CAPITOLO IX

In qual modo l'interiore contrassegni l'esteriore

1.- Il mondo esteriore visibile essenziale è una immagine del mondo interiore spirituale. Ciò che è nell'interiore e nell'operazione s'afferma in modo analogo esteriormente. Lo spirito di ciascuna cosa manifesta la sua forma interiore. 

2.- L'Essenza di tutte le essenze è una virtù sfolgorante ed è il regno di Dio. Come il mondo esteriore consta di sette forme, che si generano perpetuamente l'una dall'altra, secondo il luogo eterno. Perciò Dio ha stabilito per l'uomo sei giorni di lavoro e il settimo per la sua perfezione e giorno di riposo altresì, perchè le sei forme della forza possano riposare in lui. Esso è il tono divino, il colmo della gioia in cui si manifestano le altre forme. 

3.- E' il verbo pronunciato, la corporeità divina da cui tutte le cose sono nate e arrivate all'essenza e ciò affinchè l'Essenza spirituale si riveli in un corpo comprensibile. L'interiore tiene innanzi a sè l'esteriore come uno specchio, in cui contempla l'effettuarsi della generazione delle forme.

4.- Così ogni cosa nasce dall'interiore ed ha la sua impronta. La forma più virtuale dell'operazione s'afferma prima nel corpo; la seguono le altre forme, le maniere d'essere, i lineamenti del volto, i movimenti e la voce nelle creature viventi. La stesso dicasi per gli alberi e le erbe, le pietre e i metalli.

5.- Se l'Artista lo vuole,  mercè il vero Mercurio, può cangiare le forme delle cose e ciò facendo lo spirito riceve un'altra volontà, secondo la nuova forma dominatrice fra le sette fondamentali.  Ciascuna forma invoca il Centro; l'artista agisce sulla forma inferiore della virtù e la sospinge verso l'alto. E come Cristo diceva all'inferma: Levati, la tua fede t'ha guarita; così questa è guarita dal desiderio, perchè il Mercurio s'esalta col desiderio. 

6.- Il veleno della morte, suscitato dalla malatia, s' esaltava in essa e la forma della vita centrale tendeva alla liberazione. Ma poichè il Mercurio della proprietà divina risiedeva in Cristo, il debole desiderio del centro s'unì al possente desiderio del Cristo, che l'elevava armonizzandolo. 

7.- Così la vita esce dalla morte, il bene dal male e il male dal bene. In ogni caso la proprietà preponderante dà il sapore e il tono al Mercurio e foggia il corpo a sua immagine. Le altre forme che le sono congiunte danno anche la loro impronta, ma in secondo luogo. 

8.- Tanto nella Natura eterna che nell'esteriore vi sono sette forme, che gli antichi saggi hanno indicato col nome dei pianeti. Nell'essenza di tutte le essenze non vi è nulla che non abbia in sé le sette proprietà, che costituiscono la ruota del centro e le produttrici del Solfo in cui ribolle il Mercurio nella sorgente d'angoscia. 

9.- Ecco quali sono le sette forme. Il desiderio dell'impressione si chiama Saturno e il libero piacere dell'eternità, a causa della sua amabilità, è Giove. Perchè Saturno restringe, indurisce, raffredda e oscura, producendo solfo, vale a dire la vita spirituale mobile e il libero piacere fa che l'impressione desideri la sua liberazione dalla durezza oscura. Perciò si chiama Giove.

10.- I regni divini della Gioia e della Collera sono assai bene rappresentati da queste due proprietà. Il secondo, che è l'abisso oscuro,  produce quel nulla in cui riposa il libero piacere, mobile e sensibile, che è il suo nemico. Esso fa passare l'impressione allo stato d'essenza, perchè Giove è la virtù sensibile della manifestazione del libero piacere,  per cui il Nulla forma una sostanza nell'impressione. Queste due forme lottano l'una contro l'altra e l'una opera il bene e l'altra il male, quantunque entrambi siano buone.

