Il cosmo, la natura altro non sono che un’immensa vibrazione nella quale, dagli elettroni e neutroni atomici alle nebulose costitutive d’immense galassie, tutto vibra in un’eterna danza, perso in uno spazio senza alcun limite immaginabile. Ed ecco che la conoscenza umana scopre l’esistenza di una cronobiologia, scienza nuova che ci dimostra come un intervento o una terapia avranno durata ed efficacia differenti, a seconda dell’ora in cui sono stati effettuati.

     Fino ai tempi recenti, i biologi si preoccupavano unicamente del dove e del come: da alcuni anni s’interrogano su un terzo fattore: quando? (cfr. il prof. Y Touitou, specialista di cronobiologia alla facoltà di medicina della Pitié-Salpêtriére). Ed è così che gli sperimentatori hanno costatato che per certi prodotti tossici la nocività era stimabile all’80% in alcune ore e soltanto al 20% in altre. È più evidente che se un’ora di tempo ha la sua importanza, si può bene ammettere che anche un giorno di tempo abbia un suo clima particolare. Di qui la nozione plurimillenaria del valore planetario di un giorno di ogni settimana nell’antica Astrologia. Intendiamoci! Non si tratta affatto di collegare tonalità di una giornata alla radiazione emanata da uno dei sette pianeti del nostro sistema solare, perché in tal caso bisognerebbe provvedere ad includervi quelle emanate dai tre nuovi. Più semplicemente diciamo che una identità di ritmo vibratorio accomuna un elemento di tempo, la giornata, ad un elemento siderale, un pianeta. E come le vibrazioni cromatiche percepite dall’uomo, i colori del prisma, si riportano a sette gradazioni di colore, così avviene anche per le vibrazioni dette «planetarie».

     L’origine del ritmo ebdomadario si perde nella notte dei tempi. Gli Ebrei lo ricevettero incontestabile dagli egiziani, che lo avevano preso dai Caldei, i quali a loro volta dai Babilonesi e questi ultimi l’avevano ereditato dai Sumeri, il che ci porta al quinto millennio a.C. Ora Sumer, nella Bassa Mesopotamia possedeva un’enclave ancora più antica: Akad, o anche Agade, il cui linguaggio, l’accadico, ci offre una rivelazione importantissima. Il suo alfabeto possedeva solo quattro vocali per diciannove consonanti, ossia ventitre caratteri in tutto. le quattro vocali erano A, E, I, O, le quali costituiscono il Nome Tetragramma IEOA, che è divenuto Ieovah della religione ebraica (cfr. M. Rutten, Eléments d’akadien, assyrien-babylonien). Per maggiori dettagli rimandiamo al nostro Symbolique ma?onnique des Outils (ed. EDIMAF, pag. 177 e seg.).

     È accaduto che alcune sette giudaiche eterodosse nel corso della storia abbiamo creduto opportuno sovvertire il ritmo dei giorni, facendo iniziare la settimana dal mercoledì, al posto della domenica, per ragioni esegetiche che annoierebbero il lettore. Così, per porre rimedio al perpetuarsi di tali errori, il Sinedrio istituì una speciale commissione denominata Sod-Haibour, ossia «Consiglio segreto dell’Intercalazione», con il compito obbligatorio di trattare a porte chiuse l’aggiornamento del calendario egiziano in base alle indicazioni di Ipparco. Gli Ebrei avevano dunque, un tempo, due calendari, uno volgarizzato ed un altro segreto e più preciso. Questo dato ci viene riferito da al-Biruni nella sua Cronologia dei popoli orientali (XI sec.), da Maimonide nella sua Guida ai perplessi (XII sec.) ed oltre questi due maestri da un autore meno conosciuto, Abraham Hanassi (XII sec.), citato da M.D. Sidersley all’Académie des Inscriptions et Belles Letters nel 1911.

 

 

 

Stella a sette punte dei Magi

che dà i due ritmi di successione planetaria:

per i giorni secondo la Stella e per le ore secondo la Circonferenza.

 

     Se questi aggiornamenti periodici dell’anno ebbero un’influenza più o meno perturbatrice del tempo, non ne ebbero affatto sul ritmo dei giorni, perché ciò avrebbe profanato il sabbat, cosa impensabile per gli Ebrei. E allorché il papa Gregorio XIII incaricò l’astronomo Lillo di riformare il calendario Giuliano, in ritardo di undici giorni sul corso reale del Sole, nell’intenzione del papa il Giovedì 4 ottobre 1582 avrebbe dovuto essere seguito dal lunedì 15 ottobre, corrispondente al giorno del mese nel calendario allora in corso. Ma il Lillo seppe convincerlo a rispettare il ritmo millenario dei giorni, pertanto, il giovedì 4 ottobre 1582 fu seguito da venerdì 15 ottobre 1582. Attualmente, con le distanza ravvicinate e con l’intensificarsi dei rapporti internazionali, buoni o cattivi che siano, l’ordine dei giorni è divenuto universale. E se le Chiese ortodosse conservano il calendario giuliano per celebrare le loro grandi feste religiose, rimanendo così in ritardo di undici giorni sulle loro sorelle latine, sono ancora unite a quest’ultime dallo stesso ritmo dei giorni.

 

Ricordiamo al lettore che l’ordine planetario è il seguente:

Domenica:     Sole,          dal latino     dies dominica, giorno del Signore.

Lunedì           Luna,                “           Lunaes dies, giorno della Luna.

Martedì          Marte,              “           Martis dies, giorno di Marte.

Mercoledì      Mercurio,         “           Mercurii dies, giorno di Mercurio.

Giovedì:        Giove,               “           Iovis dies, giorno di Giove.

Venerdì:        Venere,             “           Veneris dies, giorno di Venere.

Sabato:          Saturno,            “           Sabbati dies, giorno di Sabbat.

 

     Le tradizioni popolari vogliono che il martedì e il sabato non siano giorni propizi, il primo perché è giorno di contese e il secondo di rinvii. Diremo che questo molto spesso è veridico, ma ben inteso con la riserva delle reali influenze siderali in queste giornate. Invece nelle regioni ricche, in cui abbonda il cibo e in cui i costumi o le abitudini in materia di alimentazione quotidiana sono divenuti usi, si registra un forte consumo di carni rosse o selvaggina il martedì e il giovedì, di carni bianche e volatili il mercoledì e il lunedì, e di pesce (tradizionale simbolo di Venere) il venerdì. Quanto alla domenica, fu sempre giorno privilegiato per la gastronomia, anche al tempo di Enrico IV che augurava ai paesani la possibilità di mettere in tavola un pollo in quei giorni!

     Ma accingiamoci ad affrontare adesso il ritmo delle Ore planetarie, che deriva da quello dei Giorni.

I cookie vengono utilizzati per migliorare il nostro sito e la vostra esperienza quando lo si utilizza. I cookie impiegati per il funzionamento essenziale del sito sono già stati impostati.

Accetto i cookie da questo sito.