Lode a te Iside-Hathor, 
Madre di Dio, Signora del Cielo,
Padrona di Abaton, Regina degli Dei.
Tu sei la divina madre di Horus,
Il Possente Toro, protettore di suo padre, 
Che fa cadere i ribelli(1).



In Grecia i Misteri di Iside si diffusero intorno al IV secolo a.C., epoca alla quale risale un tempio dedicato ad Iside nel porto del Pireo.
Non è invece noto il periodo preciso in cui penetrarono a Roma(2); Lucio Apuleio(3) afferma però che il collegio sacerdotale isiaco era presente a Roma fin dall’età di Silla, vale a dire dai primi decenni del I secolo a.C. Diffuso anche in Spagna e in Svizzera, il culto sopravvisse a lungo soprattutto in Francia dove la Dea era ancora venerata nel VI secolo(4). Per la comune identità di alcuni episodi, Iside fu talvolta sovrapposta alla dea greca Demetra tant’è che in alcune effigi Iside è raffigurata con le spighe di grano che sormontano il disco lunare sul suo capo.
Come Demetra, anche la Grande Madre egizia 
veniva chiamata la Nera e tale caratteristica 
si perpetuerà nelle tante Madonne Nere 
sparse per l’Europa e tutte dotate, non a caso, 
di virtù terapeutiche al pari di Iside.



Alcuni antichi autori scrissero che quando Iside è rappresentata con il capo ornato da un’acconciatura a forma di corna vuol dire che la Dea esprime il potere della Luna nel momento in cui l’astro è crescente; quando, invece, indossa un abito nero, Iside-Luna è nella sua fase oscura, quella del lutto e della separazione dallo sposo Osiride-Sole.
La versione più semplice del mito pone Osiride come figlio di Nut e di Geb, cioè il Cielo e la Terra. Nut e Geb generarono anche Iside, Nephtys e Seth. Osiride sposò sua sorella Iside e Seth sua sorella Nephtys.
Osiride fu il primo sovrano divino d’Egitto. Quando arrivò, trovò il paese immerso nella barbarie e nell’ignoranza. Non esisteva la legge e il popolo viveva in miseria. Osiride visitò tutta la regione portando ordine, dettando regole e civilizzando le genti che lo ricambiarono con il loro amore. Questo dio, dunque, è l’espressione della “Sacra Parola”, creatrice e ordinatrice di un mondo nuovo.
Seth, suo fratello, si ingelosì e incominciò ad odiarlo; decise così di ucciderlo. Aiutato dai demoni, Seth costruì una grande bara dalle esatte dimensioni e forme di suo fratello. In occasione di una festa organizzata da Osiride, Seth offrì la bara a chi meglio l’adattava al proprio corpo. Naturalmente solo Osiride riuscì ad adagiarvisi; in quel preciso momento, Seth richiuse la bara e, sempre aiutato dai demoni, la portò fuori dalla sala e la gettò nel Nilo.
Iside, allora, prese una barca e andò alla ricerca del corpo di suo fratello e sposo Osiride che infine trovò sulle spiagge fenicie di Byblos; il corpo, però, fu nuovamente rapito da Seth che lo smembrò in quattordici pezzi che sparse per tutto l’Egitto.
Iside partì nuovamente alla ricerca delle parti del corpo di Osiride, ma ne trovò solo tredici perché non riuscì mai a recuperare il quattordicesimo pezzo, il fallo. La Dea, tuttavia, non si perse d’animo; ricompose il corpo dello sposo, sostituì ai genitali mancanti un fallo d’oro e, grazie alle sue arti magiche, portò temporaneamente in vita il marito che, impossibilitato a procreare naturalmente, la fecondò con lo sguardo. Nacque così Horus che, istruito da Thot, il dio della Sapienza, ereditò i poteri del padre sulla Terra; Osiride, invece, andò a regnare sul mondo dei morti.



Inizialmente Iside sembra essere stata una dea del focolare per la sua fedeltà e devozione al consorte, ma progressivamente il rapporto con lo sposo Osiride perse d’importanza rispetto al suo ruolo di madre di Horus, sebbene la Dea continuasse a simboleggiare la Terra-Egitto che attende l’inondazione feconda del Nilo, personificato da Osiride. Seth, simbolo della siccità, uccide, smembra e rende infecondo Osiride (il Nilo), ma la Dea (l’Egitto) ricompone nuovamente il corpo del dio. La resurrezione è celebrata dal figlio Horus (il Sole).
Il mito, letto in chiave misterica, rappresenta la continuità della vita dopo la morte. Come tutte le Grandi Dee, anche Iside è vergine e madre, spesso rappresentata con il piccolo figlio Horus in braccio(5) . È la Terra-Natura e la Luna: madre e figlia, figlia e madre l’una dell’altra. È la Terra feconda (madre) che prescinde dal coito (vergine). È la Madre Natura, fonte di Vita e Vita ella stessa: creatrice, nutrice e dispensatrice, ma anche distruttrice in quanto in Natura tutto nasce, cresce e decade. È la Dea degli opposti che in lei trovano armonia.