11.- La terza forma, chiamata Marte è la porprietà ignea in cui l'imopressione si produce con grande angoscia e fame ardente e divorante. Ma in Giove, che è il libero piacere del nulla, causa il desiderio igneo amoroso, per quale la libertà tende ad introdursi nel regno della gioia. Quando Marte è divenuto oscuro in Lucifero, questi diviene un diavolo e lo stesso accade dell'uomo. 

12.- La quarta proprietà è il Sole, luce della Natura, che comincia nella libertà, come un nulla, e che imprime il piacere mercè Saturno sino alla proprietà furiosa di Marte. L'espansione fuori del calore ansioso di Marte e della durezza saturniana è il fulgore della luce naturale. Ciò dà l'intendimento in Saturno Giove e Marte, vale a dire uno spirito riconoscibile nelle sue proprietà, che trasforma fuori dell'angoscia in un desiderio amoroso il fulgore marziano. 

13.- Queste quattro forme costituiscono la generazione spirituale, il vero spirito della virtù, di cui il Solfo è l'essenza o la corporeità. Gli avi nostri hanno ben compreso ciò e se voi, rabbini e maestri, non potete comprenderlo e se da si gran tempo siete cechi, dovete farne carico al vostro orgoglio.

14.- La quinta forma è Venere, principio della corporeità e dell'acqua. essa proviene dal desiderio di Giove e di Marte, vale a dire da un desiderio d'amore che balza dalla libertà e dalla Natura  (dall'impressione e dall'angoscia) per conquistare la libertà ed ha una forma ignea derivata da Marte ed una acquosa derivata da Giove. In altri termini, il suo desiderio è celeste e terrestre.

15.- Celeste in ciò che è prodotto dalla tendenza della divinità a manifestarsi nella natura, terrestre per la impressione delle tenebre in Marte. L'essenza di questo desiderio consiste nell'acqua della libertà e nel Solfo della Natura che si manifesta. 

16.- L'immagine esteriore della Natura celeste è l'acqua e l'olio, acqua secondo il Sole, olio secondo Giove. Nell'impressione saturniana è rame secondo Marte, Oro secondo il Sole; in quella terrestre tenebrosa è solfo nella Sabbia, ossia pietra, secondo Marte, perchè le pietre derivano nella proprietà venerea da un Solfo di Saturno, allorchè essa si imprime nelle tenebre della terra. 

17.- Lo spirito del cercatore ascende nel Sole, vale a dire nell'orgoglio, pensando possedere Venere. Ma non può impadronirsi che di Saturno. Se ascendesse nell'acqua, nell'umiltà di Venere, la pietra dei saggi gli si rivelerebbe. 

18.- La sesta forma è Mercurio, la vita e la separazione nell'amore e nell'angoscia. In Saturno e in Marte può essere terrestre con l'impressione austera, durante la quale il suo moto e il suo desiderio sono dolorosi ignei e amari, perchè si producono nel Solfo terrestre dell'acqua come un'agonia avvelenata.

19.- Dal lato del libero piacere Mercurio è in Giove e in Venere l'amabile proprietà della gioia e della vegetazione. Secondo l'impressione di Saturno celeste e secondo il desiderio amoroso di Marte è il manifestatore del Tono. Esso è il suonatore del liuto che Venere e Saturno gli presentano, mentre Marte gli da il tono fuori del fuoco.

20.- Qui, fratelli cari,  è celato il mistero. Mercurio è l'intelletto di Giove, perchè distingue i sensi e li essenzializza nel Solfo; l'essenza sua è racchiusa nella moltiplicazione dell'odore e del sapore, a cui Saturno impronta la sua acutezza per formarne un sale. Voglio intendere il sale virtuoso della vita vegetativa. Saturno è lavoratore celeste e terrestre e foggia ciascuna forma secondo la sua proprietà realizzante, come è scritto: tu sei santo coi Santi e perverso coi perversi.

