Non troverai la pietra filosofale finché non sarai perfetto.
Grillot de Givry

Se analizziamo attentamente la terminologia, "pietra dei filosofi", capiamo immediatamente che non si tratta di un raggiungimento materiale, e cioè della trasmutazione dei metalli vili in oro, in quanto il termine "pietra filosofale", non lascia adito a dubbi, che tale ricerca sia una ricerca interiore; inoltre il termine pietra, lascia pure intendere, come questa visione non ci dia la conoscenza totale, ma la base di interpretazione dell'esperienza spirituale.

Il termine pietra è da sempre nella nostra cultura, simbolicamente riferito alla testata d'angolo degli edifici: una delle terminologie religiose usate, considera Dio come la testa d'angolo della creazione, e nel vangelo Gesù rivolgendosi a Pietro dice: "tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa"

Se mi dovessero chiedere, cos'è la pietra filosofale io risponderei l'incommensurabile e inimmaginabile visione della eterna presenza, così com'è.

Quando hai questa visione per almeno una volta, tutto cambia, tutto il nostro modo di vedere l'esistenza viene trasmutato, da qui non si può più tornare indietro.

Vuoi essere, vuoi avere, e poi un giorno ti accorgi che questo non è, perchè ciò che pensiamo di essere là fuori non esiste, ciò che pensiamo di possedere la fuori non esiste, la fuori tutto è silenzioso, tutto pacifico, tutto ordinato. Ma noi viviamo la nostra vita, utilizzando l'energia, che ci è stata concessa dalla natura, nell'illusione di trasformare il mondo, perché la solitudine e la sofferenza ci fanno paura, e mentre ci affanniamo la fuori tutto resta calmo e pacifico.

Purtroppo non c'è la medicina alla nostra contorta organizzazione umana, dobbiamo essere e possedere per poter vivere nella nostra società, ma abbiamo costantemente la visione che là il silenzio ci aspetta, anche se nella vita umana dobbiamo giocare il ruolo di essere e possedere.

Ciò che abbiamo sperimentato, sappiamo, non ci rende migliori o peggiori degli altri, ci toglie qualcosa non ci aggiunge, ci trasforma in servitori non in serviti.

Chi parla è immobile, chi muta è silenzioso, questo è il segreto, le due faccie della medaglia.

L'opera inizia al nero e cioè con l'utilizzo della materia e la sperimentazione di ciò che è fuori, perché ciò che è fuori è materia, noi possiamo sperimentare solo la materia di ciò che è fuori.

L'opera continua al bianco, e cioè attraverso la conoscenza interiore, attraverso ciò che è dentro, attraverso l'energia mistica che accompagna la nostra presenza.

L'opera si conclude al rosso, il rosso è il colore più esterno dell'arcobaleno, oltre la vibrazione di questo colore c'è qualcosa di non percepibile da noi come esseri umani e cioè il mistero, l'invisibile, l'intuibile ecc.., dopo aver analizzato la materia (opera al nero), l'energia (opera al bianco), sperimentandole con il nostro strumento umano, attraverso l'invisibile e le facoltà che con esso si sviluppano, l'opera si completa.

Siamo in questo mondo non perché abbiamo scelto di esserci, ma solamente perché vi ci siamo trovati.

Un certo giorno della nostra vita abbiamo capito di essere qui, senza averlo potuto scegliere, sappiamo di certo però, dentro di noi, di poter capire il perché ci siamo, e la visione della pietra filosofale è un primo passo verso tale comprensione.