Spesso si pensa che chi parla di ermetismo, parla per enigmi, per indovinelli, per formule, questo è vero, ma ad uno stadio ormai avanzato del sentiero, per passare a questo livello, dobbiamo prima intraprendere una pratica di comprensione logico celebrale, della conoscenza di base della pratica stessa.

Il nostro cervello non abituato alle luci e alle ombre dei simboli, non può e mai capirà il significato recondito di questi, deve capire la base, quello sì, imparare a fidarsi, e al momento opportuno, quando esso sarà pronto a “spegnere” la propria bramosia di possedere, a lasciare il posto al cuore, che è l’unica porta ermetica che possiamo mai veramente attraversare.

Il terribile e temibile guardiano della soglia dunque, chi è se non il nostro cervello, noi con tutto il nostro essere, cerchiamo di lasciarci andare ed attraversare la porta, della spiritualità, della luce, ma lui è lì costantemente a tenderci tranelli, a darci illusioni, a crearci confusione.

Esso ha paura, ha paura di non sopravvivere, in un mondo in cui il calcolo e la misura sono inesistenti, in cui tutto è visto e non analizzato, in cui il confine è solo una sensazione, non una quantità di qualcosa.

Gli ermetisti che hanno attraversato questa soglia, da quel giorno iniziano a capire i simboli, senza per forza misurarli, la misura cioè la spiegazione razionale dei simboli, non è contemplata nella loro ricerca, essi sono passati ad un piano nuovo di visione, in cui percepiscono il colore il profumo il gusto, ma non hanno bisogno di analizzarlo, perché ormai hanno compreso che il segreto non si cela nella sua conoscenza, ma nella sua capacità di utilizzarlo.

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La natura non può essere conosciuta fino in fondo, per esempio il fuoco non è necessario che lo conosca a livello di reazione chimica, per poterlo utilizzare, è sufficiente che conosca come fare a crearlo.

Così se io utilizzo un simbolo o una frase, non è importante che io sappia il suo significato recondito, ma che io ne sappia vedere il colore il gusto la sensazione, quella sensazione apre in me nuove sensazioni, nuove scoperte, nuove certezze, nuove possibilità di azione “magiche” nell’ambiente circostante.

Il lavoro del mago è un lavoro simbolico su se stesso, il cervello è importante sì per questo lavoro,  ma più ancora lo è il cuore.


Buon Autunno a tutti

I Fratelli di Hermes
discepoli della scuola del Kremmerz

 

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