21.- Per i santi angeli il Mercurio è celeste e divino, pei diavoli è il furore velenoso della Natura eterna secondo l'impressione tenebrosa e così via, analogamente alla forma di cui è la vita. Esso è il canto delle laudi divine, o l'esecrazione diabolica dell'inimicizia ostile. 

22.- Il Mercurio esteriore è la parola del mondo esteriore e il suo fiat è l'impressione saturniana della parola eterna del Padre, da cui tutte le cose sono state esteriorizzate mercè il Mercurio esteriore. Quest'ultimo è la parola temporale, la parola pronunciata; il precedente è la parola eterna, la parola pronunciante. 

23.- La parola interiore si nasconde nell'esteriore. Il Mercurio interiore è la vita della divinità e di tutte le creature divine; il Mercurio esteriore è la vita del mondo esteriore e di ogni corporeità nell'uomo, negli animali e nelle cose crescenti, che produce un principio proprio immagine del mondo divino e manifestazione della Saggezza divina. 

24.- La settima forma si chiama Luna ed è l'essenza presa dal Mercurio nel Solfo, una fame corporale di tutte le forme, la riunione delle proprietà delle altre sei forme, l'essenza corporale di tutte le altre. Essa è come la moglie delle altre forme, che dirigono i loro desideri verso la Luna pel tramite del Sole. Il Sole le spiritualizza e la Luna le corporifica. Essa attrae a sè lo splendore Solare e compie nella vita corporale quanto quello opera nella vita spirituale. Essa possiede la mestruazione, ossia la matrice di Venere e in essa si coagula tutto ciò che diviene corporale. Saturno è il suo Fiat e Mercurio lo sposo suo, Marte ne è l'anima vegetativa e il Sole il centro del suo desiderio. Dal sole essa riceve il colore bianco,  non il giallo né il rosso maestoso. Il suo metallo è l'Argento, come l'oro è quello del Sole. 

25.- Ma siccome il Sole è uno spirito senza essenza, Saturno, che ne è il Fiat, ne ritiene l'essenza corporale, sinchè il Sole non gli invii il Mercurio a liberarnelo. 

26.- Che l'artista comprenda bene; egli deve introdurre la gemma che è in Saturno nel Solfo generatore e prendere l'Architetto, dividendo tutte le forme e separando la motlitudine degli appetiti. Ma prima occorre battezzare il cattivo figlio mercuriano, affichè venga riconosciuto dal Sole. Che lo conduca allora nel deserto e osservi se il Mercurio voglia cibarsi della manna, cangiare in pane le pietre, volare come uno spirito glorioso o precipitare giù dal Tempio, adorare Saturno in cui il Diavolo si tiene appiattato. Osservi dunque l'Artista se il Mercurio riceve il battesimo e mangia il pane divino. Se fa ciò e se resiste alla tentazione, gli Angeli gli appariranno dopo quaranta giorni e allora potrà lasciare il suo rifugio e cibarsi dell'alimento che gli è necessario. Per far ciò occorre che l'Artista comprenda la generazione della natura, altrimenti ogni suo lavoro sarà vano. Se non riceverà dalla grazia dell'Altissimo il segreto speciale della tintura di Marte e di Venere, se non conosce la pianta in cui giace la Tintura, non gli sarà concesso trovare la via retta. 

27.- Il corpo lunare dei metalli si trova nel ribollimento terrestre del Solfo e del Mercurio. Esso racchiude il figliuolo di Venere e Saturno lo ricopre del suo manto. Ma Venere è cattiva, è solare interiormente Essa prende il manto di Marte e se ne riveste in seno a Saturno. 

