PSALMUS 68

In finem, pro iis qui commutabuntur. David.

Salvum me fac, Deus: quóniam intravérunt aquæ usque ad ánimam meam. 

Infíxus sum in limo profúndi: et non est substántia.

Veni in altitúdinem maris: et tempéstas demérsit me.

Laborávi clamans, raucæ factæ sunt fauces meæ: defecérunt óculi mei, dum spero in Deum meum.

Multiplicáti sunt super capíllos cápitis mei, qui odérunt me gratis.

Confortáti sunt qui persecúti sunt me inimíci mei injúste: quæ non rápui, tunc exsolvébam.

Deus, tu scis insipiéntiam meam: et delícta mea a te non sunt abscóndita.

Non erubéscant in me qui exspéctant te, Dómine, Dómine virtútum.

Non confundántur super me qui qu?runt te, Deus Israël.

Quóniam propter te sustínui oppróbrium: opéruit confúsio fáciem meam.

Extráneus factus sum frátribus meis, et peregrínus fíliis matris meæ.

Quóniam zelus domus tuæ comédit me: et oppróbria exprobrántium tibi cecidérunt super me.

Et opérui in jejúnio ánimam meam: et factum est in oppróbrium mihi.

Et pósui vestiméntum meum cilícium: et factus sum illis in parábolam.

Advérsum me loquebántur, qui sedébant in porta: et in me psallébant qui bibébant vinum.

Ego vero oratiónem meam ad te, Dómine: tempus benepláciti, Deus.

In multitúdine misericórdiæ tuæ exáudi me, in veritáte salútis tuæ:

Éripe me de luto, ut non infígar: líbera me ab iis, qui odérunt me, et de profúndis aquárum.

Non me demérgat tempéstas aquæ, neque absórbeat me profúndum: neque úrgeat super me púteus os suum.

Exáudi me, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua: secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum réspice in me.

Et ne avértas fáciem tuam a púero tuo: quóniam tríbulor, velóciter exáudi me.

Inténde ánimæ meæ, et líbera eam: propter inimícos meos éripe me.

Tu scis impropérium meum, et confusiónem meam, et reveréntiam meam.

In conspéctu tuo sunt omnes qui tríbulant me: impropérium exspectávit cor meum, et misériam.

Et sustínui qui simul contristarétur, et non fuit: et qui consolarétur, et non invéni.

Et dedérunt in escam meam fel: et in siti mea potavérunt me acéto.

Fiat mensa eórum coram ipsis in láqueum, et in retributiónes, et in scándalum.

Obscuréntur óculi eórum ne vídeant: et dorsum eórum semper incúrva.

Effúnde super eos iram tuam: et furor iræ tuæ comprehéndat eos.

Fiat habitátio eórum desérta: et in tabernáculis eórum non sit qui inhábitet.

Quóniam quem tu percussísti, persecúti sunt: et super dolórem vúlnerum meórum addidérunt.

Appóne iniquitátem super iniquitátem eórum: et non intrent in justítiam tuam.

Deleántur de libro vivéntium: et cum justis non scribántur.

Ego sum pauper et dolens: salus tua, Deus, suscépit me.

Laudábo nomen Dei cum cántico: et magnificábo eum in laude:

Et placébit Deo super vítulum novéllum: córnua producéntem et úngulas.

Vídeant páuperes et læténtur: qu?rite Deum, et vivet ánima vestra.

Quóniam exaudívit páuperes Dóminus: et vinctos suos non despéxit.

Laudent illum cæli et terra, mare et ómnia reptília in eis.

Quóniam Deus salvam fáciet Sion: et ædificabúntur civitátes Juda.

Et inhabitábunt ibi, et hereditáte acquírent eam.

Et semen servórum ejus possidébit eam: et qui díligunt nomen ejus, habitábunt in ea.



SALMO 68

Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.

Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola.

Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l'onda mi travolge.

Sono sfinito dal gridare, riarse sono le mie fauci; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.

Più numerosi dei capelli del mio capo sono coloro che mi odiano senza ragione. Sono potenti i nemici che mi calunniano: quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

Dio, tu conosci la mia stoltezza e le mie colpe non ti sono nascoste.

Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per me non si vergogni chi ti cerca, Dio d'Israele.

Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia;

sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre.

Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

Mi sono estenuato nel digiuno ed è stata per me un'infamia.

Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato il loro scherno.

Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi dileggiavano.

Ma io innalzo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza; per la grandezza della tua bontà, rispondimi, per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.

Salvami dal fango, che io non affondi, liberami dai miei nemici e dalle acque profonde.

Non mi sommergano i flutti delle acque e il vortice non mi travolga, l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Non nascondere il volto al tuo servo, sono in pericolo: presto, rispondimi.

Avvicinati a me, riscattami, salvami dai miei nemici.

Tu conosci la mia infamia, la mia vergogna e il mio disonore; davanti a te sono tutti i miei nemici.

L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.

Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

La loro tavola sia per essi un laccio, una insidia i loro banchetti.

Si offuschino i loro occhi, non vedano; sfibra per sempre i loro fianchi.

Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente.

La loro casa sia desolata, senza abitanti la loro tenda;

perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.

Imputa loro colpa su colpa e non ottengano la tua giustizia.

Siano cancellati dal libro dei viventi e tra i giusti non siano iscritti.

Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.

Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie, che il Signore gradirà più dei tori, più dei giovenchi con corna e unghie.

Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui acclamino i cieli e la terra, i mari e quanto in essi si muove.

Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne avranno il possesso.

La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, e chi ama il suo nome vi porrà dimora. 

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