercuriale, Marte fornisce l'anima ignea. Il Mercurio che tende a separare Marte da Saturno è prossimo parente di Venere. In effetti, per essere oro, non manca al rame che la tintura. Marte, al contrario, tiene la sua tintura stretissimamente e, se si pervenisse a estrargliela, si avrebbe l'oro.

33.- Marte ha inghiottito Venere. Dunque è vicino a costituirsi un corpo, perchè non v'ha essenza corporea nel suo furore divorante. L'acqua venerea lo plastifica con l'aiuto di Saturno e Venere gli largisce la forza d'accrescimento; ma esso divora queste produzioni. 

34.- L'Artista deve conoscere bene il solfo che è la base delle sue operazioni e deve soccorrerlo insieme al Mercurio, tenuti prigionieri da Saturno. Solo allora il fanciullo potrà manifestarsi. Il Mercurio va nutrito con la sua madre centrale solforosa e se nella terra potesse pervenire sino all'alimento venereo, il Sole irraggerebbe subito il suo splendore. Perchè questo re dei pianeti possiede in proprio il suo Marte e non ha bisogno d'Artista alcuno per digerire la dolcezza di Venere. 

35.- Il ribollimento è eguale tanto nelle viscere della terra che alla sua superficie. Quando il frutto comincia a crescere, dapprincipio è amaro, perchè Saturno lo governa. Mercurio poi lo forma, Marte gli da il fuoco, Venere il succo e la Luna lo raccoglie nel suo seno e lo cova. Infine Giove gli fornisce la virtù sua propria e il Sole lo domina, quantunque in principio debolmente per la frigidità della materia.

36.- Tutta l'essenza si trova dunque nel corpo solforoso. Il sussulto del salnitro produce il Sale col solfo per la ruota di Marte. perchè il solfo si trasforma in un sale, vale a dire in un sapore nel quale un olio secreto si distilla dal libero piacere eterno e si manifesta temporalmente con un'essenza esteriore.

37.- Quest'olio emette un desiderio nell'essenza temporale, che ricerca se stesso come un sole, poi si dà al centro del frutto e trasforma in dolcezza l'austerità primitiva. E'  la maturazione.

38.- L'esteriore è l'impronta dell'interiore ed è il rifiuto delle forme del sale.

39.- Il bianco, il giallo, il rosso e il verde sono i quattro colori più comuni. il colre d'un frutto corrisponde al sapore del suo sale; se il frutto è bianco minuto e un po' fosco, il suo sapore sarà dolce secondo la proprietà di Venere. Se il sapore è accentuato, quant'unque dolce, Giove è possente e la Luna invece se è debole. Se è duro e di colore bruno, domina Marte; Saturno se il colore è verde o scuro. Venere dà il bianco, Marte il rosso e l'amaro e chiarifica il colore di Venere. Mercurio è screziato e dà il verde a Marte,  Giove tende verso il celeste, Saturno verso il grigio nero, il Sole verso il giallo e dà al sale la vera dolcezza odorante propria del solfo, Saturno è aspro e acre. Così ciascuna proprietà s'afferma all'esterno secondo il regime interiore. 

40.- Si puù anche conoscere dall'impronta a che sia utile una data radice. Le foglie e le altre parti della pianta indicano qual ne sia il pianeta dominatore e soprattutto i fiori. Dal sapore d'una pianta e della sua radice si può giudicare della sua fame e del rimedio salino che contiene. 

41.- Per ciascuna malatia il medico deve conoscere in qual Sale il mercurio sia corrotto, perchè dando al paziente l'erba di cui la proprietà già ripugni al Mercurio, gli dà un veleno pernicioso. Occorre che abbruci quest'erba  e ne somministri le ceneri, perchè il veleno del Mercurio viene così neutralizzato. E ciò lo troviamo nella magia.

42.- Tutte le malattie provengono da un disgusto delle forme naturali, quando gli astri gli elementi o una delle sette forme immettono nel nostro corpo una cosa assolutamente contraria alla sua proprietà dominante. Quest'ultima concentra la sua forza nel suo Sale e il suo Mercurio comincia a desiderare una corporeità corrispondente e non ricevedola per mano del medico, s'accende nella sua sorgente velenosa, sino a che, divenuto igneo, non ridesti il suo Saturno e il suo Marte, che effettuano l'impressione e consumano la carne e l'olio della Luce vitale. Allora la vita s'estingue e tutto è finito. 

43.- Se invece la forma di vita in cui il Mercurio arde velenosamente, riesce ad ottenere la proprietà che desidera, il Mercurio riceve con gioia il suo alimento e si guarisce. Il medico deve però stare attento a propinare un rimedio di essenza così forte come la malattia. 

44.- Consideriamo, ad esempio, un uomo gioviano colpito da una malattia lunare. Il medico deve preparargli un rimedio gioviano adatto alla fame del suo Mercurio; ma se la proprietà della Luna contiene troppo Sale del rimedio, la malattia si aggraverà. Lo stesso è delle malattie causate dallo spavento del Salnitro e la cura adatta consiste nel provocare uno spavento simile a mezzo d'un'erba, in cui il Salnitro abbia proprietà analoga a quella che possiede nel corpo infetto. 