28.- Marte è d'un grado più prossimo alla terrestreità di Venere. Dopo di lui Mercurio, che riunisce tutti gli  altri, è il più vicino così alla terra che al cielo. Infine la Luna è interamente terrestre da un lato e dall'altro interamente celeste. Cattiva pel cattivo e buona pel buono, essa prodiga ai corpi benigni il fior fiore di sè medesima e ai malvagi la maledzione della terra corrotta. 

29.- E tutto ciò impronta ciascuna cosa secondo la proprietà dell'interiore, come è dato riconoscerlo nelle piante, nonchè negli animali e negli uomini. 

30.- Se la propietà saturniana è vigorosa in una cosa, questa sarà nera o grigia, dura, austera, acuta, salata o aspra al gusto, magra, lunga, ruvida al tatto. Nondimeno questa proprietà raramente domina unica in un corpo, giacchè con la durezza della sua impressione non tarda a ridestare Marte, il che rende il corpo tormentato e gli impedisce di crescere in lunghezza, ma gli da molti rami, come si vede nella quercia e negli alberi della stessa specie. 

31.- Se Venere è la più vicina a Saturno, l'effervescenza del Solfo saturniano dà un corpo lungo e forte, perchè essa conferisce a Saturno la sua dolcezza e quando non è oppressa da Marte il corpo sia d'erba d'animale o d'uomo, diventa grande lungo e stretto.

32.- Se invece Giove è più forte di Venere in Saturno e se Marte è sottoposto a Venere, il corpo sarà prezioso, ridondante di virtù e di vigore di gusto gradevole, con occhi celesti e biancastri, umile nella virtù, ma poderoso. Se Mercurio è tra Venere e Giove, relegando Marte all'ultimo posto, la proprietà di Saturno sarà esaltata al massimo grado.

33.- Le erbe saranno lunghe, sottili, ben formate, con fiori bianchi e celesti, o giallastri, se il Sole vi penetri, e purchè Marte non menomi il buon influsso il corpo, qualunque esso sia, sarà sublime. Esso resisterà a ogni cattiveria e agli assalti degli spiriti d'ogni sorta, a patto che l'uomo non inclini col desiderio verso il diavolo, come fece Adamo.

34.- Con erbe simili si può guarire senza l'ausilio della scienza, ma esse sono rare e spesso restano sconosciute, essendo assai vicine al Paradiso. La maledizione di Dio accieca il malvagio. In molte erbe e in molti animali sono raccolti numerosi segreti ignorati. 

35.- Tutta la magia vi è raccolta. Ma non ne voglio parlare pel malvagio, che non merita di conoscere tali cose e che giustamente deve essere punito delle sofferenze che causa ai buoni, immergendosi nella corruzione. 

36.- Se Marte è il più vicino a Saturno e se Mercurio li contempla, mentre Venere è sottomessa a Marte e Giove a Venere, tutto si corrompe e si avvelena. E se la Luna interviene ad apportare il suo Mestruo, balzano fuori la falsa magia e la stregoneria. Ma io qui non descrivo che l'impronta. 

37.- Ciò conferisce a una pianta un fiore rossastro e chiaro. Venere può dargli la bianchezza, ma se è screziato principalmente di rosso bruno e se è ruvido, Mercurio vi è velenoso. E' un veleno della Luna, ma l'artista può adoperarlo contro la peste, purchè tolga il veleno a Mercurio dandogli Venere e Giove, così che Marte diventi in virtù del Sole un fuoco amoroso. 

38 - 39.-  Questa proprietà contrassegna anche le creature viventi nella voce e nel volto.  Essa conferisce voce sorda con un po' della chiarezza marziana, melliflua, falsa, ingannatrice e segna con puntini rossi gli occhi, che son mobili e ammiccanti. Le erbe hanno virtù affatto corrotta, che ottenebra la vita dell'uomo e le ingerisce e a nulla possono servire al medico, qualsiasi nome si dia loro.  Accade spesso che una tale congiunzione di pianeti corrompa una pianta, ottima di per se stessa, se è sottomessa a Saturno e a Marte e può anche darsi che una pianta cattiva  venga resa buona da una congiunzione. tutto ciò è riconoscibile dall'impronta e il medico deve raccogliere da sè le sue piante.