Perché io sono la Prima e l’Ultima 
Io sono la Venerata e la Disprezzata 
Io sono la Prostituta e la Santa 
Io sono la Sposa e la Vergine 
Io sono la Madre e la Figlia 
Io sono le Braccia di mia Madre 
Io sono la Sterile, eppure sono numerosi i miei figli 
Io sono la Donna Sposata e la Nubile 
Io sono Colei-che-dà-alla luce 
E Colei-che-non-ha-mai-generato 
Io sono la Consolazione dei dolori del parto 
Io sono la Sposa e lo Sposo 
E fu il mio uomo che mi creò 
Io sono la Madre di mio padre 
Io sono la Sorella di mio marito 
Ed egli è il mio figliolo respinto 
Rispettatemi sempre 
Perché io sono 
La Scandalosa e la Magnifica (6)

Per i fedeli Iside è la Divinità Assoluta, come dimostra il suo nome egiziano, Aset, che vuol dire “trono”. Ella è la Dea dai diecimila nomi, e ogni essere vivente è una goccia di sangue della Dea. In effetti, con Iside il culto della Luna raggiunse forse la sua espressione più alta e spirituale come testimonia l’episodio dello smembramento di Osiride in cui ricorrono i numeri ritmici delle fasi lunari: il corpo del dio è diviso in 14 pezzi, tanti quanti sono i giorni di un emiciclo lunare; le parti vengono gettate nei 7 bracci del Nilo (il numero dei giorni di una settimana); sono tutte recuperate tranne una e 13 sono i cicli completi della luna in un anno.
Oltre ad essere la personificazione della Vita, Iside incarna anche la Sapienza ed i Greci, infatti, accostavano foneticamente il suo nome, Isis, al greco isia, “conoscenza”, collegando questo termine ad un altro, sempre greco, usia, che esprime l’idea di “essenza”. Con questo gioco di assonanze, i Greci riconoscevano in Iside l’Essenza della Conoscenza.
La “Sacra Parola” (il corpo di Osiride), e dunque la Tradizione, smembrata da Seth, il male, l’ignoranza, può essere recuperata, ricostruita e portata a nuova Vita attraverso la Conoscenza. Fatto a pezzi e gettato nel Nilo, Osiride è oggetto di cerca e di ri-cerca come il Graal.
Plutarco nella sua opera Iside e Osiride chiarisce che la “Sacra Parola”, una volta ricostituita, venne affidata da Iside ai suoi iniziati che divennero così i depositari della “resurrezione” e Lucio Apuleio, nelle Metamorfosi, racconta di una “redenzione” avvenuta attraverso l’iniziazione ai Misteri di Iside(7).
Sia in Medio Oriente, sia in Grecia che a Roma e in tutto il bacino mediterraneo Iside fu adorata come la Dea suprema ed universale.
In un inno, Iside recita: «Io sono la Madre e la Natura intera, Signora di tutti gli elementi, origine e principio dei secoli, divinità suprema, regina dei Mani, prima fra gli abitanti del cielo, prototipo degli dèi e delle dee. Le vette luminose del cielo, le brezze salutari del mare, i silenzi desolati degli Inferi, sono io che governo tutto, secondo la mia volontà».
In onore della Dea si svolgevano processioni e sacre rappresentazioni nelle solennità invernali e primaverili.
Figura di primo piano nelle feste religiose era il portatore del sistro (she shesh), strumento caro ad Iside perché il suo magico suono risvegliava il fedele dal “sonno”(8).
La musica che accompagnava i canti innalzati ad Iside è ignota. Gli Egiziani avevano un concetto elevato della musica, tanto che Platone la considerava superiore a quella greca, sia per melodia che per pathos. Vi erano due tipi di armonia noti agli Egiziani che i Greci definivano “dorico” e “frigio”. Il primo era grave, solenne e calmo; l’altro, che probabilmente era quello adottato nei canti, era forte, impressionante e dinamico.
Per i fedeli la cerca dolorosa di Iside rappresentava un cammino luminoso da percorrere per raggiungere la salvezza attraverso la pratica dei suoi misteri e la recita di aretologie, litanie molto simili alle preghiere mariane.
Per gli Egiziani la Morte era solo una “soglia da varcare”, come si evince da questo splendido passo di Lucio Apuleio tratto dal Libro XI delle sue Metamorfosi: «Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro fulgore del sole; mi avvicinai agli dei inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino».