45.- io sò che i sofisti potranno qui, rimproverarmi di collocare in tal frutto la virtù divina. Ma io chiederò loro. Qual era il Paradiso di questo mondo? Era esso manifesto nel frutto della natura? Era nel mondo o fuori del mondo? Nella virtù divina o negli elementi? Patente o latente? E cosa sono la maledizione della terra e l'esilio d'Adamo e Eva? Dio non dimora nel Tempo e non è il Tutto che tutto riempie? Non si può leggere forse: Io sono colui che riempie tutto? E: A Te appartiene il Regno la Potenza e la Gloria nei Secoli dei Secoli?

46.- Meditate, sofisti, e non m'importunate. Io non ho detto che la natura sia Dio, o ch'Egli sia il frutto della terra, ma che Dio largisce a ogni vita la sua virtù, buona o cattiva che sia, a ciascuno secondo il suo desiderio. Egli stesso è tutto, ma non si chiama il Dio delle essenze, ma il Dio della Luce e risplende in ogni essenza e appropria la sua virtù a ogni opera e ogni cosa si qualifica secondo la sua identità, sia che assuma le tenebre o la luce. Ogni fame tende al suo alimento, ogni essenza, buona o cattiva, proviene da Dio e tutto quello che non è uscito dall'Amore suo esce dalla sua Collera.

47.- Il Paradiso è ancora in questo mondo, ma l'uomo ne è lontano sinchè non si rigenerì. Allora potrà penetrarvi secondo il mondo della reintegrazione, ma non secondo quello dell'Adamo elementare. 

48.- Ed ecco l'oro nascosto in Saturno sotto forma e colore disprezzabili e assai differenti dal normale. Anche esponendolo al fuoco e fondendolo, non si potrà ottenere che un corpo senza valore e senza virtù, sinchè l'Artista non intervenga a trattarlo. Solo allora esso si rivelerà. 

49.- Dio dimora egualmente in tutte le cose, ma queste nulla sanno di Lui, perchè Egli non è loro manifesto. Nondimeno ricevono da lui la virtù secondo il suo amore e la collera sua, s'affermano analogicamente all'esteriore e in esse esiste il buono celato sotto il male, come è dei fiori odoranti che crescono all'ombra dei rovi.

50.- Lo stesso è dell'uomo. Era stato creato simile a un fiore paradisiaco, ma ricercò la proprietà spinosa del serpente, il centro del furore naturale. E l'amore si destò in lui e il paradiso si allontanò.

51.- L'inimicizia fu destata e Dio potè dire che la semente femminile avrebbe schiacciato la testa del serpente, mentre questo avrebbe tentato di morderla al tallone. Vale a dire che l'immagine paradisiaca, prigioniera della morte furibonda, cessò d'essere governata dalla parola divina e morì prigioniera di Saturno, come l'oro che resta ignorato sino all'intervento del vero artista, che sa ridestarne il Mercurio. 

52.- Così è dell'uomo arretito da un immagine grossolana bestiale e morta. Il corpo esteriore non è più che un pungente roveto, in mezzo al quale non dimeno potrebbero sbocciare le rose. Ma solo l'Artista può versare il Mercurio nell'oro prigioniero e fare rinverdire la divina folcezza in quel verbo di Dio che è il Mercurio. Cristo allora può nascere e schiacciare la testa del serpente. Il serpente significa veleno morte e collera di Dio, la sua testa è la potenza furiosa della morte. Dopo una tal vittoria nasce un uomo nuovo, che procede santamente al cospetto di Dio, come l'oro rivelato irraggia fuori della proprietà terrestre. 

53.- Perciò l'artista eletto da DIo si accorge che gli bisogna procedere in un modo istesso tanto per la cura dei metalli che per quella della propria salute, allorchè va in cerca del puro metallo interiore. perchè l'uomo e la terra sono oppressi da una stessa maledizione e hanno bisogno d'una medesima rigenerazione. 

54.- Se il cercatore ha a cuore la sua salvezza temporale e eterna, non dovrà inoltrarsi sulla via del procedimento terrestre prima di essersi sbarazzato della maledizione e della morte mercè il Mercurio divino e di avere acquistato una perfetta conoscenza della rigenerazione. Altrimenti i suoi lavori saranno vani, la sua scienza inutile. Quanto cerca si trova nella morte e nella collera e per operarne la reintegrazione, la vita primitiva deve essere manifesta in lui. Solo allora potrà dire alla montagna; Sgombra e gettati in mare. E al fico: possa tu non dare più frutto. 
55.- Perchè nel modo istesso che il Mercurio divino vive manifestamente nello spirito, la volontà dell'anima immagina in qualche cosa. E il mercurio accompagna questa immaginazione e accende il Mercurio della morte, che è l'immaginazione sotto cui il Dio vivente si è manifestato.

56.- So che gli scettici, marchiati dal diavolo, si befferanno di ciò che scrivo sul Mercurio interiore ed esteriore, intendendo col primo la parola di Dio, manifestazione dell'abisso eterno, e col secondo il dirigente della Natura, strumento della parola interiore viva e forte. I sofisti dicono ch'io scambio la Natura con Dio. Ma che meditino bene quanto io dico. Il mio stile non è pagano, ma teosofico, e la sua base è più sublime di quella dell'architetto esteriore. 

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