40.- Se Marte è il più vicino a Saturno, se Mercurio è debolissimo, se Giove viene subito dopo Marte e se Venere influisce egualmente su essi, tutto ciò è buono. Perchè Giove e Venere rendono Marte allegro e ne provengono le piante calde e salutari da impiegarsi contro le piaghe e le malattie calde. Esse sono ruvide e spinose, coi rami le foglie e le spine sottili, secondo la natura di Venere, ma la virtù ne è mista di Marte e di Giove e ben temperata. I frutti sono bruni, perchè Marte è potente.

41.- Il Medico non deve impiegare Saturno senza marte nella malattia calda e se lo facesse, accenderebbe l'ira di Marte, destando il Mercurio nella proprietà della morte. 

42.- Marte deve guarire ogni malattia marziana, ma occorre che il medico raddolcisca previamente con Giove e Venere il rimedio marziano per trasmutarne il furore in gioia. 

43.- Introducendo per una malattia marziana solo Saturno, questo si spaventa e scivola nella proprietà della morte e desta immediatamente il Mercurio nella proprietà fredda. Il medico deve guardarsi dal somministrare contro una malattia calda il rude Marte in cui il Mercurio fosse interamente acceso, perchè esalterebbe vieppiù il fuoco del corpo. Prima deve chetare Marte e Saturno, rendendoli gioiosi.

44.- Più un'erba è calda e più atta è allo scopo. Il fuoco d'amore che si è saputo generare in essa, può correggere il male, perchè la cura d'un calore sottile in cui Venere è potente e tiene Marte in dipendenza è commessa a un fuoco corporale debole, che inclini più verso la freddezza che verso il veleno mercuriale. 

45.- Un'erba che possieda la proprietà che ho descritto non cresce troppo alta ed è tanto più ruvida al tatto quanto più Marte vi è possente. Va applicata a preferenza all'esterno, per esempio sulle ulceri, piuttosto che all'interno, perchè più sottile è il rimedio, tanto più profonda è la sua sfera d'azione. E ciò il medico lo riconosce dal sale. Se il corpo ancora robusto è infettato da un veleno violento, gli occorre un rimedio energico; ma non Marte e Mercurio nel loro furore,  ma solo nella loro virtù più poderosa. Giove contribuisce alla trasmutazione di Marte, ma per essere veramente efficace deve essere introdotto nella proprietà del Sole.

46.- Ogni creatura vivente è amorosa e amabile, se viene trattata con benevolenza; ma se viene offesa, Mercurio si desta nella sua proprietà venefica, Marte nell'amarezza e la collera si accende subito. Questo è il punto di partenza d'ogni malvagità.

47.- Se Mercurio è nella proprietà più vicina a Saturno e dopo di esso,  e nell'ordine segnato vengono la Luna,  Venere e Giove, in qualunque luogo sia Marte, tutto è terrestre, perchè il Mercurio trattenuto nell'impressione severa e fredda da un Solfo terrestre. se Marte se ne approssima, l'avvelena. Venere può apportarvi solo un impaccio terrestre, che produrrà un colore verdastro.

48.- Se invece la più prossima a Saturno è Venere, se Marte non malefizia la Luna e se Giove è libero, tutto è amabile e le erbe son dolci al tatto e producono diori bianchi. Mercurio può scresiarli di qualche macchia colorata secondo la potenza del Sole, sia in rosso, sotto Marte, che in bluastro, sotto Giove. La vita creaturale sarà dolce e amabile, sotto Giove senza elevazioni; ma se predomina Marte, Venere diverrà impudica e la creatura sarà sottile, bianca, molle, feminea.

49.- V'hanno tre sorta di sali adoperati in medicina che appartengono alla vita vegetativa, cioè Giove, Marte e Mercurio. Essi sono la vita effettiva di cui il Sole è lo spirito. 