Note
1] Inno a Iside, Tempio di Philae, Egitto.
2] Nel II sec. a.C. venne dedicato ad Iside un tempio sul Campidoglio di cui oggi resta solo l’obelisco che nel 1500 fu trasferito a Villa Celimontana. In seguito le vennero eretti altri due splendidi santuari in Campo Marzio e sulle pendici dell’Esquilino, verso il Celio.
Augusto, che per motivi personali non amava l’Egitto, proibì il culto di Iside all’interno della città. In seguito i divieti cessarono e il culto largamente seguito anche dagli imperatori fra i quali, ad esempio, Adriano e Commodo; quest’ultimo portava i capelli rasati come i sacerdoti di Iside e partecipava in prima persona alle processioni durante le festività isiache.
A Roma il culto aveva la stessa forma e le stesse caratteristiche di quello egizio-ellenico. Una festività tipicamente romana, invece, era il Navigium Isidis (la “Nave di Iside”) che si celebrava il 5 marzo, aperto da un solenne sacrificio espiatorio. Il rito è descritto da Apuleio: il sommo sacerdote, seguito dai fedeli, portava in processione sulle rive del Tevere una piccola nave; dopo averla purificata con zolfo, una torcia ed un uovo, l’abbandonava alle acque del fiume impetrando la protezione di Iside sulla navigazione che, dopo l’inverno, riprendeva proprio in quel tempo dell’anno.
3] Lucio Apuleio: scrittore latino di origine africana (Madaura, 125 d. C. circa - Cartagine, 180 d. C. circa). Narratore abilissimo, è una delle figure più singolari della letteratura latina; il suo stile, ricco di accorgimenti retorici ma personalissimo, esercitò notevole influsso sulla letteratura successiva. Capolavoro di Apuleio è il romanzo Metamorfosi, conosciuto anche come L'asino d'oro.
4] La tradizione racconta che Parigi derivi il suo nome originale, Parisis, per l’appunto da Iside in quanto la città sorse nei pressi di un tempio dedicato alla Dea.
5] Statue di Iside con il piccolo Horus furono adottate dalle prime comunità cristiane che le identificarono con rappresentazioni della Vergine Maria e di Gesù Bambino: l’assimilazione è comprensibile in quanto anche Iside, come Maria, era venerata come la Vergine Madre di Dio.
6] Inno a Iside (IV-III sec. a.C.) rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto.
7] A tale narrazione si ispira certamente la scena dell’iniziazione isiaca contenuta nel Flauto Magico di Mozart.
8] Plutarco così spiega il significato del sistro: «Dicono infatti che Tifone (Seth) è messo in fuga e respinto dai sonagli del sistro, significando così che ove mai lo sterminio avvinca e irretisca il principio operativo della natura, il divenire di nuovo lo libera e lo risolleva per mezzo del movimento». E poi aggiunge: «La parte superiore del sistro è tondeggiante; tale disco precinge i quattro elementi della sonagliera. Ed ecco il perché: la parte del mondo che è soggetta al ritmo delle generazioni e della distruzione è contenuta al di sotto della sfera lunare; e in essa tutte le cose sono soggette al moto e al cambiamento attraverso i quattro elementi: fuoco, acqua, terra, aria».

Illustrazioni
Iside che allatta Oro (VI sec. a.C.). Firenze, Museo Archeologico
Vergine Nera (XII sec.). Santuario della Madonna di Rocamadour (Francia)
Triade divina: Iside, Osiride e Oro (IX sec. a.C.). Parigi, Louvre Museum
Iside Capitolina (I sec. d.C.). Roma, Musei Capitolini

Per gentile concessione di www.arca-cultura.it
Articolo redatto dalla Dott.ssa Donatella Cerulli


 

Lettera di ringraziamento indirizzata alla dott.ssa Donatella Cerulli per il suo articolo “I misteri isiaci” pubblicato sul sito della Scuola Ermetica Salvatore Mergé

  

Gentilissima dott.ssa Donatella Cerulli,

 

  con estremo interesse ho letto il Suo articolo “I misteri isiaci” pubblicato sul sito della Scuola Ermetica Salvatore Mergé, e desidero, con questa mia breve lettera, che spero le venga girata, mostrarLe apertamente la mia più sincera riconoscenza per la Sua straordinaria, chiara quanto preziosa testimonianza.

 

Dalle Sue parole appare tangibile il bagliore che doveva trasparire dal sottilissimo velo di Iside; velo che, sebbene dovesse essere di tessuto finissimo, ancora resiste alle indagini  cui il nostro essere storico ritiene di volta in volta di sottoporlo; velo impalpabile che tuttavia rende vani i tentativi di penetrarne i misteri che nasconde, occultati come sono ai nostri occhi dallo stato individuale umano stesso nel quale ci troviamo ed al cui linguaggio siamo indissolubilmente legati.

  

Come non restare abbagliati tuttavia dalla luce diamantina che improvvisa appare tra le infinite sfaccettature di quella Natura universale le cui leggi ci governano e ci conducono come amatissima Madre nel nostro viaggio verso l’Eternità.

  

La ringrazio per aver condiviso questa preziosa perla di saggezza con tutti i lettori del Blog.


Antimonio

Un appassionato di ermetismo


 

 

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