50.- Il sale di Giove ha buon odore e sapore gradevole, la sua sorgente interna è la libertà dell'essenza divina e quella esteriore sono le proprietà del Sole e di Venere. La natura esteriore consiste nel fuoco e nell'angoscia, vale a dire nel veleno. La virtù gioviana è contraria a tal veleno,  ma non può che temperarlo, introducendovi il desiderio della Dolcezza.

51.- Il sale di Marte è igneo amaro e rude, quello di Mercurio è ansioso velenoso e egualmente propenso al caldo e al freddo, perchè è la vita del Solfo. e s'adatta alla proprietà d'ogni cosa. Se lo si mescola al sale di Giove, se ne ricava grande forza e grande Virtù. Col sale di Marte produce un'amarezza dolorosa e pungente, con un sale terrestre in Saturno causa enfiagioni, angosce, la morte, salvo che Giove e Venere non lo raffrenino. Venere e Giove sono contrari a Marte e a Mercurio e senza questi ultimi due la vita non si manifesterebbe in Venere e nel Sole.

52.- Il cattivo è utile quanto il buono ed entrambi si generano reciprocamente. Ma il medico deve badare a non rinfocolare maggiormente il veleno mercuriale. Egli dovrà pertanto adoperare per la cura i sali di Marte e di Mercurio, ma anzitutto occorrerà che riconcilii Mercurio con Venere e Giove, in modo che tutti e tre agiscano seguendo una volontà unica. La cura allora è perfetta e il sole vitale può riaccendersi per tale unione, facendo un Giove gioioso col veleno di Mercurio e il fuoco Amaro di Marte. 

53.- Tutto ciò va inteso dell'Anima vegetativa, vale a dire dell'uomo esteriore che vive nei quattro elementi e nella proprietà sensibile. 

54.- Anche la ragione può ammalarsi mercè le parole, ma si guarisce con rimedi simili al male.

55.- L'anima del misero peccattore è stata avvelenata nella collera di Dio e il Mercurio della Natura eterna è stato acceso nella proprietà animica. Il Marte igneo brucia allora nel Saturno dell'eternità, nella sua impressione spaventevole e tenebrosa. Venere è prigioniera nella casa di miseria e la sua acqua è disseccata, giove ha visto ottenebrarsi il suo intelletto, il Sole s'è spento e la Luna è divenuta una notte oscurissima. 

56.- A una tale anima non è possibile consigliare altra cosa fuor che addolcire armonizzandolo il Mercurio mentale. Bisogna che essa introduca Venere nel suo Mercurio e nel suo Marte velenosi e solo allora il Sole potrà ancora rifulgervi. 

57.- Se il peccatore pensasse non poter fare ciò essendo troppo strettamente impastoiato, io gli risponderei che questa possibilità dipende dalla misericordia divina, perchè nessuno può togliere a Dio la sua collera. Ma poichè il suo cuore amoroso s'è prodigato  per amore del genere umano, trasformando così il Mercurio acceso nell'anima, che è la sorgente velenosa della Natura nella proprietà del Padre,  io dirigerò la mia volontà verso questa tintura salvatrice e uscirò dalla sorgente velenosa del Mercurio collerico, morendo per divenire un nulla con Cristo, perchè bisogna ch'egli sia la mia vita ch'io muoia e ch'egli viva per me. 

58.- Così potrò ritornare nel nulla primitivo, da cui Dio ha tratto tutto. 

59.- Il nulla è il bene supremo, perchè in esso non v'ha effervescenza irosa di sorta. Niente in esso può commuovermi, perchè io sono allora in Dio, che solo sa ciò che io mia sia. 

60.- Io stesso che scrivo tutte queste cose, non le sò, non avendole apprese; Dio me le detta ed io non so niente da me solo, come non so ciò ch'egli voglia. Così io non vivo già in me, ma in Lui. Noi pertanto non formiamo che una sola cosa con Cristo, come i rami d'uno stesso albero ed io ho introdotto la sua vita nella mia e mi sono riconcigliato con l'amore suo. 

61.- Il mio Mercurio cattivo è stato in tal modo trasmutato, il mio Marte è divenuto un fuoco divino, il mio Giove vive nella gioia e il vero Sole risplende su me, ma io non lo vedo, perchè nulla io sono e nulla faccio da me stesso.

62.- Dio solo lo sa. così vivo sospinto dallo spirito secondo la mia volontà interiore, che nondimeno non mi appartiene.

63.- Vi è inoltre in me un'altra volontà, o un'altra vita, anch'essa velenosa, e solo quando essa sarà rientrata nel nulla io sarò perfetto. In essa stanno il peccato e la morte. 

64.- Queste due vite si combattono l'un l'altra. ma poichè Cristo si è degnato nascere in me e vivere nel mio nulla, egli vorrà bene schiacciare la testa del serpente della mia malvagia volontà, secondo la promessa fatta al Paradiso. 

65.- Ma che farà Cristo del vecchio uomo ch'io mi sono? Lo respingerà egli? No, perchè ciascuno lavora secondo il suo mondo. L'esteriore lavora nel mondo maledetto, indifferentemente cattivo o buono pei miracoli di Dio e l'interiore è l'istrumento di Dio, sino a tanto ch'egli non si manifesti all'esterno. Dio sarà allora tutto in tutto. Tali sono il principio e la fine, L'eternità e il tempo.

66.- La cura dell'esteriore appartiene all'esteriore e quella del mondo interiore, che è l'unità divina all'interiore. Ma se l'interiore penetra l'esteriore, introducendovi il suo spendore solare, lo guarirà e risplenderà in lui come il sole nell'acqua. 

67.- Ma il Diavolo attacca senza posa l'anima nel furore della Natura eterna e questo furore brucia il corpo esteriore ed estingue l'amore interiore, come un ferro rovente s'estingue nell'acqua. L'anima che si era già abbandonata alla libertà del nulla, rientra nell'uomo esteriore peccattore e perde il sole interiore.

68.-  In tal modo il corpo esteriore deve avere una cura esteriore. benchè l'uomo interiore viva in Dio, la tintura divina non è più nell'esteriore. Occorre nondimeno che il Mercurio esteriore, o la parola pronunciata, sia tinto dall'amore e dalla luce esteriore;  se la volontà dell'anima si volge verso l'interiore, la cura può far sì nell'esteriore con l'amore di Dio verso la Luce. Ma è cosa assai rara su questa terra in cui gli uomini non si cibano che del frutto proibito, mentre il veleno del serpente circola nelle loro vene nel furore della natura eterna ed esteriore. Così che essi hanno bisogno  di un rimedio contro il veleno del Mercurio esteriore.

69.- E' possibile che un uomo viva senza malattia, ma per ciò occorre che sappia stendere la tintura divina interiore sino all'esteriore,  cosa assai difficile perchè l'uomo esteriore è tormentato continuamente dal furore di Dio,  il che impedisce il dimorarvi dell'amore di Dio. Egli abita in sè stesso come la Luce nelle Tenebre e le tenebre non lo comprendono; quando la luce si manifesta nelle tenebre,  la notte è cambiata in giorno.

70.- Lo stesso è dell'uomo e la luce che lo fa vivere, egualmente lo guarisce. se si muove nel mondo esteriore,  bisogna che lo guariscano la bontà e l'amore esteriori, Giove Venere e il Sole. Senza di questi è dominato da Marte,  da un Mercurio velenoso e da una Luna terrestre nell'impressione saturniana del Solfo. E di necessità allora l'uomo esteriore si corrompe e arriva al nulla, al principio creaturale dell'essenza dalla quale è uscito con Adamo.

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